Natale del Signore Messa della notte
Vangelo Lc 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Commento 25 dicembre 2023
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” perché “è apparsa la grazia di Dio”, infatti “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino!”: ecco l’annuncio gioioso del Natale, Dio viene, è qui con noi per portarci la luce!
È Natale e, di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio e lo sconcerto, ma anche lo stupore che ci apre a quel clima d’amore che tante volte sentiamo in questi giorni.
Stupore e sconcerto, che nel silenzio di questa notte, provo guardando il presepe che anche quest’anno mia moglie ha costruito: semplice, costruito su due ripiani della nostra libreria, è bellissimo!
Vorrei provare quella stessa gioia di Francesco in quella notte di Natale del 1223 a Greccio, volendo vedere con i propri occhi la scena della nascita di Gesù per sperimentare l’incontro con il Dio che viene nelle nostre vite. Ma forse quest’anno il nostro presepe è ancora più bello perché sul tavolo, lì accanto, da un paio di giorni brilla una luce: non sono le false luci colorate che illuminano normalmente i nostri presepi, è una candela che inonda la nostra casa della “Luce di Betlemme”.
Povero Francesco, tu che ti sei fatto strumento di pace, certo non immaginavi che il presepe potesse diventare, in occasione del Natale, motivo di polemiche e divisioni sull’opportunità di mostrarlo nelle nostre scuole o nei luoghi pubblici tra chi difende una falsa laicità negando la possibilità per chi crede di esprimere un segno della propria fede e chi urla la necessità di difendere le tradizioni del Natale, dimenticandosi che, ormai, nella maggior parte delle nostre case la tradizione del Natale è l’albero e non più lo stesso presepe.
Il pensiero inevitabilmente corre a tutti i bambini ucraini, russi, siriani, afghani, etiopici, israeliani e soprattutto palestinesi che vivranno questo giorno in un clima di guerra, ma allora domandiamoci: oggi è natale?
No, amici carissimi, non è Natale finché su questa terra si sparerà un solo colpo di arma da fuoco! Non è Natale per Sviatik e Yarik di Odessa, non è Natale per Yosef e Maya di Tel Aviv, non è Natale per Rashid e Amir di Gaza perché Natale, come cantarono gli angeli in quella santa notte, è “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama!”
Natale è celebrare un Dio che per amore mio viene a condividere con me la vita con le gioie e le sofferenze; che Natale si festeggerà in quelle case dove tra panettoni e pandori verrà sistemato un presepe tradito?
Allora, amici carissimi, non preoccupatevi, il Natale si difende da solo! Il Natale non ha bisogno di difensori, ma di testimoni coerenti perché anche oggi possa nascere Dio in questo mondo dove troppo spesso vince l’odio e l’indifferenza.
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un Natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato solo da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, Natale è accogliere in noi la luce di un Dio che vuole condividere in pienezza la nostra vita e che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Perché Dio non è solo nato allora in quella grotta, ma nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
“Un bambino è nato per voi!”: troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco per sistemare tutte quelle cose che non vanno in questo mondo e cosa ci troviamo di fronte? Un bambino, non ci posso credere! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare! Sta in questo mistero grande la novità del cristianesimo: Dio conclude quella fantastica rincorsa iniziata subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, quando per la prima volta domandò all’uomo e alla donna “dove sei?” in un infinito gioco a nascondino. Dio ha vinto! E ha vinto nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e proviamo a tornare bambini.
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre, siano esse mondiali o personali, sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così e la storia è nelle mani dei ricchi e dei potenti di turno.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto sappiamo che i primi a non voler cambiare siamo noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Giungano a tutti voi i miei migliori auguri per questo Natale, ve li porgo con una canzone, scusandomi per gli inserti pubblicitari….
Noi abbiamo un compito speciale, ricordare a tutti che è Natale… Se mettili ali al nostro cuore, saremo angeli che portano amore….Sarà natale vero non solo per un’ora, sarà Natale per un anno intero! Claudio
È Natale e, di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio e lo sconcerto, ma anche lo stupore che ci apre a quel clima d’amore che tante volte sentiamo in questi giorni.
Stupore e sconcerto, che nel silenzio di questa notte, provo guardando il presepe che anche quest’anno mia moglie ha costruito: semplice, costruito su due ripiani della nostra libreria, è bellissimo!
Vorrei provare quella stessa gioia di Francesco in quella notte di Natale del 1223 a Greccio, volendo vedere con i propri occhi la scena della nascita di Gesù per sperimentare l’incontro con il Dio che viene nelle nostre vite. Ma forse quest’anno il nostro presepe è ancora più bello perché sul tavolo, lì accanto, da un paio di giorni brilla una luce: non sono le false luci colorate che illuminano normalmente i nostri presepi, è una candela che inonda la nostra casa della “Luce di Betlemme”.
Povero Francesco, tu che ti sei fatto strumento di pace, certo non immaginavi che il presepe potesse diventare, in occasione del Natale, motivo di polemiche e divisioni sull’opportunità di mostrarlo nelle nostre scuole o nei luoghi pubblici tra chi difende una falsa laicità negando la possibilità per chi crede di esprimere un segno della propria fede e chi urla la necessità di difendere le tradizioni del Natale, dimenticandosi che, ormai, nella maggior parte delle nostre case la tradizione del Natale è l’albero e non più lo stesso presepe.
Il pensiero inevitabilmente corre a tutti i bambini ucraini, russi, siriani, afghani, etiopici, israeliani e soprattutto palestinesi che vivranno questo giorno in un clima di guerra, ma allora domandiamoci: oggi è natale?
No, amici carissimi, non è Natale finché su questa terra si sparerà un solo colpo di arma da fuoco! Non è Natale per Sviatik e Yarik di Odessa, non è Natale per Yosef e Maya di Tel Aviv, non è Natale per Rashid e Amir di Gaza perché Natale, come cantarono gli angeli in quella santa notte, è “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama!”
