ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
LETTURE: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56
Vangelo Lc 1, 39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Commento 15 agosto 2023 |
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. |
Eccoci qua nel cuore dell'estate, nel giorno per eccellenza delle ferie, tanto che a volte anche la nostra anima potrebbe pensare che sia opportuno andare in vacanza dimenticandosi di questa festa molto antica, la Dormitio Mariae, divenuta solennità solo nel secolo scorso. Questo è il giorno in cui la Chiesa gioisce per Maria, madre di Gesù e dei discepoli, che, per prima, vive l’esperienza della resurrezione del corpo.
Il dogma proclamato da Pio XII (1/11/1950) afferma come al termine della sua vita terrena Maria “fu assunta nella gloria celeste in anima e corpo” ma, sia ben chiaro a tutti, questo mistero non è privilegio riservato alla Madonna; Maria è presentata a tutti i credenti come modello eccelso e segno del destino che attende ogni uomo; infatti, io credo, tutti saremo accolti nella totalità della nostra persona “nella gloria celeste” al termine del nostro pellegrinaggio sulla terra. La bibbia non parla mai di anima e corpo, conosce un’unità inscindibile di tutta la persona: come il feto per nove mesi si prepara al suo ingresso nella vita, così anche noi dopo aver vissuto in questo mondo entreremo con tutta la nostra storia nel mondo di Dio dopo una gestazione fatta di amore che ha lasciato sviluppare quel divino in noi che rimane per tutta l’eternità.
Chi di voi mi conosce sa bene con quanta fatica io viva queste solennità in cui celebriamo i misteri dell’amore di Dio in Maria tra l’ammirazione verso questo splendido esempio di umiltà, ascolto, disponibilità e la preoccupazione per il pericolo sempre incombente di considerare questa donna palestinese di duemila anni fa come una pagana divinità Madre da adorare. Vi è, infatti, il rischio di sottolineare la figura di Maria allontanandola dalla concretezza della nostra vita e relegandola in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade. Maria, invece, ci è donata come sorella e madre nella fede perché ha creduto nella Parola del suo Dio, serbando ogni cosa e meditandola nel suo cuore (Lc 2,19) ed insegna oggi a noi, tiepidi credenti, a gioire per l’ardire di Dio, per la follia dell’Assoluto, che affida ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi il suo progetto d’amore. Maria è semplicemente la guida che ci indica la strada che ci conduce verso la vetta della santità, per cui onorarla come madre di Dio e madre nostra vuol dire volgere il nostro sguardo a lei per vivere come lei, prendendola come esempio nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
In questo percorso spirituale ci aiuta la liturgia di oggi che prevede due celebrazioni, quella della vigilia e quella del giorno, unite nei vangeli da tre dichiarazioni di beatitudine per Maria: una semplicemente umana che sottolinea il suo successo come madre per aver avuto un figlio del genere, una che sottolinea la sua fede nel progetto di Dio su di lei ed una che attraverso lei come splendido esempio giunge a tutti coloro che aprono il loro cuore a Dio.
"Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”: è beatitudine genitoriale ed educativa, beatitudine grande quella che ci viene dai nostri figli quando riconosciamo in loro i frutti del nostro tentativo di educarli nei valori evangelici. Nell’educazione verso i nostri figli con Silvia abbiamo sempre puntato a farli crescere in quei valori pienamente umani che il vangelo ci propone più che inserirli in un percorso di fede; insegnare loro anzitutto ad essere “onesti cittadini” seguendo valori di amore, fraternità ed amicizia sociale prima di essere “buoni cristiani” perché abbiamo sempre creduto che la fede sia un dono di Dio e che questo dono non verrà mai meno.
A questa prima beatitudine, direi semplicemente umana, Gesù risponde con una seconda che sembra nei toni non essere rivolta a Maria, ma che in realtà sottolinea e rafforza la precedente: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Maria non è beata perché madre del Signore, ma perché ha saputo ascoltare la Parola di Dio sulla sua vita, ha colto il progetto d’amore e lo ha vissuto anche e soprattutto nei momenti in cui non ne riusciva a vedere la trama, fidandosi unicamente dell’amore di Dio. Così anche noi siamo chiamati nei momenti difficili e complicati della nostra vita a chiudere i nostri occhi per abbandonarci tra le tenerissime braccia di un Dio che è Padre/Madre di tutti noi.
