XIII domenica T.O. Anno C
Vangelo Lc 9, 51-62
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Commento 26 giugno 2022
È questa la domenica in cui riprendiamo la lettura corrente del vangelo si Luca, dopo quattro mesi in cui abbiamo celebrato l’immenso mistero di un Dio che ci ama infinitamente fino a donare la sua stessa vita per la nostra salvezza, che ci dona il suo Spirito, che è unico Amore in tre persone, che si fa Pane e Vino per sostenere il nostro cammino. Quattro mesi in cui abbiamo sentito quel lontano rumore di bombe e sirene che hanno riportato nelle nostre vite l’incubo della guerra, quattro mesi segnati in questi ultimi giorni da un aumento di casi di Covid quasi a ricordarci, se ce ne fossimo dimenticati, che ancora da quell’incubo non siamo usciti.
È necessaria una scelta decisiva come fu quella di Gesù: Gesù inizia il suo cammino verso Gerusalemme, stavano per compiersi i giorni in cui Gesù mostrerà a tutti gli uomini l’amore misericordioso del Padre.
È una scelta che umanamente porterà Gesù al fallimento, egli sarà rifiutato dal potere politico e religioso di Gerusalemme e pochi saranno coloro che avranno la forza ed il coraggio di seguirlo fino alla fine; infatti già in questo inizio l’obiettivo è chiaro offrire la propria vita per amore. Su quella strada Gesù invita anche noi, ma non è una via facile! Però se vuoi seguire Cristo, se vuoi essere suo discepolo devi incamminarti su questa strada, lo stesso Luca ci ricorda come fin dall’inizio della loro storia i cristiani fossero conosciuti come coloro che erano “appartenenti a questa Via” (At 9,2).
La strada, la via su cui si incammina Gesù e alla quale ci invita non sono semplici; noi tutti, che vogliamo seguire il Maestro, dobbiamo esserne consci: occorre prendere una decisione definitiva, risoluta, rendere dura (letteralmente) la propria faccia come fa Gesù. Sì, proprio quel volto che pochi versetti prima nel suo racconto della Trasfigurazione, Luca aveva descritto luminoso improvvisamente si fa duro, duro come quello del servo di JHWH che si offre agli insulti e agli sputi dei detrattori, perché solo insulti e sputi troverà Gesù a Gerusalemme e troveranno tutti coloro che vorranno seguirlo in questo cammino.
Dobbiamo rendere duri i nostri volti perché su questo cammino incontreremo soltanto l’incomprensione, il rifiuto e la persecuzione, non vi saranno like sui nostri post, non vi saranno applausi a chiudere i nostri interventi e le nostre considerazioni. È difficile trovare consenso quando si parla di amore, misericordia, perdono, condivisione, inclusione, accoglienza, fraternità; nello stesso modo come sembra impossibile trovare approvazione quando presentiamo un Dio che è amore e ogni persona come nostro fratello.
Allora che sia chiaro a tutti: questo è il destino di tutti coloro che prendono la decisione di seguire Gesù, poiché “il discepolo non è più del suo maestro” (Lc 6,40)!
Essere discepoli di Cristo vuol dire essere uomini e donne universali (cattolici), uomini e donne aperti e accoglienti verso tutti. I samaritani, che rimangono chiusi nel loro odio politico e religioso verso i Giudei, non possono accogliere Gesù, che ai loro occhi era diverso e perciò nemico per il solo fatto di essere diretto a Gerusalemme. Quante volte chiudo il mio cuore di fronte alle esigenze dell’altro perché ha un colore della pelle diverso dal mio, perché proviene da un paese o da una società diversa dalla mia, perché ha posizioni politiche diverse dalle mie oppure perché crede in un Dio diverso dal mio.
Essere discepoli di Cristo vuol dire avere e vivere gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5): sentimenti di amorevolezza e di rispetto della libertà e delle scelte dell’altro. Anche di fronte al rifiuto nei confronti dei valori di fede che vivo non posso lasciarmi andare a sentimenti di odio e di rivincita. Il discepolo, forte della sua fede non si può lasciare andare a tentazioni integraliste, a giudizi taglienti, ad atteggiamenti di esclusione!
Essere discepoli di Cristo è una scelta esigente e liberante, una scelta che non cerca facili rifugi in cui rinchiudersi di fronte alle difficoltà del mondo, che supera i legami umani per proporre una fraternità spirituale con ogni donna ed ogni uomo, che non lascia spazio a possibili nostalgie ma guarda avanti con speranza verso la costruzione di un mondo nuovo nato secondo i progetti d’amore di Dio.
