Terza domenica di Avvento Anno B
Vangelo Gv 1, 6-8. 19-28
Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Commento 17 dicembre 2023
“Fratelli, siate sempre lieti...: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.” (1Ts 5,16); è questo il cuore della “buona notizia” di oggi, domenica della gioia (“Gaudete”), terza domenica di Avvento, una gioia che per il discepolo di Cristo diventa “imperativo categorico”, un atteggiamento essenziale nella vita; siamo, infatti, chiamati alla gioia perché questa è la nostra vocazione, per questo siamo stati creati da Dio!
Ci sono certamente momenti di buio nelle nostre vite, eppure vogliamo ostinatamente credere che anche nelle tenebre più oscure c’è pur sempre un piccolo, forse impercettibile, raggio di luce, capace di donarci istanti di gioia, perché, se ce ne fossimo dimenticati in questi tempi così difficili, Dio è vicino, Dio è con noi, Dio viene nelle nostre notti.
Questo è Natale: la luce dell’amore che squarcia le tenebre del mio egoismo per riportarmi a ciò che davvero conta nella vita; Natale è la festa della luce che illumina le nostre vite, è celebrare Dio che viene nelle tenebre per donare gioia, è vivere l’amore di un Dio che non abbandona mai le sue creature nei momenti bui e di momenti tristi. Natale è il giorno senza fine in cui possiamo urlare: “Io gioisco pienamente nel Signore… perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza!” (Is 61,10)
Nel vangelo ci viene presentata la figura del Battista, un “uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”, parole semplici, ma significative. Un uomo con un compito già scritto nel suo nome, un nome nuovo, che nessuno aveva mai avuto prima nella sua famiglia (Lc 1,61): Giovanni (Yochanan) cioè Dio è amore, misericordia. Ecco il nuovo volto di Dio: se ci è stato raccontato che Dio ci ama secondo i nostri meriti e per la nostra bontà ed allontana da Sé il peccatore, Gesù ci rivela un Dio Padre/Madre che è amore incondizionato; se ci è stato presentato un Dio, Essere perfettissimo e giudice inesorabile dei nostri comportamenti, Gesù ci rivela come queste siano solo maschere che gli uomini hanno posto sul volto di Dio, deturpandolo, poiché abbiamo proiettato su di Lui le nostre cattiverie e la nostra giustizia “disumana”, mentre in realtà, Dio è amore e solo amore!
Vorrei far notare che se nei sinottici il Battista era presentato come il precursore, colui che doveva preparare il popolo ad accogliere il Messia, l’evangelista Giovanni ce lo indica come colui che doveva rendere testimonianza alla luce: ora testimoni sono coloro che affermano qualcosa e questo è vero perché ne hanno fatto esperienza; per cui il Battista è presentato come un testimone (Gv 1,7) perché ha avuto uno sguardo che andava al di là di ciò che appariva esteriormente: Gesù non era solo un uomo straordinario, che ha segnato la storia del mondo con il suo messaggio e con la sua vita; in Lui il Battista vede la grande luce della storia, quella capace di illuminare veramente la vita, capace di generare ad una vita nuova nell’amore ogni uomo e donna.
Giovanni Battista è testimone della luce che viene per illuminare ogni uomo, è testimone che la pietra angolare su cui poggia la storia degli uomini non è il peccato ma l’amore incondizionato di Dio, la sua grazia. Ad ognuno di noi, discepoli di Cristo, luce del mondo, nei momenti in cui il buio appare sempre più forte, è affidata la stessa profezia del Battista: annunciare non le difficoltà e ciò che non va bene, ma Colui che sta in mezzo a voi e che non conoscete (cfr. Gv 1,27). Il Battista testimonia la presenza in mezzo al popolo della luce; egli, a differenza degli altri, ha avuto occhi per vedere in Gesù quella luce, capace non solo di rivelare il volto autentico di Dio, ma capace anche di mostrare il volto dell’uomo pienamente riuscito. Troppe volte dimentichiamo quanto riconosciamo nel professare la nostra fede, ovvero che Gesù non solo è “vero Dio”, ma anche “vero uomo”; ciò vuol dire che Gesù resta non solo colui che ci rivela pienamente il volto di Dio, ma anche che in lui troviamo l’unico modo vero e perfetto per realizzare la nostra umanità. Vivere come veri figli di Dio realizzando in pienezza la nostra umanità è, oggi, essere testimoni della luce di Cristo!
