Maria SS. Madre di Dio
Vangelo Lc 2,16,21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Commento 1 gennaio 2024
Nella festa laica del Capodanno la Chiesa ci invita a celebrare con solennità la divina maternità di Maria; a lei dunque siamo chiamati a volgere il nostro sguardo di figli per ricordarci del Sì di quella ragazzina da cui ha potuto poi svolgersi l’azione di salvezza di Dio attraverso il Figlio Gesù Cristo. Dio infatti ha voluto entrare nella storia del mondo e dell’umanità affidandosi alla libera volontà di Maria. Lascio alla follia dei teologi disquisire su cosa sarebbe successo di fronte ad un rifiuto di Maria alla proposta di Dio, io so che Maria ha detto Sì ed è quello che importa!
Occorre fare attenzione, d’altra parte, a non incorrere nell’errore di ritenere Maria come qualcuno di superiore a noi, come se fosse una entità divina: Maria non è la quarta persona della Trinità; occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata e che potrebbe allontanarla da noi, solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, madri e padri di Dio portandolo alla luce in questo tempo che ci sembra così buio; Dio nasce, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della Sua volontà d’amore per noi.
Ora questa festa potrebbe nella sua dicitura lasciare aperti varchi pericolosi all’ipotesi di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Se ad un primo ascolto quelle parole potevano apparire irrispettose nei confronti di Maria, altro non erano, secondo me, che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, voglio provare a vivere come te, Maria.
Maria è donna che sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria è donna che sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria è donna che sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria è donna che sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
In conclusione in questo giorno che dal 1968 la Chiesa dedica alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria, Madre di Dio e Regina della Pace, siamo chiamati non solo a pregare per la pace, ma anche a diventare donne e uomini di pace: il cristiano è pacifista perché pacificato, perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare!
Un ricordo va a tutti coloro che vivono in guerra, in particolare quest’anno il pensiero speciale corre alla terra di Palestina e di Israele, quella terra che ha visto su di essa muovere i suoi passi umani Dio stesso.
Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno dobbiamo avere in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda.
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, in questo 2024 voglio provare a vivere come te, Maria!
Occorre fare attenzione, d’altra parte, a non incorrere nell’errore di ritenere Maria come qualcuno di superiore a noi, come se fosse una entità divina: Maria non è la quarta persona della Trinità; occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata e che potrebbe allontanarla da noi, solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, madri e padri di Dio portandolo alla luce in questo tempo che ci sembra così buio; Dio nasce, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della Sua volontà d’amore per noi.
Ora questa festa potrebbe nella sua dicitura lasciare aperti varchi pericolosi all’ipotesi di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Se ad un primo ascolto quelle parole potevano apparire irrispettose nei confronti di Maria, altro non erano, secondo me, che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, voglio provare a vivere come te, Maria.
Maria è donna che sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria è donna che sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria è donna che sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria è donna che sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
In conclusione in questo giorno che dal 1968 la Chiesa dedica alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria, Madre di Dio e Regina della Pace, siamo chiamati non solo a pregare per la pace, ma anche a diventare donne e uomini di pace: il cristiano è pacifista perché pacificato, perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare!
Un ricordo va a tutti coloro che vivono in guerra, in particolare quest’anno il pensiero speciale corre alla terra di Palestina e di Israele, quella terra che ha visto su di essa muovere i suoi passi umani Dio stesso.
Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno dobbiamo avere in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda.
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, in questo 2024 voglio provare a vivere come te, Maria!
Commento 1 gennaio 2023
Un nuovo anno! Bene, ma la storia sembra affermare che nulla è cambiato e che nulla cambierà nemmeno in questi prossimi 365 giorni, ma la liturgia di oggi ci invita ad essere donne e uomini di benedizione, donne e uomini che portano nel mondo la benedizione di Dio in un mondo dove sembra impossibile benedire cioè dire del bene degli altri, abituati come siamo a sottolineare e vedere il male, a scrutare e cercare le ombre dimenticandoci che l’ombra nasce là dove brilla il sole, a vivere rapporti diffidenti pronti a cogliere in fallo chiunque; insomma in questo mondo di perenni scontenti, compito di chi vuole essere davvero discepolo di Cristo è mostrare la benedizione di Dio, è convertire i nostri occhi per vedere il bene intorno a noi non per vivere un generico ottimismo fondato sul nulla, ma per affermare con forza che Dio ama ogni sua creatura, che è bello vivere come fratelli e sorelle riconoscendo in Dio l’unico Padre.
Il vangelo ci riporta alla notte di Natale e all’annuncio degli angeli: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un Salvatore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Seguendo i pastori ritorniamo “senza indugio” a quella mangiatoia, a quella luce che illumina la notte dei nostri cuori. In quel bambino si rivela il volto di Dio, un bimbo avvolto in fasce e posto in una mangiatoia, bisognoso di affetto pronto a lasciarsi cullare dall’abbraccio tenero di una mamma e da quello forte e sicuro di un papà. Un bambino, segno di speranza e di salvezza per un gruppo di pastori, e attraverso loro per gli ultimi, gli esclusi di ogni società! Un bambino disarmato e nudo sarà la speranza e la salvezza per gli uomini in perenne conflitto tra loro.
Ora nel vangelo ciò che viene sottolineato con forza è l'atteggiamento di Maria di fronte alle parole dei pastori che riferivano quanto aveva detto loro l'angelo: "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore", letteralmente "raccoglieva e metteva insieme" come in un puzzle tutti quegli avvenimenti, tutti quei sentimenti, tutte quelle parole.
Celebriamo oggi la festa di Maria, Madre di Dio, per ricordarci che proprio dal Sì di quella ragazzina ha avuto inizio ed ha potuto poi svolgersi l’azione di salvezza di Dio, che ha voluto entrare nella storia dell’umanità affidandosi alla libera volontà di una ragazzina di circa 13 anni di un anonimo villaggio palestinese.
Diffido sempre più spesso delle solennità che celebrano un qualche evento della storia di Maria, perché troppo spesso il nostro sguardo si volge a lei ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina a volte ne limita, ne appiattisce il suo enorme significato umano; oltretutto invocarla come Madre di Dio potrebbe aprire varchi pericolosi all’idea di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ora quelle parole, che potevano apparire irrispettose, non erano altro che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Occorre, pertanto, liberare Maria dalle innumerevoli edicole in cui l’abbiamo rinchiusa, occorre farla scendere da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata, perché Maria è, innanzitutto, donna, un essere umano come tutti noi! Solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, fratelli e sorelle di Dio, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della volontà d’amore di Dio per noi. Ecco allora risplendere l’esempio di Maria, che sapeva “custodire tutte ciò che viveva ed udiva, meditando ogni cosa nel suo cuore” (cfr. Lc 2,19).