In questo tempo sinodale, mettiamoci in cammino seguendo Gesù senza alcuna paura delle possibili croci, consapevoli che l’immensa tenerezza del Padre saprà avvolgerci e ci permetterà di vivere nella gioia l’avvento del Regno di Dio in noi!
È necessaria una scelta decisiva come fu quella di Gesù: Gesù inizia il suo cammino verso Gerusalemme, stavano per compiersi i giorni in cui Gesù mostrerà a tutti gli uomini l’amore misericordioso del Padre.
È una scelta che umanamente porterà Gesù al fallimento, egli sarà rifiutato dal potere politico e religioso di Gerusalemme e pochi saranno coloro che avranno la forza ed il coraggio di seguirlo fino alla fine; infatti già in questo inizio l’obiettivo è chiaro offrire la propria vita per amore. Su quella strada Gesù invita anche noi, ma non è una via facile! Però se vuoi seguire Cristo, se vuoi essere suo discepolo devi incamminarti su questa strada, lo stesso Luca ci ricorda come fin dall’inizio della loro storia i cristiani fossero conosciuti come coloro che erano “appartenenti a questa Via” (At 9,2).
La strada, la via su cui si incammina Gesù e alla quale ci invita non sono semplici; noi tutti, che vogliamo seguire il Maestro, dobbiamo esserne consci: occorre prendere una decisione definitiva, risoluta, rendere dura (letteralmente) la propria faccia come fa Gesù. Sì, proprio quel volto che pochi versetti prima nel suo racconto della Trasfigurazione, Luca aveva descritto luminoso improvvisamente si fa duro, duro come quello del servo di JHWH che si offre agli insulti e agli sputi dei detrattori, perché solo insulti e sputi troverà Gesù a Gerusalemme e troveranno tutti coloro che vorranno seguirlo in questo cammino.
Dobbiamo rendere duri i nostri volti perché su questo cammino incontreremo soltanto l’incomprensione, il rifiuto e la persecuzione, non vi saranno like sui nostri post, non vi saranno applausi a chiudere i nostri interventi e le nostre considerazioni. È difficile trovare consenso quando si parla di amore, misericordia, perdono, condivisione, inclusione, accoglienza, fraternità; nello stesso modo come sembra impossibile trovare approvazione quando presentiamo un Dio che è amore e ogni persona come nostro fratello.
Allora che sia chiaro a tutti: questo è il destino di tutti coloro che prendono la decisione di seguire Gesù, poiché “il discepolo non è più del suo maestro” (Lc 6,40)!
Essere discepoli di Cristo vuol dire essere uomini e donne universali (cattolici), uomini e donne aperti e accoglienti verso tutti. I samaritani, che rimangono chiusi nel loro odio politico e religioso verso i Giudei, non possono accogliere Gesù, che ai loro occhi era diverso e perciò nemico per il solo fatto di essere diretto a Gerusalemme. Quante volte chiudo il mio cuore di fronte alle esigenze dell’altro perché ha un colore della pelle diverso dal mio, perché proviene da un paese o da una società diversa dalla mia, perché ha posizioni politiche diverse dalle mie oppure perché crede in un Dio diverso dal mio.
Essere discepoli di Cristo vuol dire avere e vivere gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5): sentimenti di amorevolezza e di rispetto della libertà e delle scelte dell’altro. Anche di fronte al rifiuto nei confronti dei valori di fede che vivo non posso lasciarmi andare a sentimenti di odio e di rivincita. Il discepolo, forte della sua fede non si può lasciare andare a tentazioni integraliste, a giudizi taglienti, ad atteggiamenti di esclusione!
Essere discepoli di Cristo è una scelta esigente e liberante, una scelta che non cerca facili rifugi in cui rinchiudersi di fronte alle difficoltà del mondo, che supera i legami umani per proporre una fraternità spirituale con ogni donna ed ogni uomo, che non lascia spazio a possibili nostalgie ma guarda avanti con speranza verso la costruzione di un mondo nuovo nato secondo i progetti d’amore di Dio.
In questo tempo sinodale, mettiamoci in cammino seguendo Gesù senza alcuna paura delle possibili croci, consapevoli che l’immensa tenerezza del Padre saprà avvolgerci e ci permetterà di vivere nella gioia l’avvento del Regno di Dio in noi!