Ai sacerdoti e leviti giunti da Gerusalemme per coglierlo in fallo che gli chiedevano se fosse lui il messia, oppure Elia o il profeta tanto atteso, Giovanni risponde "no", per tre volte, lo fa con risposte sempre più brevi e nette; sono risposte chiare per affermare innanzitutto quello che non è. A me capita spesso di incontrare persone che, millantando un’autorità che non hanno, gonfiano il petto affermando solennemente “Lei non sa chi sono io!”; Giovanni non vanta nessun merito e proclama il suo essere a servizio di Dio, affermando “Io so chi non sono!” Prima di quella autodefinizione stupenda: “Io sono voce!” e la voce non si definisce per sé stessa ma per la parola che annuncia. Ecco chi è Giovanni Battista, non è la luce è testimone della luce; non è il dire, ma la voce che annuncia l’amore di Dio. Scriveva sant’Agostino: “Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?” (Discorso 293,3). Affermare di essere voce non solo è indice di umiltà, ma anche disponibilità a mettersi al servizio del progetto di Dio perché senza la voce la Parola rimane vuoto silenzio!
Tempo di avvento, tempo di gioia, tempo per accogliere la parola di Dio ed esserne voce tra gli uomini; tempo per riempire la nostra vita di quella luce che sola illumina veramente la vita di ogni uomo e per poterla portare nel mondo.
Ci sono certamente momenti di buio nelle nostre vite, eppure vogliamo ostinatamente credere che anche nelle tenebre più oscure c’è pur sempre un piccolo, forse impercettibile, raggio di luce, capace di donarci istanti di gioia, perché, se ce ne fossimo dimenticati in questi tempi così difficili, Dio è vicino, Dio è con noi, Dio viene nelle nostre notti.
Questo è Natale: la luce dell’amore che squarcia le tenebre del mio egoismo per riportarmi a ciò che davvero conta nella vita; Natale è la festa della luce che illumina le nostre vite, è celebrare Dio che viene nelle tenebre per donare gioia, è vivere l’amore di un Dio che non abbandona mai le sue creature nei momenti bui e di momenti tristi. Natale è il giorno senza fine in cui possiamo urlare: “Io gioisco pienamente nel Signore… perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza!” (Is 61,10)
Nel vangelo ci viene presentata la figura del Battista, un “uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”, parole semplici, ma significative. Un uomo con un compito già scritto nel suo nome, un nome nuovo, che nessuno aveva mai avuto prima nella sua famiglia (Lc 1,61): Giovanni (Yochanan) cioè Dio è amore, misericordia. Ecco il nuovo volto di Dio: se ci è stato raccontato che Dio ci ama secondo i nostri meriti e per la nostra bontà ed allontana da Sé il peccatore, Gesù ci rivela un Dio Padre/Madre che è amore incondizionato; se ci è stato presentato un Dio, Essere perfettissimo e giudice inesorabile dei nostri comportamenti, Gesù ci rivela come queste siano solo maschere che gli uomini hanno posto sul volto di Dio, deturpandolo, poiché abbiamo proiettato su di Lui le nostre cattiverie e la nostra giustizia “disumana”, mentre in realtà, Dio è amore e solo amore!
Vorrei far notare che se nei sinottici il Battista era presentato come il precursore, colui che doveva preparare il popolo ad accogliere il Messia, l’evangelista Giovanni ce lo indica come colui che doveva rendere testimonianza alla luce: ora testimoni sono coloro che affermano qualcosa e questo è vero perché ne hanno fatto esperienza; per cui il Battista è presentato come un testimone (Gv 1,7) perché ha avuto uno sguardo che andava al di là di ciò che appariva esteriormente: Gesù non era solo un uomo straordinario, che ha segnato la storia del mondo con il suo messaggio e con la sua vita; in Lui il Battista vede la grande luce della storia, quella capace di illuminare veramente la vita, capace di generare ad una vita nuova nell’amore ogni uomo e donna.