La liturgia della messa del giorno ci racconta lo stupendo incontro tra due future madri: Maria, che sale dalla cugina per rendere grazie a Dio per il dono della maternità in una donna che tutti consideravano sterile ed Elisabetta che le corre incontro per abbracciarla, riconoscendola beata perché ha saputo accogliere la proposta del suo Signore, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l'Assoluto. Ecco la terza benedizione: "Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
E beati noi, discepoli fragili e testimoni troppe volte incoerenti, se sapremo vivere la stessa disponibilità di Maria nell’ascolto della voce di Dio che ci chiama.
Sembra assurdo, ma è tutto vero: Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non ha abbandonato l’uomo, Dio è presente. Allora la gioia può esplodere in quel canto straordinario, il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio. Questo cantico è un copia e incolla di testi biblici, che ci aiuta a comprendere come Maria si nutrisse della Parola di Dio; in esso viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare e che “oggi” noi siamo chiamati a realizzare e vivere pienamente modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
È un canto che solo i piccoli, che sanno farsi servi di Dio come Maria, possono intonare per dar lode a questo Dio che salva l'umanità. Salva l’umanità, salva me, salva ciascuno di noi e anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l’opera di Dio svilupparsi nella storia dell’umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva, che attraversando i secoli, mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia. Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta, ora ella ci incoraggia a seguirla, a fidarci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare grandi cose anche in noi, se lo lasciamo fare!
Il dogma proclamato da Pio XII (1/11/1950) afferma come al termine della sua vita terrena Maria “fu assunta nella gloria celeste in anima e corpo” ma, sia ben chiaro a tutti, questo mistero non è privilegio riservato alla Madonna; Maria è presentata a tutti i credenti come modello eccelso e segno del destino che attende ogni uomo; infatti, io credo, tutti saremo accolti nella totalità della nostra persona “nella gloria celeste” al termine del nostro pellegrinaggio sulla terra. La bibbia non parla mai di anima e corpo, conosce un’unità inscindibile di tutta la persona: come il feto per nove mesi si prepara al suo ingresso nella vita, così anche noi dopo aver vissuto in questo mondo entreremo con tutta la nostra storia nel mondo di Dio dopo una gestazione fatta di amore che ha lasciato sviluppare quel divino in noi che rimane per tutta l’eternità.
Chi di voi mi conosce sa bene con quanta fatica io viva queste solennità in cui celebriamo i misteri dell’amore di Dio in Maria tra l’ammirazione verso questo splendido esempio di umiltà, ascolto, disponibilità e la preoccupazione per il pericolo sempre incombente di considerare questa donna palestinese di duemila anni fa come una pagana divinità Madre da adorare. Vi è, infatti, il rischio di sottolineare la figura di Maria allontanandola dalla concretezza della nostra vita e relegandola in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade. Maria, invece, ci è donata come sorella e madre nella fede perché ha creduto nella Parola del suo Dio, serbando ogni cosa e meditandola nel suo cuore (Lc 2,19) ed insegna oggi a noi, tiepidi credenti, a gioire per l’ardire di Dio, per la follia dell’Assoluto, che affida ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi il suo progetto d’amore. Maria è semplicemente la guida che ci indica la strada che ci conduce verso la vetta della santità, per cui onorarla come madre di Dio e madre nostra vuol dire volgere il nostro sguardo a lei per vivere come lei, prendendola come esempio nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
In questo percorso spirituale ci aiuta la liturgia di oggi che prevede due celebrazioni, quella della vigilia e quella del giorno, unite nei vangeli da tre dichiarazioni di beatitudine per Maria: una semplicemente umana che sottolinea il suo successo come madre per aver avuto un figlio del genere, una che sottolinea la sua fede nel progetto di Dio su di lei ed una che attraverso lei come splendido esempio giunge a tutti coloro che aprono il loro cuore a Dio.
"Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”: è beatitudine genitoriale ed educativa, beatitudine grande quella che ci viene dai nostri figli quando riconosciamo in loro i frutti del nostro tentativo di educarli nei valori evangelici. Nell’educazione verso i nostri figli con Silvia abbiamo sempre puntato a farli crescere in quei valori pienamente umani che il vangelo ci propone più che inserirli in un percorso di fede; insegnare loro anzitutto ad essere “onesti cittadini” seguendo valori di amore, fraternità ed amicizia sociale prima di essere “buoni cristiani” perché abbiamo sempre creduto che la fede sia un dono di Dio e che questo dono non verrà mai meno.
A questa prima beatitudine, direi semplicemente umana, Gesù risponde con una seconda che sembra nei toni non essere rivolta a Maria, ma che in realtà sottolinea e rafforza la precedente: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Maria non è beata perché madre del Signore, ma perché ha saputo ascoltare la Parola di Dio sulla sua vita, ha colto il progetto d’amore e lo ha vissuto anche e soprattutto nei momenti in cui non ne riusciva a vedere la trama, fidandosi unicamente dell’amore di Dio. Così anche noi siamo chiamati nei momenti difficili e complicati della nostra vita a chiudere i nostri occhi per abbandonarci tra le tenerissime braccia di un Dio che è Padre/Madre di tutti noi.
La liturgia della messa del giorno ci racconta lo stupendo incontro tra due future madri: Maria, che sale dalla cugina per rendere grazie a Dio per il dono della maternità in una donna che tutti consideravano sterile ed Elisabetta che le corre incontro per abbracciarla, riconoscendola beata perché ha saputo accogliere la proposta del suo Signore, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l'Assoluto. Ecco la terza benedizione: "Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
E beati noi, discepoli fragili e testimoni troppe volte incoerenti, se sapremo vivere la stessa disponibilità di Maria nell’ascolto della voce di Dio che ci chiama.
Sembra assurdo, ma è tutto vero: Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non ha abbandonato l’uomo, Dio è presente. Allora la gioia può esplodere in quel canto straordinario, il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio. Questo cantico è un copia e incolla di testi biblici, che ci aiuta a comprendere come Maria si nutrisse della Parola di Dio; in esso viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare e che “oggi” noi siamo chiamati a realizzare e vivere pienamente modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
È un canto che solo i piccoli, che sanno farsi servi di Dio come Maria, possono intonare per dar lode a questo Dio che salva l'umanità. Salva l’umanità, salva me, salva ciascuno di noi e anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l’opera di Dio svilupparsi nella storia dell’umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva, che attraversando i secoli, mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia. Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta, ora ella ci incoraggia a seguirla, a fidarci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare grandi cose anche in noi, se lo lasciamo fare!
Commento 15 agosto 2021
Nel cuore di questa seconda strana estate vissuta ancora una volta tra l’incertezza della situazione sanitaria e l’inquietudine per le conseguenze economiche di questa tremenda pandemia, dove si discute di “Green pass” tra ipotesi fantasiose di dittatura sanitaria ed inviti alla responsabilità civile, dove le fantastiche prove sportive alle Olimpiadi e ai campionati europei di calcio nascondono l’incredibile serie di morti sul lavoro, ecco il giorno per eccellenza delle ferie, tanto che a volte anche la nostra anima potrebbe andare in vacanza dimenticandoci di questa festa molto antica la Dormitio Mariae, diventata solennità solo nel secolo scorso. La Chiesa gioisce per Maria, madre di Gesù e dei discepoli, che, per prima, vive l'esperienza della resurrezione del corpo.
Chi di voi mi conosce sa bene con quanta fatica io viva queste solennità in cui celebriamo i misteri dell’amore di Dio in Maria tra l’ammirazione verso questo splendido esempio di umiltà, ascolto, disponibilità, in poche parole di umanità vera e pienamente realizzata e la preoccupazione per il pericolo sempre incombente di considerare questa straordinariamente normale donna palestinese di duemila anni fa come una pagana divinità Madre da adorare. Vi è, infatti, il rischio di sottolineare la straordinaria figura di Maria allontanandola dalla concretezza della nostra vita e relegandola in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade. Maria, invece, ci è donata come sorella e madre nella fede perché ha creduto nella Parola del suo Dio, serbando ogni cosa e meditandola nel suo cuore ed insegna oggi a noi, tiepidi credenti, a gioire per l’ardire di Dio, per la follia dell’Assoluto, che affida ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi il suo progetto d’amore.
