Domenica di Pentecoste Anno C
Vangelo Gv 14,15-16.23b-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Commento 5 giugno 2022
Con il cuore ricolmo di gioia, ma ancora incredulo di fronte al mistero dell’infinito amore di Dio per noi, concludiamo oggi il tempo pasquale, tempo in cui abbiamo celebrato il mistero di un Dio che offre per amore la sua vita perché l’uomo sia salvato. Lo concludiamo celebrando in questo giorno di Pentecoste il dono più prezioso che il Signore Risorto ha voluto lasciarci, il suo Spirito.
Prima di ascendere al cielo Gesù ha affidato a noi, suoi discepoli, alle nostre misere forze, ai nostri piedi stanchi, alle nostre mani vuote il compito di annunciare il suo vangelo, invitandoci ad essere testimoni credibili del volto di Dio. Di fronte a tutto questo io non posso che sentirmi inadeguato. In momenti faticosi come quello che stiamo vivendo, momenti in cui sperimento tutta la mia personale fragilità, sento profondamente il bisogno di quel Consolatore, di quell’Avvocato difensore (Paraclito) che Gesù ha promesso.
Proprio oggi, quando appariva all’orizzonte quella luce che ci annunciava la fine del tunnel di una pandemia terrificante, proprio oggi siamo ricaduti in qualcosa di peggiore come una guerra nel cuore della nostra Europa, proprio oggi abbiamo bisogno di una nuova pentecoste, abbiamo bisogno di un fragore che scuota le nostre vite appisolate, abbiamo bisogno di un vento che si abbatta impetuoso sulle vele afflosciate della nostra quotidianità, abbiamo bisogno di un fuoco che possa illuminare le nostre menti e scaldare i nostri cuori, abbiamo bisogno dello Spirito che rianimi il nostro passo stanco per correre incontro agli uomini e le donne di questo mondo, uomini e donne mendicanti come noi di un senso vero per questa vita che spesso sembra non averne.
La festa di Pentecoste vuole spalancare le porte delle nostre case dove cerchiamo di chiuderci nelle nostre certezze, ci spinge fuori dai recinti delle nostre paure e ci introduce nel pellegrinaggio della vita con la missione di incontrare tutte le donne e gli uomini nell’unico universale linguaggio dell’amore per annunciare loro il vangelo di un Dio che ci ama di un amore infinito e gratuito. Lo Spirito, che lavora nei nostri cuori, ci dona la forza perché con la nostra testimonianza possiamo mostrare a tutti ciò che conta nella vita; ci dona la coerenza della verità che è Cristo, vero volto di Dio, che è amore, e vero volto dell’uomo che trova la sua piena realizzazione in una vita spesa per amore; ci dona il coraggio di gridare dal nostro cuore assetato verso Dio chiamandolo “Abbà!” (Rm 8,15); ci conduce per vie inaspettate e assolutamente personali tra le braccia di Dio, l’unico luogo capace di soddisfare la nostra sete di felicità come insegnava sant’Agostino (“Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”).
A differenza di Giovanni che nel suo vangelo racconta il dono dello Spirito da parte di Gesù agli uomini sulla croce (Gv 19,31), Luca lo colloca nel giorno della festa ebraica delle Settimane (in greco Pentecoste, cinquantesimo giorno), nel quale gli ebrei celebravano il grande dono della Legge. Con questa indicazione temporale Luca, riprendendo quanto gli aveva insegnato il suo maestro Paolo, ci ricorda come per i discepoli di Cristo lo Spirito sostituisca la Legge, che rimane certamente come indicazione importante per la nostra vita, ma che a questo punto risulta essere il minimo sindacale per chi davvero vuole seguire Gesù. Ora non abbiamo una legge esterna che ci guida, non c’è più quella legge scritta sulla pietra, ma uno spirito che abita i cuori (Ez 36,26); ora c’è un nuovo modo di intendere il nostro rapporto con Dio, non ci sono più regole e norme, ma un solo nuovo ed eterno comandamento quello dell’amore reciproco vissuto secondo le modalità dell’amore con cui siamo stati amati. Ora possiamo camminare lasciandoci guidare dallo Spirito, siamo capaci di vivere non più secondo la carne, secondo le nostre fragilità. Se lasciamo entrare lo Spirito, se abbiamo il coraggio di vivere pienamente la Pentecoste, possiamo portare frutto, potremo sperimentare concretamente nelle nostre povere vite amore, gioia, pace, un cuore grande capace di amare senza limiti, benevolenza, bontà, fedeltà mitezza, dominio di sé.