Giovanni Battista è testimone della luce che viene per illuminare ogni uomo, è testimone che la pietra angolare su cui poggia la storia degli uomini non è il peccato ma l’amore incondizionato di Dio, la sua grazia. Ad ognuno di noi, discepoli di Cristo, luce del mondo, nei momenti in cui il buio appare sempre più forte, è affidata la stessa profezia del Battista: annunciare non le difficoltà e ciò che non va bene, ma Colui che sta in mezzo a voi e che non conoscete (cfr. Gv 1,27). Il Battista testimonia la presenza in mezzo al popolo della luce; egli, a differenza degli altri, ha avuto occhi per vedere in Gesù quella luce, capace non solo di rivelare il volto autentico di Dio, ma capace anche di mostrare il volto dell’uomo pienamente riuscito. Troppe volte dimentichiamo quanto riconosciamo nel professare la nostra fede, ovvero che Gesù non solo è “vero Dio”, ma anche “vero uomo”; ciò vuol dire che Gesù resta non solo colui che ci rivela pienamente il volto di Dio, ma anche che in lui troviamo l’unico modo vero e perfetto per realizzare la nostra umanità. Vivere come veri figli di Dio realizzando in pienezza la nostra umanità è, oggi, essere testimoni della luce di Cristo!
Ai sacerdoti e leviti giunti da Gerusalemme per coglierlo in fallo che gli chiedevano se fosse lui il messia, oppure Elia o il profeta tanto atteso, Giovanni risponde "no", per tre volte, lo fa con risposte sempre più brevi e nette; sono risposte chiare per affermare innanzitutto quello che non è. A me capita spesso di incontrare persone che, millantando un’autorità che non hanno, gonfiano il petto affermando solennemente “Lei non sa chi sono io!”; Giovanni non vanta nessun merito e proclama il suo essere a servizio di Dio, affermando “Io so chi non sono!” Prima di quella autodefinizione stupenda: “Io sono voce!” e la voce non si definisce per sé stessa ma per la parola che annuncia. Ecco chi è Giovanni Battista, non è la luce è testimone della luce; non è il dire, ma la voce che annuncia l’amore di Dio. Scriveva sant’Agostino: “Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?” (Discorso 293,3). Affermare di essere voce non solo è indice di umiltà, ma anche disponibilità a mettersi al servizio del progetto di Dio perché senza la voce la Parola rimane vuoto silenzio!
Tempo di avvento, tempo di gioia, tempo per accogliere la parola di Dio ed esserne voce tra gli uomini; tempo per riempire la nostra vita di quella luce che sola illumina veramente la vita di ogni uomo e per poterla portare nel mondo.
Commento 13 dicembre 2020
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”: saranno queste le prime parole che nella notte di Natale ascolteremo; parola di consolazione, parole d’amore di un Dio che viene per illuminare le nostre tenebre.
Le tenebre sono una condizione che tutti, senza eccezioni, conosciamo bene: quante volte abbiamo attraversato momenti nelle tenebre più fitte, nel buio delle nostre insicurezze e delle nostre fatiche spesso sconosciute a chi ci vive accanto. Eppure sappiamo che completamente buio non è mai, che nelle tenebre più oscure c'è pur sempre un piccolo, addirittura impercettibile, raggio di luce, capace di donarci istanti di gioia. Quel residuo di luce che dentro ognuno di noi continua a brillare come fuoco inestinguibile siamo invitati ad accogliere.
Sono parole, quelle di Isaia, che risuonano ancora ogni giorno nel mio cuore, parole che ognuno di noi può declinare in modo diverso come ad esempio nelle parole di un giovane medico sconosciuto che ti chiede se sei tu il padre di un suo amico, sono parole che sembrano inutili, ma che non potrai mai scordare perché in quella notte buia della tua vita ti hanno rialzato, ti hanno mostrato che non eri solo, ti hanno sostenuto ricordandoti che lassù Qualcuno ti ama.
Questo è Natale: la luce dell’amore che squarcia le tenebre del mio egoismo per riportarmi a ciò che davvero conta nella vita. In questa domenica, terza di avvento, la liturgia ci invita alla gioia perché, se ce ne fossimo dimenticati in questo anno così difficile Dio è vicino, Dio è con noi, Dio viene nelle nostre notti.