Il dogma proclamato da Pio XII (1/11/1950) afferma come al termine della sua vita terrena Maria “fu assunta nella gloria celeste in anima e corpo”, ma questo mistero non è privilegio riservato alla Madonna; Maria è presentata a tutti i credenti come modello eccelso e segno del destino che attende ogni uomo; infatti, io credo tutti saremo accolti nella totalità della nostra persona “nella gloria celeste” al termine del nostro pellegrinaggio sulla terra. La bibbia non parla di anima e corpo, conosce una unità inscindibile di tutta la persona: così come il feto per nove mesi si prepara al suo ingresso nella vita, così anche noi entreremo con tutta la nostra storia dopo aver vissuto in questo mondo una gestazione fatta di amore che ha lasciato sviluppare quel divino che rimane per tutta l’eternità.
Onorare Maria e pregare Dio attraverso Maria, madre di Dio e madre nostra, vuol dire guardare a lei per vivere come lei, prendendola come esempio per riuscire ad imitarla nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
In questo percorso spirituale ci aiuta la liturgia di oggi che prevede due celebrazioni, quella della vigilia e quella del giorno, unite nei vangeli da tre dichiarazioni di beatitudine di Maria: una semplicemente umana che sottolinea il suo successo come madre per aver avuto un figlio del genere, una che sottolinea la sua fede nel progetto di Dio su di lei ed una che attraverso lei come splendido esempio giunge a tutti coloro che aprono il loro cuore a Dio.
“Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”: è beatitudine genitoriale ed educativa, beatitudine grande quella che ci viene dai nostri figli quando riconosciamo in loro i frutti del nostro tentativo di educarli nei valori evangelici. Nell’educazione verso i nostri figli con Silvia abbiamo puntato soprattutto a farli crescere in quei valori pienamente umani che il vangelo ci propone più che inserirli in un percorso di fede; insegnare loro innanzitutto ad essere “onesti cittadini” seguendo valori di amore, fraternità ed amicizia sociale prima di essere “buoni cristiani” perché abbiamo sempre creduto che la fede sia un dono di Dio e che questo dono non verrà mai meno.
A questa prima beatitudine, direi semplicemente umana, Gesù risponde con una seconda che sembra nei toni non essere rivolta a Maria, ma che in realtà sottolinea e rafforza la precedente: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Maria non è beata perché divenuta madre del Signore, ma perché ha saputo ascoltare la Parola di Dio sulla sua vita, ha colto il progetto d’amore e lo ha vissuto anche e soprattutto nei momenti in non ne riusciva a vedere la trama, fidandosi unicamente dell’amore di Dio. Così anche noi siamo chiamati nei momenti difficili e complicati della nostra vita a chiudere i nostri occhi per abbandonarci tra le tenerissime braccia di un Dio che è Padre/Madre di tutti noi.
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”: Maria sale dalla cugina Elisabetta per rendere grazie a Dio per il dono della maternità in una donna che tutti consideravano sterile ed Elisabetta riconosce in Maria colei che ha saputo dire il suo sì, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l’Assoluto. Beata te che hai creduto Maria, figlia della nostra umanità! E beati noi, discepoli fragili e testimoni troppe volte incoerenti, se sapremo vivere la disponibilità nell’ascolto della voce di Dio.
A questo punto guardando a Maria la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario, il “Magnificat”, un copia e incolla di testi biblici, che ci aiuta a comprendere come Maria si nutrisse della Parola di Dio. Nel cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare e che “oggi” noi siamo chiamati a realizzare e vivere pienamente modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
È un canto che solo i piccoli, che sanno farsi servi di Dio come Maria, possono intonare per dar lode a questo Dio che salva l'umanità.
