XXXIII domenica T.O. Anno B
Vangelo Mc 13, 24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Commento 14 novembre 2021
Ci sono momenti della vita in cui di fronte a te tutto il mondo sembra rotolare inarrestabile verso una fine dolorosa e terribile: la distruzione dell’ambiente con il clima segnato sempre più da eventi estremi (gli uragani in Sicilia delle settimane scorse), mentre i potenti della terra riempiono i loro salotti di bla bla bla inconsistenti, ben sapendo che solo una reale conversione ecologica dell’economia potrà forse salvare il pianeta e nel contempo non prendono nessun impegno che costi loro qualche punto di PIL; le oltre trenta guerre e conflitti locali rappresentano una sorta di terza guerra mondiale parcellizzata provocando vittime e povertà, ma nello stesso tempo aumentano la ricchezza di quegli stati, compresi il nostro, che producono e vendono armi per fomentare quei conflitti; la lotta alla povertà, primo obiettivo dell’agenda 2030, sembra soltanto un semplice slogan di fronte ai tanti morti per fame e a quanti lasciano il loro paese verso la nostra Europa ricca ed egoistica che alza barriere verso questi nuovi invasori; infine la pandemia è venuta a rendere più evidenti tutte le forme di diseguaglianza presenti all’interno non solo degli stati, ma anche all’interno del singolo stato, nella nostra stessa società opulenta con sempre più persone costrette a chiedere aiuto alle organizzazioni caritatevoli.
Sì, abbiamo di fronte a noi proprio la fine del mondo! Ma se alzo lo sguardo… vedo.
Vedo il grido dei più giovani che tenta di svegliare le nostre coscienze sopite per ricordarci che il pianeta non è nostro, ma dei nostri figli; vedo persone impegnate ogni giorno a creare nuovi rapporti di pace e solidarietà nei nostri centri di ascolto, nelle mense per i poveri, persone che quotidianamente lottano e sconfiggono la povertà!
La pandemia ha reso poi chiaro a tutti che anche a livello ecclesiale le cose non vanno per niente bene: a parte la recrudescenza di questi giorni abbiamo visto tornare a riempirsi gli stadi, i musei, i cinema, le piazze, ma le nostre chiese chiuse e svuotate nel lungo lockdown dello scorso anno sono rimaste in troppe occasioni dolorosamente vuote ed il lento declino iniziato a partire dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa sembra giunto anche qui nella “cattolica” Italia.
Sì, abbiamo di fronte a noi proprio la fine della Chiesa! Ma se alzo lo sguardo… vedo.
Riesco a vedere opportunità nuove ed inaspettate: la fede in coloro che vivono questa scelta oggi appare più credibile ed è presentata in tutta la sua ragionevolezza con un grande interesse per la Parola di Dio, in sempre più persone, cristiane e non, sta crescendo la sensibilità per la fraternità universale, la solidarietà e l’attenzione per chi è ai margini, la denuncia contro le violazioni alla dignità umana, l’attenzione al creato ed il rifiuto ad ogni forma di razzismo, l’impegno per l’incontro e il dialogo anche se faticoso tra religioni e culture diverse. Il Sinodo, se vissuto davvero nell’ascolto attento dello Spirito che parla nel mondo e negli uomini e donne, può essere davvero l’occasione di riprendere il cammino comune lungo le vie del vangelo!
Poi ci sono momenti della vita in cui anche a livello personale vedi di fronte a te sbriciolarsi ogni cosa e soprattutto quelle false certezze su cui avevi costruito la tua vita vengono meno: un anno fa uscivo da giornate tremende in cui la sofferenza e la morte erano state mie compagne di strada, insieme alla solidarietà, alla forza e al coraggio capace di superare ogni fatica di quanti, medici, infermieri ed operatori socio-sanitari hanno provveduto a curarmi.
Sì, avevo avuto di fronte a me la fine della mia vita! Ma il Signore mi ha alzato lo sguardo… e ora vedo.