La pandemia, dopo la Pasqua chiusi in casa, ci costringerà ad un Natale strano: da un lato sarà privo forse degli abbracci dei familiari più cari e questo certamente renderà meno vero quel clima dolce che tutti stavamo aspettando, dall’altro il coprifuoco imposto dalle autorità ci “costringerà” ad anticipare la messa di mezzanotte all’orario di cena. Ho sentito molte persone, alcune delle quali magari partecipavano solo a quella liturgia nell’anno, rimanere smarrite davanti a questa incredibile e forse blasfema novità. Scusate l’ironia e il sarcasmo, carissimi amici che avete ancora la bontà di leggere queste mie riflessioni: pur non volendo sconvolgervi nelle vostre tradizioni, vi annuncio con qualche timore che Gesù non pare essere nato il 25 dicembre né, e sono in molti studiosi ad affermarlo, a mezzanotte. Il Natale nasce dal rendere cristiana una festa pagana legata al solstizio di inverno: i Romani festeggiavano la rinascita del sole, che dopo giornate sempre più brevi ecco finalmente, sorgeva in quell’alba qualche minuto prima. Mentre questi attendevano la luce di una nuova alba anche i cristiani in quella loro notte santa attendevano la luce di un Dio che viene per la nostra salvezza. Natale è dunque la festa della luce che illumina le nostre vite, è celebrare Dio che viene nelle tenebre per donare gioia, è vivere l’amore di un Dio che non abbandona mai le sue creature nei momenti bui e di momenti tristi questo orribile anno ce ne ha fornito in quantità industriale.
Ecco perché in questa terza domenica in avvento, domenica “gaudete”, domenica della gioia, siamo chiamati alla felicità e alla gioia perché siamo certi che Dio non ci abbandona, Dio ci è vicino!
Proprio la gioia è il tema centrale delle letture: così il profeta Isaia invita alla gioia coloro che ritornavano da Babilonia, che, forse si attendevano una accoglienza festosa ed invece trovano soltanto emarginazione ed indifferenza; una gioia piena, vera, un’esultanza immensa in Dio perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia (Is 61,10); così San Paolo ai Tessalonicesi: “siate sempre lieti” perché “questa è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”. Siamo chiamati alla gioia perché questa è la nostra vocazione, per questo siamo stati creati da Dio!
Nel vangelo ci viene presentata la figura del Battista, un “uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”, parole semplici, ma significative. Un uomo con un compito già scritto nel suo nome, un nome nuovo, che nessuno aveva mai avuto prima nella sua famiglia (Lc 1,61): Giovanni (Yochanan) cioè Dio è amore, misericordia. Ecco il nuovo volto di Dio: se ci è stato raccontato che Dio vuole bene solo ai buoni ed odia i peccatori, la Parola che è Gesù ci dice che questo non è vero, che Dio è amore incondizionato; se ci è stato raccontato che Dio punisce severamente chi trasgredisce i suoi precetti, la Parola che è Gesù ci dice che non è vero, queste sono maschere che gli uomini hanno posto sul volto di Dio, deturpandolo e proiettando in Dio le nostre cattiverie e la nostra giustizia disumana: in realtà, Dio è amore e solo amore!
Se nei sinottici il Battista era presentato come il precursore, colui che doveva preparare il popolo ad accogliere il Messia, in Giovanni il Battista è presentato come un testimone (Gv 1,7) perché ha avuto uno sguardo che andava al di là di ciò che appariva esteriormente: Gesù non era solo un uomo straordinario, che ha segnato la storia del mondo con il suo messaggio e con la sua vita; in Lui il Battista vede la grande luce della storia, quella capace di illuminare veramente la vita, capace di generare ad una vita nuova nell’amore ogni uomo e donna.
Giovanni Battista è testimone della luce che viene per illuminare ogni uomo. Per illuminare la storia; è testimone che la pietra angolare su cui poggia la storia degli uomini non è il peccato ma l’amore incondizionato di Dio, la sua grazia. Ad ognuno di noi, discepoli di Cristo, luce del mondo, proprio in questo particolare momento di buio, è affidata la stessa profezia del Battista: annunciare non le difficoltà e ciò che non va bene, ma Colui che sta in mezzo a voi e che non conoscete (cfr. Gv 1,27)
Ai sacerdoti e leviti giunti da Gerusalemme per coglierlo in fallo che gli chiedevano chi fosse se il messia, oppure Elia o il profeta tanto atteso, Giovanni risponde "no", per tre volte, lo fa con risposte sempre più brevi e nette; sono risposte chiare per affermare innanzitutto quello che non è. Giovanni non vanta nessun merito, è l'esatto contrario di un pallone gonfiato, come capita così di frequente come quando qualcuno per vantare la propria autorità con qualcuno comincia col dire: “Lei non sa chi sono io!”; il Battista afferma il suo essere a servizio di Dio con l’affermare: “Io sono chi non sono!”.
