Tutti I Santi Anno A
Vangelo Mt 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. |
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». |
Commento 1 novembre 2023
La solennità di Tutti i Santi è la festa di tutti noi, “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), la festa di coloro che in questa vita ci hanno preceduto seguendo le orme di Gesù Cristo e che ora vivono tra le braccia accoglienti di Dio così come è la festa di tutti quelli che in questo tempo presente non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo, fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi.
Da alcuni anni per me questa data assume un significato tutto particolare: era, infatti, il 31 ottobre 2020 quando venivo ricoverato all’ospedale San Martino con una polmonite da Covid; pochi minuti prima avevo lasciato la mia famiglia senza neanche salutarli con lo sguardo perso nel vuoto e il respiro corto. Solo dopo essere giunto in ospedale cominciavo a rendermi conto che quella poteva anche essere stata l’ultima volta che li vedevo; trascorsi la solennità di Tutti i Santi così buttato su una barella vicino al distributore delle bevande e del caffè nei corridoi del Pronto Soccorso. È ancora vivo e bruciante il ricordo di quell’inferno: quei sacchi bianchi che passavano davanti ai miei occhi con all’interno le persone che non ce l’avevano fatta. In quei giorni così complicati su un letto d’ospedale con l’ossigeno che mi aiutava a respirare, però, ho riscoperto la fede; ho sentito la necessità di un amore che insieme a quello della mia famiglia colmasse il vuoto drammatico di quella solitudine accompagnata solo dalla morte e dalla sofferenza. Proprio rileggendo più volte il testo delle beatitudini in quei giorni ho ritrovato la speranza, la forza per tornare ad una vita nuova perché quando ti incontri e ti scontri con la morte cominci a cogliere il senso più vero della vita, ciò che ti rende davvero felice, ciò che davvero conta e di cui non puoi fare a meno: l’amore.
In questa festa tutta la Chiesa ascolta con grande gioia le parole del vangelo: Gesù ci proclama beati perché siamo infinitamente amati da Dio, perché in noi, in ciascuno di noi è possibile far brillare la luce di Dio.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo: Dio vuole la felicità dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente e si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Ma soprattutto, e questo lo voglio ricordare ogni volta, le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi e qui: esse rappresentano il sogno di Dio per ogni uomo, il desiderio dirompente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Quelle parole sono l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo! Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite? Sono la dimostrazione inequivocabile di quanto siano lontani i nostri pensieri e i nostri progetti da quelli di Dio.
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. Allora coraggio, possiamo diventare santi, essere felici e realizzare pienamente la nostra vita se diventiamo uomini e donne delle beatitudini!
Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell’amore del Padre; sono loro che hanno acceso nei nostri cuori quella luce che ancora brilla e ci indica il cammino.
Per me sarà il momento per ricordare papà, un uomo semplice che mi ha insegnato senza troppe parole la sua fede; non ricordo di lui grandi discorsi, ma il suo sorriso illuminante. Ricordo quando si alzava la domenica mattina molto presto e, dopo una settimana di duro lavoro notturno nel forno, andava a lavorare nei giardini della parrocchia per costruire i campetti dove ancora oggi tanti ragazzi di Rivarolo vanno a giocare all’ombra del campanile; quel suo umile mettersi a disposizione mi ha insegnato che la Chiesa non è dei preti, ma di tutti coloro che nella Chiesa si sentono a casa. Ma ancora di più, quando la mia fede cominciava a smarrirsi, la sua silenziosa attenzione mi accompagnava nei momenti difficili, lo ricordo ancora: era la festa di Cristo Re e anche quel giorno non ero andato a messa come mi capitava da un po’ di tempo; eravamo a tavola per il pranzo quando lui con quel suo sguardo che mai giudicava mi chiese cosa ne pensassi dell’omelia del parroco e dopo avermi raccontato del vangelo e delle letture, mi disse “Ora mangiamo!”; spezzò il pane e aggiunse “ricordati di mangiare il pane!”. Quel gesto eucaristico, compiuto con immensa tenerezza, colpì il mio cuore immerso nel dubbio e la domenica successiva sentii il bisogno di tornare a messa per condividere nuovamente quel pane.
Rendiamo quindi grazie a Dio per tutte quelle persone che con umiltà e gioia ci hanno trasmesso la fede, ci hanno mostrato l’infinito amore di Dio per noi!