Salva l’umanità, salva me, salva ciascuno di noi e allora anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l’opera di Dio svilupparsi nella storia dell’umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva, che attraversando i secoli, mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia.
Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta: ha raggiunto il cuore di Dio con tutto il suo corpo! Ora, come madre premurosa, ci indica la strada, ci incoraggia a seguirla, fidandoci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare altrettanto in noi, se lo lasciamo fare!
Chi di voi mi conosce sa bene con quanta fatica io viva queste solennità in cui celebriamo i misteri dell’amore di Dio in Maria tra l’ammirazione verso questo splendido esempio di umiltà, ascolto, disponibilità, in poche parole di umanità vera e pienamente realizzata e la preoccupazione per il pericolo sempre incombente di considerare questa straordinariamente normale donna palestinese di duemila anni fa come una pagana divinità Madre da adorare. Vi è, infatti, il rischio di sottolineare la straordinaria figura di Maria allontanandola dalla concretezza della nostra vita e relegandola in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade. Maria, invece, ci è donata come sorella e madre nella fede perché ha creduto nella Parola del suo Dio, serbando ogni cosa e meditandola nel suo cuore ed insegna oggi a noi, tiepidi credenti, a gioire per l’ardire di Dio, per la follia dell’Assoluto, che affida ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi il suo progetto d’amore.
Il dogma proclamato da Pio XII (1/11/1950) afferma come al termine della sua vita terrena Maria “fu assunta nella gloria celeste in anima e corpo”, ma questo mistero non è privilegio riservato alla Madonna; Maria è presentata a tutti i credenti come modello eccelso e segno del destino che attende ogni uomo; infatti, io credo tutti saremo accolti nella totalità della nostra persona “nella gloria celeste” al termine del nostro pellegrinaggio sulla terra. La bibbia non parla di anima e corpo, conosce una unità inscindibile di tutta la persona: così come il feto per nove mesi si prepara al suo ingresso nella vita, così anche noi entreremo con tutta la nostra storia dopo aver vissuto in questo mondo una gestazione fatta di amore che ha lasciato sviluppare quel divino che rimane per tutta l’eternità.
Onorare Maria e pregare Dio attraverso Maria, madre di Dio e madre nostra, vuol dire guardare a lei per vivere come lei, prendendola come esempio per riuscire ad imitarla nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
In questo percorso spirituale ci aiuta la liturgia di oggi che prevede due celebrazioni, quella della vigilia e quella del giorno, unite nei vangeli da tre dichiarazioni di beatitudine di Maria: una semplicemente umana che sottolinea il suo successo come madre per aver avuto un figlio del genere, una che sottolinea la sua fede nel progetto di Dio su di lei ed una che attraverso lei come splendido esempio giunge a tutti coloro che aprono il loro cuore a Dio.
“Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”: è beatitudine genitoriale ed educativa, beatitudine grande quella che ci viene dai nostri figli quando riconosciamo in loro i frutti del nostro tentativo di educarli nei valori evangelici. Nell’educazione verso i nostri figli con Silvia abbiamo puntato soprattutto a farli crescere in quei valori pienamente umani che il vangelo ci propone più che inserirli in un percorso di fede; insegnare loro innanzitutto ad essere “onesti cittadini” seguendo valori di amore, fraternità ed amicizia sociale prima di essere “buoni cristiani” perché abbiamo sempre creduto che la fede sia un dono di Dio e che questo dono non verrà mai meno.
A questa prima beatitudine, direi semplicemente umana, Gesù risponde con una seconda che sembra nei toni non essere rivolta a Maria, ma che in realtà sottolinea e rafforza la precedente: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Maria non è beata perché divenuta madre del Signore, ma perché ha saputo ascoltare la Parola di Dio sulla sua vita, ha colto il progetto d’amore e lo ha vissuto anche e soprattutto nei momenti in non ne riusciva a vedere la trama, fidandosi unicamente dell’amore di Dio. Così anche noi siamo chiamati nei momenti difficili e complicati della nostra vita a chiudere i nostri occhi per abbandonarci tra le tenerissime braccia di un Dio che è Padre/Madre di tutti noi.