Affidiamo con fiducia l’anno che sta per cominciare a Maria, lo affidiamo a lei perché donna e perché la sentiamo madre di tutti noi. Lo facciamo ricordando nella preghiera tutte quelle donne, ben117 al 24 dicembre, che sono morte per la violenza subita in famiglia dall’uomo che loro avevano amato, lo facciamo perché siamo consapevoli che solo una mamma, solo una donna può aiutarci nel nostro cammino per diventare tutti un po’ come Maria pronti ad accogliere Dio che ci ama!
In questo giorno si celebra anche la LVI Giornata Mondiale della Pace, istituita da Paolo VI nel 1968. Da allora la Chiesa dedica il primo giorno dell’anno alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria. Il cristiano è costruttore di pace perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare!
Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno abbiamo in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda, in quel metro quadro di pace da costruire intorno a noi (Curtaz).
La pace è un cammino di speranza, un cammino di ascolto e di dialogo, un cammino di riconciliazione e di conversione, in cui occorre “rimettere al centro la parola “insieme”; infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi”. Per questo è necessario “lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto.... Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale”. (Francesco, Messaggio per la LVI Giornata Mondiale della Pace)
A te, Maria, Regina della Pace, affidiamo questo nostro mondo perché tu possa portare la pace!
A te Maria, Madre di Dio e sorella nostra nella fede, a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi affidiamo questo anno!
A te, Maria, affido questo mio anno in ogni suo giorno, perché voglio provare a vivere come hai vissuto tu!
Il vangelo ci riporta alla notte di Natale e all’annuncio degli angeli: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un Salvatore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Seguendo i pastori ritorniamo “senza indugio” a quella mangiatoia, a quella luce che illumina la notte dei nostri cuori. In quel bambino si rivela il volto di Dio, un bimbo avvolto in fasce e posto in una mangiatoia, bisognoso di affetto pronto a lasciarsi cullare dall’abbraccio tenero di una mamma e da quello forte e sicuro di un papà. Un bambino, segno di speranza e di salvezza per un gruppo di pastori, e attraverso loro per gli ultimi, gli esclusi di ogni società! Un bambino disarmato e nudo sarà la speranza e la salvezza per gli uomini in perenne conflitto tra loro.
Ora nel vangelo ciò che viene sottolineato con forza è l'atteggiamento di Maria di fronte alle parole dei pastori che riferivano quanto aveva detto loro l'angelo: "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore", letteralmente "raccoglieva e metteva insieme" come in un puzzle tutti quegli avvenimenti, tutti quei sentimenti, tutte quelle parole.
Celebriamo oggi la festa di Maria, Madre di Dio, per ricordarci che proprio dal Sì di quella ragazzina ha avuto inizio ed ha potuto poi svolgersi l’azione di salvezza di Dio, che ha voluto entrare nella storia dell’umanità affidandosi alla libera volontà di una ragazzina di circa 13 anni di un anonimo villaggio palestinese.
Diffido sempre più spesso delle solennità che celebrano un qualche evento della storia di Maria, perché troppo spesso il nostro sguardo si volge a lei ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina a volte ne limita, ne appiattisce il suo enorme significato umano; oltretutto invocarla come Madre di Dio potrebbe aprire varchi pericolosi all’idea di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ora quelle parole, che potevano apparire irrispettose, non erano altro che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Occorre, pertanto, liberare Maria dalle innumerevoli edicole in cui l’abbiamo rinchiusa, occorre farla scendere da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata, perché Maria è, innanzitutto, donna, un essere umano come tutti noi! Solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, fratelli e sorelle di Dio, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della volontà d’amore di Dio per noi. Ecco allora risplendere l’esempio di Maria, che sapeva “custodire tutte ciò che viveva ed udiva, meditando ogni cosa nel suo cuore” (cfr. Lc 2,19).
Affidiamo con fiducia l’anno che sta per cominciare a Maria, lo affidiamo a lei perché donna e perché la sentiamo madre di tutti noi. Lo facciamo ricordando nella preghiera tutte quelle donne, ben117 al 24 dicembre, che sono morte per la violenza subita in famiglia dall’uomo che loro avevano amato, lo facciamo perché siamo consapevoli che solo una mamma, solo una donna può aiutarci nel nostro cammino per diventare tutti un po’ come Maria pronti ad accogliere Dio che ci ama!
In questo giorno si celebra anche la LVI Giornata Mondiale della Pace, istituita da Paolo VI nel 1968. Da allora la Chiesa dedica il primo giorno dell’anno alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria. Il cristiano è costruttore di pace perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare!
Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno abbiamo in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda, in quel metro quadro di pace da costruire intorno a noi (Curtaz).
La pace è un cammino di speranza, un cammino di ascolto e di dialogo, un cammino di riconciliazione e di conversione, in cui occorre “rimettere al centro la parola “insieme”; infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi”. Per questo è necessario “lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto.... Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale”. (Francesco, Messaggio per la LVI Giornata Mondiale della Pace)
A te, Maria, Regina della Pace, affidiamo questo nostro mondo perché tu possa portare la pace!
A te Maria, Madre di Dio e sorella nostra nella fede, a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi affidiamo questo anno!
A te, Maria, affido questo mio anno in ogni suo giorno, perché voglio provare a vivere come hai vissuto tu!
Commento 1 gennaio 2022
“L’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va”, così cantava oltre 40 anni fa Lucio Dalla; eh sì, in questo secondo capodanno vissuto nella morsa di questa pandemia che ha stravolto completamente le nostre vite “qualcosa ancora qui non va ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando”: una trasformazione che porti davvero un cuore nuovo (me stesso), una famiglia nuova, una società nuova, una Chiesa nuova!
In questo momento buio dove anche la speranza sembra cedere il passo alla fatica, la liturgia ci invita ad essere uomini e donne di benedizione (prima lettura). La benedizione di Dio ha voluto entrare nella storia dell’uomo per trasformarla in una storia di salvezza e di amore, compito questo, oggi, affidato alle nostre mani. Proviamo ad essere benedizione di Dio, anche se questo è un mondo dove sembra davvero difficile benedire cioè dire del bene degli altri, abituati come siamo a sottolineare solo il male, a scrutare e cercare le ombre dimenticandoci che l’ombra nasce là dove invece c’è luce, a vivere rapporti diffidenti, a cogliere in fallo chiunque, a sguazzare nelle difficoltà della gente per erigere a sistema politico l’idea che “mors tua, vita mea”. Queste idee e parole, che sono amplificate dalle nuove tecnologie dei social network, ci fanno tutti arrabbiati, arroganti, prepotenti. Possiamo essere benedizione perché abbiamo visto “un bambino avvolto in fasce” ed ora come i pastori possiamo ritornare alla nostra vita quotidiana “lodando e glorificando” Dio in questo mondo di perenni scontenti: convertiamo i nostri occhi per vedere il bene intorno a noi non per vivere un generico ottimismo fondato sul nulla, ma per affermare con forza che Dio mi ama e che è bello vivere come fratelli e sorelle riconoscendo in Dio l’unico Padre.