Vedo e ricordo in quei momenti difficili e faticosi quanto solo la preghiera ed il pensiero di poter tornare a riabbracciare mia moglie e i miei figli mi sorreggesse. Ero riuscito a superare giorni in cui tutto intorno a me sembrava crollare, in cui avevo imparato quanto solo un flebile respiro fosse importante perché avevo legato la mia vita ad un sogno, un sogno semplice banale ed anche egoistico forse, quello di rabbracciare i miei figli in occasione del compleanno di una e dell’anniversario dell’arrivo nella nostra famiglia dell’altro.
Ogni giorno facciamo l’esperienza drammatica del conflitto fra il bene e il male, percepiamo la fragilità della nostra vita e del mondo, mille domande ci abitano e ci inquietano, proprio allora siamo invitati ad alzare lo sguardo per riscoprire la bellezza dell’amore e sentire in noi il desiderio di giustizia e di dignità per tutti. Nel vangelo di oggi con quel suo particolare linguaggio complicato ed astruso, per noi oggi incomprensibile che è il genere apocalittico, Gesù ci svela che la storia, quella del mondo, la mia, la tua, è nelle mani di Dio e l’ultima parola su di essa sarà il suo trionfo, il trionfo dell’amore e di tutto ciò che davvero conta. Gesù ricorda la “tribolazione” del tempo presente, che c’è e non la si può negare, ma indica non “la fine”, la conclusione, ma “il fine”, il senso ultimo e definitivo della storia dell’umanità, che nel progetto di Dio è storia di salvezza, storia di passione e di infinito amore di Dio per ogni donna e uomo.
Quante volte in mezzo alle nostre piccole e grandi tribolazioni i nostri occhi rimangono chiusi ai segni misteriosi, piccoli ma presenti, dell’amore di Dio! Ma se alziamo lo sguardo al fico come il contadino possiamo intravvedere un germoglio nuovo, segno di un tempo e di una storia rinnovati perché l’estate è vicina, il regno di Dio, Dio stesso è vicino.
La conclusione apre il cuore alla speranza in questo tempo, che spesso ci appare complicato: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”! Ecco il Vangelo di oggi: questo mondo passerà e rimarrà solo l’amore! Insomma al termine della nostra vita concluse le nostre, seppur diverse, esperienze di fede, annullati i nostri idoli (denaro, successo, potere,...), non rimarrà altro che amore, nulla andrà perduto, nessun gesto d’amore sarà dimenticato. La venuta del Signore non porterà distruzione, perché quella di Gesù, fino alla fine, è una buona notizia: se gli astri del cielo e le false stelle oggi luminose cadranno, le nostre vite affaticate non cadranno nel vuoto, ma nell’infinito abbraccio di Dio.
Ora, lo sai, alza lo sguardo!
Sì, abbiamo di fronte a noi proprio la fine del mondo! Ma se alzo lo sguardo… vedo.
Vedo il grido dei più giovani che tenta di svegliare le nostre coscienze sopite per ricordarci che il pianeta non è nostro, ma dei nostri figli; vedo persone impegnate ogni giorno a creare nuovi rapporti di pace e solidarietà nei nostri centri di ascolto, nelle mense per i poveri, persone che quotidianamente lottano e sconfiggono la povertà!
La pandemia ha reso poi chiaro a tutti che anche a livello ecclesiale le cose non vanno per niente bene: a parte la recrudescenza di questi giorni abbiamo visto tornare a riempirsi gli stadi, i musei, i cinema, le piazze, ma le nostre chiese chiuse e svuotate nel lungo lockdown dello scorso anno sono rimaste in troppe occasioni dolorosamente vuote ed il lento declino iniziato a partire dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa sembra giunto anche qui nella “cattolica” Italia.
Sì, abbiamo di fronte a noi proprio la fine della Chiesa! Ma se alzo lo sguardo… vedo.
Riesco a vedere opportunità nuove ed inaspettate: la fede in coloro che vivono questa scelta oggi appare più credibile ed è presentata in tutta la sua ragionevolezza con un grande interesse per la Parola di Dio, in sempre più persone, cristiane e non, sta crescendo la sensibilità per la fraternità universale, la solidarietà e l’attenzione per chi è ai margini, la denuncia contro le violazioni alla dignità umana, l’attenzione al creato ed il rifiuto ad ogni forma di razzismo, l’impegno per l’incontro e il dialogo anche se faticoso tra religioni e culture diverse. Il Sinodo, se vissuto davvero nell’ascolto attento dello Spirito che parla nel mondo e negli uomini e donne, può essere davvero l’occasione di riprendere il cammino comune lungo le vie del vangelo!