Da alcuni anni per me questa data assume un significato tutto particolare: era, infatti, il 31 ottobre 2020 quando venivo ricoverato all’ospedale San Martino con una polmonite da Covid; pochi minuti prima avevo lasciato la mia famiglia senza neanche salutarli con lo sguardo perso nel vuoto e il respiro corto. Solo dopo essere giunto in ospedale cominciavo a rendermi conto che quella poteva anche essere stata l’ultima volta che li vedevo; trascorsi la solennità di Tutti i Santi così buttato su una barella vicino al distributore delle bevande e del caffè nei corridoi del Pronto Soccorso. È ancora vivo e bruciante il ricordo di quell’inferno: quei sacchi bianchi che passavano davanti ai miei occhi con all’interno le persone che non ce l’avevano fatta. In quei giorni così complicati su un letto d’ospedale con l’ossigeno che mi aiutava a respirare, però, ho riscoperto la fede; ho sentito la necessità di un amore che insieme a quello della mia famiglia colmasse il vuoto drammatico di quella solitudine accompagnata solo dalla morte e dalla sofferenza. Proprio rileggendo più volte il testo delle beatitudini in quei giorni ho ritrovato la speranza, la forza per tornare ad una vita nuova perché quando ti incontri e ti scontri con la morte cominci a cogliere il senso più vero della vita, ciò che ti rende davvero felice, ciò che davvero conta e di cui non puoi fare a meno: l’amore.
In questa festa tutta la Chiesa ascolta con grande gioia le parole del vangelo: Gesù ci proclama beati perché siamo infinitamente amati da Dio, perché in noi, in ciascuno di noi è possibile far brillare la luce di Dio.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo: Dio vuole la felicità dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente e si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Ma soprattutto, e questo lo voglio ricordare ogni volta, le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi e qui: esse rappresentano il sogno di Dio per ogni uomo, il desiderio dirompente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Quelle parole sono l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo! Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite? Sono la dimostrazione inequivocabile di quanto siano lontani i nostri pensieri e i nostri progetti da quelli di Dio.
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. Allora coraggio, possiamo diventare santi, essere felici e realizzare pienamente la nostra vita se diventiamo uomini e donne delle beatitudini!
Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell’amore del Padre; sono loro che hanno acceso nei nostri cuori quella luce che ancora brilla e ci indica il cammino.
Per me sarà il momento per ricordare papà, un uomo semplice che mi ha insegnato senza troppe parole la sua fede; non ricordo di lui grandi discorsi, ma il suo sorriso illuminante. Ricordo quando si alzava la domenica mattina molto presto e, dopo una settimana di duro lavoro notturno nel forno, andava a lavorare nei giardini della parrocchia per costruire i campetti dove ancora oggi tanti ragazzi di Rivarolo vanno a giocare all’ombra del campanile; quel suo umile mettersi a disposizione mi ha insegnato che la Chiesa non è dei preti, ma di tutti coloro che nella Chiesa si sentono a casa. Ma ancora di più, quando la mia fede cominciava a smarrirsi, la sua silenziosa attenzione mi accompagnava nei momenti difficili, lo ricordo ancora: era la festa di Cristo Re e anche quel giorno non ero andato a messa come mi capitava da un po’ di tempo; eravamo a tavola per il pranzo quando lui con quel suo sguardo che mai giudicava mi chiese cosa ne pensassi dell’omelia del parroco e dopo avermi raccontato del vangelo e delle letture, mi disse “Ora mangiamo!”; spezzò il pane e aggiunse “ricordati di mangiare il pane!”. Quel gesto eucaristico, compiuto con immensa tenerezza, colpì il mio cuore immerso nel dubbio e la domenica successiva sentii il bisogno di tornare a messa per condividere nuovamente quel pane.
Rendiamo quindi grazie a Dio per tutte quelle persone che con umiltà e gioia ci hanno trasmesso la fede, ci hanno mostrato l’infinito amore di Dio per noi!
Commento 1 novembre 2022
Oggi la Chiesa tutta celebra la solennità di Tutti i Santi, è la festa di tutti coloro che ci hanno preceduto seguendo le orme di Gesù Cristo.
È la festa di tutti noi che, pur consci delle nostre povertà e dei nostri limiti, ci sentiamo “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), è la festa di coloro che non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi. Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, che ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell’abbraccio di Dio. A quelle persone che hanno acceso nei nostri cuori una luce che ancora brilla e ci indica il cammino, va il nostro ringraziamento; sono loro che con estrema semplicità ci hanno testimoniato il vangelo, a volte senza grandi discorsi, ma con dolci parole e la forza del loro esempio.