Abbiamo solo un bambino perché Dio entra nella nostra storia in punta di piedi: niente effetti speciali, niente botti di capodanno, nessun miracolo, ma solo un semplice bambino, uno come noi. “Caro amico, ti scrivo” se cerchi un Dio onnipotente, giudice severo verso i malvagi, se pretendi un Dio che risolva i problemi della tua vita con prodigi, allora hai sbagliato indirizzo: non è questo il Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è un bimbo avvolto in fasce posto in una mangiatoia, pronto per essere mangiato, cibo di salvezza per tutti coloro che si accosteranno a lui, alimento che dona la capacità di amare, che ci accompagna nella vita, nutrimento per coloro che hanno fame di una vita diversa veramente umana “divinamente” realizzata come i pastori, gli ultimi, gli esclusi!
Alle parole dei pastori la reazione di quella ragazzina è stupenda: Maria meditava, letteralmente raccoglieva e metteva insieme come in un puzzle tutti quegli avvenimenti, tutti quei sentimenti, tutte quelle parole; Maria non sempre capisce, ma soprattutto osserva, ascolta, medita, mette insieme tutti gli eventi e farà piena luce, come tutti, solo dopo la resurrezione di Gesù, perché anche lei ha avuto bisogno di percorrere la sua strada di fede.
La solennità di oggi come altre feste a lei dedicate possono indurci in errore: Maria non è la quarta persona della Trinità, non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina ne appiattisce il suo enorme significato umano; occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata perché solo così potrà parlare alle nostre vite. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ad un primo ascolto quelle parole potevano apparire irrispettose nei confronti di Maria, ma non erano altro, secondo me, che la conferma di chi fosse realmente Maria, una ragazza, una donna che ha saputo affidarsi a Dio.
Impariamo da Maria perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, madri e padri di Dio portandolo alla luce in questo tempo che ci sembra così buio.
Maria sa ascoltare ed invita tutti noi ad imparare ad ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so davvero ascoltare. L’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice, pertanto so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, solo se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria sa guardare ed invita tutti noi ad imparare a guardare: i suoi occhi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, ma gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria sa meditare ed invita tutti noi a meditare: è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria sa fare silenzio ed invita tutti noi a fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, tra le troppe parole spesso urlate in faccia agli altri, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
In conclusione in questo giorno che dal 1968 la Chiesa dedica alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria, Madre di Dio e Regina della Pace, siamo chiamati non solo a pregare per la pace, ma anche a diventare donne e uomini di pace: il cristiano è pacifista perché pacificato, perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare! Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno dobbiamo avere in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda.
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, in questo 2022 voglio provare a vivere come te, Maria!
"E se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io!
Buon anno a tutti! Anno di trasformazione!
In questo momento buio dove anche la speranza sembra cedere il passo alla fatica, la liturgia ci invita ad essere uomini e donne di benedizione (prima lettura). La benedizione di Dio ha voluto entrare nella storia dell’uomo per trasformarla in una storia di salvezza e di amore, compito questo, oggi, affidato alle nostre mani. Proviamo ad essere benedizione di Dio, anche se questo è un mondo dove sembra davvero difficile benedire cioè dire del bene degli altri, abituati come siamo a sottolineare solo il male, a scrutare e cercare le ombre dimenticandoci che l’ombra nasce là dove invece c’è luce, a vivere rapporti diffidenti, a cogliere in fallo chiunque, a sguazzare nelle difficoltà della gente per erigere a sistema politico l’idea che “mors tua, vita mea”. Queste idee e parole, che sono amplificate dalle nuove tecnologie dei social network, ci fanno tutti arrabbiati, arroganti, prepotenti. Possiamo essere benedizione perché abbiamo visto “un bambino avvolto in fasce” ed ora come i pastori possiamo ritornare alla nostra vita quotidiana “lodando e glorificando” Dio in questo mondo di perenni scontenti: convertiamo i nostri occhi per vedere il bene intorno a noi non per vivere un generico ottimismo fondato sul nulla, ma per affermare con forza che Dio mi ama e che è bello vivere come fratelli e sorelle riconoscendo in Dio l’unico Padre.
Abbiamo solo un bambino perché Dio entra nella nostra storia in punta di piedi: niente effetti speciali, niente botti di capodanno, nessun miracolo, ma solo un semplice bambino, uno come noi. “Caro amico, ti scrivo” se cerchi un Dio onnipotente, giudice severo verso i malvagi, se pretendi un Dio che risolva i problemi della tua vita con prodigi, allora hai sbagliato indirizzo: non è questo il Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è un bimbo avvolto in fasce posto in una mangiatoia, pronto per essere mangiato, cibo di salvezza per tutti coloro che si accosteranno a lui, alimento che dona la capacità di amare, che ci accompagna nella vita, nutrimento per coloro che hanno fame di una vita diversa veramente umana “divinamente” realizzata come i pastori, gli ultimi, gli esclusi!
Alle parole dei pastori la reazione di quella ragazzina è stupenda: Maria meditava, letteralmente raccoglieva e metteva insieme come in un puzzle tutti quegli avvenimenti, tutti quei sentimenti, tutte quelle parole; Maria non sempre capisce, ma soprattutto osserva, ascolta, medita, mette insieme tutti gli eventi e farà piena luce, come tutti, solo dopo la resurrezione di Gesù, perché anche lei ha avuto bisogno di percorrere la sua strada di fede.
La solennità di oggi come altre feste a lei dedicate possono indurci in errore: Maria non è la quarta persona della Trinità, non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina ne appiattisce il suo enorme significato umano; occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata perché solo così potrà parlare alle nostre vite. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ad un primo ascolto quelle parole potevano apparire irrispettose nei confronti di Maria, ma non erano altro, secondo me, che la conferma di chi fosse realmente Maria, una ragazza, una donna che ha saputo affidarsi a Dio.
Impariamo da Maria perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, madri e padri di Dio portandolo alla luce in questo tempo che ci sembra così buio.
