ASCENSIONE DEL SIGNORE Anno B
Vangelo Mc 16, 15-20
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Commento 16 maggio 2021
Eccoci qua alla conclusione della storia, sono infatti questi gli ultimi versetti del vangelo; una tomba vuota (Mc 16,1-8), l’incontro del Risorto con la Maddalena e con i discepoli in cammino verso Emmaus con l’incredulità degli apostoli (Mc 16,9-13) ed infine quest’ultima apparizione agli stessi Undici mentre erano a tavola prima di ascendere al Padre (Mc 16,14-20).
Risuonano con forza alle mie orecchie e nel cuore quegli ultimi due versetti: “Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”, sembra la fine di tutto ed invece no! Alla partenza di Gesù verso il Padre, corrisponde quella degli apostoli verso gli uomini e le donne di questo mondo per predicare ed annunciare il vangelo dell’infinito amore di Dio per ciascuno di noi.
Celebriamo oggi l’ascensione di Gesù in cielo, una festa che ci obbliga a riconoscere che Dio è davvero in ogni luogo, che non è esclusivamente nostro, che il suo amore non ha, non può avere confini. Gesù non sale in cielo, ma con il Padre e lo Spirito entra in profondità nel cuore di ogni uomo e donna; ricordo la battuta di Gagarin, astronauta sovietico, che, mentre volteggiava nello spazio dove mai nessun uomo era arrivato, avrebbe esclamato “Quassù non vedo nessun Dio!”. Quanto stupida mi appare quella affermazione, se penso che Dio, presente nel cuore di quell’uomo, invece finalmente era anche in cielo.
L’Ascensione del Signore è la celebrazione di due partenze, quella di Gesù verso l’intimo e il profondo, ma soprattutto quella degli apostoli verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa capace di scardinare il mondo vecchio.
Proprio questa seconda partenza, oggi siamo chiamati a celebrare, a rinnovare, a rendere attuale e concreta perché i discepoli di Cristo non sono uomini che guardano al cielo (At 1,11), ma uomini e donne che coraggiosamente, testardamente, gioiosamente si rimboccano le maniche per annunciare il vangelo costruendo concretamente quel mondo che Dio da sempre ha sognato e voluto.
“Andate in tutto il mondo!”: è l’invito ad allargare le braccia per abbracciare ogni persona, ogni creatura, a generare vita intorno a noi, ad annunciare il vangelo, l’unica parola di salvezza perché è la bella notizia che siamo amati al di là di ogni nostro peccato, di ogni nostro limite perché amare è l’unica cosa che Dio sa fare!
Per le strade del mondo camminiamo con un unico compito, predicare il vangelo con la nostra vita, perché se non annunciamo un vangelo incarnato, reso concreto dalle nostre scelte, dal nostro stile di vita, le nostre parole resteranno lettera morta. Così raccomandava ai suoi frati Francesco: “Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole!”
Certo il nostro Dio sarà anche onnipotente, ma non mi sembra un grande esperto di marketing, se dopo aver rimproverato i discepoli per la loro poca fede si fida di loro, si fida oggi di ciascuno di noi e lascia nelle nostre povere ed incredule mani il suo vangelo!
Ogni mattina prima di uscire per andare al lavoro me lo domando rivisitando i volti dei ragazzi che incontrerò in quella giornata: come posso io annunciare il vangelo? Le mie umili e povere forze mi sembrano ogni giorno sempre più insufficienti, ma poi mi ritornano in cuore quelle dolci parole: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!” (Mt 28,20); sì, perché in questo nostro cammino tra difficoltà e momenti di gioia sappiamo di poter contare sulla promessa di Gesù, che agisce insieme a noi e conferma la sua Parola con i segni del suo amore (Mc 16,20).
Cacceranno i demoni: lasciamo perdere gli esorcismi, i nostri demoni sono altri, sono l’orgoglio, la sete di potere, la bramosia del denaro, il rancore, il desiderio di vendetta, la falsità, l’egoismo... ecco i nostri demoni! Chi accoglie e vive nella logica dell’amore, libera il cuore da tutte queste tensioni che ci rendono meno umani, meno sorelle e fratelli, figli dell’unico Dio.
Parleranno lingue nuove (il termine greco non indica “lingua”, ma “linguaggio”): troppe volte, lo vediamo anche in questi giorni nella stessa terra che i piedi di Gesù hanno calpestato, l’uomo utilizza la lingua della forza, della violenza, dell’oppressione del più forte sul più debole, della guerra. I discepoli di Cristo no, non possono usare quel tipo di parole; il vangelo usa e porta un linguaggio nuovo, quello dell’amore, del perdono, dell’accoglienza, della tolleranza, del servizio incondizionato, della conversione. Sarà questo un linguaggio che per noi, discepoli di Cristo, dovrà diventare naturale, normale nelle relazioni con coloro che incontriamo ogni giorno.