Natale è celebrare un Dio che per amore mio viene a condividere con me la vita con le gioie e le sofferenze; che Natale si festeggerà in quelle case dove tra panettoni e pandori verrà sistemato un presepe tradito?
Allora, amici carissimi, non preoccupatevi, il Natale si difende da solo! Il Natale non ha bisogno di difensori, ma di testimoni coerenti perché anche oggi possa nascere Dio in questo mondo dove troppo spesso vince l’odio e l’indifferenza.
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un Natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato solo da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, Natale è accogliere in noi la luce di un Dio che vuole condividere in pienezza la nostra vita e che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Perché Dio non è solo nato allora in quella grotta, ma nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
“Un bambino è nato per voi!”: troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco per sistemare tutte quelle cose che non vanno in questo mondo e cosa ci troviamo di fronte? Un bambino, non ci posso credere! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare! Sta in questo mistero grande la novità del cristianesimo: Dio conclude quella fantastica rincorsa iniziata subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, quando per la prima volta domandò all’uomo e alla donna “dove sei?” in un infinito gioco a nascondino. Dio ha vinto! E ha vinto nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e proviamo a tornare bambini.
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre, siano esse mondiali o personali, sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così e la storia è nelle mani dei ricchi e dei potenti di turno.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto sappiamo che i primi a non voler cambiare siamo noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Giungano a tutti voi i miei migliori auguri per questo Natale, ve li porgo con una canzone, scusandomi per gli inserti pubblicitari….
Noi abbiamo un compito speciale, ricordare a tutti che è Natale… Se mettili ali al nostro cuore, saremo angeli che portano amore….Sarà natale vero non solo per un’ora, sarà Natale per un anno intero! Claudio
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Commento 25 dicembre 2022
Buon Natale a tutti voi, ma mi perdonerete se oggi vorrei dire, vorrei urlare il mio più caloroso buon Natale a Svetlana, Yarik e Sviatik; chissà se riusciranno ad ascoltarlo nel frastuono delle bombe di questa guerra fratricida che insanguina l’Ucraina; quanto vorrei che questo urlo arrivasse ad Odessa a confortare questi cari amici, che sono stati ospiti della mia famiglia tra maggio e giugno di quest’anno, piccola oasi di pace in questi dieci mesi tremendi di guerra. Vorrei urlare il mio augurio a tutti coloro che come questa famiglia ucraina passeranno il loro Natale in guerra, vorrei urlare al mondo intero le parole di Bertolt Brecht in “Leggenda di Natale”: “Vieni da noi, caro Gesù, e guarda: - Poiché davvero abbiamo bisogno di te!”
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” perché “è apparsa la grazia di Dio”, infatti “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino!”: ecco l’annuncio gioioso del Natale, che vorrei urlare in questa notte perché Dio viene, è qui con noi per portarci la luce!
È Natale! Che bello!!! Di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che lo sconcerto e il silenzio adorante. Ora se in Adamo l’uomo ha voluto essere Dio a sé stesso e, peccando, si è ritrovato nudo, Dio, al contrario, sceglie di diventare uomo per mettersi al servizio di ogni essere: ecco il senso del Natale!
L’incarnazione sconvolge ogni nostra idea di Dio, poiché ci mostra un Dio completamente diverso da come noi lo vorremo. Se cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte e onnipotente, un Dio capace di risolverci i problemi, un Dio pronto a punire i malvagi e a dare il meritato premio ai buoni, un Dio a mia disposizione nella lotta contro gli infedeli e i miscredenti allora abbiamo sbagliato indirizzo: alla grotta di Betlemme c’è solo un bambino! Sta proprio qui, in questo mistero d’amore infinito per cui Dio si fa uomo, la grande novità del cristianesimo: il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, è il “Dio con noi”!
In Gesù si rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo ed allora mi domando ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché, incarnandosi, Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta orientandola verso l’amore che ne è il senso compiuto. Così questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nella storia, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi pienamente amato da Dio.
Allora buon Natale a tutti, veramente a tutti, ma un Natale vero! Un Natale vero non può dimenticare i bambini Gesù morti con le loro mamme e i loro papà nel nostro Mar Mediterraneo in questo anno, mentre tentavano di scappare dalla guerra e dalla fame; che il dolce silenzio di questa notte diventi condanna alle nostre coscienze addormentate nell’egoismo.
Buon Natale, ma un Natale vero a coloro che, come me, faticano a credere che Dio possa essere così fuori di testa nell’amore per ciascuno di noi da rinunciare a tutto per essere come noi!
Buon Natale, ma un Natale vero a me e a te che adesso possiamo fermarci dopo l’affannosa corsa agli acquisti di questi giorni: sì, dai, fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e prova tu, come proverò anch’io, a tornare bambino. Perché…
Perché solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino quando gioca con un altro non si chiede di che colore sia la sua pelle, ma cerca solo un compagno con cui divertirsi!
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto ci rendiamo conto che i primi a non voler cambiare siamo proprio noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Giungano a tutti voi i miei migliori auguri per questo Natale, possa il Signore Gesù nascere davvero nei vostri cuori!
Vi invio il link di una canzone di Natale, non “classica”, ma che ci può aiutare a vivere un Natale Vero!
https://www.youtube.com/watch?v=0ZAaY7kGwv4
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” perché “è apparsa la grazia di Dio”, infatti “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino!”: ecco l’annuncio gioioso del Natale, che vorrei urlare in questa notte perché Dio viene, è qui con noi per portarci la luce!
È Natale! Che bello!!! Di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che lo sconcerto e il silenzio adorante. Ora se in Adamo l’uomo ha voluto essere Dio a sé stesso e, peccando, si è ritrovato nudo, Dio, al contrario, sceglie di diventare uomo per mettersi al servizio di ogni essere: ecco il senso del Natale!