Poi ci sono momenti della vita in cui anche a livello personale vedi di fronte a te sbriciolarsi ogni cosa e soprattutto quelle false certezze su cui avevi costruito la tua vita vengono meno: un anno fa uscivo da giornate tremende in cui la sofferenza e la morte erano state mie compagne di strada, insieme alla solidarietà, alla forza e al coraggio capace di superare ogni fatica di quanti, medici, infermieri ed operatori socio-sanitari hanno provveduto a curarmi.
Sì, avevo avuto di fronte a me la fine della mia vita! Ma il Signore mi ha alzato lo sguardo… e ora vedo.
Vedo e ricordo in quei momenti difficili e faticosi quanto solo la preghiera ed il pensiero di poter tornare a riabbracciare mia moglie e i miei figli mi sorreggesse. Ero riuscito a superare giorni in cui tutto intorno a me sembrava crollare, in cui avevo imparato quanto solo un flebile respiro fosse importante perché avevo legato la mia vita ad un sogno, un sogno semplice banale ed anche egoistico forse, quello di rabbracciare i miei figli in occasione del compleanno di una e dell’anniversario dell’arrivo nella nostra famiglia dell’altro.
Ogni giorno facciamo l’esperienza drammatica del conflitto fra il bene e il male, percepiamo la fragilità della nostra vita e del mondo, mille domande ci abitano e ci inquietano, proprio allora siamo invitati ad alzare lo sguardo per riscoprire la bellezza dell’amore e sentire in noi il desiderio di giustizia e di dignità per tutti. Nel vangelo di oggi con quel suo particolare linguaggio complicato ed astruso, per noi oggi incomprensibile che è il genere apocalittico, Gesù ci svela che la storia, quella del mondo, la mia, la tua, è nelle mani di Dio e l’ultima parola su di essa sarà il suo trionfo, il trionfo dell’amore e di tutto ciò che davvero conta. Gesù ricorda la “tribolazione” del tempo presente, che c’è e non la si può negare, ma indica non “la fine”, la conclusione, ma “il fine”, il senso ultimo e definitivo della storia dell’umanità, che nel progetto di Dio è storia di salvezza, storia di passione e di infinito amore di Dio per ogni donna e uomo.
Quante volte in mezzo alle nostre piccole e grandi tribolazioni i nostri occhi rimangono chiusi ai segni misteriosi, piccoli ma presenti, dell’amore di Dio! Ma se alziamo lo sguardo al fico come il contadino possiamo intravvedere un germoglio nuovo, segno di un tempo e di una storia rinnovati perché l’estate è vicina, il regno di Dio, Dio stesso è vicino.
La conclusione apre il cuore alla speranza in questo tempo, che spesso ci appare complicato: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”! Ecco il Vangelo di oggi: questo mondo passerà e rimarrà solo l’amore! Insomma al termine della nostra vita concluse le nostre, seppur diverse, esperienze di fede, annullati i nostri idoli (denaro, successo, potere,...), non rimarrà altro che amore, nulla andrà perduto, nessun gesto d’amore sarà dimenticato. La venuta del Signore non porterà distruzione, perché quella di Gesù, fino alla fine, è una buona notizia: se gli astri del cielo e le false stelle oggi luminose cadranno, le nostre vite affaticate non cadranno nel vuoto, ma nell’infinito abbraccio di Dio.
Ora, lo sai, alza lo sguardo!
Commento 18 novembre 2018
Giunto alla fine del suo percorso umano, Gesù lascia a tutti noi il suo ultimo discorso, quello escatologico, quello che riguarda le realtà ultime della storia del mondo e dell’umanità, ed utilizza in questo quel particolare linguaggio, per noi oggi incomprensibile che è il genere apocalittico; ecco perché ad una prima lettura il vangelo di questa penultima domenica dell’anno liturgico potrebbe sembrare complicato ed astruso, tanto che troviamo anche difficile vedere in esso quella buona notizia che Dio oggi annuncia sulla mia e nostra vita.