Prenderanno in mano serpenti: il serpente nella bibbia è simbolo del nemico della vita, colui che con l’inganno può togliertela (Gn 3) e quando questa paura sarà superata si potrà inaugurare il regno del Messia che viene (Is 11,8). Chi accoglie la bella notizia del vangelo può tornare a prendere in mano la sua vita senza paura, può iniziare a costruire il regno di Dio dentro di sé e attorno a sé.
Berranno qualche veleno...: quanto i falsi valori, la felicità effimera del piacere inquinano i nostri cuori malati; quante volte buttiamo via le nostre vite in cose inutili nella ricerca del piacere, del successo, della ricchezza. Il Vangelo ci riporta a ciò che solo davvero conta perché tutto cesserà e solo l’amore non avrà mai fine (1Cor 13,8)
Imporranno le mani ai malati e questi avranno bene (è preferibile questa traduzione per non indurre a pensare ad una guarigione solo fisica): chi saprà accogliere l’annuncio del vangelo riuscirà anche a trovare un senso alla sofferenza e ai momenti dolorosi della vita, perché nella malattia sarà possibile trovare sorelle e fratelli pronti a condividere le fatiche di quei momenti difficili. Non ringrazierò mai abbastanza per quanto vissuto alcuni mesi fa in ospedale quando in quei giorni così difficili: è vero, mi mancava anche l’ossigeno per respirare, ma ho scoperto di poter contare non solo sull’affetto della mia famiglia, sulla preghiera e sulla vicinanza anche laica degli amici, ma soprattutto su quei sorrisi mai banali e sempre di capaci di superare le fatiche della giornata di tanti medici ed infermieri sconosciuti che si sono occupati di me!
Andiamo per le vie del mondo con la certezza che Cristo opera con noi in ogni gesto di bontà: Dio oggi può operare soltanto attraverso di noi, può camminare lungo le strade dell’uomo soltanto con i nostri piedi, può sussurrare le sue dolci parole d’amore soltanto attraverso le nostre voci, può costruire il mondo nuovo soltanto attraverso le nostre mani. Dio si è affidato a noi e oggi può amare soprattutto attraverso i nostri cuori!
Risuonano con forza alle mie orecchie e nel cuore quegli ultimi due versetti: “Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”, sembra la fine di tutto ed invece no! Alla partenza di Gesù verso il Padre, corrisponde quella degli apostoli verso gli uomini e le donne di questo mondo per predicare ed annunciare il vangelo dell’infinito amore di Dio per ciascuno di noi.
Celebriamo oggi l’ascensione di Gesù in cielo, una festa che ci obbliga a riconoscere che Dio è davvero in ogni luogo, che non è esclusivamente nostro, che il suo amore non ha, non può avere confini. Gesù non sale in cielo, ma con il Padre e lo Spirito entra in profondità nel cuore di ogni uomo e donna; ricordo la battuta di Gagarin, astronauta sovietico, che, mentre volteggiava nello spazio dove mai nessun uomo era arrivato, avrebbe esclamato “Quassù non vedo nessun Dio!”. Quanto stupida mi appare quella affermazione, se penso che Dio, presente nel cuore di quell’uomo, invece finalmente era anche in cielo.
L’Ascensione del Signore è la celebrazione di due partenze, quella di Gesù verso l’intimo e il profondo, ma soprattutto quella degli apostoli verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa capace di scardinare il mondo vecchio.
Proprio questa seconda partenza, oggi siamo chiamati a celebrare, a rinnovare, a rendere attuale e concreta perché i discepoli di Cristo non sono uomini che guardano al cielo (At 1,11), ma uomini e donne che coraggiosamente, testardamente, gioiosamente si rimboccano le maniche per annunciare il vangelo costruendo concretamente quel mondo che Dio da sempre ha sognato e voluto.
“Andate in tutto il mondo!”: è l’invito ad allargare le braccia per abbracciare ogni persona, ogni creatura, a generare vita intorno a noi, ad annunciare il vangelo, l’unica parola di salvezza perché è la bella notizia che siamo amati al di là di ogni nostro peccato, di ogni nostro limite perché amare è l’unica cosa che Dio sa fare!