L’incarnazione sconvolge ogni nostra idea di Dio, poiché ci mostra un Dio completamente diverso da come noi lo vorremo. Se cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte e onnipotente, un Dio capace di risolverci i problemi, un Dio pronto a punire i malvagi e a dare il meritato premio ai buoni, un Dio a mia disposizione nella lotta contro gli infedeli e i miscredenti allora abbiamo sbagliato indirizzo: alla grotta di Betlemme c’è solo un bambino! Sta proprio qui, in questo mistero d’amore infinito per cui Dio si fa uomo, la grande novità del cristianesimo: il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, è il “Dio con noi”!
In Gesù si rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo ed allora mi domando ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché, incarnandosi, Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta orientandola verso l’amore che ne è il senso compiuto. Così questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nella storia, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi pienamente amato da Dio.
Allora buon Natale a tutti, veramente a tutti, ma un Natale vero! Un Natale vero non può dimenticare i bambini Gesù morti con le loro mamme e i loro papà nel nostro Mar Mediterraneo in questo anno, mentre tentavano di scappare dalla guerra e dalla fame; che il dolce silenzio di questa notte diventi condanna alle nostre coscienze addormentate nell’egoismo.
Buon Natale, ma un Natale vero a coloro che, come me, faticano a credere che Dio possa essere così fuori di testa nell’amore per ciascuno di noi da rinunciare a tutto per essere come noi!
Buon Natale, ma un Natale vero a me e a te che adesso possiamo fermarci dopo l’affannosa corsa agli acquisti di questi giorni: sì, dai, fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e prova tu, come proverò anch’io, a tornare bambino. Perché…
Perché solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino quando gioca con un altro non si chiede di che colore sia la sua pelle, ma cerca solo un compagno con cui divertirsi!
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto ci rendiamo conto che i primi a non voler cambiare siamo proprio noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Giungano a tutti voi i miei migliori auguri per questo Natale, possa il Signore Gesù nascere davvero nei vostri cuori!
Vi invio il link di una canzone di Natale, non “classica”, ma che ci può aiutare a vivere un Natale Vero!
https://www.youtube.com/watch?v=0ZAaY7kGwv4
Commento 25 dicembre 2021
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” perché “è apparsa la grazia di Dio”, infatti “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino!”: ecco l’annuncio gioioso del Natale, Dio viene, è qui con noi per portarci la luce!
È un annuncio che scalda il nostro cuore in questo secondo Natale in tempo di pandemia, in questa terribile e prolungata notte dell’umanità sconvolta da un nemico invisibile quanto infido e pericoloso ci vengono parole di conforto e di speranza.
È Natale: Dio si fa uno di noi e non ci rimane che un adorante silenzio perché se nell’immaginario di ciascuno può entrare l’idea di un Dio che possa vincere la morte (d’altronde è il sogno di tutti poter sconfiggere la morte e la sofferenza), mai e poi mai potremo concepire un Dio che voglia condividere la nostra condizione di uomini e donne; eppure Dio è qui con noi come uno di noi!
Sta proprio qui in questo mistero d’amore infinito la grande novità del cristianesimo: il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”!
L’incarnazione sconvolge ogni nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio completamente diverso da come noi lo vorremo.
Se cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte e onnipotente, un Dio capace di risolverci i problemi, un Dio pronto a punire i malvagi e a dare il meritato premio ai buoni, un Dio a mia disposizione nella lotta contro gli infedeli e i miscredenti allora abbiamo sbagliato indirizzo: alla grotta di Betlemme c’è solo un bambino!
Può accadere allora che questo Dio susciti imbarazzo perché è un Dio debole che chiede invece di dare, un Dio fragile che si accoccola tra le braccia dei genitori, affidandosi alle loro amorevoli cure! È un Dio non da adorare nell’alto dei cieli, ma che è venuto come uno di noi per giocare, ridere, ballare, lavorare, un Dio che conosce la paura, il dolore del tradimento e del rifiuto, la gioia degli abbracci e delle amicizie vere e profonde! Questa è la luce che ci porta Dio, amore infinito, che ha vinto il mondo con l’infinita tenerezza di un bimbo!
Dio nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce in un piccolo villaggio qualunque della Giudea del I secolo, nasce nell’indifferenza generale come un “bambino qualunque”, di cui nessuno si è accorto, al punto che oggi è praticamente impossibile rispondere alla domanda sulla sua reale data di nascita che certamente è diversa dal nostro tradizionale 25 dicembre.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa; nasce emarginato tra gli emarginati di quel tempo, i pastori, che erano esclusi da tutto per la loro insopportabile puzza.
Nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore; nasce bambino perché solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Dio nasce per me, per ciascuno di noi, nasce perché crede in me nonostante me, i miei limiti, nasce perché mi ama nonostante il mio peccato!
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente solo se orientata verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Aspettavamo un Dio e ci troviamo di fronte un bimbo, perché solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione e sappiamo che nulla cambierà, ma soprattutto ci rendiamo conto che i primi a non voler cambiare siamo proprio noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
È un annuncio che scalda il nostro cuore in questo secondo Natale in tempo di pandemia, in questa terribile e prolungata notte dell’umanità sconvolta da un nemico invisibile quanto infido e pericoloso ci vengono parole di conforto e di speranza.
È Natale: Dio si fa uno di noi e non ci rimane che un adorante silenzio perché se nell’immaginario di ciascuno può entrare l’idea di un Dio che possa vincere la morte (d’altronde è il sogno di tutti poter sconfiggere la morte e la sofferenza), mai e poi mai potremo concepire un Dio che voglia condividere la nostra condizione di uomini e donne; eppure Dio è qui con noi come uno di noi!
Sta proprio qui in questo mistero d’amore infinito la grande novità del cristianesimo: il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”!
L’incarnazione sconvolge ogni nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio completamente diverso da come noi lo vorremo.
Se cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte e onnipotente, un Dio capace di risolverci i problemi, un Dio pronto a punire i malvagi e a dare il meritato premio ai buoni, un Dio a mia disposizione nella lotta contro gli infedeli e i miscredenti allora abbiamo sbagliato indirizzo: alla grotta di Betlemme c’è solo un bambino!
