VI Domenica di Pasqua Anno C
Vangelo Gv 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse [ ai suoi discepoli ]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
In quel tempo, Gesù disse [ ai suoi discepoli ]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Commento 22 maggio 2022
Questa pagina del vangelo di Giovanni mi commuove, colpisce al cuore perché è la bella notizia di un Dio che non impone l’obbedienza, di un Dio, mendicante del nostro amore, che quasi supplicando dice: “Se uno mi ama…”. Quanta delicatezza, quanto rispetto in quelle parole che mettono in gioco la mia libertà. Dio mi interpella cercando amore perché ne ha bisogno. La nostra relazione con Dio è segnata innanzitutto dall’amore, non vi sono regole, non vi sono pratiche religiose, non vi sono leggi né comandamenti. Il nostro Dio si presenta a noi, come Colui che cerca, vuole da ciascuno di noi solo amore; insomma è un Dio che si affida alle mie forze umane e chiede di essere amato di un amore così fragile, così incoerente, così povero come il mio!
Solo amore ci è chiesto perché chi ama saprà vivere ogni parola di Gesù nella propria vita e potrà entrare da protagonista in quella rivoluzione dei cuori che sboccia quando si vive non più nella logica dell’egoismo, ma in quella del dono, che è appunto la logica di Dio.
Amare Gesù, amare Dio significa dargli tempo nella mia giornata troppe volte frenetica, aprirgli spazi nel mio cuore assetato di felicità; in questo modo anche la celebrazione dell’eucaristia deve sempre più diventare un appuntamento d’amore, l’incontro personale e comunitario con il mio Dio; in caso contrario la messa è pura scenografia, parole vuote che non toccano più la mia vita. Se non celebro nell’eucaristia l’amore che Dio riversa sulla mia vita, allora è tempo perso, vuoto ritualismo, di cui non colgo nemmeno il significato. Allora ogni giorno di più desidero aprire il mio cuore al Signore che viene e bussa per offrirmi i suoi doni: lo Spirito e la pace!
Il primo dono è lo Spirito “paraclito” (colui che si pone accanto per difendere), che non ci lascerà mai soli, nuova ed eterna presenza di Dio nella nostra vita: sarà lo Spirito che ci difenderà dal male in un mondo che ogni giorno di più ci appare ostile e lontano da Dio; sarà lo Spirito che ci insegnerà a vivere la nostra vita secondo il sogno ed il progetto di Dio e ci ricorderà in ogni momento le parole e le azioni di Gesù perché anche noi possiamo vivere come figli di Dio. È, infatti, lo Spirito che ci dona una vita nuova e ci spinge a comportarci come Gesù. È lo Spirito che da dentro ci spinge ad amare e così l’amore cessa di essere un comandamento e diviene una esigenza interiore, un rispondere positivamente alla nostra vocazione di figli di Dio per la nostra piena felicità e realizzazione.
Il secondo dono, in questo tempo sempre più segnato dalla paura che rattrista e sconvolge le nostre vite, è la pace, ma non quella che dà il mondo: non è la pace che il forte impone al più debole, non è la pace che garantisce l’oppressione del ricco sul povero ma la pace vera! Pace con il creato, dono di Dio, dono che non voglio sprecare per lasciarne il godimento ai miei figli e a chi verrà dopo di me! Pace con gli uomini e le donne, riconosciuti come fratelli e sorelle nell’unica paternità di Dio senza barriere e confini, senza distinzioni di razza e religione! Pace con Dio, riconoscendomi da lui eternamente amato! Pace con me stesso, con le mie miserie, le mie difficoltà e i miei limiti, con il mio peccato, con le gioie e le sofferenze che incontro quotidianamente! Gesù risorto ci dona la pace, quella vera, quella che nasce dal perdono e dalla riconciliazione. Per vivere quella pace occorre riconciliarsi con il creato, con gli uomini, con Dio ma soprattutto con sé stessi perché solo così saremo capaci di far sbocciare in noi l’uomo nuovo e potremo costruire intorno a noi un mondo nuovo, fondato su rapporti sociali nuovi.
Solo accogliendo pienamente questi doni, sono certo che il mio cuore non sarà mai turbato, perché anche nei momenti più difficili della vita, l’amore di Dio mi circonderà con la sua inesauribile tenerezza. Coccolati nell’abbraccio misterioso di Dio, diventiamo così capaci di amare, ci liberiamo dalle nostre paure, riconosciamo l’immenso valore della vita che ci è donata, ritroviamo il senso vero della vita stessa che è l’amore.