Per le strade del mondo camminiamo con un unico compito, predicare il vangelo con la nostra vita, perché se non annunciamo un vangelo incarnato, reso concreto dalle nostre scelte, dal nostro stile di vita, le nostre parole resteranno lettera morta. Così raccomandava ai suoi frati Francesco: “Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole!”
Certo il nostro Dio sarà anche onnipotente, ma non mi sembra un grande esperto di marketing, se dopo aver rimproverato i discepoli per la loro poca fede si fida di loro, si fida oggi di ciascuno di noi e lascia nelle nostre povere ed incredule mani il suo vangelo!
Ogni mattina prima di uscire per andare al lavoro me lo domando rivisitando i volti dei ragazzi che incontrerò in quella giornata: come posso io annunciare il vangelo? Le mie umili e povere forze mi sembrano ogni giorno sempre più insufficienti, ma poi mi ritornano in cuore quelle dolci parole: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!” (Mt 28,20); sì, perché in questo nostro cammino tra difficoltà e momenti di gioia sappiamo di poter contare sulla promessa di Gesù, che agisce insieme a noi e conferma la sua Parola con i segni del suo amore (Mc 16,20).
Cacceranno i demoni: lasciamo perdere gli esorcismi, i nostri demoni sono altri, sono l’orgoglio, la sete di potere, la bramosia del denaro, il rancore, il desiderio di vendetta, la falsità, l’egoismo... ecco i nostri demoni! Chi accoglie e vive nella logica dell’amore, libera il cuore da tutte queste tensioni che ci rendono meno umani, meno sorelle e fratelli, figli dell’unico Dio.
Parleranno lingue nuove (il termine greco non indica “lingua”, ma “linguaggio”): troppe volte, lo vediamo anche in questi giorni nella stessa terra che i piedi di Gesù hanno calpestato, l’uomo utilizza la lingua della forza, della violenza, dell’oppressione del più forte sul più debole, della guerra. I discepoli di Cristo no, non possono usare quel tipo di parole; il vangelo usa e porta un linguaggio nuovo, quello dell’amore, del perdono, dell’accoglienza, della tolleranza, del servizio incondizionato, della conversione. Sarà questo un linguaggio che per noi, discepoli di Cristo, dovrà diventare naturale, normale nelle relazioni con coloro che incontriamo ogni giorno.
Prenderanno in mano serpenti: il serpente nella bibbia è simbolo del nemico della vita, colui che con l’inganno può togliertela (Gn 3) e quando questa paura sarà superata si potrà inaugurare il regno del Messia che viene (Is 11,8). Chi accoglie la bella notizia del vangelo può tornare a prendere in mano la sua vita senza paura, può iniziare a costruire il regno di Dio dentro di sé e attorno a sé.
Berranno qualche veleno...: quanto i falsi valori, la felicità effimera del piacere inquinano i nostri cuori malati; quante volte buttiamo via le nostre vite in cose inutili nella ricerca del piacere, del successo, della ricchezza. Il Vangelo ci riporta a ciò che solo davvero conta perché tutto cesserà e solo l’amore non avrà mai fine (1Cor 13,8)
Imporranno le mani ai malati e questi avranno bene (è preferibile questa traduzione per non indurre a pensare ad una guarigione solo fisica): chi saprà accogliere l’annuncio del vangelo riuscirà anche a trovare un senso alla sofferenza e ai momenti dolorosi della vita, perché nella malattia sarà possibile trovare sorelle e fratelli pronti a condividere le fatiche di quei momenti difficili. Non ringrazierò mai abbastanza per quanto vissuto alcuni mesi fa in ospedale quando in quei giorni così difficili: è vero, mi mancava anche l’ossigeno per respirare, ma ho scoperto di poter contare non solo sull’affetto della mia famiglia, sulla preghiera e sulla vicinanza anche laica degli amici, ma soprattutto su quei sorrisi mai banali e sempre di capaci di superare le fatiche della giornata di tanti medici ed infermieri sconosciuti che si sono occupati di me!
Andiamo per le vie del mondo con la certezza che Cristo opera con noi in ogni gesto di bontà: Dio oggi può operare soltanto attraverso di noi, può camminare lungo le strade dell’uomo soltanto con i nostri piedi, può sussurrare le sue dolci parole d’amore soltanto attraverso le nostre voci, può costruire il mondo nuovo soltanto attraverso le nostre mani. Dio si è affidato a noi e oggi può amare soprattutto attraverso i nostri cuori!