Può accadere allora che questo Dio susciti imbarazzo perché è un Dio debole che chiede invece di dare, un Dio fragile che si accoccola tra le braccia dei genitori, affidandosi alle loro amorevoli cure! È un Dio non da adorare nell’alto dei cieli, ma che è venuto come uno di noi per giocare, ridere, ballare, lavorare, un Dio che conosce la paura, il dolore del tradimento e del rifiuto, la gioia degli abbracci e delle amicizie vere e profonde! Questa è la luce che ci porta Dio, amore infinito, che ha vinto il mondo con l’infinita tenerezza di un bimbo!
Dio nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce in un piccolo villaggio qualunque della Giudea del I secolo, nasce nell’indifferenza generale come un “bambino qualunque”, di cui nessuno si è accorto, al punto che oggi è praticamente impossibile rispondere alla domanda sulla sua reale data di nascita che certamente è diversa dal nostro tradizionale 25 dicembre.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa; nasce emarginato tra gli emarginati di quel tempo, i pastori, che erano esclusi da tutto per la loro insopportabile puzza.
Nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore; nasce bambino perché solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Dio nasce per me, per ciascuno di noi, nasce perché crede in me nonostante me, i miei limiti, nasce perché mi ama nonostante il mio peccato!
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente solo se orientata verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Aspettavamo un Dio e ci troviamo di fronte un bimbo, perché solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione e sappiamo che nulla cambierà, ma soprattutto ci rendiamo conto che i primi a non voler cambiare siamo proprio noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Commento 25 dicembre 2020
“Oggi, vigilia di Natale, - noi povera gente, sediamo, - dentro una stanza fredda - mentre il vento entra ed esce. Vieni da noi, caro Gesù, e guarda: - Poiché davvero abbiamo bisogno di te!”: così scriveva in “Leggenda di Natale” Bertolt Brecht. Sono parole che ritrovano improvvisamente tutta la loro attualità perché in questo terribile 2020 abbiamo vissuto, e stiamo ancora vivendo, momenti davvero drammatici, momenti nei quali la nostra disperazione si rivolge a Dio per urlare con tutta la forza che ci è rimasta: “Signore, abbiamo bisogno di te!”.
Allora proprio oggi voglio urlare “Buon Natale a tutti!”, ma un Natale vero, che non dimentichi le tragedie di quest’anno a partire da tutti coloro che non potranno festeggiarlo con noi oggi perché sono già accolti tra le braccia amorevoli del Padre (oltre 70000 in Italia ed oltre 1700000 nel mondo). Non sono numeri, carissimi amici, sono volti di padri e madri, di nonni e nonne, sono volti di amici che hanno condiviso con noi i diversi momenti delle nostre vite, a loro vada il nostro pensiero e la nostra preghiera!
In questa terribile notte dell’umanità sconvolta da un nemico invisibile quanto terribile ci vengono incontro nella liturgia parole di conforto e di speranza come “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” perché “è apparsa la grazia di Dio”, infatti “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore!”: Dio viene, è qui con noi per portarci la luce!
È Natale e sarà un Natale diverso, un Natale per molti a distanza dagli affetti più cari, un Natale senza i grandi cenoni con i parenti perché il Coronavirus dopo la Pasqua senza liturgie ci toglie anche il Natale senza i caldi abbracci che ne caratterizzavano il clima e che lo rendevano unico rispetto a qualsiasi altra festa.
“A Natale puoi”, recita una delle tante canzoni natalizie che in questi giorni riascoltiamo più o meno volentieri: a Natale tutti noi possiamo essere migliori, presi da sentimenti di generosità e bontà, ma attenzione tutto questo insieme alla corsa agli acquisti ha rischiato e rischia ancora oggi nonostante il “confinamento” di mostrare un volto deviato e fuorviante del Natale stesso. La tradizione del farsi i regali in questo giorno non è altro che un segno dell’amore che ogni giorno siamo chiamati a rivolgere all’altra persona, l’incontro nei cenoni e nei pranzi di Natale non è altro che far rientrare la nostra vita in quegli affetti familiari di cui troppe volte ci dimentichiamo nella quotidianità delle nostre vite. Allora sarà un Natale diverso e forse, lo spero per tutti noi, sarà soprattutto un Natale vero, capace di addolcire non solo i nostri palati, ma anche i nostri cuori, un Natale capace di renderci nuovamente, o meglio di farci diventare bambini, un Natale di luce e non solo di luci colorate!
Accogliere in noi la luce di un Dio che viene a condividere la nostra vita è il senso di ritrovarci in questa santa notte: è Natale anche se ci ritroviamo qualche ora prima per rispettare il coprifuoco imposto a causa della pandemia non perdiamo il senso di questo ritrovarci al buio perché abbiamo bisogno di luce nelle nostre vite, una luce che sappia scaldare i nostri cuori, una luce che rischiari il nostro cammino per condurci alla meta.
È Natale: Dio si fa uno di noi e non ci rimane che un adorante silenzio perché se nell’immaginario di ciascuno può entrare l’idea di un Dio che possa vincere la morte (d’altronde è il sogno di tutti poter sconfiggere la morte e la sofferenza), mai e poi mai potremo concepire un Dio che voglia condividere la nostra condizione di uomini e donne; eppure Dio è qui con noi come uno di noi!
Sta proprio qui in questo mistero d’amore infinito la grande novità del cristianesimo: il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”!