Commento 30 giugno 2019
Gesù inizia il suo cammino verso Gerusalemme, compie la scelta decisiva della sua vita: stanno per compiersi i giorni in cui Gesù mostrerà a tutti gli uomini l’amore misericordioso del Padre. È una scelta che umanamente porterà Gesù al fallimento, egli sarà rifiutato dal potere politico e religioso di Gerusalemme e pochi saranno coloro che avranno la forza ed il coraggio di seguirlo fino alla fine; infatti già in questo inizio l’obiettivo è chiaro offrire la propria vita per amore. Su quella strada Gesù invita anche noi, ma non è una via facile! Però se vuoi seguire Cristo, se vuoi essere suo discepolo devi incamminarti su questa strada, lo stesso Luca ci ricorda come fin dall’inizio della loro storia i cristiani fossero conosciuti come coloro che erano “appartenenti a questa Via” (At 9,2).
La strada, la via non sono semplici, occorre prendere una decisione definitiva, risoluta, letteralmente rendere dura la propria faccia come fa Gesù. Sì, proprio quel volto che pochi versetti prima nella trasfigurazione Luca aveva definito luminoso improvvisamente si fa duro, duro come quello del servo di JHWH che si offre agli insulti e agli sputi dei detrattori, perché solo insulti e sputi troverà Gesù a Gerusalemme e troveranno tutti coloro che vorranno seguirlo in questo cammino.
Se vogliamo seguire Gesù allora dobbiamo rendere duri anche i nostri volti, poiché su questo cammino incontreremo soltanto l’incomprensione, il rifiuto e la persecuzione, non vi saranno like sui nostri post, non vi saranno applausi a chiudere i nostri interventi e le nostre considerazioni. È difficile trovare consenso quando si parla di amore, misericordia, perdono, condivisione, inclusione, accoglienza, fraternità; nello stesso modo come sembra impossibile trovare approvazione quando presentiamo un Dio che è amore e ogni persona come nostro fratello. Allora che sia chiaro a tutti: se prenderete la decisione di seguire Gesù questo sarà il vostro destino, poiché “il discepolo non è più del suo maestro” (Lc 6,40)!
Il vangelo di oggi ci invita ad essere discepoli e presenta a tutti noi cosa vuol dire seguire Gesù.
Innanzitutto essere discepoli di Cristo vuol dire essere uomini e donne universali (cattolici), uomini e donne aperti e accoglienti verso tutti. I samaritani, che rimangono chiusi nel loro odio politico e religioso verso i Giudei, non possono accogliere Gesù, che ai loro occhi era diverso e perciò nemico per il solo fatto di essere diretto a Gerusalemme. Quante volte chiudo il mio cuore di fronte alle esigenze dell’altro perché ha un colore della pelle diverso dal mio, perché proviene da un paese o da una società diversa dalla mia, perché ha posizioni politiche diverse dalle mie oppure perché crede in un Dio diverso dal mio.
In secondo luogo essere discepoli di Cristo vuol dire avere e vivere gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5): sentimenti di amorevolezza e di rispetto della libertà e delle scelte dell’altro. Anche di fronte al rifiuto nei confronti dei valori di fede che vivo non posso lasciarmi andare a sentimenti di odio e di rivincita. Il discepolo, forte della sua fede non si può lasciare andare a tentazioni integraliste, a giudizi taglienti, ad atteggiamenti di esclusione!
Infine essere discepoli di Cristo è una scelta esigente e liberante, una scelta che non cerca facili rifugi in cui rinchiudersi di fronte alle difficoltà del mondo, che supera i legami umani per proporre una fraternità spirituale con ogni donna ed ogni uomo, che non lascia spazio a possibili nostalgie ma guarda avanti con speranza verso la costruzione di un mondo nuovo nato secondo i progetti d’amore di Dio. Giovanni Paolo II riprendendo le parole di Gesù ci invitava e ci invita ancora oggi a non avere paura; sappiamo infatti che l’immensa tenerezza del Padre saprà avvolgerci e ci permetterà di vivere nella gioia l’avvento del Regno di Dio in noi!
La strada, la via non sono semplici, occorre prendere una decisione definitiva, risoluta, letteralmente rendere dura la propria faccia come fa Gesù. Sì, proprio quel volto che pochi versetti prima nella trasfigurazione Luca aveva definito luminoso improvvisamente si fa duro, duro come quello del servo di JHWH che si offre agli insulti e agli sputi dei detrattori, perché solo insulti e sputi troverà Gesù a Gerusalemme e troveranno tutti coloro che vorranno seguirlo in questo cammino.