Commento 13 maggio 2018
Celebriamo oggi l’ascensione di Gesù in cielo, una festa che ci obbliga a riconoscere che Dio è davvero in ogni luogo, che non è esclusivamente nostro, che il suo amore non ha, non può avere confini. Ricordo la battuta di Gagarin, astronauta sovietico, che, mentre volteggiava nello spazio dove mai nessun uomo era arrivato, avrebbe esclamato “Quassù non vedo nessun Dio!”. Cristo non se ne va, sparisce solo dai nostri sguardi e allora quanto stupida mi appare quella affermazione, se penso che Dio invece finalmente era anche in cielo presente nel cuore di quell’uomo.
L’Ascensione del Signore è la celebrazione di due partenze, quella di Gesù verso l’intimo e il profondo; quella degli apostoli verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa capace di scardinare il mondo così come l’abbiamo conosciuto. Ed è questa seconda partenza che oggi siamo chiamati a celebrare: “Andate in tutto il mondo!”: è l’invito ad allargare le braccia per abbracciare ogni cosa, a respirare in comunione con ogni vivente, a sentire il vangelo, l’unica parola di felicità, dilagare in ogni luogo di questo mondo come ossigeno e acqua fresca, a generare vita intorno a noi!
Per le strade del mondo camminiamo con un unico compito, predicare il vangelo con la nostra vita; se non annunciamo un vangelo incarnato, reso concreto dalle nostre scelte, dal nostro stile di vita, le nostre parole resteranno lettera morta. Così raccomandava ai suoi frati Francesco: “Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole!”
Possiamo noi davvero annunciare il vangelo? Anche se le nostre umili e povere forze troppe volte appaiono insufficienti, possiamo contare sulla promessa di Gesù che agisce: “insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. Gesù indica 5 segni che ogni credente quando accoglie l’annuncio del vangelo genera intorno a sé: sono segni di vita nuova.
Cacceranno i demoni: lasciamo perdere gli esorcismi, non si sta parlando di quel tipo di demoni; qui Gesù parla della forza del vangelo che ci aiuta a sconfiggere tutte quelle forze di morte che abbiamo dentro di noi: l’orgoglio, la sete di potere, la bramosia del denaro, il rancore, il desiderio di vendetta, la falsità, l’egoismo... ecco i nostri demoni! Chi accoglie e vive nella logica dell’amore, vangelo per le nostre vite, libera il cuore da tutte queste tensioni che ci rendono meno umani, meno sorelle e fratelli, figli dell’unico Dio.
Parleranno lingue nuove: qui l’aggettivo greco non indica una nuova lingua, ma un linguaggio completamente nuovo. Troppe volte, lo vediamo anche in questi giorni, l’uomo utilizza la lingua della forza, della violenza, dell’oppressione del più forte sul più debole, della guerra; il vangelo usa e porta un linguaggio nuovo, quello dell’amore, del perdono, dell’accoglienza, della tolleranza, del servizio incondizionato, della conversione. Sarà questo un linguaggio che per noi, discepoli di Cristo, dovrà diventare naturale, normale nelle relazioni con coloro che incontriamo ogni giorno.
Prenderanno in mano serpenti: il serpente nella bibbia è simbolo del nemico della vita, colui che con l’inganno può toglierti la vita (cfr. Gen 3) ed il superamento della paura di questo inaugura il regno del Messia che viene (Is 11,8). Quando il vangelo è accolto il discepolo può tornare a prendere in mano la sua vita senza paura, può iniziare a costruire il regno di Dio.
Berranno qualche veleno...: in questo segno intravvedo il veleno che inquina l’aria del nostro mondo, le proposte di una felicità semplice da raggiungere ed illusoria. A questo veleno troppe volte noi ci accostiamo per bere e dico questo soprattutto in riferimento ai giovani: quanti ragazzi e ragazze buttano via la loro vita! A tutti rivolgo l’invito di Giovanni: “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui [...] ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!”
Imporranno le mani ai malati...: sarebbe più opportuna la traduzione “avranno bene” piuttosto che “guariranno”, parola che ci induce a pensare ad una guarigione soprattutto fisica. Qui si intende al contrario che chi saprà accogliere l’annuncio del vangelo riuscirà anche a trovare un senso alla sofferenza e ai momenti dolorosi della vita, perché nella malattia sarà possibile trovare sorelle e fratelli pronti a condividere le fatiche di quei momenti difficili.
La festa di oggi diventa così la celebrazione della missione che il Signore ci affida, missione nella quale sappiamo con certezza che il Signore agisce insieme a noi. Cristo opera con noi in ogni gesto di bontà; in ogni parola di vita è lui che parla; in ogni costruzione di pace è lui che con noi edifica il mondo.