L’incarnazione sconvolge ogni nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio completamente diverso da come noi lo vorremo. Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, di fermare questa tremenda pandemia, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole che chiede invece di dare, un Dio fragile come un bimbo che si accoccola tra le braccia dei genitori, affidandosi alle loro amorevoli cure! È un Dio non da adorare nell’alto dei cieli, ma che è venuto in mezzo a noi come uno di noi per giocare, ridere, ballare lavorare, un Dio che conosce la paura, il dolore del tradimento e del rifiuto, la gioia degli abbracci e delle amicizie vere e profonde! Questa è la luce che ci porta un Dio che è amore infinito e che ha vinto il mondo nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Dio nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce nell’indifferenza generale di un “bambino qualunque” e di cui nessuno si è accorto, al punto che oggi è praticamente impossibile rispondere alla domanda sulla sua reale data di nascita che certamente è diversa dal nostro tradizionale 25 dicembre.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’albergo”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa; nasce emarginato tra gli emarginati di quel tempo, i pastori che erano esclusi da tutto per la loro insopportabile puzza.
Nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore; nasce bambino perché solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino, infatti, può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino quando gioca con un altro non si chiede di che colore sia la sua pelle, ma cerca solo un amico con cui divertirsi!
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto ci rendiamo conto che i primi a non voler cambiare siamo proprio noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Allora proprio oggi voglio urlare “Buon Natale a tutti!”, ma un Natale vero, che non dimentichi le tragedie di quest’anno a partire da tutti coloro che non potranno festeggiarlo con noi oggi perché sono già accolti tra le braccia amorevoli del Padre (oltre 70000 in Italia ed oltre 1700000 nel mondo). Non sono numeri, carissimi amici, sono volti di padri e madri, di nonni e nonne, sono volti di amici che hanno condiviso con noi i diversi momenti delle nostre vite, a loro vada il nostro pensiero e la nostra preghiera!
In questa terribile notte dell’umanità sconvolta da un nemico invisibile quanto terribile ci vengono incontro nella liturgia parole di conforto e di speranza come “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” perché “è apparsa la grazia di Dio”, infatti “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore!”: Dio viene, è qui con noi per portarci la luce!
È Natale e sarà un Natale diverso, un Natale per molti a distanza dagli affetti più cari, un Natale senza i grandi cenoni con i parenti perché il Coronavirus dopo la Pasqua senza liturgie ci toglie anche il Natale senza i caldi abbracci che ne caratterizzavano il clima e che lo rendevano unico rispetto a qualsiasi altra festa.
“A Natale puoi”, recita una delle tante canzoni natalizie che in questi giorni riascoltiamo più o meno volentieri: a Natale tutti noi possiamo essere migliori, presi da sentimenti di generosità e bontà, ma attenzione tutto questo insieme alla corsa agli acquisti ha rischiato e rischia ancora oggi nonostante il “confinamento” di mostrare un volto deviato e fuorviante del Natale stesso. La tradizione del farsi i regali in questo giorno non è altro che un segno dell’amore che ogni giorno siamo chiamati a rivolgere all’altra persona, l’incontro nei cenoni e nei pranzi di Natale non è altro che far rientrare la nostra vita in quegli affetti familiari di cui troppe volte ci dimentichiamo nella quotidianità delle nostre vite. Allora sarà un Natale diverso e forse, lo spero per tutti noi, sarà soprattutto un Natale vero, capace di addolcire non solo i nostri palati, ma anche i nostri cuori, un Natale capace di renderci nuovamente, o meglio di farci diventare bambini, un Natale di luce e non solo di luci colorate!
Accogliere in noi la luce di un Dio che viene a condividere la nostra vita è il senso di ritrovarci in questa santa notte: è Natale anche se ci ritroviamo qualche ora prima per rispettare il coprifuoco imposto a causa della pandemia non perdiamo il senso di questo ritrovarci al buio perché abbiamo bisogno di luce nelle nostre vite, una luce che sappia scaldare i nostri cuori, una luce che rischiari il nostro cammino per condurci alla meta.
È Natale: Dio si fa uno di noi e non ci rimane che un adorante silenzio perché se nell’immaginario di ciascuno può entrare l’idea di un Dio che possa vincere la morte (d’altronde è il sogno di tutti poter sconfiggere la morte e la sofferenza), mai e poi mai potremo concepire un Dio che voglia condividere la nostra condizione di uomini e donne; eppure Dio è qui con noi come uno di noi!
Sta proprio qui in questo mistero d’amore infinito la grande novità del cristianesimo: il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”!
L’incarnazione sconvolge ogni nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio completamente diverso da come noi lo vorremo. Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, di fermare questa tremenda pandemia, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole che chiede invece di dare, un Dio fragile come un bimbo che si accoccola tra le braccia dei genitori, affidandosi alle loro amorevoli cure! È un Dio non da adorare nell’alto dei cieli, ma che è venuto in mezzo a noi come uno di noi per giocare, ridere, ballare lavorare, un Dio che conosce la paura, il dolore del tradimento e del rifiuto, la gioia degli abbracci e delle amicizie vere e profonde! Questa è la luce che ci porta un Dio che è amore infinito e che ha vinto il mondo nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Dio nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce nell’indifferenza generale di un “bambino qualunque” e di cui nessuno si è accorto, al punto che oggi è praticamente impossibile rispondere alla domanda sulla sua reale data di nascita che certamente è diversa dal nostro tradizionale 25 dicembre.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’albergo”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa; nasce emarginato tra gli emarginati di quel tempo, i pastori che erano esclusi da tutto per la loro insopportabile puzza.
Nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore; nasce bambino perché solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino, infatti, può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino quando gioca con un altro non si chiede di che colore sia la sua pelle, ma cerca solo un amico con cui divertirsi!
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto ci rendiamo conto che i primi a non voler cambiare siamo proprio noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Commento 25 dicembre 2019
“Ecco vi annuncio una grande gioia, oggi è nato per voi un Salvatore!”: è Natale. Di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio e lo sconcerto, ma anche lo stupore che ci apre a quel clima d’amore che tante volte sentiamo in questi giorni. Dio non è lontano da noi, Dio non sta nel suo cielo, indifferente alla vita degli uomini e del mondo. Quante volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Ai nostri occhi si mostra un Dio nascosto nell’infinita dolcezza e debolezza di un neonato.