Se vogliamo seguire Gesù allora dobbiamo rendere duri anche i nostri volti, poiché su questo cammino incontreremo soltanto l’incomprensione, il rifiuto e la persecuzione, non vi saranno like sui nostri post, non vi saranno applausi a chiudere i nostri interventi e le nostre considerazioni. È difficile trovare consenso quando si parla di amore, misericordia, perdono, condivisione, inclusione, accoglienza, fraternità; nello stesso modo come sembra impossibile trovare approvazione quando presentiamo un Dio che è amore e ogni persona come nostro fratello. Allora che sia chiaro a tutti: se prenderete la decisione di seguire Gesù questo sarà il vostro destino, poiché “il discepolo non è più del suo maestro” (Lc 6,40)!
Il vangelo di oggi ci invita ad essere discepoli e presenta a tutti noi cosa vuol dire seguire Gesù.
Innanzitutto essere discepoli di Cristo vuol dire essere uomini e donne universali (cattolici), uomini e donne aperti e accoglienti verso tutti. I samaritani, che rimangono chiusi nel loro odio politico e religioso verso i Giudei, non possono accogliere Gesù, che ai loro occhi era diverso e perciò nemico per il solo fatto di essere diretto a Gerusalemme. Quante volte chiudo il mio cuore di fronte alle esigenze dell’altro perché ha un colore della pelle diverso dal mio, perché proviene da un paese o da una società diversa dalla mia, perché ha posizioni politiche diverse dalle mie oppure perché crede in un Dio diverso dal mio.
In secondo luogo essere discepoli di Cristo vuol dire avere e vivere gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5): sentimenti di amorevolezza e di rispetto della libertà e delle scelte dell’altro. Anche di fronte al rifiuto nei confronti dei valori di fede che vivo non posso lasciarmi andare a sentimenti di odio e di rivincita. Il discepolo, forte della sua fede non si può lasciare andare a tentazioni integraliste, a giudizi taglienti, ad atteggiamenti di esclusione!
Infine essere discepoli di Cristo è una scelta esigente e liberante, una scelta che non cerca facili rifugi in cui rinchiudersi di fronte alle difficoltà del mondo, che supera i legami umani per proporre una fraternità spirituale con ogni donna ed ogni uomo, che non lascia spazio a possibili nostalgie ma guarda avanti con speranza verso la costruzione di un mondo nuovo nato secondo i progetti d’amore di Dio. Giovanni Paolo II riprendendo le parole di Gesù ci invitava e ci invita ancora oggi a non avere paura; sappiamo infatti che l’immensa tenerezza del Padre saprà avvolgerci e ci permetterà di vivere nella gioia l’avvento del Regno di Dio in noi!
Commento 26 giugno 2016
Il tema di questa settimana è il discepolato: cosa vuol dire essere alla sequela del Cristo. Proviamo ad analizzare alcuni aspetti:
- Essere discepoli di Cristo vuol dire essere uomini e donne universali (cattolici), uomini e donne aperti e accoglienti verso tutti. I samaritani non accolgono Gesù perché appariva ai loro occhi nemico per il solo fatto di essere diretto a Gerusalemme; quindi rimangono chiusi nel loro odio politico e religioso verso i Giudei, anche se in qualche misura giustificato, e perdono l’occasione di incontrare Dio. Quante volte chiudo il mio cuore di fronte alle esigenze dell’altro perché ha un colore della pelle diverso dal mio, perché proviene da un paese o da un società diversa dalla mia, perché ha posizioni politiche diverse dalle mie oppure perché crede in un Dio diverso dal mio.
- Essere discepoli di Cristo vuol dire avere gli stessi sentimenti di Cristo: sentimenti di amorevolezza e di rispetto della libertà e delle scelte dell’altro; quante volte il mio giudizio tagliente distrugge uccide il mio prossimo.
- Essere discepoli di Cristo vuol dire mettersi in cammino: fisicamente, perché la strada è luogo dove posso incontrare l’altro, e spiritualmente perché ognuno di noi deve fare un pellegrinaggio spirituale incontro a Dio
- Essere discepoli di Cristo è una scelta esigente e soprattutto una scelta che non lascia spazio a possibili nostalgie; perché essere alla sequela di Cristo è una scelta totalizzante e perciò liberante.