IV Domenica T.O. Anno C
Vangelo Lc 4,21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Commento 30 gennaio 2022
Torniamo ancora una volta nella sinagoga di Nazareth per riascoltare Gesù che annuncia la realizzazione “oggi” di un mondo nuovo, dove i poveri e gli emarginati sono posti al centro, dove ogni forma di dominio dell’uomo sull’uomo è eliminata, un mondo fondato su una nuova giustizia, non quella di una equa distribuzione in base ai meriti, ma quella di Dio in cui gli uomini si sentono fratelli, un mondo dove non c’è più oppressione, ma solo amore fraterno. In un momento come quello attuale, stretti nella morsa di una pandemia che sembra non avere una fine, sull’orlo del precipizio di una guerra in Europa, con lo spettacolo indecoroso che ci stanno fornendo i grandi elettori per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, mi rendo conto che abbiamo davvero bisogno di una speranza di salvezza che trasformi questo mondo che ci piace sempre meno; così la domanda nasce spontanea: dove sta questa salvezza annunciata da Gesù? Dove sono quei segni, quei miracoli di questo mondo nuovo?
Gesù annuncia l’intervento di Dio, ma alle orecchie degli abitanti di Nazareth quelle parole risultano provocatorie, perché nella lettura di Isaia omette quella parte che in realtà tutti si aspettavano: “a promulgare… il giorno di vendetta del nostro Dio”, ovvero l’annuncio che finalmente era giunto il momento della liberazione dai nemici, del castigo divino tanto atteso contro gli avversari, consolazione del popolo nel segno di un orgoglio nazionalista e religioso. Al contrario Gesù annuncia soltanto la grazia, l’amore gratuito di Dio riversato su ogni uomo e donna.
Non è lui, il figlio di Giuseppe, l’uomo giusto, fedele alla tradizione e alla Torah? Ma come è possibile che quell’uomo, che avevano visto crescere, possa parlare a nome di Dio e soprattutto dire ciò che da Dio mai avrebbero voluto sentire?
Gesù era uno di loro, era cresciuto lì e non potevano riconoscere in lui il Messia; troppe volte ad impedirci l’accoglienza di un Dio che si nasconde nell’ordinario della vita quotidiana è l’idea che Dio debba sempre essere qualcosa di fuori dal comune, un Dio “altro” dalla nostra vita. Il Dio di Gesù Cristo si è incarnato, ha voluto condividere la nostra misera vita per arricchirla del suo infinito amore. Troppe volte attendiamo il Dio che sia il nostro bancomat dei miracoli, un Dio che stupisca con effetti speciali, che risolva i problemi, che lotti al nostro fianco contro un branco di infedeli e di laicisti. Voglio un Dio a mia disposizione ed invece incontro un Dio semplice, feriale, quotidiano che non smette di sognare un mondo migliore secondo il suo progetto originale, ma che lascia questo mondo nelle nostre mani e nel nostro cuore, perchè il Dio di Gesù non si sostituisce a me.
Gesù risponde alle perplessità dei suoi vicini raccontando due episodi dell’Antico Testamento per ricordare come da un lato Dio abbia uno sguardo universale e dall’altro come proprio quelli che appaiono più lontani sappiano incontrare con più facilità Dio. Elia, scappando dal suo popolo che lo rifiuta, si rifugia presso una povera vedova di Sarepta. Ella lo accoglie, non ha nulla se non “un pugno di farina e un po’ d’olio”, ma sulla parola del profeta si fida e quella farina, quell’olio non finiranno per tutto il periodo della carestia. Interessante è anche la storia di Naaman, che, saputo che in Israele si trova un uomo di Dio in grado di guarirlo, si mette in cammino; trovato il profeta Eliseo, subito si aspetta grandi gesti ed effetti speciali ma gli viene chiesto semplicemente di bagnarsi nel Giordano. Naaman è perplesso, ma si fida e scopre la potenza di Dio in quel semplice gesto. Dio si nasconde nel quotidiano e si mostra solo a chi sa fidarsi, solo a chi sa aprire il proprio cuore. Solo chi ha il cuore aperto ed è pronto a mettere la sua vita nelle mani di Dio può accogliere Colui che ogni giorno ci vuole parlare nell’ordinario svolgersi della nostra vita!