Maria sa ascoltare ed invita tutti noi ad imparare ad ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so davvero ascoltare. L’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice, pertanto so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, solo se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria sa guardare ed invita tutti noi ad imparare a guardare: i suoi occhi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, ma gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria sa meditare ed invita tutti noi a meditare: è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria sa fare silenzio ed invita tutti noi a fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, tra le troppe parole spesso urlate in faccia agli altri, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
In conclusione in questo giorno che dal 1968 la Chiesa dedica alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria, Madre di Dio e Regina della Pace, siamo chiamati non solo a pregare per la pace, ma anche a diventare donne e uomini di pace: il cristiano è pacifista perché pacificato, perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare! Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno dobbiamo avere in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda.
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, in questo 2022 voglio provare a vivere come te, Maria!
"E se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io!
Buon anno a tutti! Anno di trasformazione!
Commento 1 gennaio 2021
In giorni come questi in cui finisce un periodo e ne inizia un altro è quasi necessario volgere il nostro sguardo all’indietro per fare un bilancio, una revisione di ciò che è stato ed allo stesso tempo guardare avanti per lasciarsi coinvolgere dalla speranza, per liberamente sognare, per fare progetti verso il futuro. Certo questo 2020 ci lascia immagini e sensazioni drammatiche: la pandemia dovuta al Covid 19 ha distrutto la normalità della nostra vita.
È notizia di ieri che in Italia in questo anno orribile siano morte 84000 persone in più rispetto alla media degli ultimi 5 anni (2015-2019), un numero spaventoso che porterebbe con quanti ci hanno lasciato in questo dicembre ad ipotizzare che oltre 100000 sarebbero le vittime di questo virus tanto invisibile quanto tremendo; ma soprattutto come ho scritto spesso ciò che colpisce il nostro animo è che questo numero è fatto di volti, volti di padri, madri, nonni, amici, persone che hanno condiviso il loro cammino con noi e che oggi non ci sono più, accolti tra le braccia di Dio. È vero i progressi della scienza hanno illuminato questi ultimi giorni con la speranza di un vaccino che ci potrebbe riportare nei lunghi tempi necessari ad una vita che possa in qualche modo assomigliare a quella precedente di soli 12 mesi fa.
C’è ancora qualcos’altro ad aggravare questo bilancio già di per sé tragico ed è la sensazione, espressa più volte da papa Francesco, che sia in circolazione un altro virus che il Covid ha solo mostrato con maggior forza ed è che il mondo sia colpito anche dal virus dell’egoismo e dell’indifferenza che rendono sempre più gravi ed insostenibili tutte le situazioni di ingiustizia e di violenza presenti in questo nuovo mondo. Il vescovo di Roma indica a tutti noi “la cultura della cura del prendersi cura dell’altro) come percorso di pace; cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente” (messaggio per la LIV Giornata della Pace). Ecco il sogno, la speranza, il progetto concreto che, per questo 2021, siamo chiamati a vivere come discepoli di Cristo: vivere relazioni di fraternità, di amicizia sociale perché la crisi portata dal Covid sia spinta verso un mondo nuovo, migliore, ma soprattutto verso un modo nuovo di vivere secondo giustizia e solidarietà.
Sono proprio le parole della liturgia di oggi ed in particolare della prima lettura che ci invitano come cristiani ad essere uomini e donne di benedizione oggi in questo tempo di difficoltà, la benedizione di un Dio che non si è mostrato indifferente, ma ha voluto entrare nella storia dell’uomo per fecondarla, per trasformarla in una storia di salvezza e di amore, compito questo che ha lasciato nelle nostre mani. Questa benedizione di Dio che oggi ed ogni giorno scende su ogni donna e uomo di questo mondo altro non è la luce del Suo volto; anche oggi sebbene i nostri volti siano coperti dalle mascherine che nascondono il sorriso siamo chiamati ad essere lo sguardo benevolo di Dio che ci renda capaci di guardare gli altri con amore. Tutto questo è possibile: ho ancora ben presente, fissati nella mia mente i volti, o meglio gli occhi, di medici ed infermieri sconosciuti che si impegnavano nel curarmi dalla polmonite; sono stati giorni segnati dalla sofferenza ed in alcuni momenti anche dalla disperazione che accompagnavano la mia fatica nel respirare, ma quei volti, quelle voci, quegli occhi sono davvero diventati benedizione di Dio sulla mia piccola vita. Proprio per quei volti, per quelle parole di quegli angeli di Dio ringrazio.
In momenti come questi dove si intravvede una luce, ma si è ancora immersi in un mare in tempesta, non ci resta che rivolgere lo sguardo alla mamma, a Maria, Madre di Dio e di tutti noi: è quello che fa la Chiesa ogni anno ed in particolare in questo nuovo anno perché l’amore di una mamma è ciò che più si avvicina all’infinito amore di Dio!
Voglio affidare questo nuovo anno a Maria, lo affido a lei perché donna, perché con il suo “sì” al limite dell’incoscienza di ragazzina ha permesso a Dio di farsi uomo come noi per portarci la salvezza; lei, che per nove mesi ha atteso, si è preparata alla nascita di quel bimbo, figlio di Dio, e poi… eccolo nascere senza che nessuno si accorgesse di lui, il Figlio di Dio, se non alcuni pastori, gli ultimi.
Troppo spesso il nostro sguardo si volge a Maria ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Da buon catechista e pessimo teologo voglio ricordarlo a tutti: Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina ne appiattisce il suo enorme significato umano.
Occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata e che potrebbe allontanarla da noi, solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, madri e padri di Dio portandolo alla luce in questo tempo che ci sembra così buio; Dio nasce, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della Sua volontà d’amore per noi.
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, voglio provare a vivere come te, Maria.
Maria è donna che sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria è donna che sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria è donna che sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria è donna che sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Concludo questa mia condivisione con le parole di Francesco in occasione di questa giornata: “In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno[…]. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per «formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri» (Messaggio per la LIV giornata Mondiale della Pace)
È notizia di ieri che in Italia in questo anno orribile siano morte 84000 persone in più rispetto alla media degli ultimi 5 anni (2015-2019), un numero spaventoso che porterebbe con quanti ci hanno lasciato in questo dicembre ad ipotizzare che oltre 100000 sarebbero le vittime di questo virus tanto invisibile quanto tremendo; ma soprattutto come ho scritto spesso ciò che colpisce il nostro animo è che questo numero è fatto di volti, volti di padri, madri, nonni, amici, persone che hanno condiviso il loro cammino con noi e che oggi non ci sono più, accolti tra le braccia di Dio. È vero i progressi della scienza hanno illuminato questi ultimi giorni con la speranza di un vaccino che ci potrebbe riportare nei lunghi tempi necessari ad una vita che possa in qualche modo assomigliare a quella precedente di soli 12 mesi fa.