Solo amore ci è chiesto perché chi ama saprà vivere ogni parola di Gesù nella propria vita e potrà entrare da protagonista in quella rivoluzione dei cuori che sboccia quando si vive non più nella logica dell’egoismo, ma in quella del dono, che è appunto la logica di Dio.
Amare Gesù, amare Dio significa dargli tempo nella mia giornata troppe volte frenetica, aprirgli spazi nel mio cuore assetato di felicità; in questo modo anche la celebrazione dell’eucaristia deve sempre più diventare un appuntamento d’amore, l’incontro personale e comunitario con il mio Dio; in caso contrario la messa è pura scenografia, parole vuote che non toccano più la mia vita. Se non celebro nell’eucaristia l’amore che Dio riversa sulla mia vita, allora è tempo perso, vuoto ritualismo, di cui non colgo nemmeno il significato. Allora ogni giorno di più desidero aprire il mio cuore al Signore che viene e bussa per offrirmi i suoi doni: lo Spirito e la pace!
Il primo dono è lo Spirito “paraclito” (colui che si pone accanto per difendere), che non ci lascerà mai soli, nuova ed eterna presenza di Dio nella nostra vita: sarà lo Spirito che ci difenderà dal male in un mondo che ogni giorno di più ci appare ostile e lontano da Dio; sarà lo Spirito che ci insegnerà a vivere la nostra vita secondo il sogno ed il progetto di Dio e ci ricorderà in ogni momento le parole e le azioni di Gesù perché anche noi possiamo vivere come figli di Dio. È, infatti, lo Spirito che ci dona una vita nuova e ci spinge a comportarci come Gesù. È lo Spirito che da dentro ci spinge ad amare e così l’amore cessa di essere un comandamento e diviene una esigenza interiore, un rispondere positivamente alla nostra vocazione di figli di Dio per la nostra piena felicità e realizzazione.
Il secondo dono, in questo tempo sempre più segnato dalla paura che rattrista e sconvolge le nostre vite, è la pace, ma non quella che dà il mondo: non è la pace che il forte impone al più debole, non è la pace che garantisce l’oppressione del ricco sul povero ma la pace vera! Pace con il creato, dono di Dio, dono che non voglio sprecare per lasciarne il godimento ai miei figli e a chi verrà dopo di me! Pace con gli uomini e le donne, riconosciuti come fratelli e sorelle nell’unica paternità di Dio senza barriere e confini, senza distinzioni di razza e religione! Pace con Dio, riconoscendomi da lui eternamente amato! Pace con me stesso, con le mie miserie, le mie difficoltà e i miei limiti, con il mio peccato, con le gioie e le sofferenze che incontro quotidianamente! Gesù risorto ci dona la pace, quella vera, quella che nasce dal perdono e dalla riconciliazione. Per vivere quella pace occorre riconciliarsi con il creato, con gli uomini, con Dio ma soprattutto con sé stessi perché solo così saremo capaci di far sbocciare in noi l’uomo nuovo e potremo costruire intorno a noi un mondo nuovo, fondato su rapporti sociali nuovi.
Solo accogliendo pienamente questi doni, sono certo che il mio cuore non sarà mai turbato, perché anche nei momenti più difficili della vita, l’amore di Dio mi circonderà con la sua inesauribile tenerezza. Coccolati nell’abbraccio misterioso di Dio, diventiamo così capaci di amare, ci liberiamo dalle nostre paure, riconosciamo l’immenso valore della vita che ci è donata, ritroviamo il senso vero della vita stessa che è l’amore.
Commento 26 maggio 2019
“Se uno mi ama…”, il nostro Dio non impone l’obbedienza, ma propone l’amore; quanta delicatezza, quanto rispetto in quelle parole che mettono in gioco la mia libertà. Dio mi interpella cercando amore perché ne ha bisogno. La nostra relazione con Dio è segnata innanzitutto dall’amore, non vi sono regole, non vi sono pratiche religiose, non vi sono leggi e comandamenti, Dio cerca, vuole da ciascuno di noi solo amore. Il nostro Dio è mendicante del nostro amore; è un Dio che si affida alle mie forze umane e chiede di essere amato di un amore così fragile, così incoerente, così povero ed umile come il mio! Chi ama saprà vivere ogni parola di Gesù nella propria vita e potrà entrare da protagonista in quella rivoluzione dei cuori che sboccia quando si vive non più nella logica dell’egoismo, ma in quella del dono, che è appunto la logica di Dio.