Abbiamo bisogno di profeti come Elia ed Eliseo che sanno alzare lo sguardo tra traguardare il progetto di Dio verso un mondo nuovo, che sanno abbattere i muri per andare incontro ai pagani, che sanno costruire ponti per aprire nuove vie di comunicazione, ma ciò che salverà il mondo non sono i profeti ma coloro che sanno aprire il cuore all’amore perché se la profezia è imperfetta, se è per pochi, l’amore è per tutti, è l’unica cosa che rimane quando tutto il resto viene a cadere (cfr. 1Cor 13,8-13).
Annunciamo il Vangelo, sapendo che “dove c'è Vangelo c'è rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario!” (papa Francesco). Una rivoluzione d’amore per cambiare il cuore e così trasformare il mondo nel luogo più meraviglioso in cui vivere!
La conclusione del vangelo suona come una possibile condanna alle nostre coscienze addormentate: “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; l’augurio a tutti noi è quello di saper vedere i segni del passaggio di Dio nelle nostre vite per non perdere l’occasione di vivere ogni giorno alla sua presenza. Gesù non si ferma, non si spaventa di fronte ad un fallimento o al rifiuto, ma cammina e in Luca questo cammino ha una meta precisa: Gerusalemme! Là sul monte, cacciato fuori dal villaggio (cfr. Lc 4,30), sulla croce, Gesù mostrerà il vero volto di un Dio che ci ama da morire!
Gesù annuncia l’intervento di Dio, ma alle orecchie degli abitanti di Nazareth quelle parole risultano provocatorie, perché nella lettura di Isaia omette quella parte che in realtà tutti si aspettavano: “a promulgare… il giorno di vendetta del nostro Dio”, ovvero l’annuncio che finalmente era giunto il momento della liberazione dai nemici, del castigo divino tanto atteso contro gli avversari, consolazione del popolo nel segno di un orgoglio nazionalista e religioso. Al contrario Gesù annuncia soltanto la grazia, l’amore gratuito di Dio riversato su ogni uomo e donna.
Non è lui, il figlio di Giuseppe, l’uomo giusto, fedele alla tradizione e alla Torah? Ma come è possibile che quell’uomo, che avevano visto crescere, possa parlare a nome di Dio e soprattutto dire ciò che da Dio mai avrebbero voluto sentire?
Gesù era uno di loro, era cresciuto lì e non potevano riconoscere in lui il Messia; troppe volte ad impedirci l’accoglienza di un Dio che si nasconde nell’ordinario della vita quotidiana è l’idea che Dio debba sempre essere qualcosa di fuori dal comune, un Dio “altro” dalla nostra vita. Il Dio di Gesù Cristo si è incarnato, ha voluto condividere la nostra misera vita per arricchirla del suo infinito amore. Troppe volte attendiamo il Dio che sia il nostro bancomat dei miracoli, un Dio che stupisca con effetti speciali, che risolva i problemi, che lotti al nostro fianco contro un branco di infedeli e di laicisti. Voglio un Dio a mia disposizione ed invece incontro un Dio semplice, feriale, quotidiano che non smette di sognare un mondo migliore secondo il suo progetto originale, ma che lascia questo mondo nelle nostre mani e nel nostro cuore, perchè il Dio di Gesù non si sostituisce a me.
Gesù risponde alle perplessità dei suoi vicini raccontando due episodi dell’Antico Testamento per ricordare come da un lato Dio abbia uno sguardo universale e dall’altro come proprio quelli che appaiono più lontani sappiano incontrare con più facilità Dio. Elia, scappando dal suo popolo che lo rifiuta, si rifugia presso una povera vedova di Sarepta. Ella lo accoglie, non ha nulla se non “un pugno di farina e un po’ d’olio”, ma sulla parola del profeta si fida e quella farina, quell’olio non finiranno per tutto il periodo della carestia. Interessante è anche la storia di Naaman, che, saputo che in Israele si trova un uomo di Dio in grado di guarirlo, si mette in cammino; trovato il profeta Eliseo, subito si aspetta grandi gesti ed effetti speciali ma gli viene chiesto semplicemente di bagnarsi nel Giordano. Naaman è perplesso, ma si fida e scopre la potenza di Dio in quel semplice gesto. Dio si nasconde nel quotidiano e si mostra solo a chi sa fidarsi, solo a chi sa aprire il proprio cuore. Solo chi ha il cuore aperto ed è pronto a mettere la sua vita nelle mani di Dio può accogliere Colui che ogni giorno ci vuole parlare nell’ordinario svolgersi della nostra vita!