C’è ancora qualcos’altro ad aggravare questo bilancio già di per sé tragico ed è la sensazione, espressa più volte da papa Francesco, che sia in circolazione un altro virus che il Covid ha solo mostrato con maggior forza ed è che il mondo sia colpito anche dal virus dell’egoismo e dell’indifferenza che rendono sempre più gravi ed insostenibili tutte le situazioni di ingiustizia e di violenza presenti in questo nuovo mondo. Il vescovo di Roma indica a tutti noi “la cultura della cura del prendersi cura dell’altro) come percorso di pace; cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente” (messaggio per la LIV Giornata della Pace). Ecco il sogno, la speranza, il progetto concreto che, per questo 2021, siamo chiamati a vivere come discepoli di Cristo: vivere relazioni di fraternità, di amicizia sociale perché la crisi portata dal Covid sia spinta verso un mondo nuovo, migliore, ma soprattutto verso un modo nuovo di vivere secondo giustizia e solidarietà.
Sono proprio le parole della liturgia di oggi ed in particolare della prima lettura che ci invitano come cristiani ad essere uomini e donne di benedizione oggi in questo tempo di difficoltà, la benedizione di un Dio che non si è mostrato indifferente, ma ha voluto entrare nella storia dell’uomo per fecondarla, per trasformarla in una storia di salvezza e di amore, compito questo che ha lasciato nelle nostre mani. Questa benedizione di Dio che oggi ed ogni giorno scende su ogni donna e uomo di questo mondo altro non è la luce del Suo volto; anche oggi sebbene i nostri volti siano coperti dalle mascherine che nascondono il sorriso siamo chiamati ad essere lo sguardo benevolo di Dio che ci renda capaci di guardare gli altri con amore. Tutto questo è possibile: ho ancora ben presente, fissati nella mia mente i volti, o meglio gli occhi, di medici ed infermieri sconosciuti che si impegnavano nel curarmi dalla polmonite; sono stati giorni segnati dalla sofferenza ed in alcuni momenti anche dalla disperazione che accompagnavano la mia fatica nel respirare, ma quei volti, quelle voci, quegli occhi sono davvero diventati benedizione di Dio sulla mia piccola vita. Proprio per quei volti, per quelle parole di quegli angeli di Dio ringrazio.
In momenti come questi dove si intravvede una luce, ma si è ancora immersi in un mare in tempesta, non ci resta che rivolgere lo sguardo alla mamma, a Maria, Madre di Dio e di tutti noi: è quello che fa la Chiesa ogni anno ed in particolare in questo nuovo anno perché l’amore di una mamma è ciò che più si avvicina all’infinito amore di Dio!
Voglio affidare questo nuovo anno a Maria, lo affido a lei perché donna, perché con il suo “sì” al limite dell’incoscienza di ragazzina ha permesso a Dio di farsi uomo come noi per portarci la salvezza; lei, che per nove mesi ha atteso, si è preparata alla nascita di quel bimbo, figlio di Dio, e poi… eccolo nascere senza che nessuno si accorgesse di lui, il Figlio di Dio, se non alcuni pastori, gli ultimi.
Troppo spesso il nostro sguardo si volge a Maria ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Da buon catechista e pessimo teologo voglio ricordarlo a tutti: Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina ne appiattisce il suo enorme significato umano.
Occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata e che potrebbe allontanarla da noi, solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, madri e padri di Dio portandolo alla luce in questo tempo che ci sembra così buio; Dio nasce, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della Sua volontà d’amore per noi.
A te Maria affido questo anno, a te Madre di Dio e sorella nostra nella fede; a te che hai vissuto la nostra stessa fatica nel comprendere l’incomprensibile ed infinito amore di Dio per tutti noi! Sì, voglio provare a vivere come te, Maria.
Maria è donna che sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria è donna che sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria è donna che sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria è donna che sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Concludo questa mia condivisione con le parole di Francesco in occasione di questa giornata: “In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno[…]. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per «formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri» (Messaggio per la LIV giornata Mondiale della Pace)
Commento 1 gennaio 2020
Per vivere in pienezza il nuovo anno, che oggi inizia, la liturgia ci invita ad essere donne e uomini di benedizione, donne e uomini che portano nel mondo intorno a loro la benedizione di Dio. È un invito questo che sento rivolto a ciascuno di noi, proprio oggi, forse ancora sconvolto da quanto accaduto alcuni giorni fa a Sondrio: quanto odio, quanta indifferenza di fronte alla morte di un bimbo e al dolore di una madre. È un mondo questo dove sembra davvero difficile benedire cioè dire del bene degli altri, abituati come siamo a sottolineare e vedere il male, a scrutare e cercare le ombre dimenticandoci che l’ombra nasce là dove invece c’è la luce, a vivere rapporti diffidenti, a cogliere in fallo chiunque, a sguazzare nelle difficoltà della gente per erigere a sistema politico l’idea che “mors tua, vita mea” (la tua morte è la mia vita). Queste idee e parole, che sono amplificate dalle nuove tecnologie dei social network, ci fanno tutti arrabbiati, arroganti, prepotenti. Proviamo in questo nuovo anno a essere e a vivere come uomini e donne di benedizione in questo mondo di perenni scontenti, convertiamo i nostri occhi per vedere il bene intorno a noi non per vivere un generico ottimismo fondato sul nulla, ma per affermare con forza che Dio mi ama e che è bello vivere come fratelli e sorelle riconoscendo in Dio l’unico Padre.
Il vangelo ci riporta alla notte di Natale e all’annuncio degli angeli: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un Salvatore: questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Seguendo i pastori ritorniamo “senza indugio” a quella mangiatoia, a quella luce che illumina la notte dei nostri cuori. Un bambino avvolto in fasce, solo un bambino: Dio entra nella nostra storia in punta di piedi: non effetti speciali, non botti di capodanno ma un bambino; nessun miracolo, ma un semplice bambino, uno come noi. Se cerchi un Dio onnipotente, giudice severo verso i malvagi, se pretendi un Dio che risolva i problemi della tua vita con prodigi, allora hai sbagliato indirizzo: non è questo il Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è un bimbo avvolto in fasce posto in una mangiatoia, pronto per essere mangiato, cibo di salvezza per tutti coloro che si accosteranno a lui, alimento che dona la capacità di amare, che ci accompagna nella vita, nutrimento per coloro che hanno fame di una vita diversa veramente umana “divinamente” realizzata come i pastori, gli ultimi, gli esclusi!