Poi quella autodefinizione stupenda: “Io sono voce!”: la voce non si definisce per sé stessa ma per la parola che annuncia; ecco chi è Giovanni Battista, non è la luce è testimone della luce; non è il dire, ma la voce che annuncia l’amore di Dio. Scriveva sant’Agostino: “Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?” (Discorso 293,3); in conclusione una voce che non dice, rimane vuoto rumore, mentre la parola che non ha voce non può giungere al cuore dell’uomo.
Tempo di avvento, tempo di gioia, tempo per accogliere la parola di Dio ed esserne voce tra gli uomini; tempo per riempire la nostra vita di quella luce che sola illumina veramente la vita di ogni uomo e per poterla portare nel mondo.
Le tenebre sono una condizione che tutti, senza eccezioni, conosciamo bene: quante volte abbiamo attraversato momenti nelle tenebre più fitte, nel buio delle nostre insicurezze e delle nostre fatiche spesso sconosciute a chi ci vive accanto. Eppure sappiamo che completamente buio non è mai, che nelle tenebre più oscure c'è pur sempre un piccolo, addirittura impercettibile, raggio di luce, capace di donarci istanti di gioia. Quel residuo di luce che dentro ognuno di noi continua a brillare come fuoco inestinguibile siamo invitati ad accogliere.
Sono parole, quelle di Isaia, che risuonano ancora ogni giorno nel mio cuore, parole che ognuno di noi può declinare in modo diverso come ad esempio nelle parole di un giovane medico sconosciuto che ti chiede se sei tu il padre di un suo amico, sono parole che sembrano inutili, ma che non potrai mai scordare perché in quella notte buia della tua vita ti hanno rialzato, ti hanno mostrato che non eri solo, ti hanno sostenuto ricordandoti che lassù Qualcuno ti ama.
Questo è Natale: la luce dell’amore che squarcia le tenebre del mio egoismo per riportarmi a ciò che davvero conta nella vita. In questa domenica, terza di avvento, la liturgia ci invita alla gioia perché, se ce ne fossimo dimenticati in questo anno così difficile Dio è vicino, Dio è con noi, Dio viene nelle nostre notti.
La pandemia, dopo la Pasqua chiusi in casa, ci costringerà ad un Natale strano: da un lato sarà privo forse degli abbracci dei familiari più cari e questo certamente renderà meno vero quel clima dolce che tutti stavamo aspettando, dall’altro il coprifuoco imposto dalle autorità ci “costringerà” ad anticipare la messa di mezzanotte all’orario di cena. Ho sentito molte persone, alcune delle quali magari partecipavano solo a quella liturgia nell’anno, rimanere smarrite davanti a questa incredibile e forse blasfema novità. Scusate l’ironia e il sarcasmo, carissimi amici che avete ancora la bontà di leggere queste mie riflessioni: pur non volendo sconvolgervi nelle vostre tradizioni, vi annuncio con qualche timore che Gesù non pare essere nato il 25 dicembre né, e sono in molti studiosi ad affermarlo, a mezzanotte. Il Natale nasce dal rendere cristiana una festa pagana legata al solstizio di inverno: i Romani festeggiavano la rinascita del sole, che dopo giornate sempre più brevi ecco finalmente, sorgeva in quell’alba qualche minuto prima. Mentre questi attendevano la luce di una nuova alba anche i cristiani in quella loro notte santa attendevano la luce di un Dio che viene per la nostra salvezza. Natale è dunque la festa della luce che illumina le nostre vite, è celebrare Dio che viene nelle tenebre per donare gioia, è vivere l’amore di un Dio che non abbandona mai le sue creature nei momenti bui e di momenti tristi questo orribile anno ce ne ha fornito in quantità industriale.