Oggi la liturgia ci propone il testo delle Beatitudini; esse
non sono da intendersi solo come parole di consolazione per gli sfigati di oggi perché un giorno troveranno soddisfazione, tanto meno come oppio dei poveri per anestetizzare qualche voglia di rivalsa, ma promessa di una salvezza attuale, di una felicità vera, di una vita pienamente realizzata già ora e qui.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo e lì vi troviamo un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza, allo splendore e alla grandezza di queste parole come affermò lo stesso Gandhi; non sono, quindi, un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Esse ci proclamano beati, non per i nostri meriti, ma perché infinitamente amati da Dio.
Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la sua ricetta ribalta quella che il mondo quotidianamente ci propone.
Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Oppure domandiamoci ancora chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Forse al momento di ascoltarle in chiesa queste parole ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite?
Eh sì, quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Ma se le sappiamo accogliere, le beatitudini ci cambiano il cuore e di conseguenza ci sarà possibile cambiare alle radici questo nostro mondo che ci appare ogni giorno sempre più lontano dal sogno di Dio.
Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Solo se vivremo come donne e uomini delle beatitudini potremo costruire un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; siamo chiamati a realizzare il sogno di Dio, possiamo essere la speranza di qualcosa di bello, di un altro modo di essere donne e uomini, possiamo essere architetti di un mondo fatto di pace, di mitezza, di giustizia, di cuori limpidi, potremo generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo!
Auguri allora a tutti noi beati, sante e santi di Dio, testimoniamo con coraggio che Dio è amore, è misericordia, è gioia piena. Gioiamo, perché siamo chiamati a vivere per sempre nell’amore di Dio!
Oggi la Chiesa tutta celebra la
solennità di Tutti i Santi, è la festa di tutti coloro che ci hanno preceduto seguendo le orme di Gesù Cristo.
È la festa di tutti noi che, pur consci delle nostre povertà e dei nostri limiti, ci sentiamo “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), è la festa di coloro che non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi. Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, che ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell’abbraccio di Dio. A quelle persone che hanno acceso nei nostri cuori una luce che ancora brilla e ci indica il cammino, va il nostro ringraziamento; sono loro che con estrema semplicità ci hanno testimoniato il vangelo, a volte senza grandi discorsi, ma con dolci parole e la forza del loro esempio.
Oggi la liturgia ci propone il testo delle Beatitudini; esse
non sono da intendersi solo come parole di consolazione per gli sfigati di oggi perché un giorno troveranno soddisfazione, tanto meno come oppio dei poveri per anestetizzare qualche voglia di rivalsa, ma promessa di una salvezza attuale, di una felicità vera, di una vita pienamente realizzata già ora e qui.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo e lì vi troviamo un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza, allo splendore e alla grandezza di queste parole come affermò lo stesso Gandhi; non sono, quindi, un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Esse ci proclamano beati, non per i nostri meriti, ma perché infinitamente amati da Dio.
Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la sua ricetta ribalta quella che il mondo quotidianamente ci propone.
Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Oppure domandiamoci ancora chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Forse al momento di ascoltarle in chiesa queste parole ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite?
Eh sì, quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Ma se le sappiamo accogliere, le beatitudini ci cambiano il cuore e di conseguenza ci sarà possibile cambiare alle radici questo nostro mondo che ci appare ogni giorno sempre più lontano dal sogno di Dio.
Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Solo se vivremo come donne e uomini delle beatitudini potremo costruire un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; siamo chiamati a realizzare il sogno di Dio, possiamo essere la speranza di qualcosa di bello, di un altro modo di essere donne e uomini, possiamo essere architetti di un mondo fatto di pace, di mitezza, di giustizia, di cuori limpidi, potremo generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo!
Auguri allora a tutti noi beati, sante e santi di Dio, testimoniamo con coraggio che Dio è amore, è misericordia, è gioia piena. Gioiamo, perché siamo chiamati a vivere per sempre nell’amore di Dio!
È la festa di tutti noi che, pur consci delle nostre povertà e dei nostri limiti, ci sentiamo “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), è la festa di coloro che non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi. Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, che ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell’abbraccio di Dio. A quelle persone che hanno acceso nei nostri cuori una luce che ancora brilla e ci indica il cammino, va il nostro ringraziamento; sono loro che con estrema semplicità ci hanno testimoniato il vangelo, a volte senza grandi discorsi, ma con dolci parole e la forza del loro esempio.
Oggi la liturgia ci propone il testo delle Beatitudini; esse
non sono da intendersi solo come parole di consolazione per gli sfigati di oggi perché un giorno troveranno soddisfazione, tanto meno come oppio dei poveri per anestetizzare qualche voglia di rivalsa, ma promessa di una salvezza attuale, di una felicità vera, di una vita pienamente realizzata già ora e qui.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo e lì vi troviamo un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza, allo splendore e alla grandezza di queste parole come affermò lo stesso Gandhi; non sono, quindi, un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Esse ci proclamano beati, non per i nostri meriti, ma perché infinitamente amati da Dio.
Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la sua ricetta ribalta quella che il mondo quotidianamente ci propone.
Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Oppure domandiamoci ancora chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Forse al momento di ascoltarle in chiesa queste parole ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite?
Eh sì, quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Ma se le sappiamo accogliere, le beatitudini ci cambiano il cuore e di conseguenza ci sarà possibile cambiare alle radici questo nostro mondo che ci appare ogni giorno sempre più lontano dal sogno di Dio.
Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Solo se vivremo come donne e uomini delle beatitudini potremo costruire un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; siamo chiamati a realizzare il sogno di Dio, possiamo essere la speranza di qualcosa di bello, di un altro modo di essere donne e uomini, possiamo essere architetti di un mondo fatto di pace, di mitezza, di giustizia, di cuori limpidi, potremo generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo!
Auguri allora a tutti noi beati, sante e santi di Dio, testimoniamo con coraggio che Dio è amore, è misericordia, è gioia piena. Gioiamo, perché siamo chiamati a vivere per sempre nell’amore di Dio!
Oggi la Chiesa tutta celebra la
solennità di Tutti i Santi, è la festa di tutti coloro che ci hanno preceduto seguendo le orme di Gesù Cristo.
È la festa di tutti noi che, pur consci delle nostre povertà e dei nostri limiti, ci sentiamo “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), è la festa di coloro che non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi. Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, che ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell’abbraccio di Dio. A quelle persone che hanno acceso nei nostri cuori una luce che ancora brilla e ci indica il cammino, va il nostro ringraziamento; sono loro che con estrema semplicità ci hanno testimoniato il vangelo, a volte senza grandi discorsi, ma con dolci parole e la forza del loro esempio.
Oggi la liturgia ci propone il testo delle Beatitudini; esse
non sono da intendersi solo come parole di consolazione per gli sfigati di oggi perché un giorno troveranno soddisfazione, tanto meno come oppio dei poveri per anestetizzare qualche voglia di rivalsa, ma promessa di una salvezza attuale, di una felicità vera, di una vita pienamente realizzata già ora e qui.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo e lì vi troviamo un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza, allo splendore e alla grandezza di queste parole come affermò lo stesso Gandhi; non sono, quindi, un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Esse ci proclamano beati, non per i nostri meriti, ma perché infinitamente amati da Dio.
Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la sua ricetta ribalta quella che il mondo quotidianamente ci propone.
Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Oppure domandiamoci ancora chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Forse al momento di ascoltarle in chiesa queste parole ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite?
Eh sì, quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Ma se le sappiamo accogliere, le beatitudini ci cambiano il cuore e di conseguenza ci sarà possibile cambiare alle radici questo nostro mondo che ci appare ogni giorno sempre più lontano dal sogno di Dio.
Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Solo se vivremo come donne e uomini delle beatitudini potremo costruire un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; siamo chiamati a realizzare il sogno di Dio, possiamo essere la speranza di qualcosa di bello, di un altro modo di essere donne e uomini, possiamo essere architetti di un mondo fatto di pace, di mitezza, di giustizia, di cuori limpidi, potremo generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo!
Auguri allora a tutti noi beati, sante e santi di Dio, testimoniamo con coraggio che Dio è amore, è misericordia, è gioia piena. Gioiamo, perché siamo chiamati a vivere per sempre nell’amore di Dio!
Commento 1 novembre 2021
La solennità di Tutti i Santi è la nostra festa, la festa di tutti coloro che sono “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), di coloro che in questa vita ci hanno preceduto seguendo le orme di Gesù Cristo, di tutti quelli che non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo, fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi. Per me assume un significato tutto particolare: era il 31 ottobre dello scorso anno quando alle 13 circa venivo ricoverato all’ospedale San Martino con una polmonite da Covid; pochi minuti prima avevo lasciato la mia famiglia senza neanche salutarli con lo sguardo perso nel vuoto e il respiro corto e in quell’inferno cominciavo a rendermi conto che quella poteva anche essere l’ultima volta che li vedevo; trascorsi la solennità di Tutti i Santi su una barella vicino al distributore delle bevande e del caffè nei corridoi del Pronto Soccorso: era l’inizio della terza ondata, fuori gli alpini e la Protezione Civile costruivano un ospedale da campo per accogliere i malati ed il tutto era accompagnato dall’incessante suono delle sirene delle ambulanze. È ancora vivo e bruciante il ricordo di quelle persone che non ce l’avevano fatta e che venivano portate via nei sacchi verso l’obitorio. In quei giorni complicati ho riscoperto la fede; ho sentito la necessità di un amore che insieme a quello della mia famiglia colmasse il vuoto drammatico di quella solitudine accompagnata solo dalla morte e dalla sofferenza. Proprio rileggendo più volte il testo delle beatitudini in quei giorni ho ritrovato la speranza, la forza per tornare ad una vita nuova perché quando ti incontri e ti scontri con la morte cominci a cogliere il senso più vero della vita, ciò che ti rende davvero felice, ciò che davvero conta e di cui non puoi fare a meno: l’amore.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo: Dio vuole la felicità dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente e si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio dirompente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo! Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite? Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Dio non vuole servi obbedienti, non vuole meravigliose liturgie e nemmeno l’impegno dell’uomo nella ricerca della giustizia e della solidarietà, Dio, come ogni padre e ogni madre, vuole soltanto che i suoi figli siano felici.