Innanzitutto Gesù non vuole assolutamente rispondere alle nostre curiosità, a volte morbose, di previsioni catastrofiche riguardo alla fine del mondo; il discorso di Gesù si incentra sulla venuta del Figlio dell’Uomo nella sua potenza e gloria: si tratta perciò di un evento positivo e dell’annuncio che il traguardo ultimo della storia dell’uomo è proprio Gesù Cristo.
In secondo luogo occorre eliminare ogni idea sbagliata che può nascere in noi quando incontriamo il termine apocalisse; troppo spesso ed in modo assolutamente errato si associano ad esso immagini di morte e di distruzione. Non è così: in greco la parola apocalisse indica il togliere il velo, quel velo che nasconde una realtà di solito positiva. In questo suo ultimo discorso, Gesù ricorda la “tribolazione” del tempo presente, che c’è e non la si può negare, ma indica non “la fine”, la conclusione, ma “il fine”, il senso ultimo e definitivo della storia dell’umanità, che nel progetto di Dio è storia di salvezza, storia di passione e di infinito amore di Dio per ogni donna e uomo.
Un ultima considerazione introduttiva: come donne e uomini che vivono nel tempo ci accostiamo a questo vangelo con i nostri occhi storici, cercando di capirne il passato, il presente e le indicazioni future, ma Dio, come ci dice spesso Luca nel suo vangelo, è l’eterno “oggi”; è fuori dal tempo, è il sempre presente, il present continuous, direbbero forse gli inglesi. Ciò che Gesù dice non riguarda un lontano futuro, ma un presente attuale: è vero, Egli ritornerà nella gloria, ma innanzitutto Egli è l’Emanuele, il Dio con noi oggi e sempre.
Basterebbe questa introduzione, ma vorrei provare a leggere questo vangelo per trovarne una novità di gioia.
Nei primi versetti vengono preannunciate la conclusione di tutte le esperienze religiose: la tribolazione è la distruzione del tempio, l’oscuramento del sole e lo spegnimento della luna fanno riferimento all’esperienza religiosa degli antichi Egizi e dei popoli della Mesopotamia; infine la caduta delle stelle e lo sconvolgimento delle potenze del cielo altro non sono che il misero crollo di tutti quegli idoli che ci siamo costruiti in questa nostra storia. Insomma al termine della nostra vita concluse le nostre, seppur diverse, esperienze di fede, annullati i nostri idoli (denaro, successo, potere,...) non rimarrà altro che Dio che verrà a noi incontro in un eterno abbraccio d’amore e verrà “sulle nubi” perché il suo amore è universale ed inclusivo.
Nella seconda parte Gesù ci invita a rivolgere in questo nostro tempo lo sguardo al fico, che non è più quello sterile di Mc 11, ma un ramoscello nuovo, un germoglio nuovo segno di un tempo, una storia rinnovati. Siamo chiamati ad osservare questi segni nuovi, perché l’estate è vicina, il tempo, il regno di Dio, Dio stesso è vicino. Quante volte in mezzo alle nostre piccole e grandi tribolazioni i nostri occhi rimangono chiusi ai segni misteriosi, piccoli ma presenti, dell’amore di Dio!
Infine la conclusione che apre il cuore alla speranza in questo tempo, che spesso ci appare complicato: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”! Ecco il Vangelo di oggi!
Personalmente sto vivendo un momento difficile, il mio cuore si sente oppresso dal clima sociale e politico che sento crescere intorno a me e a volte in me; vedo anche diverse persone che si dicono cristiane, forse io stesso, rifugiarsi sempre più in un gretto egoismo che ci porta a escludere l’altro e a non riconoscere più in ogni persona che incontro una sorella ed un fratello. Ecco questo mondo passerà! Siamo invitati quindi a rivolgere il nostro cuore a ciò che solo non passa, a convertirsi a quell’unica parola che sempre sarà presente nel cuore di ogni donna e uomo della terra, una dolce parola sussurrata da Dio e da vivere in pienezza: “Amore!”