I pastori, che dopo aver visto il bambino e raccontato ciò che di lui gli era stato detto, ritornano alla loro vita glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto ed udito: hanno visto Dio farsi piccolo, debole, fragile, bisognoso di affetto, Dio che si lascia prendere fra le braccia da persone impure. Non sappiamo se qualcuno di loro avrà cambiato vita, non sappiamo come le loro vite siano cambiate, ma sappiamo che quell’incontro ha saputo scaldare i loro cuori, perché nella loro vita è entrata la gioia di aver incontrato un Dio che ama, ama tutti, ama incondizionatamente, ama perché non sa far altro.
Alle parole dei pastori rimangono tutti stupefatti e la reazione di Maria è stupenda: quella ragazzina meditava, letteralmente raccoglieva e metteva insieme come in un puzzle tutti quegli avvenimenti, tutti quei sentimenti, tutte quelle parole.
Maria non capisce tutto ciò che le accade anche lei ha avuto bisogno di percorrere la sua strada di fede: si stupisce vedendo i pastori o alle parole benedicenti, forti e tremende di Simeone, non comprenderà i comportamenti di suo figlio considerandolo a volte un pazzo; Maria non sempre capisce, ma osserva, ascolta, medita, riflette, mette insieme tutti gli eventi e farà piena luce su tutto come tutti solo dopo la resurrezione di Gesù. Vediamo perciò in Maria una sorella e perciò madre che percorre accanto a noi il suo cammino di fede, un modello certamente, ma non rendiamola diversa da quella che era, una ragazzina, una donna come noi. Ascoltare, guardare, riflettere, meditare, mettere insieme le esperienze e le parole della nostra vita è l’unico modo per cogliere in pienezza il progetto di Dio per noi, per la nostra salvezza, per una vita pienamente realizzata e perciò felice.
Fu Paolo VI ad istituire la Giornata Mondiale della Pace nel 1968 e da allora la Chiesa dedica il primo giorno dell’anno alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria, Madre Di Dio e Regina della Pace. Siamo chiamati non solo a pregare per la pace, ma anche a diventare donne e uomini di pace: il cristiano è pacifista perché pacificato, perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare!
Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno abbiamo in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda.
La pace è un cammino di speranza, un cammino di ascolto e di dialogo, un cammino di riconciliazione e di conversione in particolare ecologica e per fare questo pellegrinaggio “si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile” (Francesco “Messaggio per la LIII giornata Mondiale della Pace).
Il vangelo ci riporta alla notte di Natale e all’annuncio degli angeli: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un Salvatore: questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Seguendo i pastori ritorniamo “senza indugio” a quella mangiatoia, a quella luce che illumina la notte dei nostri cuori. Un bambino avvolto in fasce, solo un bambino: Dio entra nella nostra storia in punta di piedi: non effetti speciali, non botti di capodanno ma un bambino; nessun miracolo, ma un semplice bambino, uno come noi. Se cerchi un Dio onnipotente, giudice severo verso i malvagi, se pretendi un Dio che risolva i problemi della tua vita con prodigi, allora hai sbagliato indirizzo: non è questo il Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è un bimbo avvolto in fasce posto in una mangiatoia, pronto per essere mangiato, cibo di salvezza per tutti coloro che si accosteranno a lui, alimento che dona la capacità di amare, che ci accompagna nella vita, nutrimento per coloro che hanno fame di una vita diversa veramente umana “divinamente” realizzata come i pastori, gli ultimi, gli esclusi!
I pastori, che dopo aver visto il bambino e raccontato ciò che di lui gli era stato detto, ritornano alla loro vita glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto ed udito: hanno visto Dio farsi piccolo, debole, fragile, bisognoso di affetto, Dio che si lascia prendere fra le braccia da persone impure. Non sappiamo se qualcuno di loro avrà cambiato vita, non sappiamo come le loro vite siano cambiate, ma sappiamo che quell’incontro ha saputo scaldare i loro cuori, perché nella loro vita è entrata la gioia di aver incontrato un Dio che ama, ama tutti, ama incondizionatamente, ama perché non sa far altro.
Alle parole dei pastori rimangono tutti stupefatti e la reazione di Maria è stupenda: quella ragazzina meditava, letteralmente raccoglieva e metteva insieme come in un puzzle tutti quegli avvenimenti, tutti quei sentimenti, tutte quelle parole.
Maria non capisce tutto ciò che le accade anche lei ha avuto bisogno di percorrere la sua strada di fede: si stupisce vedendo i pastori o alle parole benedicenti, forti e tremende di Simeone, non comprenderà i comportamenti di suo figlio considerandolo a volte un pazzo; Maria non sempre capisce, ma osserva, ascolta, medita, riflette, mette insieme tutti gli eventi e farà piena luce su tutto come tutti solo dopo la resurrezione di Gesù. Vediamo perciò in Maria una sorella e perciò madre che percorre accanto a noi il suo cammino di fede, un modello certamente, ma non rendiamola diversa da quella che era, una ragazzina, una donna come noi. Ascoltare, guardare, riflettere, meditare, mettere insieme le esperienze e le parole della nostra vita è l’unico modo per cogliere in pienezza il progetto di Dio per noi, per la nostra salvezza, per una vita pienamente realizzata e perciò felice.
Fu Paolo VI ad istituire la Giornata Mondiale della Pace nel 1968 e da allora la Chiesa dedica il primo giorno dell’anno alla preghiera per la pace, affidandola alle tenere mani di Maria, Madre Di Dio e Regina della Pace. Siamo chiamati non solo a pregare per la pace, ma anche a diventare donne e uomini di pace: il cristiano è pacifista perché pacificato, perché vive nel suo cuore la gioia irreversibile del perdono, dell’essere perdonato e del poter pertanto perdonare!
Anche se la pace appare sempre più una pia illusione, il sogno irrealizzabile di un mondo giusto, solidale, fraterno abbiamo in cuore la certezza che la pace è possibile partendo da noi stessi, dal piccolo mondo che quotidianamente ci circonda.
La pace è un cammino di speranza, un cammino di ascolto e di dialogo, un cammino di riconciliazione e di conversione in particolare ecologica e per fare questo pellegrinaggio “si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile” (Francesco “Messaggio per la LIII giornata Mondiale della Pace).