In questi giorni i giornali alimentano polemiche e dibattiti sul presepe nelle nostre scuole o nei luoghi pubblici; da una parte chi difende una falsa laicità negando la possibilità per chi crede di esprimere un segno della propria fede per non mettere in difficoltà coloro che non condividono la stessa scelta; dall’altra coloro che urlano “Difendiamo il Natale!”, ma ai quali vorrei chiedere quale Natale vogliono difendere. Proprio in questi giorni è apparsa sui giornali la storia di quella madre che di fronte alla morte del proprio figlioletto si è lasciata andare ad una giusta e comprensibile disperazione e si è ritrovata circondata dall’indifferenza e soprattutto dal fastidio e dal giudizio di coloro che erano incapaci di comprendere quel suo immane dolore. Dispiace pensare che probabilmente la cosa che infastidiva di più era il colore della pelle di quella mamma disperata.
Questo è Natale? Natale è celebrare un Dio che per amore mio viene a condividere con me la vita con le gioie e le sofferenze; che Natale si festeggerà in quelle case dove tra panettoni e pandori verrà sistemato un presepe tradito?
Allora, amici carissimi, non preoccupatevi, il Natale si difende da solo! Il Natale non ha bisogno di difensori, ma di testimoni coerenti perché anche oggi possa nascere Dio in questo mondo dove troppo spesso vince l’odio e l’indifferenza.
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un Natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato solo da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, che Dio vuole condividere in pienezza la nostra vita, che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Perché Dio non è solo nato allora in quella grotta, ma nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva degli emarginati nella società di allora.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante in questa santa notte a stupirci di fronte a questo bimbo perché…
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra, solo un bambino quando gioca con un altro bambino non si chiede di che colore è la pelle dell’altro ma cerca un amico con cui divertirsi!
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto sappiamo che i primi a non voler cambiare siamo noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
In questi giorni i giornali alimentano polemiche e dibattiti sul presepe nelle nostre scuole o nei luoghi pubblici; da una parte chi difende una falsa laicità negando la possibilità per chi crede di esprimere un segno della propria fede per non mettere in difficoltà coloro che non condividono la stessa scelta; dall’altra coloro che urlano “Difendiamo il Natale!”, ma ai quali vorrei chiedere quale Natale vogliono difendere. Proprio in questi giorni è apparsa sui giornali la storia di quella madre che di fronte alla morte del proprio figlioletto si è lasciata andare ad una giusta e comprensibile disperazione e si è ritrovata circondata dall’indifferenza e soprattutto dal fastidio e dal giudizio di coloro che erano incapaci di comprendere quel suo immane dolore. Dispiace pensare che probabilmente la cosa che infastidiva di più era il colore della pelle di quella mamma disperata.
Questo è Natale? Natale è celebrare un Dio che per amore mio viene a condividere con me la vita con le gioie e le sofferenze; che Natale si festeggerà in quelle case dove tra panettoni e pandori verrà sistemato un presepe tradito?
Allora, amici carissimi, non preoccupatevi, il Natale si difende da solo! Il Natale non ha bisogno di difensori, ma di testimoni coerenti perché anche oggi possa nascere Dio in questo mondo dove troppo spesso vince l’odio e l’indifferenza.
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un Natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato solo da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, che Dio vuole condividere in pienezza la nostra vita, che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Perché Dio non è solo nato allora in quella grotta, ma nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva degli emarginati nella società di allora.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante in questa santa notte a stupirci di fronte a questo bimbo perché…
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra, solo un bambino quando gioca con un altro bambino non si chiede di che colore è la pelle dell’altro ma cerca un amico con cui divertirsi!
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà e soprattutto sappiamo che i primi a non voler cambiare siamo noi!
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Commento 25 dicembre 2018
“Ecco vi annuncio una grande gioia”: è Natale! Che bello!!! Di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio; giunti alla meta ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: Dio si fa uno di noi; ma che ne facciamo di un neonato? Siamo onesti, ma davvero lo vogliamo un Dio così. L’incarnazione sconvolge la nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio ed è un volto completamente diverso da come noi lo vorremo. Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare!
Gesù ci rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo. Ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Dio incarnandosi ha già preso la sua decisione, si è già impegnato: amerà l’uomo ad ogni costo; sarà disponibile ad offrire la sua vita perché l’uomo ritrovi la sua pace!
Gesù “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14); vivere il Natale, come avrebbe detto Giorgio La Pira, è pertanto “abbattere muri per costruire ponti”, idea ripresa spesso anche da papa Francesco e noi genovesi in questo nostro particolare momento storico dovremmo capire quanto importante sia tutto questo, avendo vissuto sulla nostra pelle quanto importante sia un ponte! Invece troppe volte intorno a me, dentro di me vedo costruire muri, sbarrare porte, chiudere serrature. Ma Dio nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente solo se orientata verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Aspettavamo un Dio e ci troviamo di fronte un bimbo. Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
“Ecco vi annuncio una grande gioia”: è Natale! Che bello!!! Di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio; giunti alla meta ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: Dio si fa uno di noi; ma che ne facciamo di un neonato? Siamo onesti, ma davvero lo vogliamo un Dio così. L’incarnazione sconvolge la nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio ed è un volto completamente diverso da come noi lo vorremo. Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare!
Gesù ci rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo. Ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Dio incarnandosi ha già preso la sua decisione, si è già impegnato: amerà l’uomo ad ogni costo; sarà disponibile ad offrire la sua vita perché l’uomo ritrovi la sua pace!
Gesù “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14); vivere il Natale, come avrebbe detto Giorgio La Pira, è pertanto “abbattere muri per costruire ponti”, idea ripresa spesso anche da papa Francesco e noi genovesi in questo nostro particolare momento storico dovremmo capire quanto importante sia tutto questo, avendo vissuto sulla nostra pelle quanto importante sia un ponte! Invece troppe volte intorno a me, dentro di me vedo costruire muri, sbarrare porte, chiudere serrature. Ma Dio nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente solo se orientata verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Aspettavamo un Dio e ci troviamo di fronte un bimbo. Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Gesù ci rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo. Ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Dio incarnandosi ha già preso la sua decisione, si è già impegnato: amerà l’uomo ad ogni costo; sarà disponibile ad offrire la sua vita perché l’uomo ritrovi la sua pace!