Dio oggi può operare soltanto attraverso di noi, può camminare lungo le strade dell’uomo soltanto con i nostri piedi, può sussurrare le sue dolci parole d’amore soltanto attraverso le nostre voci, può costruire il mondo nuovo soltanto attraverso le nostre mani. Viviamo con gioia questo nostro cammino!
L’Ascensione del Signore è la celebrazione di due partenze, quella di Gesù verso l’intimo e il profondo; quella degli apostoli verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa capace di scardinare il mondo così come l’abbiamo conosciuto. Ed è questa seconda partenza che oggi siamo chiamati a celebrare: “Andate in tutto il mondo!”: è l’invito ad allargare le braccia per abbracciare ogni cosa, a respirare in comunione con ogni vivente, a sentire il vangelo, l’unica parola di felicità, dilagare in ogni luogo di questo mondo come ossigeno e acqua fresca, a generare vita intorno a noi!
Per le strade del mondo camminiamo con un unico compito, predicare il vangelo con la nostra vita; se non annunciamo un vangelo incarnato, reso concreto dalle nostre scelte, dal nostro stile di vita, le nostre parole resteranno lettera morta. Così raccomandava ai suoi frati Francesco: “Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole!”
Possiamo noi davvero annunciare il vangelo? Anche se le nostre umili e povere forze troppe volte appaiono insufficienti, possiamo contare sulla promessa di Gesù che agisce: “insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. Gesù indica 5 segni che ogni credente quando accoglie l’annuncio del vangelo genera intorno a sé: sono segni di vita nuova.
Cacceranno i demoni: lasciamo perdere gli esorcismi, non si sta parlando di quel tipo di demoni; qui Gesù parla della forza del vangelo che ci aiuta a sconfiggere tutte quelle forze di morte che abbiamo dentro di noi: l’orgoglio, la sete di potere, la bramosia del denaro, il rancore, il desiderio di vendetta, la falsità, l’egoismo... ecco i nostri demoni! Chi accoglie e vive nella logica dell’amore, vangelo per le nostre vite, libera il cuore da tutte queste tensioni che ci rendono meno umani, meno sorelle e fratelli, figli dell’unico Dio.
Parleranno lingue nuove: qui l’aggettivo greco non indica una nuova lingua, ma un linguaggio completamente nuovo. Troppe volte, lo vediamo anche in questi giorni, l’uomo utilizza la lingua della forza, della violenza, dell’oppressione del più forte sul più debole, della guerra; il vangelo usa e porta un linguaggio nuovo, quello dell’amore, del perdono, dell’accoglienza, della tolleranza, del servizio incondizionato, della conversione. Sarà questo un linguaggio che per noi, discepoli di Cristo, dovrà diventare naturale, normale nelle relazioni con coloro che incontriamo ogni giorno.
Prenderanno in mano serpenti: il serpente nella bibbia è simbolo del nemico della vita, colui che con l’inganno può toglierti la vita (cfr. Gen 3) ed il superamento della paura di questo inaugura il regno del Messia che viene (Is 11,8). Quando il vangelo è accolto il discepolo può tornare a prendere in mano la sua vita senza paura, può iniziare a costruire il regno di Dio.
Berranno qualche veleno...: in questo segno intravvedo il veleno che inquina l’aria del nostro mondo, le proposte di una felicità semplice da raggiungere ed illusoria. A questo veleno troppe volte noi ci accostiamo per bere e dico questo soprattutto in riferimento ai giovani: quanti ragazzi e ragazze buttano via la loro vita! A tutti rivolgo l’invito di Giovanni: “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui [...] ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!”
Imporranno le mani ai malati...: sarebbe più opportuna la traduzione “avranno bene” piuttosto che “guariranno”, parola che ci induce a pensare ad una guarigione soprattutto fisica. Qui si intende al contrario che chi saprà accogliere l’annuncio del vangelo riuscirà anche a trovare un senso alla sofferenza e ai momenti dolorosi della vita, perché nella malattia sarà possibile trovare sorelle e fratelli pronti a condividere le fatiche di quei momenti difficili.
La festa di oggi diventa così la celebrazione della missione che il Signore ci affida, missione nella quale sappiamo con certezza che il Signore agisce insieme a noi. Cristo opera con noi in ogni gesto di bontà; in ogni parola di vita è lui che parla; in ogni costruzione di pace è lui che con noi edifica il mondo.
Dio oggi può operare soltanto attraverso di noi, può camminare lungo le strade dell’uomo soltanto con i nostri piedi, può sussurrare le sue dolci parole d’amore soltanto attraverso le nostre voci, può costruire il mondo nuovo soltanto attraverso le nostre mani. Viviamo con gioia questo nostro cammino!