Beati coloro che sono poveri perché la loro unica ricchezza sarà l’amore, beati coloro che vivono nella mitezza, che conoscono il valore del perdono perché sanno perdonare, che costruiscono quotidianamente intorno a sé rapporti di giustizia e di pace perché già oggi saranno circondati dall’amore anticipando quello che sarà il paradiso; beati noi se sapremo essere costruttori di un mondo nuovo secondo il progetto di Dio, possiamo diventare santi, essere felici e realizzare pienamente la nostra vita, potremo vivere per sempre nell’amore di Dio!
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo: Dio vuole la felicità dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente e si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio dirompente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo! Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite? Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Dio non vuole servi obbedienti, non vuole meravigliose liturgie e nemmeno l’impegno dell’uomo nella ricerca della giustizia e della solidarietà, Dio, come ogni padre e ogni madre, vuole soltanto che i suoi figli siano felici.
Beati coloro che sono poveri perché la loro unica ricchezza sarà l’amore, beati coloro che vivono nella mitezza, che conoscono il valore del perdono perché sanno perdonare, che costruiscono quotidianamente intorno a sé rapporti di giustizia e di pace perché già oggi saranno circondati dall’amore anticipando quello che sarà il paradiso; beati noi se sapremo essere costruttori di un mondo nuovo secondo il progetto di Dio, possiamo diventare santi, essere felici e realizzare pienamente la nostra vita, potremo vivere per sempre nell’amore di Dio!
Commento 1 novembre 2020
La mia salute oggi mi impedisce di condividere la bellezza di un Vangelo in cui si trova espresso il progetto di Dio per l'umanità.
Dio non vuole servi obbedienti, non vuole meravigliose liturgie e nemmeno l'impegno dell'uomo nella ricerca della giustizia e della solidarietà, Dio, come ogni padre e ogni madre, vuole soltanto che i suoi figli siano felici.
Vi ripropongo la mia condivisione del 2016 nell'assoluta certezza che ogni giorno la parola di Dio fa risuonare in noi cose nuove e preziose.
I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo ed ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste, che Gandhi considerava “le parole più alte che l’umanità abbia mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la ricetta che propone ribalta quella che il mondo quotidianamente ci impone.
Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare in questo mondo così duro e a volte violento, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare. Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo.
Infatti al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
La parola chiave delle Beatitudini è felicità e allora ecco l’invito di oggi: donne e uomini delle beatitudini, costruttori di un mondo secondo il progetto di Dio, vivete in pienezza la vostra vita e la gioia che ora sperimentate sarà per voi solo un anticipo di quanto Dio vi donerà alla fine dei tempi; Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Dio non vuole servi obbedienti, non vuole meravigliose liturgie e nemmeno l'impegno dell'uomo nella ricerca della giustizia e della solidarietà, Dio, come ogni padre e ogni madre, vuole soltanto che i suoi figli siano felici.
Vi ripropongo la mia condivisione del 2016 nell'assoluta certezza che ogni giorno la parola di Dio fa risuonare in noi cose nuove e preziose.
I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo ed ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste, che Gandhi considerava “le parole più alte che l’umanità abbia mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la ricetta che propone ribalta quella che il mondo quotidianamente ci impone.
Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare in questo mondo così duro e a volte violento, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare. Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo.