Amare Gesù, amare Dio significa quindi dargli tempo nella mia giornata troppe volte frenetica, aprirgli spazi nel mio cuore assetato di felicità; se non vivo la messa come l’incontro personale e comunitario con il mio Dio, allora è pura scenografia, se non celebro nell’eucaristia l’amore che Dio riversa sulla mia vita, allora è tempo perso, vuoto ritualismo, di cui non colgo nemmeno il significato. Allora ogni giorno di più desidero aprire il mio cuore al Signore che viene e bussa per offrirmi i suoi doni: lo Spirito e la pace!
Lo Spirito “paraclito” (colui che si pone accanto per difendere) non ci lascerà mai soli, sarà la nuova ed eterna presenza di Dio nella nostra vita: sarà lo Spirito che ci difenderà dal male in un mondo che a volte ci appare ostile; sarà lo Spirito che ci insegnerà a vivere la nostra vita secondo il sogno ed il progetto di Dio e ci ricorderà in ogni momento le parole e le azioni di Gesù perché anche noi possiamo vivere come figli di Dio. È, infatti, lo Spirito che ci dona una vita nuova e ci spinge a comportarci come Gesù. È lo Spirito che da dentro ci spinge ad amare e così l’amore cessa di essere un comandamento e diviene una esigenza interiore, un rispondere positivamente alla nostra vocazione di figli di Dio per la nostra piena felicità e realizzazione.
Il secondo dono è la pace, ma non quella che dà il mondo: non è la pace che il forte impone al più debole, non è la pace che garantisce l’oppressione del ricco sul povero ma la pace vera! Pace con il creato, dono di Dio, dono che non voglio sprecare per lasciarne il godimento ai miei figli e a chi verrà dopo di me! Pace con gli uomini e le donne, riconosciuti come fratelli e sorelle nell’unica paternità di Dio senza barriere e confini, senza distinzioni di razza e religione! Pace con Dio, riconoscendomi da lui eternamente amato! Pace con me stesso, con le mie miserie, le mie difficoltà e i miei limiti, con il mio peccato, con le gioie e le sofferenze che incontro quotidianamente! Gesù risorto ci dona la pace sì, ma quella vera, quella che nasce dal perdono e dalla riconciliazione. Per vivere quella pace occorre riconciliarsi con il creato, con gli uomini, con Dio ma soprattutto con sé stessi perché solo così saremo capaci di far sbocciare in noi l’uomo nuovo e potremo costruire intorno a noi un mondo nuovo, fondato su rapporti sociali nuovi.
Accogliendo questi doni, sono certo che il mio cuore non sarà mai turbato, perché anche nei momenti più difficili della vita, l’amore di Dio mi circonderà con la sua inesauribile tenerezza. Coccolati nell’abbraccio misterioso di Dio, diventiamo così capaci di amare, ci liberiamo dalle nostre paure, riconosciamo l’immenso valore della vita che ci è donata, ritroviamo il senso vero della vita stessa che è l’amore.
Amare Gesù, amare Dio significa quindi dargli tempo nella mia giornata troppe volte frenetica, aprirgli spazi nel mio cuore assetato di felicità; se non vivo la messa come l’incontro personale e comunitario con il mio Dio, allora è pura scenografia, se non celebro nell’eucaristia l’amore che Dio riversa sulla mia vita, allora è tempo perso, vuoto ritualismo, di cui non colgo nemmeno il significato. Allora ogni giorno di più desidero aprire il mio cuore al Signore che viene e bussa per offrirmi i suoi doni: lo Spirito e la pace!
Lo Spirito “paraclito” (colui che si pone accanto per difendere) non ci lascerà mai soli, sarà la nuova ed eterna presenza di Dio nella nostra vita: sarà lo Spirito che ci difenderà dal male in un mondo che a volte ci appare ostile; sarà lo Spirito che ci insegnerà a vivere la nostra vita secondo il sogno ed il progetto di Dio e ci ricorderà in ogni momento le parole e le azioni di Gesù perché anche noi possiamo vivere come figli di Dio. È, infatti, lo Spirito che ci dona una vita nuova e ci spinge a comportarci come Gesù. È lo Spirito che da dentro ci spinge ad amare e così l’amore cessa di essere un comandamento e diviene una esigenza interiore, un rispondere positivamente alla nostra vocazione di figli di Dio per la nostra piena felicità e realizzazione.