Commento 1 gennaio 2019
Inizia un nuovo anno e la liturgia ci propone la festa di Maria Madre di Dio; mi pare il modo migliore per iniziare perché proprio a partire dal Sì di quella ragazzina ha potuto poi svilupparsi l’azione di salvezza di Dio attraverso il Figlio Gesù Cristo. Dio infatti ha voluto entrare nella storia del mondo e dell’umanità affidandosi alla libera volontà di Maria. Quanti teologi hanno tentato di dare una risposta alla domanda su cosa sarebbe successo se Maria avesse detto No. È questa una domanda che a me francamente poco interessa; ciò che importa è che, di fronte all’annuncio dell’angelo, Maria si sia affidata all’immensa tenerezza del suo creatore. Ecco ciò che chiedo oggi per me e per ciascuno di noi è quel coraggio, quella fiducia per poter rispondere positivamente all’invito che il Signore mi fa ogni giorno di andare a lavorare nella sua vigna.
Allora affidiamo con fiducia l’anno che sta per cominciare a Maria, lo affidiamo a lei perché donna e perché la sentiamo come madre di tutti noi. Concludiamo questo 2018 contando il numero (ben 81) di tutte quelle donne che sono morte per la violenza subita in famiglia dall’uomo che loro avevano amato, ma siamo consapevoli che solo una mamma, solo una donna può aiutarci nel nostro cammino. Allora mi pare importante mettersi in cammino per diventare tutti un po’ come Maria in un percorso che ci porti ad accogliere Dio che ci ama!
In molte parti del vangelo sembra che Maria non capisca ciò che le sta accadendo, ciò che il figlio sta facendo, ma pur non comprendendo sa meditare ogni cosa nel suo cuore e sa lasciarsi andare all’incomprensibile progetto di Dio. Ecco perché la invochiamo come Madre di Dio e madre nostra!
Maria sa ascoltare ed invita tutti noi ad imparare ad ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so davvero ascoltare. L’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice, pertanto so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, solo se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria sa guardare ed invita tutti noi ad imparare a guardare: Maria è sempre attenta a ciò che accade intorno a lei, ma i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni. Non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria sa meditare ed invita tutti noi a meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria sa fare silenzio ed invita tutti noi a fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, tra le troppe parole spesso urlate in faccia agli altri pensando così di avere più ragione perché usiamo un volume di voce più alto, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Affidiamo questo nuovo anno e tutta la nostra vita a Maria, provando ad imparare da lei come sia meraviglioso vivere affidandosi al tenero abbraccio di Dio.
Allora affidiamo con fiducia l’anno che sta per cominciare a Maria, lo affidiamo a lei perché donna e perché la sentiamo come madre di tutti noi. Concludiamo questo 2018 contando il numero (ben 81) di tutte quelle donne che sono morte per la violenza subita in famiglia dall’uomo che loro avevano amato, ma siamo consapevoli che solo una mamma, solo una donna può aiutarci nel nostro cammino. Allora mi pare importante mettersi in cammino per diventare tutti un po’ come Maria in un percorso che ci porti ad accogliere Dio che ci ama!
In molte parti del vangelo sembra che Maria non capisca ciò che le sta accadendo, ciò che il figlio sta facendo, ma pur non comprendendo sa meditare ogni cosa nel suo cuore e sa lasciarsi andare all’incomprensibile progetto di Dio. Ecco perché la invochiamo come Madre di Dio e madre nostra!
Maria sa ascoltare ed invita tutti noi ad imparare ad ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so davvero ascoltare. L’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice, pertanto so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, solo se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria sa guardare ed invita tutti noi ad imparare a guardare: Maria è sempre attenta a ciò che accade intorno a lei, ma i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni. Non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria sa meditare ed invita tutti noi a meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria sa fare silenzio ed invita tutti noi a fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, tra le troppe parole spesso urlate in faccia agli altri pensando così di avere più ragione perché usiamo un volume di voce più alto, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Affidiamo questo nuovo anno e tutta la nostra vita a Maria, provando ad imparare da lei come sia meraviglioso vivere affidandosi al tenero abbraccio di Dio.
Commento 1 gennaio 2018
Ogni inizio d’anno la Chiesa ci propone la festa di Maria Madre di Dio probabilmente per ricordarci che proprio dal Sì di quella ragazzina ha potuto poi svolgersi l’azione di salvezza di Dio attraverso il Figlio Gesù Cristo. Dio infatti ha voluto entrare nella storia del mondo e dell’umanità affidandosi alla libera volontà di Maria; cosa sarebbe successo se Maria avesse detto No? Quanti teologi hanno tentato di dare una risposta a questa domanda, che francamente a me poco interessa. Io so che Maria ha detto Sì ed è quello che importa!
Ma attenzione troppo spesso il nostro sguardo si volge a Maria ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina a volte ne limita, ne appiattisce il suo enorme significato umano. Questa festa potrebbe nella sua dicitura lasciare aperti varchi pericolosi all’ipotesi di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ad un primo ascolto potevano quelle parole apparire irrispettose nei confronti di Maria, ma non erano altro, secondo me, che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata e che potrebbe allontanarla da noi; ella è donna, un essere umano come tutti noi! Solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, fratelli e sorelle di Dio, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della volontà d’amore di Dio per noi. Ecco allora risplendere l’esempio di Maria:
Maria è donna che sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria è donna che sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria è donna che sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria è donna che sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Affidiamo questo nuovo anno e tutta la nostra vita a Maria, provando ad imparare da lei come sia meraviglioso vivere affidandosi al tenero abbraccio di Dio.
Ma attenzione troppo spesso il nostro sguardo si volge a Maria ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina a volte ne limita, ne appiattisce il suo enorme significato umano. Questa festa potrebbe nella sua dicitura lasciare aperti varchi pericolosi all’ipotesi di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ad un primo ascolto potevano quelle parole apparire irrispettose nei confronti di Maria, ma non erano altro, secondo me, che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Occorre far scendere Maria da quel piedistallo su cui l’abbiamo relegata e che potrebbe allontanarla da noi; ella è donna, un essere umano come tutti noi! Solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, fratelli e sorelle di Dio, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della volontà d’amore di Dio per noi. Ecco allora risplendere l’esempio di Maria:
Maria è donna che sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria è donna che sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria è donna che sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria è donna che sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Affidiamo questo nuovo anno e tutta la nostra vita a Maria, provando ad imparare da lei come sia meraviglioso vivere affidandosi al tenero abbraccio di Dio.
Commento 1 gennaio 2017
Così come era accaduto prima di celebrare il Natale, ancora una volta la Chiesa si ferma a lodare la figura di Maria a una settimana dalla nascita di Gesù.