Gesù “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14); vivere il Natale, come avrebbe detto Giorgio La Pira, è pertanto “abbattere muri per costruire ponti”, idea ripresa spesso anche da papa Francesco e noi genovesi in questo nostro particolare momento storico dovremmo capire quanto importante sia tutto questo, avendo vissuto sulla nostra pelle quanto importante sia un ponte! Invece troppe volte intorno a me, dentro di me vedo costruire muri, sbarrare porte, chiudere serrature. Ma Dio nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente solo se orientata verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Aspettavamo un Dio e ci troviamo di fronte un bimbo. Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
“Ecco vi annuncio una grande gioia”: è Natale! Che bello!!! Di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio; giunti alla meta ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: Dio si fa uno di noi; ma che ne facciamo di un neonato? Siamo onesti, ma davvero lo vogliamo un Dio così. L’incarnazione sconvolge la nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio ed è un volto completamente diverso da come noi lo vorremo. Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare!
Gesù ci rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo. Ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Dio incarnandosi ha già preso la sua decisione, si è già impegnato: amerà l’uomo ad ogni costo; sarà disponibile ad offrire la sua vita perché l’uomo ritrovi la sua pace!
Gesù “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14); vivere il Natale, come avrebbe detto Giorgio La Pira, è pertanto “abbattere muri per costruire ponti”, idea ripresa spesso anche da papa Francesco e noi genovesi in questo nostro particolare momento storico dovremmo capire quanto importante sia tutto questo, avendo vissuto sulla nostra pelle quanto importante sia un ponte! Invece troppe volte intorno a me, dentro di me vedo costruire muri, sbarrare porte, chiudere serrature. Ma Dio nel suo infinito amore continua a nascere per noi!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente solo se orientata verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Aspettavamo un Dio e ci troviamo di fronte un bimbo. Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Commento 25 dicembre 2017
“Ecco vi annuncio una grande gioia”: è Natale! Concluso il nostro cammino di preparazione ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: Dio si fa uno di noi; il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”!
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, che Dio vuole condividere in pienezza la nostra vita, che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Allora buon Natale significa, avrebbe detto Don Milani, “I Care” (mi interessa), significa mi voglio impegnare, significa se Dio è con noi allora io sono con tutti gli uomini e le donne di questo mondo perché riconosco in loro fratelli e sorelle nella comune figliolanza con Dio.
In questa notte, nella notte tenebrosa degli uomini “una luce rifulse” (Is 9,1); apriamo dunque i nostri cuori alla gioia “perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5). Allora giunga a voi e a me stesso questo augurio di buon Natale, ma un Natale vero!
Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco per sistemare tutte quelle cose che non vanno in questo mondo e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare! Allora di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio. Sta in questo mistero grande la novità del cristianesimo: Dio conclude quella fantastica rincorsa iniziata subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, quando per la prima volta domandò all’uomo e alla donna “dove sei?” in un infinito gioco a nascondino. Dio ha vinto! E ha vinto nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e proviamo a tornare bambini.
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà.
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, che Dio vuole condividere in pienezza la nostra vita, che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Allora buon Natale significa, avrebbe detto Don Milani, “I Care” (mi interessa), significa mi voglio impegnare, significa se Dio è con noi allora io sono con tutti gli uomini e le donne di questo mondo perché riconosco in loro fratelli e sorelle nella comune figliolanza con Dio.
In questa notte, nella notte tenebrosa degli uomini “una luce rifulse” (Is 9,1); apriamo dunque i nostri cuori alla gioia “perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5). Allora giunga a voi e a me stesso questo augurio di buon Natale, ma un Natale vero!
Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco per sistemare tutte quelle cose che non vanno in questo mondo e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare! Allora di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio. Sta in questo mistero grande la novità del cristianesimo: Dio conclude quella fantastica rincorsa iniziata subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, quando per la prima volta domandò all’uomo e alla donna “dove sei?” in un infinito gioco a nascondino. Dio ha vinto! E ha vinto nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e proviamo a tornare bambini.
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà.
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Commento 25 dicembre 2016
Eccoci giunti alla meta, concluso il nostro cammino di preparazione ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: Dio si fa uno di noi; ma che ne facciamo di un neonato? Siamo onesti, ma davvero lo vogliamo un Dio così. L’incarnazione sconvolge la nostra idea di Dio, poiché ci mostra il volto di Dio ed è un volto completamente diverso da come noi lo vorremo.
Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare!
Gesù ci rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo. Ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Dio incarnandosi ha già preso la sua decisione, si è già impegnato: amerà l’uomo ad ogni costo; sarà disponibile ad offrire la sua vita perché l’uomo ritrovi la sua pace. Ecco l’annuncio degli angeli: quel bimbo è gloria rivolta a Dio ovvero è presenza di Dio, ma soprattutto è pace, riconciliazione sulla terra per tutti gli uomini amati da Dio.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Se nella resurrezione noi possiamo riconoscere la divinità di quell’uomo e la forza irresistibile del suo messaggio d’amore, nell’incarnazione incontriamo quello che è considerato stoltezza dalla cultura dei potenti e scandalo dai poteri religiosi. Stolto, infatti, è un Dio che si spoglia della sua onnipotenza per inseguire l’uomo nella sua debolezza, scandalosa è l’idea di un Dio che si fa uomo, poiché se io posso comprendere un Dio che sconfigge la morte, non potrò mai accettare un Dio che assume la mia condizione di debolezza.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente, orientandola verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Buon Natale, quello vero!!!!
Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco contro un branco di violenti infedeli e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare!
Gesù ci rivela un Dio che ama la nostra vita fino a volerla condividere, un Dio che accetta di spogliarsi della propria divinità per condividere ogni istante con l’uomo. Ma quanto deve essere splendida la vita, se Dio accetta di incarnarsi, di diventare uno di noi!