In questa nostra storia così complicata, ma che osservata con gli occhi di Dio è storia di salvezza, tre sono le azioni dello Spirito, dono tanto prezioso quanto bistrattato: rimanere con noi per sempre, insegnare ogni cosa, ricordare tutto ciò che ha detto Gesù.
Lo Spirito rimane con noi per sempre, Egli è la garanzia di un Dio che si pone costantemente al nostro fianco, che segue i nostri passi con la vigilanza amorevole di una madre che guarda a quell’uomo, a quella donna che seppur cresciuto resta sempre il suo bambino; sono meravigliose le parole del salmista: “Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra” (Sl 139,7-10).
Lo Spirito insegnerà ogni cosa, ci indicherà la via del servizio, del perdono e della gioia, ci mostrerà la verità di Dio e dell’uomo pienamente realizzato nel dono di sé, ci introdurrà nella vita vera, piena ed eterna, vissuta come una incredibile avventura d’amore.
Lo Spirito ricorderà tutto ciò che ha detto Gesù: ricordare cioè riportare nel cuore, rimettere al centro della nostra vita, delle nostre scelte, rendere vivo, presente ciò che può sembrare solo passato.
Sempre, ogni cosa, tutto, lo Spirito è Dio che avvolge e penetra tutta la nostra vita, tutta l’umanità, tutto il creato!
Oggi celebriamo l’inizio della storia della Chiesa: è perciò la festa di tutti noi che ci sforziamo di crescere nella fede, ma soprattutto è la festa di tutti coloro che credono che il senso della vita sia l’amore. Voglio ringraziare il Signore per la Chiesa, popolo di Dio; infatti se il dono della fede è dato ad ogni singola donna e singolo uomo, Dio ha voluto che ciascuno di noi vivesse questo dono inserito in un popolo. È nella Chiesa che ho ricevuto l’annuncio del vangelo grazie alla forte e coerente testimonianza di tanti che mi hanno preceduto; è nell’assemblea dei discepoli di Cristo che ascolto quelle parole di incoraggiamento che mi danno la forza per continuare il cammino nei momenti di sfiducia e di difficoltà; è nella comunità di sorelle e fratelli che con parole amorevoli vengo corretto in ciò che nella mia vita può esserci di sbagliato e ritrovo il coraggio della conversione. E anche se nella tua Chiesa, Signore, ritrovo tanti difetti e tanti peccati, che sono in fondo i miei difetti e i miei peccati, so che da quella fonte inesauribile posso e potrò sempre ricevere il tuo amore misericordioso e fecondo!
Accogliamo con gioia il dono dello Spirito: Egli è l’amore di Dio che non ci abbandona mai, è la tenerezza del Padre che ci abbraccia dall’eterno, è l’amore che il Figlio ha saputo testimoniarci fino al dono supremo di sé!
Prima di ascendere al cielo Gesù ha affidato a noi, suoi discepoli, alle nostre misere forze, ai nostri piedi stanchi, alle nostre mani vuote il compito di annunciare il suo vangelo, invitandoci ad essere testimoni credibili del volto di Dio. Di fronte a tutto questo io non posso che sentirmi inadeguato. In momenti faticosi come quello che stiamo vivendo, momenti in cui sperimento tutta la mia personale fragilità, sento profondamente il bisogno di quel Consolatore, di quell’Avvocato difensore (Paraclito) che Gesù ha promesso.