Ecco perché in questa terza domenica in avvento, domenica “gaudete”, domenica della gioia, siamo chiamati alla felicità e alla gioia perché siamo certi che Dio non ci abbandona, Dio ci è vicino!
Proprio la gioia è il tema centrale delle letture: così il profeta Isaia invita alla gioia coloro che ritornavano da Babilonia, che, forse si attendevano una accoglienza festosa ed invece trovano soltanto emarginazione ed indifferenza; una gioia piena, vera, un’esultanza immensa in Dio perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia (Is 61,10); così San Paolo ai Tessalonicesi: “siate sempre lieti” perché “questa è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”. Siamo chiamati alla gioia perché questa è la nostra vocazione, per questo siamo stati creati da Dio!
Nel vangelo ci viene presentata la figura del Battista, un “uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”, parole semplici, ma significative. Un uomo con un compito già scritto nel suo nome, un nome nuovo, che nessuno aveva mai avuto prima nella sua famiglia (Lc 1,61): Giovanni (Yochanan) cioè Dio è amore, misericordia. Ecco il nuovo volto di Dio: se ci è stato raccontato che Dio vuole bene solo ai buoni ed odia i peccatori, la Parola che è Gesù ci dice che questo non è vero, che Dio è amore incondizionato; se ci è stato raccontato che Dio punisce severamente chi trasgredisce i suoi precetti, la Parola che è Gesù ci dice che non è vero, queste sono maschere che gli uomini hanno posto sul volto di Dio, deturpandolo e proiettando in Dio le nostre cattiverie e la nostra giustizia disumana: in realtà, Dio è amore e solo amore!
Se nei sinottici il Battista era presentato come il precursore, colui che doveva preparare il popolo ad accogliere il Messia, in Giovanni il Battista è presentato come un testimone (Gv 1,7) perché ha avuto uno sguardo che andava al di là di ciò che appariva esteriormente: Gesù non era solo un uomo straordinario, che ha segnato la storia del mondo con il suo messaggio e con la sua vita; in Lui il Battista vede la grande luce della storia, quella capace di illuminare veramente la vita, capace di generare ad una vita nuova nell’amore ogni uomo e donna.
Giovanni Battista è testimone della luce che viene per illuminare ogni uomo. Per illuminare la storia; è testimone che la pietra angolare su cui poggia la storia degli uomini non è il peccato ma l’amore incondizionato di Dio, la sua grazia. Ad ognuno di noi, discepoli di Cristo, luce del mondo, proprio in questo particolare momento di buio, è affidata la stessa profezia del Battista: annunciare non le difficoltà e ciò che non va bene, ma Colui che sta in mezzo a voi e che non conoscete (cfr. Gv 1,27)
Ai sacerdoti e leviti giunti da Gerusalemme per coglierlo in fallo che gli chiedevano chi fosse se il messia, oppure Elia o il profeta tanto atteso, Giovanni risponde "no", per tre volte, lo fa con risposte sempre più brevi e nette; sono risposte chiare per affermare innanzitutto quello che non è. Giovanni non vanta nessun merito, è l'esatto contrario di un pallone gonfiato, come capita così di frequente come quando qualcuno per vantare la propria autorità con qualcuno comincia col dire: “Lei non sa chi sono io!”; il Battista afferma il suo essere a servizio di Dio con l’affermare: “Io sono chi non sono!”.
Poi quella autodefinizione stupenda: “Io sono voce!”: la voce non si definisce per sé stessa ma per la parola che annuncia; ecco chi è Giovanni Battista, non è la luce è testimone della luce; non è il dire, ma la voce che annuncia l’amore di Dio. Scriveva sant’Agostino: “Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?” (Discorso 293,3); in conclusione una voce che non dice, rimane vuoto rumore, mentre la parola che non ha voce non può giungere al cuore dell’uomo.
Tempo di avvento, tempo di gioia, tempo per accogliere la parola di Dio ed esserne voce tra gli uomini; tempo per riempire la nostra vita di quella luce che sola illumina veramente la vita di ogni uomo e per poterla portare nel mondo.