Infatti al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
La parola chiave delle Beatitudini è felicità e allora ecco l’invito di oggi: donne e uomini delle beatitudini, costruttori di un mondo secondo il progetto di Dio, vivete in pienezza la vostra vita e la gioia che ora sperimentate sarà per voi solo un anticipo di quanto Dio vi donerà alla fine dei tempi; Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Commento 1 novembre 2019
La solennità di Tutti i Santi è la nostra festa, la festa di tutti noi, “amati da Dio e santi per chiamata” (Rm 1,7), la festa di coloro che in questa vita ci hanno preceduto seguendo le orme di Gesù Cristo, la festa di tutti quelli che non vogliono smettere di credere alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo, fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi e allora ascoltiamo con gioia le parole del vangelo, che ci proclamano beati perché siamo infinitamente amati da Dio, perché in noi, in ciascuno di noi è possibile far brillare la luce di Dio.
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo! Ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste parole, che Gandhi considerava “le più alte che l’umanità avesse mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la sua ricetta ribalta quella che il mondo quotidianamente ci propone. Dio vuole la felicità dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite? Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Ma se le accogliamo, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo; infatti le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono la speranza di un altro modo di essere donne e uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di mitezza, di giustizia, di cuori limpidi. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo!
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. Allora coraggio, possiamo diventare santi, essere felici e realizzare pienamente la nostra vita se diventiamo uomini e donne delle beatitudini!
Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell'; sono loro che hanno acceso nei nostri cuori quella luce che ancora brilla e ci indica il cammino.
Per me sarà il momento per ricordare papà, un uomo semplice che mi ha insegnato senza troppe parole la sua fede; non ricordo di lui grandi discorsi, ma il suo sorriso illuminante. Ricordo quando si alzava la domenica mattina molto presto e, dopo una settimana di duro lavoro notturno nel forno, andava a lavorare nei giardini della parrocchia per costruire i campetti; quel suo umile mettersi a disposizione mi ha insegnato che la Chiesa non è dei preti, ma di tutti coloro che nella Chiesa si sentono a casa. Ma ancora di più, quando la mia fede cominciava a smarrirsi, la sua silenziosa attenzione mi accompagnava nei momenti difficili: era la festa di Cristo Re e anche quel giorno non ero andato a messa come mi capitava da un po’ di tempo; eravamo a tavola per il pranzo quando lui con quel suo sguardo che mai giudicava mi chiese cosa ne pensassi dell’omelia del parroco e dopo avermi raccontato del vangelo e delle letture, mi disse “Ora mangiamo!”; spezzò il pane e aggiunse “ricordati di mangiare il pane!”. Quel gesto eucaristico, compiuto con immensa tenerezza, colpì il mio cuore immerso nel dubbio e la domenica successiva sentii il bisogno di tornare a messa per condividere nuovamente quel pane.
Rendiamo quindi grazie a Dio per tutte quelle persone che con umiltà e gioia ci hanno trasmesso la fede, ci hanno mostrato l’infinito amore di Dio per noi!
Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo! Ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste parole, che Gandhi considerava “le più alte che l’umanità avesse mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la sua ricetta ribalta quella che il mondo quotidianamente ci propone. Dio vuole la felicità dell’uomo, tracciando sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano normali e perfino belle, eppure se lette con la mentalità di questo mondo le beatitudini non possono che apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi: come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o è mite? Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi!
Ma se le accogliamo, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo; infatti le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono la speranza di un altro modo di essere donne e uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di mitezza, di giustizia, di cuori limpidi. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore della storia dell’uomo!
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita. Allora coraggio, possiamo diventare santi, essere felici e realizzare pienamente la nostra vita se diventiamo uomini e donne delle beatitudini!
Ma soprattutto questa è la festa, unita alla commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti, in cui possiamo celebrare e ringraziare Dio per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino, ci hanno accompagnato verso il Signore ed ora vivono nell’infinita tenerezza dell'; sono loro che hanno acceso nei nostri cuori quella luce che ancora brilla e ci indica il cammino.
Per me sarà il momento per ricordare papà, un uomo semplice che mi ha insegnato senza troppe parole la sua fede; non ricordo di lui grandi discorsi, ma il suo sorriso illuminante. Ricordo quando si alzava la domenica mattina molto presto e, dopo una settimana di duro lavoro notturno nel forno, andava a lavorare nei giardini della parrocchia per costruire i campetti; quel suo umile mettersi a disposizione mi ha insegnato che la Chiesa non è dei preti, ma di tutti coloro che nella Chiesa si sentono a casa. Ma ancora di più, quando la mia fede cominciava a smarrirsi, la sua silenziosa attenzione mi accompagnava nei momenti difficili: era la festa di Cristo Re e anche quel giorno non ero andato a messa come mi capitava da un po’ di tempo; eravamo a tavola per il pranzo quando lui con quel suo sguardo che mai giudicava mi chiese cosa ne pensassi dell’omelia del parroco e dopo avermi raccontato del vangelo e delle letture, mi disse “Ora mangiamo!”; spezzò il pane e aggiunse “ricordati di mangiare il pane!”. Quel gesto eucaristico, compiuto con immensa tenerezza, colpì il mio cuore immerso nel dubbio e la domenica successiva sentii il bisogno di tornare a messa per condividere nuovamente quel pane.