Proprio oggi, quando appariva all’orizzonte quella luce che ci annunciava la fine del tunnel di una pandemia terrificante, proprio oggi siamo ricaduti in qualcosa di peggiore come una guerra nel cuore della nostra Europa, proprio oggi abbiamo bisogno di una nuova pentecoste, abbiamo bisogno di un fragore che scuota le nostre vite appisolate, abbiamo bisogno di un vento che si abbatta impetuoso sulle vele afflosciate della nostra quotidianità, abbiamo bisogno di un fuoco che possa illuminare le nostre menti e scaldare i nostri cuori, abbiamo bisogno dello Spirito che rianimi il nostro passo stanco per correre incontro agli uomini e le donne di questo mondo, uomini e donne mendicanti come noi di un senso vero per questa vita che spesso sembra non averne.
La festa di Pentecoste vuole spalancare le porte delle nostre case dove cerchiamo di chiuderci nelle nostre certezze, ci spinge fuori dai recinti delle nostre paure e ci introduce nel pellegrinaggio della vita con la missione di incontrare tutte le donne e gli uomini nell’unico universale linguaggio dell’amore per annunciare loro il vangelo di un Dio che ci ama di un amore infinito e gratuito. Lo Spirito, che lavora nei nostri cuori, ci dona la forza perché con la nostra testimonianza possiamo mostrare a tutti ciò che conta nella vita; ci dona la coerenza della verità che è Cristo, vero volto di Dio, che è amore, e vero volto dell’uomo che trova la sua piena realizzazione in una vita spesa per amore; ci dona il coraggio di gridare dal nostro cuore assetato verso Dio chiamandolo “Abbà!” (Rm 8,15); ci conduce per vie inaspettate e assolutamente personali tra le braccia di Dio, l’unico luogo capace di soddisfare la nostra sete di felicità come insegnava sant’Agostino (“Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”).
A differenza di Giovanni che nel suo vangelo racconta il dono dello Spirito da parte di Gesù agli uomini sulla croce (Gv 19,31), Luca lo colloca nel giorno della festa ebraica delle Settimane (in greco Pentecoste, cinquantesimo giorno), nel quale gli ebrei celebravano il grande dono della Legge. Con questa indicazione temporale Luca, riprendendo quanto gli aveva insegnato il suo maestro Paolo, ci ricorda come per i discepoli di Cristo lo Spirito sostituisca la Legge, che rimane certamente come indicazione importante per la nostra vita, ma che a questo punto risulta essere il minimo sindacale per chi davvero vuole seguire Gesù. Ora non abbiamo una legge esterna che ci guida, non c’è più quella legge scritta sulla pietra, ma uno spirito che abita i cuori (Ez 36,26); ora c’è un nuovo modo di intendere il nostro rapporto con Dio, non ci sono più regole e norme, ma un solo nuovo ed eterno comandamento quello dell’amore reciproco vissuto secondo le modalità dell’amore con cui siamo stati amati. Ora possiamo camminare lasciandoci guidare dallo Spirito, siamo capaci di vivere non più secondo la carne, secondo le nostre fragilità. Se lasciamo entrare lo Spirito, se abbiamo il coraggio di vivere pienamente la Pentecoste, possiamo portare frutto, potremo sperimentare concretamente nelle nostre povere vite amore, gioia, pace, un cuore grande capace di amare senza limiti, benevolenza, bontà, fedeltà mitezza, dominio di sé.
In questa nostra storia così complicata, ma che osservata con gli occhi di Dio è storia di salvezza, tre sono le azioni dello Spirito, dono tanto prezioso quanto bistrattato: rimanere con noi per sempre, insegnare ogni cosa, ricordare tutto ciò che ha detto Gesù.
Lo Spirito rimane con noi per sempre, Egli è la garanzia di un Dio che si pone costantemente al nostro fianco, che segue i nostri passi con la vigilanza amorevole di una madre che guarda a quell’uomo, a quella donna che seppur cresciuto resta sempre il suo bambino; sono meravigliose le parole del salmista: “Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra” (Sl 139,7-10).