Commento 17 dicembre 2017
“Fratelli, siate sempre lieti...: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.” (1Ts 5,16); con queste parole Paolo ci introduce a questa terza domenica di Avvento, domenica della gioia (“Gaudete”). La gioia è atteggiamento tipico dell’attesa, sto pensando alla “dolce attesa” delle mamme e la gioia è anche atteggiamento essenziale nella vita di un cristiano. Quanti peccati di tristezza segnano la nostra vita! Ma soprattutto, Paolo ce lo ricorda, siamo invitati a vivere nella gioia perché questa è la volontà di Dio!
I primi versetti di oggi rappresentano un inciso all’interno di quella stupenda, ma altrettanto difficile da comprendere pagina conosciuta come il “Prologo” del vangelo di Giovanni, dove si presenta Gesù come Parola di Dio e luce venuta nel mondo per illuminare gli uomini.
“Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”: Dio manda i suoi messaggeri per fare qualcosa di straordinariamente bello! Amici, carissimi, anche noi oggi siamo mandati da Dio in questo mondo, nella nostra famiglia, sul posto di lavoro o dove quotidianamente viviamo per compiere qualcosa di straordinariamente bello, perché la nostra vita è bella, perché la vita è bella! Non ci spaventi la nostra vocazione, perché la nostra vocazione è vivere nella gioia del Signore che ci ama e mostrarlo a chi non ha ancora accolto questa parola d’amore, che sola può illuminare le nostre giornate.
Il compito del Battista si trova già scritto nel suo nome, un nome nuovo, che nessuno aveva mai avuto prima nella sua famiglia (Lc 1,61); il suo nome era scritto nel cuore di Dio, la sua vocazione e missione erano in quel nome: Giovanni (Yochanan) cioè Dio è amore, misericordia. Dio manda un uomo a dire a tutti gli uomini di prepararsi ad accogliere Dio che viene perché “Dio è amore”; allora per prepararci all’incontro con il Signore, tutto quello che sappiamo, che ci è stato insegnato su Dio se non corrisponde al “Dio amore” dobbiamo cancellarlo. Ci è stato raccontato che Dio vuole bene solo ai buoni ed odia i peccatori, la Parola che è Gesù ci dice che questo non è vero, che Dio è amore incondizionato, che ama buoni e cattivi perché sono tutti suoi figli. Ci è stato raccontato che Dio punisce severamente chi trasgredisce i suoi precetti, la Parola che è Gesù ci dice che non è vero, queste sono maschere che gli uomini hanno posto sul volto di Dio, deturpandolo e proiettando in Dio le nostre cattiverie e la nostra giustizia disumana: in realtà, Dio è amore e solo amore!
“Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce”: a differenza dei sinottici che ci parlano del Battista come il precursore, colui che era venuto a preparare il popolo ad accogliere il Messia in arrivo, l’evangelista Giovanni ce lo indica come colui che doveva rendere testimonianza alla luce; ora testimoni sono coloro che affermano qualcosa e questo è vero perché ne hanno fatto esperienza. Di quale esperienza si parla? Il Battista testimonia la presenza in mezzo al popolo della luce; egli, a differenza degli altri, ha avuto occhi per vedere in Gesù quella luce, capace non solo di rivelare il volto autentico di Dio, ma capace anche di mostrare il volto dell’uomo pienamente riuscito. Troppe volte dimentichiamo quanto riconosciamo nel professare la nostra fede, ovvero che Gesù non solo è “vero Dio”, ma anche “vero uomo”; ciò vuol dire che Gesù resta non solo colui che ci rivela pienamente il volto di Dio, ma anche che in lui troviamo l’unico modo vero e perfetto per realizzare la nostra umanità. Vivere come veri figli di Dio realizzando in pienezza la nostra umanità è, oggi, essere testimoni della luce di Cristo!
“Io sono voce di uno che grida”: prima di testimoniare la luce che abbiamo accolto, dobbiamo prendere coscienza della nostra identità, della nostra vocazione come Giovanni. Anche noi in forza del battesimo siamo e possiamo prendere coscienza di essere voce; ora è importante distinguere tra la voce e la parola; qui vorrei chiamare in soccorso un grande santo e teologo Agostino di Ippona che scrisse: “Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?” (Discorso 293,3); in conclusione una voce che non dice, rimane vuoto rumore, mentre la parola che non ha voce non può giungere al cuore dell’uomo.