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”: Maria sale dalla cugina Elisabetta per rendere grazie a Dio per il dono della maternità in una donna che tutti consideravano sterile ed Elisabetta riconosce in Maria colei che ha saputo dire il suo sì, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l’Assoluto. Beata te che hai creduto Maria, figlia della nostra umanità! E beati noi, discepoli fragili e testimoni troppe volte incoerenti, se sapremo vivere la disponibilità nell’ascolto della voce di Dio.
A questo punto guardando a Maria la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario, il “Magnificat”, un copia e incolla di testi biblici, che ci aiuta a comprendere come Maria si nutrisse della Parola di Dio. Nel cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare e che “oggi” noi siamo chiamati a realizzare e vivere pienamente modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
È un canto che solo i piccoli, che sanno farsi servi di Dio come Maria, possono intonare per dar lode a questo Dio che salva l'umanità.
Salva l’umanità, salva me, salva ciascuno di noi e allora anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l’opera di Dio svilupparsi nella storia dell’umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva, che attraversando i secoli, mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia.
Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta: ha raggiunto il cuore di Dio con tutto il suo corpo! Ora, come madre premurosa, ci indica la strada, ci incoraggia a seguirla, fidandoci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare altrettanto in noi, se lo lasciamo fare!
Commento 15 agosto 2020
Nel cuore di questa strana estate di vacanze vissute tra l’incertezza della situazione sanitaria e l’inquietudine per le conseguenze economiche di questa tremenda pandemia ecco il giorno per eccellenza delle ferie, tanto che a volte anche la nostra anima potrebbe andare in vacanza dimenticandoci di questa festa molto antica la Dormitio Mariae, diventata solennità solo nel secolo scorso. La Chiesa gioisce per Maria, madre di Gesù e dei discepoli, che, per prima, vive l'esperienza della resurrezione del corpo. Purtroppo questa festa porta con sé il rischio di sottolineare la straordinaria figura di Maria allontanandola dalla concretezza della nostra vita. Il rischio cioè di considerare quella ragazza palestinese come la divina quarta persona della Trinità, relegandola in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade; invece Maria ci è donata come sorella e madre nella fede perché ha creduto nella Parola del suo Dio, serbando ogni cosa e meditandola nel suo cuore ed insegna oggi a noi, tiepidi credenti, a gioire per l’ardire di Dio, per la follia dell’Assoluto, che affida ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi il suo progetto d’amore. Onorare Maria e pregare Dio attraverso Maria, madre di Dio e madre nostra, vuol dire guardare a lei per vivere come lei, prendendola come esempio per riuscire ad imitarla nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
Allora la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario che è il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio, canto pieno di speranza che Maria intona per dar lode a questo Dio che salva l'umanità. Questo cantico è un copia e incolla di testi biblici, che ci aiuta a comprendere come Maria si nutrisse della Parola di Dio ed in questo stupendo cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore e della società che il Signore è venuto ad inaugurare e che “oggi” noi siamo chiamati a realizzare e vivere pienamente modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta: ha raggiunto il cuore di Dio con tutto il suo corpo! Ora, come madre premurosa, ci indica la strada, ci incoraggia a seguirla, fidandoci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare altrettanto in noi, se lo lasciamo fare!
Allora la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario che è il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio, canto pieno di speranza che Maria intona per dar lode a questo Dio che salva l'umanità. Questo cantico è un copia e incolla di testi biblici, che ci aiuta a comprendere come Maria si nutrisse della Parola di Dio ed in questo stupendo cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore e della società che il Signore è venuto ad inaugurare e che “oggi” noi siamo chiamati a realizzare e vivere pienamente modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta: ha raggiunto il cuore di Dio con tutto il suo corpo! Ora, come madre premurosa, ci indica la strada, ci incoraggia a seguirla, fidandoci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare altrettanto in noi, se lo lasciamo fare!