Lo Spirito insegnerà ogni cosa, ci indicherà la via del servizio, del perdono e della gioia, ci mostrerà la verità di Dio e dell’uomo pienamente realizzato nel dono di sé, ci introdurrà nella vita vera, piena ed eterna, vissuta come una incredibile avventura d’amore.
Lo Spirito ricorderà tutto ciò che ha detto Gesù: ricordare cioè riportare nel cuore, rimettere al centro della nostra vita, delle nostre scelte, rendere vivo, presente ciò che può sembrare solo passato.
Sempre, ogni cosa, tutto, lo Spirito è Dio che avvolge e penetra tutta la nostra vita, tutta l’umanità, tutto il creato!
Oggi celebriamo l’inizio della storia della Chiesa: è perciò la festa di tutti noi che ci sforziamo di crescere nella fede, ma soprattutto è la festa di tutti coloro che credono che il senso della vita sia l’amore. Voglio ringraziare il Signore per la Chiesa, popolo di Dio; infatti se il dono della fede è dato ad ogni singola donna e singolo uomo, Dio ha voluto che ciascuno di noi vivesse questo dono inserito in un popolo. È nella Chiesa che ho ricevuto l’annuncio del vangelo grazie alla forte e coerente testimonianza di tanti che mi hanno preceduto; è nell’assemblea dei discepoli di Cristo che ascolto quelle parole di incoraggiamento che mi danno la forza per continuare il cammino nei momenti di sfiducia e di difficoltà; è nella comunità di sorelle e fratelli che con parole amorevoli vengo corretto in ciò che nella mia vita può esserci di sbagliato e ritrovo il coraggio della conversione. E anche se nella tua Chiesa, Signore, ritrovo tanti difetti e tanti peccati, che sono in fondo i miei difetti e i miei peccati, so che da quella fonte inesauribile posso e potrò sempre ricevere il tuo amore misericordioso e fecondo!
Accogliamo con gioia il dono dello Spirito: Egli è l’amore di Dio che non ci abbandona mai, è la tenerezza del Padre che ci abbraccia dall’eterno, è l’amore che il Figlio ha saputo testimoniarci fino al dono supremo di sé!
Commento 9 giugno 2019
La solennità di oggi conclude il tempo pasquale dove abbiamo celebrato il mistero dell’infinito amore di Dio per noi, per ciascuno di noi; la liturgia si è presa questi 50 giorni per vivere in pienezza tutto questo, forse perché troppo grande ed incredibile appare l’idea di essere così infinitamente amati da Dio. Lasciando questo mondo per ritornare da Dio, il Signore ha affidato alle nostre misere forze, ai nostri piedi stanchi, alle nostre mani vuote il suo vangelo; noi sappiamo quanto difficile sia vivere coerentemente secondo quella logica d’amore, ma lo Spirito ci insegnerà ad “osservare la sua Parola” perché ci insegnerà ad amare Dio e a rendere concreto questo amore nell’amore per i fratelli a cominciare dai più deboli e dai più poveri. Questo non sarà affatto un compito semplice poiché il mondo ci propone valori totalmente diversi: l’egoismo, l’interesse personale o del proprio gruppo sociale, nazionale o etnico, la violenza, il successo ed il denaro. In questo nostro cammino personale e comunitario sentiamo sempre più la necessità di qualcuno che stia vicino a noi, che illumini i nostri passi, che scaldi i nostri cuori nei momenti di delusione e di fatica: qui ci viene incontro il dono dello Spirito, quell’Altro Paraclito (colui che si pone accanto per difendere), che non ci lascerà mai soli, che sarà la nuova ed eterna presenza di Dio nella nostra vita.