Tempo di avvento, tempo di gioia tempo per accogliere la parola di Dio ed esserne voce tra gli uomini; tempo per riempire la nostra vita di quella luce che sola illumina veramente la vita di ogni uomo e per poterla portare nel mondo.
I primi versetti di oggi rappresentano un inciso all’interno di quella stupenda, ma altrettanto difficile da comprendere pagina conosciuta come il “Prologo” del vangelo di Giovanni, dove si presenta Gesù come Parola di Dio e luce venuta nel mondo per illuminare gli uomini.
“Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”: Dio manda i suoi messaggeri per fare qualcosa di straordinariamente bello! Amici, carissimi, anche noi oggi siamo mandati da Dio in questo mondo, nella nostra famiglia, sul posto di lavoro o dove quotidianamente viviamo per compiere qualcosa di straordinariamente bello, perché la nostra vita è bella, perché la vita è bella! Non ci spaventi la nostra vocazione, perché la nostra vocazione è vivere nella gioia del Signore che ci ama e mostrarlo a chi non ha ancora accolto questa parola d’amore, che sola può illuminare le nostre giornate.
Il compito del Battista si trova già scritto nel suo nome, un nome nuovo, che nessuno aveva mai avuto prima nella sua famiglia (Lc 1,61); il suo nome era scritto nel cuore di Dio, la sua vocazione e missione erano in quel nome: Giovanni (Yochanan) cioè Dio è amore, misericordia. Dio manda un uomo a dire a tutti gli uomini di prepararsi ad accogliere Dio che viene perché “Dio è amore”; allora per prepararci all’incontro con il Signore, tutto quello che sappiamo, che ci è stato insegnato su Dio se non corrisponde al “Dio amore” dobbiamo cancellarlo. Ci è stato raccontato che Dio vuole bene solo ai buoni ed odia i peccatori, la Parola che è Gesù ci dice che questo non è vero, che Dio è amore incondizionato, che ama buoni e cattivi perché sono tutti suoi figli. Ci è stato raccontato che Dio punisce severamente chi trasgredisce i suoi precetti, la Parola che è Gesù ci dice che non è vero, queste sono maschere che gli uomini hanno posto sul volto di Dio, deturpandolo e proiettando in Dio le nostre cattiverie e la nostra giustizia disumana: in realtà, Dio è amore e solo amore!
“Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce”: a differenza dei sinottici che ci parlano del Battista come il precursore, colui che era venuto a preparare il popolo ad accogliere il Messia in arrivo, l’evangelista Giovanni ce lo indica come colui che doveva rendere testimonianza alla luce; ora testimoni sono coloro che affermano qualcosa e questo è vero perché ne hanno fatto esperienza. Di quale esperienza si parla? Il Battista testimonia la presenza in mezzo al popolo della luce; egli, a differenza degli altri, ha avuto occhi per vedere in Gesù quella luce, capace non solo di rivelare il volto autentico di Dio, ma capace anche di mostrare il volto dell’uomo pienamente riuscito. Troppe volte dimentichiamo quanto riconosciamo nel professare la nostra fede, ovvero che Gesù non solo è “vero Dio”, ma anche “vero uomo”; ciò vuol dire che Gesù resta non solo colui che ci rivela pienamente il volto di Dio, ma anche che in lui troviamo l’unico modo vero e perfetto per realizzare la nostra umanità. Vivere come veri figli di Dio realizzando in pienezza la nostra umanità è, oggi, essere testimoni della luce di Cristo!
“Io sono voce di uno che grida”: prima di testimoniare la luce che abbiamo accolto, dobbiamo prendere coscienza della nostra identità, della nostra vocazione come Giovanni. Anche noi in forza del battesimo siamo e possiamo prendere coscienza di essere voce; ora è importante distinguere tra la voce e la parola; qui vorrei chiamare in soccorso un grande santo e teologo Agostino di Ippona che scrisse: “Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta?” (Discorso 293,3); in conclusione una voce che non dice, rimane vuoto rumore, mentre la parola che non ha voce non può giungere al cuore dell’uomo.
Tempo di avvento, tempo di gioia tempo per accogliere la parola di Dio ed esserne voce tra gli uomini; tempo per riempire la nostra vita di quella luce che sola illumina veramente la vita di ogni uomo e per poterla portare nel mondo.