Abbiamo bisogno di profeti come Elia ed Eliseo che sanno alzare lo sguardo tra traguardare il progetto di Dio verso un mondo nuovo, che sanno abbattere i muri per andare incontro ai pagani, che sanno costruire ponti per aprire nuove vie di comunicazione, ma ciò che salverà il mondo non sono i profeti ma coloro che sanno aprire il cuore all’amore perché se la profezia è imperfetta, se è per pochi, l’amore è per tutti, è l’unica cosa che rimane quando tutto il resto viene a cadere (cfr. 1Cor 13,8-13).
Annunciamo il Vangelo, sapendo che “dove c'è Vangelo c'è rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario!” (papa Francesco). Una rivoluzione d’amore per cambiare il cuore e così trasformare il mondo nel luogo più meraviglioso in cui vivere!
La conclusione del vangelo suona come una possibile condanna alle nostre coscienze addormentate: “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; l’augurio a tutti noi è quello di saper vedere i segni del passaggio di Dio nelle nostre vite per non perdere l’occasione di vivere ogni giorno alla sua presenza. Gesù non si ferma, non si spaventa di fronte ad un fallimento o al rifiuto, ma cammina e in Luca questo cammino ha una meta precisa: Gerusalemme! Là sul monte, cacciato fuori dal villaggio (cfr. Lc 4,30), sulla croce, Gesù mostrerà il vero volto di un Dio che ci ama da morire!
Commento 3 febbraio 2019
Gesù annuncia la realizzazione “oggi” di un mondo nuovo, un mondo fondato sulla giustizia, sulla liberazione di ogni donna e ogni uomo da tutti quei legami che lo stringono, un mondo dove non c’è più oppressione, ma solo amore fraterno. La reazione dei compaesani di Gesù ci può lasciare interdetti, viene annunciato quell'intervento di Dio da tanto tempo atteso e non riescono a vedere davanti a loro nient’altro che il “figlio di Giuseppe”: ma come è possibile che quell'uomo che avevano visto crescere possa parlare a nome di Dio! Gesù era uno di loro, era cresciuto lì e non potevano riconoscere in lui il Messia. Troppe volte ad impedirci l’accoglienza di un Dio che si nasconde nell'ordinario della vita quotidiana è l’idea che Dio debba sempre essere qualcosa di fuori dal comune, un Dio “altro” dalla nostra vita. Il Dio di Gesù Cristo si è incarnato, ha voluto condividere la nostra misera vita per arricchirla del suo infinito amore.
Gesù risponde alle perplessità dei suoi vicini raccontando due episodi dell’Antico Testamento per ricordare come da un lato Dio abbia uno sguardo universale e dall’altro come proprio quelli che appaiono più lontani sappiano incontrare con più facilità Dio. Elia, scappando dal suo popolo che lo rifiuta, si rifugia presso una povera vedova di Sarepta. Ella lo accoglie, non ha nulla se non “un pugno di farina e un po’ d’olio”, ma sulla parola del profeta si fida e quella farina, quell’olio non finiranno per tutto il periodo della carestia. Interessante è anche la storia di Naaman, che saputo che in Israele si trova un uomo di Dio in grado di guarirlo; trovato il profeta Eliseo subito si aspetta grandi gesti ed effetti speciali ma gli viene chiesto semplicemente di bagnarsi nel Giordano. Naaman è perplesso ma si fida e scopre la potenza di Dio in quel semplice gesto.
Dio si nasconde nell’ordinario e nel quotidiano e si mostra solo a chi sa fidarsi, solo a chi sa aprire il proprio cuore. Solo chi ha il cuore aperto ed è pronto a mettere la sua vita nelle mani di Dio può accogliere Colui che ogni giorno ci vuole parlare nell’ordinario svolgersi della nostra vita! Una pubblicità di diversi anni fa, mi pare di una marca di televisori, diceva “Avremo potuto stupirvi con effetti speciali, ma noi siamo scienza e non fantascienza”; ecco il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo è così: avrebbe potuto stupirci con effetti speciali, ma ha voluto presentarsi come uno di noi.
È compito di ciascuno di noi in virtù del dono profetico ricevuto nel battesimo testimoniare il vangelo: Dio non ha altri mezzi per incontrare gli uomini e le donne oggi se non coloro che hanno già accolto nel loro cuore il messaggio di Gesù. Ricorda Francesco che “il cristiano non è uno che si impegna ad essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti. Il cristiano, semplicemente, è l'uomo che sosta davanti alla rivelazione di un Dio che chiede ai suoi figli di invocarlo con il nome di Padre, di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie” ed ancora “dove c'è Vangelo c'è rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario!” Una rivoluzione d’amore per cambiare il cuore e così trasformare il mondo nel luogo più meraviglioso in cui vivere!