Commento 15 agosto 2018
Oggi celebriamo la Dormitio Mariae, antichissima festa diventata solennità solo nel secolo scorso: la Chiesa gioisce per Maria, che, per prima, vive l’esperienza della resurrezione del corpo. Purtroppo questa festa porta con sé un rischio: quello che, sottolineando la straordinaria figura di Maria la si possa allontanare dalla concretezza della nostra vita. Il rischio cioè di considerare quella ragazza palestinese come una sorta di quarta persona della Trinità, relegandola così in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade; invece Maria ci è donata come sorella e madre nella fede perché ha creduto nella Parola del suo Dio ed oggi insegna a noi, tiepidi credenti, a gioire per l’ardire di Dio, per la follia dell’Assoluto, che affida ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi il suo progetto d’amore. Onorare Maria, madre di Dio e madre nostra vuol dire guardare a lei per vivere come lei, prendendola come esempio per riuscire ad imitarla nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
La liturgia di oggi ci racconta lo stupendo incontro tra Elisabetta e Maria: Elisabetta abbraccia la cugina riconoscendola beata perché ha saputo dire il suo sì, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l’Assoluto. Beata te che hai creduto Maria, figlia della nostra umanità! È tutto vero: Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non ha abbandonato l’uomo, Dio è presente. Allora la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario, il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio. Nel cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare. Anche noi a questo punto siamo chiamati a vivere pienamente questa rivoluzione, modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio. Con Maria anche noi possiamo esultare con questo canto pieno di speranza per dar lode a questo Dio che salva l'umanità.
Salva l’umanità, salva me, salva ciascuno di noi e allora anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l’opera di Dio svilupparsi nella storia dell’umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva, che attraversando i secoli, mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia. Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta, ora ella ci incoraggia a seguirla, a fidarci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare grandi cose anche in noi, se lo lasciamo fare!
La liturgia di oggi ci racconta lo stupendo incontro tra Elisabetta e Maria: Elisabetta abbraccia la cugina riconoscendola beata perché ha saputo dire il suo sì, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l’Assoluto. Beata te che hai creduto Maria, figlia della nostra umanità! È tutto vero: Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non ha abbandonato l’uomo, Dio è presente. Allora la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario, il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio. Nel cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare. Anche noi a questo punto siamo chiamati a vivere pienamente questa rivoluzione, modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio. Con Maria anche noi possiamo esultare con questo canto pieno di speranza per dar lode a questo Dio che salva l'umanità.
Salva l’umanità, salva me, salva ciascuno di noi e allora anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l’opera di Dio svilupparsi nella storia dell’umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva, che attraversando i secoli, mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia. Maria è la prima tra noi discepoli che ce l’ha fatta, ora ella ci incoraggia a seguirla, a fidarci di questo Dio dell’impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare grandi cose anche in noi, se lo lasciamo fare!
Commento 15 agosto 2017
Nel cuore dell'estate, la Chiesa gioisce per Maria, madre di Gesù e dei discepoli, che, per prima, vive l'esperienza della resurrezione del corpo: oggi celebriamo la Dormitio Mariae, antichissima festa diventata solennità solo nel secolo scorso. Ma attenzione perché questa festa porta con sé un rischio: quello di sottolineare la sua straordinaria figura allontanandola dalla concretezza della nostra vita. Il rischio cioè di considerare quella ragazza palestinese come la divina quarta persona della Trinità, relegandola in una delle tante edicole che troviamo sparse nelle nostre strade, invece Maria ci è donata come sorella nella fede, come discepola del Signore, come madre dei discepoli e nostra poiché ha creduto nella Parola del suo Dio ed oggi insegna a noi, tiepidi credenti, a gioire per l'ardire di Dio, per la follia dell'Assoluto, che affida il suo progetto d’amore ad una ragazzina e attraverso lei a tutti noi. Maria è la guida che ci indica la strada che ci conduce verso la vetta della santità.
Onorare Maria, madre di Dio e madre nostra vuol dire guardare a lei per vivere come lei, prendendola come esempio per riuscire ad imitarla nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
La liturgia di oggi ci racconta lo stupendo incontro tra Elisabetta e Maria: Elisabetta che abbraccia la cugina riconoscendola beata perché ha saputo accogliere la proposta del suo Signore, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l'Assoluto. Beata te che hai creduto Maria, figlia della nostra umanità! E beati noi, discepoli fragili e testimoni troppe volte incoerenti, se sapremo vivere la disponibilità nell’ascolto della voce di Dio. È tutto vero: Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non ha abbandonato l’uomo, Dio è presente. Allora la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario che è il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio, canto pieno di speranza che Maria intona per dar lode a questo Dio che salva l'umanità.