Ma attenzione troppo spesso il nostro sguardo si volge a Maria ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina a volte ne limita, ne appiattisce il suo enorme significato umano. Questa festa potrebbe nella sua dicitura lasciare aperti varchi pericolosi all’ipotesi di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ad un primo ascolto potevano quelle parole apparire irrispettose nei confronti di Maria, ma non erano altro, secondo me, che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). In questo modo Maria scende dal suo piedistallo che potrebbe allontanarla da noi: ella è donna, ragazzina, è un essere umano come tutti noi; solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, fratelli e sorelle di Dio, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della volontà d’amore di Dio per noi. Ecco allora risplendere l’esempio di Maria, che sapeva “custodire tutte ciò che viveva ed udiva, meditando ogni cosa nel suo cuore” (cfr. Lc 2,19).
Chissà allora cosa hai pensato Maria quella notte: per nove mesi hai atteso, ti sei preparata alla nascita di quel bimbo, figlio di Dio, e poi… eccolo nascere e nessuno pronto ad accoglierlo (“non vi era posto per lui nell’alloggio” Lc 2,7) e senza che nessuno si accorgesse di lui, il Figlio di Dio, se non alcuni pastori; proprio dei pastori, che presso gli Ebrei a quel tempo erano assimilabili ai nostri zingari.
Il Figlio di Dio nasceva escluso tra gli esclusi: ma che razza di Dio è questo, avrai pensato. Sì, ti sarai detta, è proprio quel Dio lì, quello che ha scelto un’umile ragazzina di Nazareth per farla diventare sua madre; sì, è quel Dio lì, quello nel quale il tuo spirito esultava e che hai cantato e descritto così bene nel Magnificat. (Lc 1,46-55)
Ma attenzione troppo spesso il nostro sguardo si volge a Maria ritenendola qualcuno a noi superiore, come se fosse una entità divina. Maria non è la quarta persona della Trinità; non ha nulla di divino ed il ritenere lei come creatura divina a volte ne limita, ne appiattisce il suo enorme significato umano. Questa festa potrebbe nella sua dicitura lasciare aperti varchi pericolosi all’ipotesi di trovarsi di fronte a qualcuno di non umano. Maria è certamente la madre di Dio per via di natura umana, ma il significato della sua maternità ce lo rivela Gesù stesso, quando interrogato sul suo rapporto con Maria che era venuta a cercarlo rispose: “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Ad un primo ascolto potevano quelle parole apparire irrispettose nei confronti di Maria, ma non erano altro, secondo me, che la conferma del ruolo di quella donna: ella era madre proprio in virtù del fatto che aveva saputo rispondere alla proposta del progetto di Dio con il suo “fiat”, “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). In questo modo Maria scende dal suo piedistallo che potrebbe allontanarla da noi: ella è donna, ragazzina, è un essere umano come tutti noi; solo così potrà parlare alle nostre vite, perché anche noi possiamo diventare, se lo vogliamo, fratelli e sorelle di Dio, vivendo la nostra umile vita nell’ascolto e nella attenta realizzazione della volontà d’amore di Dio per noi. Ecco allora risplendere l’esempio di Maria, che sapeva “custodire tutte ciò che viveva ed udiva, meditando ogni cosa nel suo cuore” (cfr. Lc 2,19).
Chissà allora cosa hai pensato Maria quella notte: per nove mesi hai atteso, ti sei preparata alla nascita di quel bimbo, figlio di Dio, e poi… eccolo nascere e nessuno pronto ad accoglierlo (“non vi era posto per lui nell’alloggio” Lc 2,7) e senza che nessuno si accorgesse di lui, il Figlio di Dio, se non alcuni pastori; proprio dei pastori, che presso gli Ebrei a quel tempo erano assimilabili ai nostri zingari.
Il Figlio di Dio nasceva escluso tra gli esclusi: ma che razza di Dio è questo, avrai pensato. Sì, ti sarai detta, è proprio quel Dio lì, quello che ha scelto un’umile ragazzina di Nazareth per farla diventare sua madre; sì, è quel Dio lì, quello nel quale il tuo spirito esultava e che hai cantato e descritto così bene nel Magnificat. (Lc 1,46-55)
Commento 1 gennaio 2016
Ogni inizio d’anno la Chiesa ci propone la festa di Maria Madre di Dio probabilmente per ricordarci che proprio dal Sì di quella ragazzina ha potuto poi svolgersi l’azione di salvezza di Dio attraverso il Figlio Gesù Cristo. Dio infatti ha voluto entrare nella storia del mondo e dell’umanità affidandosi alla libera volontà di Maria; cosa sarebbe successo se Maria avesse detto No? Quanti teologi avranno tentato di dare una risposta a questa domanda, che francamente a me poco interessa. Io so che Maria ha detto Sì ed è quello che importa! Ciò che sembra importante è per me avere quel coraggio, quella fiducia per poter anche io rispondere positivamente all’invito che il Signore mi fa ogni giorno di andare a lavorare nella sua vigna.
Certamente esiste una ricetta per avere quel coraggio e quella fiducia nell’opera di Dio che furono in Maria; ma quale?
Forse essere come Maria attenti a ciò che ci succede intorno potrebbe essere un inizio; ma come fare?
Maria sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Affidiamo questo nuovo anno e tutta la nostra vita a Maria, provando ad imparare da lei come sia meraviglioso vivere affidandosi al tenero abbraccio di Dio.
Certamente esiste una ricetta per avere quel coraggio e quella fiducia nell’opera di Dio che furono in Maria; ma quale?
Forse essere come Maria attenti a ciò che ci succede intorno potrebbe essere un inizio; ma come fare?
Maria sa ascoltare: quante persone mi parlano ogni giorno, ma quante di quelle parole so ascoltare, perché l’ascolto presuppone la partecipazione emotiva verso la persona che mi parla e verso le cose che mi dice. Quindi so ascoltare solo se della persona che ho di fronte mi importa qualcosa, se voglio condividere ciò che mi sta dicendo.
Maria sa guardare: gli occhi di Maria sono sempre attenti a ciò che accade intorno a lei; i suoi non sono gli occhi curiosi di chi cerca di sapere gli affari degli altri, sono gli occhi amorevoli di una mamma che guarda i suoi figli per coglierne gli eventuali bisogni; non sono occhi avidi di ricchezza e di potere, ma gli occhi limpidi di chi sa vedere solo le cose belle presenti nel cuore degli altri.
Maria sa meditare: più volte nel vangelo ci viene detto come di fronte a ciò che le accadeva dopo aver ascoltato e dopo aver guardato Maria sapeva ritornare sulle vicende accadute; è questo l’unico modo per cogliere il significato vero della vita.
Maria sa fare silenzio: perché nel frastuono dei rumori di sottofondo del mondo, il silenzio è il solo modo che abbiamo per riconoscere la voce di Dio che ci chiama.
Affidiamo questo nuovo anno e tutta la nostra vita a Maria, provando ad imparare da lei come sia meraviglioso vivere affidandosi al tenero abbraccio di Dio.