La conclusione del vangelo suona come una possibile condanna alle nostre coscienze addormentate: “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; l’augurio a tutti noi è quello di saper vedere i segni del passaggio di Dio nelle nostre vite per non perdere l’occasione di vivere ogni giorno alla sua presenza.
Gesù risponde alle perplessità dei suoi vicini raccontando due episodi dell’Antico Testamento per ricordare come da un lato Dio abbia uno sguardo universale e dall’altro come proprio quelli che appaiono più lontani sappiano incontrare con più facilità Dio. Elia, scappando dal suo popolo che lo rifiuta, si rifugia presso una povera vedova di Sarepta. Ella lo accoglie, non ha nulla se non “un pugno di farina e un po’ d’olio”, ma sulla parola del profeta si fida e quella farina, quell’olio non finiranno per tutto il periodo della carestia. Interessante è anche la storia di Naaman, che saputo che in Israele si trova un uomo di Dio in grado di guarirlo; trovato il profeta Eliseo subito si aspetta grandi gesti ed effetti speciali ma gli viene chiesto semplicemente di bagnarsi nel Giordano. Naaman è perplesso ma si fida e scopre la potenza di Dio in quel semplice gesto.
Dio si nasconde nell’ordinario e nel quotidiano e si mostra solo a chi sa fidarsi, solo a chi sa aprire il proprio cuore. Solo chi ha il cuore aperto ed è pronto a mettere la sua vita nelle mani di Dio può accogliere Colui che ogni giorno ci vuole parlare nell’ordinario svolgersi della nostra vita! Una pubblicità di diversi anni fa, mi pare di una marca di televisori, diceva “Avremo potuto stupirvi con effetti speciali, ma noi siamo scienza e non fantascienza”; ecco il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo è così: avrebbe potuto stupirci con effetti speciali, ma ha voluto presentarsi come uno di noi.
È compito di ciascuno di noi in virtù del dono profetico ricevuto nel battesimo testimoniare il vangelo: Dio non ha altri mezzi per incontrare gli uomini e le donne oggi se non coloro che hanno già accolto nel loro cuore il messaggio di Gesù. Ricorda Francesco che “il cristiano non è uno che si impegna ad essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti. Il cristiano, semplicemente, è l'uomo che sosta davanti alla rivelazione di un Dio che chiede ai suoi figli di invocarlo con il nome di Padre, di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie” ed ancora “dove c'è Vangelo c'è rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario!” Una rivoluzione d’amore per cambiare il cuore e così trasformare il mondo nel luogo più meraviglioso in cui vivere!
La conclusione del vangelo suona come una possibile condanna alle nostre coscienze addormentate: “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; l’augurio a tutti noi è quello di saper vedere i segni del passaggio di Dio nelle nostre vite per non perdere l’occasione di vivere ogni giorno alla sua presenza.
Commento 31 gennaio 2016
Il brano di questa domenica è la prosecuzione di quello già letto e mostra la reazione dei compaesani di Gesù che non riescono a riconoscerlo se non come il Figlio di Giuseppe; Dio si presenta come uno di noi, è lì accanto a noi, è sempre stato lì e noi non l’avevamo riconosciuto. Ad impedirci l’accoglienza di un Dio che si nasconde nell’ordinario della vita quotidiana è l’idea che Dio debba sempre essere qualcosa di straordinario, di fuori dal mondo, di Altro dalla nostra vita. Il Dio di Gesù Cristo è il Dio che non ha voluto rimanere nel suo cielo, ma che si incarnato; pazienza, se non vi piace rivolgetevi a qualcun altro!!!
Gesù risponde alle perplessità dei suoi vicini raccontando due episodi dell’Antico Testamento per ricordare come da un lato Dio abbia lo sguardo aperto a tutti, anche a chi non appartiene al popolo eletto, e dall’altro come effettivamente quelli che appaiono i lontani sappiano incontrare con più facilità Dio, proprio perché forse non si aspettano effetti speciali.
Proviamo a leggere questi due episodi per capirli meglio: Elia scappando dal suo popolo che lo rifiuta si rifugia presso una povera vedova di Sarepta; ella lo accoglie, non ha nulla se non “un pugno di farina e un po’ d’olio”, ma sulla parola del profeta ella si fida e quella farina, quell’olio non finiranno per tutto il periodo della carestia.