Rendiamo quindi grazie a Dio per tutte quelle persone che con umiltà e gioia ci hanno trasmesso la fede, ci hanno mostrato l’infinito amore di Dio per noi!
Commento 1 novembre 2018
Alle sante e ai santi di Dio che leggono queste mie povere parole dico: Beati voi, poiché siete inseriti nel progetto d’amore di Dio! Auguri a tutti quelli che credono alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo, fondata sull’egoismo dei propri miseri interessi. Queste parole sono il cuore del Vangelo ed ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste, che Gandhi considerava “le parole più alte che l’umanità abbia mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la ricetta che propone ribalta quella che il mondo quotidianamente ci impone. Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Lette con la mentalità di questo mondo possono apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi da questo mondo: ma come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o mite? Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore!
Al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini!
Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri, chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita, poiché Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Lette con la mentalità di questo mondo possono apparire come il manifesto degli sconfitti e dei delusi da questo mondo: ma come è possibile proclamare felice colui che è povero, piange, o mite? Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo. È l’inizio della più grande ed ancora inespressa rivoluzione d’amore!
Al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini!
Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri, chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
Come donne e uomini delle beatitudini siamo chiamati a vivere in pienezza la nostra vita lottando e costruendo un mondo nuovo secondo il progetto di Dio; in questo modo potremo già adesso generare intorno a noi un piccolo pezzo di paradiso, anticipo di quanto Dio ci donerà al termine della nostra vita, poiché Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Commento 1 novembre 2017
Festa di Tutti i Santi e allora auguri a tutti quelli che sono felici di essere inseriti nel progetto d’amore di Dio! Auguri a tutti quelli che credono alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo. I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo ed ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste, che Gandhi considerava “le parole più alte che l’umanità abbia mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la ricetta che propone ribalta quella che il mondo quotidianamente ci impone.
Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare in questo mondo così duro e a volte violento, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare. Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo.
Infatti al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
La parola chiave delle Beatitudini è felicità e allora ecco l’invito di oggi: donne e uomini delle beatitudini, costruttori di un mondo secondo il progetto di Dio, vivete in pienezza la vostra vita e la gioia che ora sperimentate sarà per voi solo un anticipo di quanto Dio vi donerà alla fine dei tempi; Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare in questo mondo così duro e a volte violento, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare. Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo.
Infatti al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
La parola chiave delle Beatitudini è felicità e allora ecco l’invito di oggi: donne e uomini delle beatitudini, costruttori di un mondo secondo il progetto di Dio, vivete in pienezza la vostra vita e la gioia che ora sperimentate sarà per voi solo un anticipo di quanto Dio vi donerà alla fine dei tempi; Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Commento 1 novembre 2016
Festa di Tutti i Santi e allora auguri a tutti quelli che sono felici di essere inseriti nel progetto d’amore di Dio! Auguri a tutti quelli che credono alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo. I santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo ed ogni volta che mi accosto a questo brano rimango esterrefatto di fronte alla grandezza di queste, che Gandhi considerava “le parole più alte che l’umanità abbia mai ascoltato”. Gesù insegna ai suoi discepoli la via per raggiungere la felicità e la ricetta che propone ribalta quella che il mondo quotidianamente ci impone.
Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare in questo mondo così duro e a volte violento, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare. Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo.
Infatti al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
La parola chiave delle Beatitudini è felicità e allora ecco l’invito di oggi: donne e uomini delle beatitudini, costruttori di un mondo secondo il progetto di Dio, vivete in pienezza la vostra vita e la gioia che ora sperimentate sarà per voi solo un anticipo di quanto Dio vi donerà alla fine dei tempi; Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Quanto sono lontani, Signore, i nostri pensieri e i nostri progetti dai tuoi! Ma le beatitudini non sono un progetto da rimandare alla vita eterna, Gesù le indica come la via della felicità e della vera vita già da oggi, sono il sogno di Dio per ogni uomo, sono il desiderio prepotente di un altro modo di essere uomini, il progetto di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare in questo mondo così duro e a volte violento, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare. Ma se accogliamo le Beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore e di conseguenza con esse possiamo cambiare il mondo.