Lo Spirito viene sulla Chiesa e spalanca le porte delle nostre case dove ci chiudiamo nelle nostre certezze, ci spinge fuori dai recinti delle nostre paure e ci introduce nel pellegrinaggio della vita con la missione di portare a tutte le donne e gli uomini il messaggio di Gesù. Egli ci ha mostrato il volto misericordioso del Padre/Madre, egli ci ha fatto conoscere che Dio è Amore, ma ora tocca a noi! Ora tocca alla Chiesa, tocca alla comunità dei discepoli di Cristo portare nel mondo l’amore di Dio. Lo Spirito, che lavora nei nostri cuori, ci dona la forza perché davvero con la nostra testimonianza possiamo mostrare a tutti che l’unica cosa che conta nella vita è l’amore; ci dona la coerenza della verità che è Cristo, vero volto di Dio che è amore e vero volto dell’uomo che trova la sua piena realizzazione in una vita spesa per amore; ci dona il coraggio di gridare dal nostro cuore assetato verso Dio chiamandolo “Abbà!” (Rm 8,15); ci conduce per vie inaspettate e assolutamente personali tra le braccia di Dio, l’unico luogo capace di soddisfare la nostra sete di felicità come insegnava sant’Agostino (“Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”).
Oggi celebriamo l’inizio della storia della Chiesa: è perciò la festa di tutti noi che ci sforziamo di crescere nella fede, ma soprattutto è la festa di tutti coloro che credono che il senso della vita sia l’amore. Voglio ringraziare il Signore per la Chiesa, popolo di Dio; infatti se il dono della fede è dato ad ogni singola donna e singolo uomo, Dio ha voluto che ciascuno di noi vivesse questo dono inserito in un popolo. È nella Chiesa che ho ricevuto l’annuncio del vangelo grazie alla forte e coerente testimonianza di tanti fratelli; è nella comunità che ascolto quelle parole di incoraggiamento che mi danno la forza per continuare il cammino nei momenti di sfiducia e di difficoltà; è nella comunità cristiana che con parole amorevoli vengo corretto in ciò che nella mia vita può esserci di sbagliato e ritrovo il coraggio della conversione. E anche se nella tua Chiesa, Signore, ritrovo tanti difetti e tanti peccati, che sono in fondo i miei difetti e i miei peccati, so che da quella fonte inesauribile posso e potrò sempre ricevere il tuo amore misericordioso e fecondo!
Accogliamo con gioia il dono dello Spirito: Egli è l’amore di Dio che non ci abbandona mai, è la tenerezza del Padre che ci abbraccia dall’eterno, è l’amore che il Figlio ha saputo testimoniarci fino al dono supremo di sé!
Lo Spirito viene sulla Chiesa e spalanca le porte delle nostre case dove ci chiudiamo nelle nostre certezze, ci spinge fuori dai recinti delle nostre paure e ci introduce nel pellegrinaggio della vita con la missione di portare a tutte le donne e gli uomini il messaggio di Gesù. Egli ci ha mostrato il volto misericordioso del Padre/Madre, egli ci ha fatto conoscere che Dio è Amore, ma ora tocca a noi! Ora tocca alla Chiesa, tocca alla comunità dei discepoli di Cristo portare nel mondo l’amore di Dio. Lo Spirito, che lavora nei nostri cuori, ci dona la forza perché davvero con la nostra testimonianza possiamo mostrare a tutti che l’unica cosa che conta nella vita è l’amore; ci dona la coerenza della verità che è Cristo, vero volto di Dio che è amore e vero volto dell’uomo che trova la sua piena realizzazione in una vita spesa per amore; ci dona il coraggio di gridare dal nostro cuore assetato verso Dio chiamandolo “Abbà!” (Rm 8,15); ci conduce per vie inaspettate e assolutamente personali tra le braccia di Dio, l’unico luogo capace di soddisfare la nostra sete di felicità come insegnava sant’Agostino (“Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”).