Interessante è anche la storia di Naaman, che saputo che in Israele si trova un profeta in grado di guarirlo, subito parte portando con sé doni; trovato il profeta subito si aspetta grandi gesti ed effetti speciali ma gli viene chiesto semplicemente di bagnarsi nel Giordano. Naaman è perplesso ma si fida e scopre la potenza di Dio nel semplice gesto di bagnarsi nel Giordano.
Allora ecco la soluzione: la vedova di Sarepta e Naaman il Siro hanno saputo fidarsi, hanno saputo aprire il loro cuore a coloro che gli hanno mostrato il volto di Dio. Solo chi ha il cuore aperto ed è pronto a mettere la sua vita nelle mani di Dio può accogliere Dio che ogni giorno ci vuole parlare nell’ordinario svolgersi della nostra vita quotidiana; è questo l’atteggiamento giusto!
Una pubblicità di diversi anni fa, mi pare di una marca di televisori, diceva “Avremo potuto stupirvi con effetti speciali, ma noi siamo scienza e non fantascienza”; ecco il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo è così: avrebbe potuto stupirci con effetti speciali, ma ha voluto presentarsi come uno di noi.
Solo chi vive nella fiducia può incontrarlo; di fronte a tutto questo, come rovescio della medesima medaglia siamo richiamati all’imprescindibile dovere che ognuno di noi ha in virtù del battesimo ad evangelizzare, a testimoniare il vangelo; Dio non ha altri mezzi per incontrare gli uomini e le donne oggi e quindi Dio si affida a noi per parlare alle persone. In particolare in questo anno santo siamo chiamati a rendere concreta la misericordia del Padre; infatti noi siamo il volto della misericordia di Dio che ogni giorno gli uomini possono incontrare.
Il vangelo termina con una frase che può diventare condanna: “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; l’augurio a tutti noi è quindi quello di saper vedere i segni del passaggio di Dio nelle nostre vite per non perdere l’occasione di vivere ogni giorno alla sua presenza.
Gesù risponde alle perplessità dei suoi vicini raccontando due episodi dell’Antico Testamento per ricordare come da un lato Dio abbia lo sguardo aperto a tutti, anche a chi non appartiene al popolo eletto, e dall’altro come effettivamente quelli che appaiono i lontani sappiano incontrare con più facilità Dio, proprio perché forse non si aspettano effetti speciali.
Proviamo a leggere questi due episodi per capirli meglio: Elia scappando dal suo popolo che lo rifiuta si rifugia presso una povera vedova di Sarepta; ella lo accoglie, non ha nulla se non “un pugno di farina e un po’ d’olio”, ma sulla parola del profeta ella si fida e quella farina, quell’olio non finiranno per tutto il periodo della carestia.
Interessante è anche la storia di Naaman, che saputo che in Israele si trova un profeta in grado di guarirlo, subito parte portando con sé doni; trovato il profeta subito si aspetta grandi gesti ed effetti speciali ma gli viene chiesto semplicemente di bagnarsi nel Giordano. Naaman è perplesso ma si fida e scopre la potenza di Dio nel semplice gesto di bagnarsi nel Giordano.
Allora ecco la soluzione: la vedova di Sarepta e Naaman il Siro hanno saputo fidarsi, hanno saputo aprire il loro cuore a coloro che gli hanno mostrato il volto di Dio. Solo chi ha il cuore aperto ed è pronto a mettere la sua vita nelle mani di Dio può accogliere Dio che ogni giorno ci vuole parlare nell’ordinario svolgersi della nostra vita quotidiana; è questo l’atteggiamento giusto!
Una pubblicità di diversi anni fa, mi pare di una marca di televisori, diceva “Avremo potuto stupirvi con effetti speciali, ma noi siamo scienza e non fantascienza”; ecco il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo è così: avrebbe potuto stupirci con effetti speciali, ma ha voluto presentarsi come uno di noi.
Solo chi vive nella fiducia può incontrarlo; di fronte a tutto questo, come rovescio della medesima medaglia siamo richiamati all’imprescindibile dovere che ognuno di noi ha in virtù del battesimo ad evangelizzare, a testimoniare il vangelo; Dio non ha altri mezzi per incontrare gli uomini e le donne oggi e quindi Dio si affida a noi per parlare alle persone. In particolare in questo anno santo siamo chiamati a rendere concreta la misericordia del Padre; infatti noi siamo il volto della misericordia di Dio che ogni giorno gli uomini possono incontrare.
Il vangelo termina con una frase che può diventare condanna: “egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”; l’augurio a tutti noi è quindi quello di saper vedere i segni del passaggio di Dio nelle nostre vite per non perdere l’occasione di vivere ogni giorno alla sua presenza.