Innanzitutto Gesù non vuole assolutamente rispondere alle nostre curiosità, a volte morbose, di previsioni catastrofiche riguardo alla fine del mondo; il discorso di Gesù si incentra sulla venuta del Figlio dell’Uomo nella sua potenza e gloria: si tratta perciò di un evento positivo e dell’annuncio che il traguardo ultimo della storia dell’uomo è proprio Gesù Cristo.
In secondo luogo occorre eliminare ogni idea sbagliata che può nascere in noi quando incontriamo il termine apocalisse; troppo spesso ed in modo assolutamente errato si associano ad esso immagini di morte e di distruzione. Non è così: in greco la parola apocalisse indica il togliere il velo, quel velo che nasconde una realtà di solito positiva. In questo suo ultimo discorso, Gesù ricorda la “tribolazione” del tempo presente, che c’è e non la si può negare, ma indica non “la fine”, la conclusione, ma “il fine”, il senso ultimo e definitivo della storia dell’umanità, che nel progetto di Dio è storia di salvezza, storia di passione e di infinito amore di Dio per ogni donna e uomo.
Un ultima considerazione introduttiva: come donne e uomini che vivono nel tempo ci accostiamo a questo vangelo con i nostri occhi storici, cercando di capirne il passato, il presente e le indicazioni future, ma Dio, come ci dice spesso Luca nel suo vangelo, è l’eterno “oggi”; è fuori dal tempo, è il sempre presente, il present continuous, direbbero forse gli inglesi. Ciò che Gesù dice non riguarda un lontano futuro, ma un presente attuale: è vero, Egli ritornerà nella gloria, ma innanzitutto Egli è l’Emanuele, il Dio con noi oggi e sempre.
Basterebbe questa introduzione, ma vorrei provare a leggere questo vangelo per trovarne una novità di gioia.
Nei primi versetti vengono preannunciate la conclusione di tutte le esperienze religiose: la tribolazione è la distruzione del tempio, l’oscuramento del sole e lo spegnimento della luna fanno riferimento all’esperienza religiosa degli antichi Egizi e dei popoli della Mesopotamia; infine la caduta delle stelle e lo sconvolgimento delle potenze del cielo altro non sono che il misero crollo di tutti quegli idoli che ci siamo costruiti in questa nostra storia. Insomma al termine della nostra vita concluse le nostre, seppur diverse, esperienze di fede, annullati i nostri idoli (denaro, successo, potere,...) non rimarrà altro che Dio che verrà a noi incontro in un eterno abbraccio d’amore e verrà “sulle nubi” perché il suo amore è universale ed inclusivo.
Nella seconda parte Gesù ci invita a rivolgere in questo nostro tempo lo sguardo al fico, che non è più quello sterile di Mc 11, ma un ramoscello nuovo, un germoglio nuovo segno di un tempo, una storia rinnovati. Siamo chiamati ad osservare questi segni nuovi, perché l’estate è vicina, il tempo, il regno di Dio, Dio stesso è vicino. Quante volte in mezzo alle nostre piccole e grandi tribolazioni i nostri occhi rimangono chiusi ai segni misteriosi, piccoli ma presenti, dell’amore di Dio!
Infine la conclusione che apre il cuore alla speranza in questo tempo, che spesso ci appare complicato: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”! Ecco il Vangelo di oggi!
Personalmente sto vivendo un momento difficile, il mio cuore si sente oppresso dal clima sociale e politico che sento crescere intorno a me e a volte in me; vedo anche diverse persone che si dicono cristiane, forse io stesso, rifugiarsi sempre più in un gretto egoismo che ci porta a escludere l’altro e a non riconoscere più in ogni persona che incontro una sorella ed un fratello. Ecco questo mondo passerà! Siamo invitati quindi a rivolgere il nostro cuore a ciò che solo non passa, a convertirsi a quell’unica parola che sempre sarà presente nel cuore di ogni donna e uomo della terra, una dolce parola sussurrata da Dio e da vivere in pienezza: “Amore!”