Oggi celebriamo l’inizio della storia della Chiesa: è perciò la festa di tutti noi che ci sforziamo di crescere nella fede, ma soprattutto è la festa di tutti coloro che credono che il senso della vita sia l’amore. Voglio ringraziare il Signore per la Chiesa, popolo di Dio; infatti se il dono della fede è dato ad ogni singola donna e singolo uomo, Dio ha voluto che ciascuno di noi vivesse questo dono inserito in un popolo. È nella Chiesa che ho ricevuto l’annuncio del vangelo grazie alla forte e coerente testimonianza di tanti fratelli; è nella comunità che ascolto quelle parole di incoraggiamento che mi danno la forza per continuare il cammino nei momenti di sfiducia e di difficoltà; è nella comunità cristiana che con parole amorevoli vengo corretto in ciò che nella mia vita può esserci di sbagliato e ritrovo il coraggio della conversione. E anche se nella tua Chiesa, Signore, ritrovo tanti difetti e tanti peccati, che sono in fondo i miei difetti e i miei peccati, so che da quella fonte inesauribile posso e potrò sempre ricevere il tuo amore misericordioso e fecondo!
Accogliamo con gioia il dono dello Spirito: Egli è l’amore di Dio che non ci abbandona mai, è la tenerezza del Padre che ci abbraccia dall’eterno, è l’amore che il Figlio ha saputo testimoniarci fino al dono supremo di sé!
Commento 15 maggio 2016
La festa di Pentecoste, che conclude il cammino pasquale, ci introduce nel pellegrinaggio della vita. Gesù ha condiviso il suo percorso terreno per rivelarci il volto misericordioso di Dio, ma ora tocca a noi. In questo nostro viaggio ci viene in soccorso un altro “paraclito”, parola greca che indica colui che era “chiamato a stare vicino” in un processo all’imputato. Giovanni vede la storia come una eterna lotta tra il bene e il male; in questo processo siamo chiamati ad essere nel contempo testimoni e imputati; testimoni per rendere ragione della speranza che è in noi ed imputati perché sempre insidiati dal male. Ma abbiamo un “avvocato” (uno chiamato a starci vicino "ad vocatus"), uno pronto a sorreggerci nei momenti bui, uno che non smette mai di credere in noi: lo Spirito Santo è l’amore di Dio che non ci abbandona mai, è la tenerezza del Padre che ci abbraccia dall’eterno, è l’amore che il Figlio ha saputo testimoniarci fino al dono supremo di sé.
Nella festa di oggi ricordiamo anche la nascita della comunità cristiana, voluta da Dio per testimoniare concretamente nel tempo il suo vangelo d’amore; è la festa di tutti noi che ci sforziamo di crescere nella fede, ma soprattutto è la festa di tutti coloro che credono che il senso della vita sia l’amore.
Voglio ringraziare il Signore per il dono della Chiesa; infatti se il dono della fede è dato ad ogni singolo uomo e donna, Dio ha voluto che ciascuno di noi vivesse questo dono inserito in un popolo: é nella Chiesa che ho ricevuto l’annuncio del vangelo grazie alla forte e coerente testimonianza di tanti fratelli; è nella comunità che ascolto quelle parole di incoraggiamento che mi danno la forza per continuare il cammino nei momenti di sfiducia e di difficoltà; è nella comunità cristiana che con parole amorevoli vengo corretto in ciò che nella mia vita può esserci sbagliato e ritrovo il coraggio della conversione.
Nella festa di oggi ricordiamo anche la nascita della comunità cristiana, voluta da Dio per testimoniare concretamente nel tempo il suo vangelo d’amore; è la festa di tutti noi che ci sforziamo di crescere nella fede, ma soprattutto è la festa di tutti coloro che credono che il senso della vita sia l’amore.
Voglio ringraziare il Signore per il dono della Chiesa; infatti se il dono della fede è dato ad ogni singolo uomo e donna, Dio ha voluto che ciascuno di noi vivesse questo dono inserito in un popolo: é nella Chiesa che ho ricevuto l’annuncio del vangelo grazie alla forte e coerente testimonianza di tanti fratelli; è nella comunità che ascolto quelle parole di incoraggiamento che mi danno la forza per continuare il cammino nei momenti di sfiducia e di difficoltà; è nella comunità cristiana che con parole amorevoli vengo corretto in ciò che nella mia vita può esserci sbagliato e ritrovo il coraggio della conversione.