Salva l'umanità, salva me, salva ciascuno di noi e allora anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l'opera di Dio svilupparsi nelle pieghe dell'umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva immensa, che attraversa i secoli, che mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia. Maria Assunta è la prima tra noi discepoli che ce l'ha fatta, che ha raggiunto il cuore di Dio, la prima a vivere la gloria della resurrezione del corpo, ella ci incoraggia a seguirla, a fidarci di questo Dio dell'impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare grandi cose in noi, se lo lasciamo fare!
Onorare Maria, madre di Dio e madre nostra vuol dire guardare a lei per vivere come lei, prendendola come esempio per riuscire ad imitarla nella sua fede, nella sua disponibilità, nel suo percorso interiore.
La liturgia di oggi ci racconta lo stupendo incontro tra Elisabetta e Maria: Elisabetta che abbraccia la cugina riconoscendola beata perché ha saputo accogliere la proposta del suo Signore, ha saputo credere che davvero Dio potesse diventare uno di noi e che dal suo ventre potesse nascere l'Assoluto. Beata te che hai creduto Maria, figlia della nostra umanità! E beati noi, discepoli fragili e testimoni troppe volte incoerenti, se sapremo vivere la disponibilità nell’ascolto della voce di Dio. È tutto vero: Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non ha abbandonato l’uomo, Dio è presente. Allora la gioia può esplodere in quel suo canto straordinario che è il “Magnificat”, canto di lode e di vittoria, canto della piccolezza di Dio, canto pieno di speranza che Maria intona per dar lode a questo Dio che salva l'umanità.
Salva l'umanità, salva me, salva ciascuno di noi e allora anch’io posso gioire perché ho visto, un poco almeno, l'opera di Dio svilupparsi nelle pieghe dell'umanità. Maria ci insegna a valutare la nostra vita non dai risultati personali conseguiti, ma dalla prospettiva di Dio, quella prospettiva immensa, che attraversa i secoli, che mi invita a superare il mio piccolo mondo per gioire delle cose che Dio compie nella storia. Maria Assunta è la prima tra noi discepoli che ce l'ha fatta, che ha raggiunto il cuore di Dio, la prima a vivere la gloria della resurrezione del corpo, ella ci incoraggia a seguirla, a fidarci di questo Dio dell'impossibile che ha fatto grandi cose in lei e che può fare grandi cose in noi, se lo lasciamo fare!
Commento 15 agosto 2016
Maria appena saputa la notizia che sua cugina Elisabetta, che tutti credevano sterile, aspetta il suo primo figlio, in fretta va ad incontrarla: troppo forte il desiderio in Maria di lasciarsi coinvolgere dall’immensa bontà del Padre e il desiderio di condividere una gioia così grande. Elisabetta appena la vede, riconosce in Maria la benedetta fra tutte le donne perché ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto: la più grande benedizione è infatti credere che siamo amati da Dio, siamo amati a tal punto che Dio non smette in ogni istante della nostra vita di donarci tutto il suo immenso amore. In questa esplosione di gioia condivisa, secondo quanto ci racconta Luca, Maria prorompe in quel meraviglioso cantico che la Chiesa ci invita a pregare ogni giorno nella preghiera serale.
Nel cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare. Anche noi a questo punto siamo chiamati a vivere pienamente questa rivoluzione, modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.
Nel cantico viene magnificato il rovesciamento dei falsi valori che il mondo continuamente ci propone: è Dio che spiega la sua potenza per disperdere i superbi, per rovesciare i potenti ed innalzare gli umili. Siamo all’interno di quella rivoluzione del cuore che il Signore è venuto ad inaugurare. Anche noi a questo punto siamo chiamati a vivere pienamente questa rivoluzione, modificando radicalmente la nostra mente per vivere secondo la logica di Dio.