Infatti al cuore del vangelo c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli sentieri inattesi e controcorrente: si resta senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole. Non sono un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita e gioia in abbondanza a chi produce amore. Allora coraggio, facciamoci uomini e donne delle beatitudini! Chi costruisce vie di speranza per il mondo? Sono forse gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non è piuttosto chi, affamato di giustizia, lotta con passione e senza violenza per sé e per gli altri? Chi regala sogni al cuore dell’uomo? Chi è più armato, più forte e potente o chi, piuttosto, costruisce in segreto rapporti di pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore come quello di un bambino libero e senza inganno?
La parola chiave delle Beatitudini è felicità e allora ecco l’invito di oggi: donne e uomini delle beatitudini, costruttori di un mondo secondo il progetto di Dio, vivete in pienezza la vostra vita e la gioia che ora sperimentate sarà per voi solo un anticipo di quanto Dio vi donerà alla fine dei tempi; Dio non solo è amore, non solo è misericordia, Dio è anche felicità piena e gioia eterna. Gioite, potrete vivere per sempre nell’amore di Dio!
Commento 1 novembre 2015
Festa di Tutti i Santi e allora auguri a tutti quelli che sono felici di essere inseriti nel progetto d’amore di Dio! Auguri a tutti quelli che credono alla favola vera dell’amore e non si lasciano attrarre dalla logica del mondo; beati coloro che vivono nella mitezza, che conoscono il valore del perdono perché sanno perdonare, che costruiscono quotidianamente intorno a sé rapporti di giustizia e di pace perché già oggi saranno circondati dall’amore anticipando quello che sarà il paradiso.
Ma soprattutto è questa la festa in cui possiamo ringraziare per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino e ci hanno accompagnato verso il Signore; sono loro che hanno acceso nei nostri cuori quella luce che ci indica il cammino.
Grazie, Signore per tutti loro!
Per me sarà il momento per ricordare papà, un uomo semplice che mi ha insegnato senza troppe parole la sua fede; non ricordo di lui grandi discorsi, ma il suo sorriso illuminante.
Ricordo quando si alzava la domenica mattina molto presto e, dopo una settimana di duro lavoro notturno nel forno, andava a lavorare nei giardini della parrocchia per costruire i campetti; quel suo umile mettersi a disposizione mi ha insegnato che la Chiesa non è dei preti, ma di tutti coloro che nella Chiesa si sentono a casa.
Ricordo che, quando la mia fede cominciava a smarrirsi, la sua silenziosa attenzione mi accompagnava in questi momenti difficili e soprattutto ricordo di quella domenica in cui dopo che io, come mi capitava da un po’, non ero andato a messa ed incontrai il suo volto. Lui con quel suo sguardo che mai giudicava mi chiese cosa ne pensassi dell’omelia del parroco e dopo avermi raccontato del vangelo e delle letture mi disse “Ora mangiamo!”, spezzò il pane e aggiunse “ricordati di mangiare il pane!”. Quel gesto eucaristico, compiuto in modo laico ma con immensa tenerezza da mio padre, colpì il mio cuore immerso nel dubbio e la domenica successiva sentii il bisogno di tornare a messa per condividere anche io nuovamente quel pane.
Ma soprattutto è questa la festa in cui possiamo ringraziare per tutte quelle persone che hanno incrociato il nostro cammino e ci hanno accompagnato verso il Signore; sono loro che hanno acceso nei nostri cuori quella luce che ci indica il cammino.
Grazie, Signore per tutti loro!
Per me sarà il momento per ricordare papà, un uomo semplice che mi ha insegnato senza troppe parole la sua fede; non ricordo di lui grandi discorsi, ma il suo sorriso illuminante.
Ricordo quando si alzava la domenica mattina molto presto e, dopo una settimana di duro lavoro notturno nel forno, andava a lavorare nei giardini della parrocchia per costruire i campetti; quel suo umile mettersi a disposizione mi ha insegnato che la Chiesa non è dei preti, ma di tutti coloro che nella Chiesa si sentono a casa.
Ricordo che, quando la mia fede cominciava a smarrirsi, la sua silenziosa attenzione mi accompagnava in questi momenti difficili e soprattutto ricordo di quella domenica in cui dopo che io, come mi capitava da un po’, non ero andato a messa ed incontrai il suo volto. Lui con quel suo sguardo che mai giudicava mi chiese cosa ne pensassi dell’omelia del parroco e dopo avermi raccontato del vangelo e delle letture mi disse “Ora mangiamo!”, spezzò il pane e aggiunse “ricordati di mangiare il pane!”. Quel gesto eucaristico, compiuto in modo laico ma con immensa tenerezza da mio padre, colpì il mio cuore immerso nel dubbio e la domenica successiva sentii il bisogno di tornare a messa per condividere anche io nuovamente quel pane.