Il secondo dono è la pace, ma non quella che dà il mondo: non è la pace che il forte impone al più debole, non è la pace che garantisce l’oppressione del ricco sul povero ma la pace vera! Pace con il creato, dono di Dio, dono che non voglio sprecare per lasciarne il godimento ai miei figli e a chi verrà dopo di me! Pace con gli uomini e le donne, riconosciuti come fratelli e sorelle nell’unica paternità di Dio senza barriere e confini, senza distinzioni di razza e religione! Pace con Dio, riconoscendomi da lui eternamente amato! Pace con me stesso, con le mie miserie, le mie difficoltà e i miei limiti, con il mio peccato, con le gioie e le sofferenze che incontro quotidianamente! Gesù risorto ci dona la pace sì, ma quella vera, quella che nasce dal perdono e dalla riconciliazione. Per vivere quella pace occorre riconciliarsi con il creato, con gli uomini, con Dio ma soprattutto con sé stessi perché solo così saremo capaci di far sbocciare in noi l’uomo nuovo e potremo costruire intorno a noi un mondo nuovo, fondato su rapporti sociali nuovi.
Accogliendo questi doni, sono certo che il mio cuore non sarà mai turbato, perché anche nei momenti più difficili della vita, l’amore di Dio mi circonderà con la sua inesauribile tenerezza. Coccolati nell’abbraccio misterioso di Dio, diventiamo così capaci di amare, ci liberiamo dalle nostre paure, riconosciamo l’immenso valore della vita che ci è donata, ritroviamo il senso vero della vita stessa che è l’amore.
Commento 24 aprile 2016
Gesù presenta ai discepoli la grande novità del suo annuncio, un comandamento nuovo, che nessun altro aveva mai neppure pensato di poter dare: amatevi, come io vi ho amato. La grande novità sta proprio lì: in quell’espressione “come io vi ho amato”; Dio, che è amore infinito, Dio che ha voluto condividere la nostra umanità, spogliandosi della sua potenza ed umiliandosi fino alla morte e alla morte di croce, ecco Dio diventa la misura dell’amore che deve legare ogni persona.
Gesù ha voluto mostrarci con la sua vita spesa per gli altri quale era la strada per raggiungere il Regno di Dio; ora tocca a noi perché dalla concretezza del nostro amore per gli altri “tutti sapranno che siete miei discepoli”. Amici, è davvero inutile riempirci la bocca di buoni propositi, se il nostro rapporto con gli altri non è segnato dalla concretezza di un amore donato completamente, un amore “senza se e senza ma…” Non posso dirmi cristiano, se il mio amore è limitato nelle persone, nel tempo e nello spazio; il mio amore sa riconoscere in ogni uomo che incontro un fratello, una sorella e non si ferma al colore della pelle o al passaporto. L’amore per me che mi dico cristiano è universale, nessuno può esserne lasciato fuori; l’amore è gratuito e totale perché Cristo mi ha insegnato a non trattenere nulla per me; l’amore è eterno, capace quindi di sconfiggere la morte, perché i segni di luce che al termine della mia vita potrò aver lasciato continueranno a fiorire nella vita di chi mi avrà conosciuto; ma soprattutto l’amore colora la mia vita con i toni della della gioia, perché l’amore è contagioso e fa nascere intorno a sé altri gesti d’amore.
L’amore infine, lo voglio dire con le parole dell’evangelista Giovanni, glorifica Dio, ovvero risponde positivamente alla chiamata che Dio rivolge a ciascuno di noi: perché, se Dio è amore, ogni gesto d’amore segna la vittoria del bene e del Regno di Dio nella mia vita.
Gesù ha voluto mostrarci con la sua vita spesa per gli altri quale era la strada per raggiungere il Regno di Dio; ora tocca a noi perché dalla concretezza del nostro amore per gli altri “tutti sapranno che siete miei discepoli”. Amici, è davvero inutile riempirci la bocca di buoni propositi, se il nostro rapporto con gli altri non è segnato dalla concretezza di un amore donato completamente, un amore “senza se e senza ma…” Non posso dirmi cristiano, se il mio amore è limitato nelle persone, nel tempo e nello spazio; il mio amore sa riconoscere in ogni uomo che incontro un fratello, una sorella e non si ferma al colore della pelle o al passaporto. L’amore per me che mi dico cristiano è universale, nessuno può esserne lasciato fuori; l’amore è gratuito e totale perché Cristo mi ha insegnato a non trattenere nulla per me; l’amore è eterno, capace quindi di sconfiggere la morte, perché i segni di luce che al termine della mia vita potrò aver lasciato continueranno a fiorire nella vita di chi mi avrà conosciuto; ma soprattutto l’amore colora la mia vita con i toni della della gioia, perché l’amore è contagioso e fa nascere intorno a sé altri gesti d’amore.
L’amore infine, lo voglio dire con le parole dell’evangelista Giovanni, glorifica Dio, ovvero risponde positivamente alla chiamata che Dio rivolge a ciascuno di noi: perché, se Dio è amore, ogni gesto d’amore segna la vittoria del bene e del Regno di Dio nella mia vita.