Dio incarnandosi ha già preso la sua decisione, si è già impegnato: amerà l’uomo ad ogni costo; sarà disponibile ad offrire la sua vita perché l’uomo ritrovi la sua pace. Ecco l’annuncio degli angeli: quel bimbo è gloria rivolta a Dio ovvero è presenza di Dio, ma soprattutto è pace, riconciliazione sulla terra per tutti gli uomini amati da Dio.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Se nella resurrezione noi possiamo riconoscere la divinità di quell’uomo e la forza irresistibile del suo messaggio d’amore, nell’incarnazione incontriamo quello che è considerato stoltezza dalla cultura dei potenti e scandalo dai poteri religiosi. Stolto, infatti, è un Dio che si spoglia della sua onnipotenza per inseguire l’uomo nella sua debolezza, scandalosa è l’idea di un Dio che si fa uomo, poiché se io posso comprendere un Dio che sconfigge la morte, non potrò mai accettare un Dio che assume la mia condizione di debolezza.
Questo bambino sarà segno di contraddizione, di fronte a lui saremo chiamati a porre in atto una scelta: se io credo nell’incarnazione di Dio, dovrò impegnarmi a vivere ogni giorno “concretamente incarnato” nelle vicende del mondo, dovrò impegnarmi a costruire quel regno di Dio che Cristo ha inaugurato, dovrò offrire oggi le mie mani perché Dio possa continuare a lavorare nel mondo, i miei piedi perché Dio possa continuare a camminare sulle vie dell’uomo, il mio sorriso perché ogni uomo possa sentirsi amato fino in fondo da Dio.
Nell’incarnazione di Dio è l’uomo che diventa protagonista della sua vita perché incarnandosi Dio ci insegna che la vita è bella e merita di essere vissuta pienamente, orientandola verso l’amore che ne è il senso compiuto.
Buon Natale, quello vero!!!!
“Ecco vi annuncio una grande gioia”: è Natale! Concluso il nostro cammino di preparazione ci ritroviamo di fronte a qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: Dio si fa uno di noi; il nostro Dio non è un idolo che non si cura delle sue creature, un Dio lontano chiuso nel suo splendido cielo. Il nostro Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”!
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, che Dio vuole condividere in pienezza la nostra vita, che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Allora buon Natale significa, avrebbe detto Don Milani, “I Care” (mi interessa), significa mi voglio impegnare, significa se Dio è con noi allora io sono con tutti gli uomini e le donne di questo mondo perché riconosco in loro fratelli e sorelle nella comune figliolanza con Dio.
In questa notte, nella notte tenebrosa degli uomini “una luce rifulse” (Is 9,1); apriamo dunque i nostri cuori alla gioia “perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5). Allora giunga a voi e a me stesso questo augurio di buon Natale, ma un Natale vero!
Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco per sistemare tutte quelle cose che non vanno in questo mondo e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare! Allora di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio. Sta in questo mistero grande la novità del cristianesimo: Dio conclude quella fantastica rincorsa iniziata subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, quando per la prima volta domandò all’uomo e alla donna “dove sei?” in un infinito gioco a nascondino. Dio ha vinto! E ha vinto nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e proviamo a tornare bambini.
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà.
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!
Amici carissimi, liberiamo il nostro cuore dai veleni di un natale anestetizzato e anestetizzante, un Natale illuminato da quelle false luci, che brillano nelle nostre vie e nei nostri centri commerciali; liberiamo il nostro cuore da un clima ingenuamente sdolcinato così pericoloso da mandarci in coma glicemico. Non perdiamo il senso vero di ciò che celebriamo in questa notte: Natale non è il momento di dimenticare quanto intorno a noi non va (come recita una vecchia canzoncina di natale), Natale è prendere coscienza che Dio non ci lascia soli soprattutto quando intorno a noi vediamo solo tenebre e buio, che Dio vuole condividere in pienezza la nostra vita, che Dio ci chiama a fare altrettanto ovvero a condividere con gli altri, a sporcare le nostre mani in questo mondo per costruire quel regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciarci e ad inaugurare. Allora buon Natale significa, avrebbe detto Don Milani, “I Care” (mi interessa), significa mi voglio impegnare, significa se Dio è con noi allora io sono con tutti gli uomini e le donne di questo mondo perché riconosco in loro fratelli e sorelle nella comune figliolanza con Dio.
In questa notte, nella notte tenebrosa degli uomini “una luce rifulse” (Is 9,1); apriamo dunque i nostri cuori alla gioia “perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,5). Allora giunga a voi e a me stesso questo augurio di buon Natale, ma un Natale vero!
Troppe volte cerchiamo un Dio che ci stupisca con effetti speciali, un Dio forte, onnipotente, capace di risolverci i problemi, un Dio che si schieri al nostro fianco per sistemare tutte quelle cose che non vanno in questo mondo e cosa ci troviamo di fronte? Un neonato, ma dai: io di questo Dio non so che farmene! Questo Dio mi suscita imbarazzo perché è un Dio debole, che chiede invece di dare! Allora di fronte al mistero di Dio che si fa uno di noi, non ci rimane che il silenzio. Sta in questo mistero grande la novità del cristianesimo: Dio conclude quella fantastica rincorsa iniziata subito dopo il peccato di Adamo ed Eva, quando per la prima volta domandò all’uomo e alla donna “dove sei?” in un infinito gioco a nascondino. Dio ha vinto! E ha vinto nell’infinita tenerezza di un bimbo!
Nasce nella notte degli uomini perché così potrà portare la luce a chi vorrà accoglierla; nasce bambino perché nessuno si spaventi davanti al suo ingresso nel mondo e tutti possano davvero sentirsi liberi, perché la libertà è il presupposto dell’amore.
Nasce nel retro di una casa, nella stalla, perché “per loro non c’era più posto nell’alloggio”; nasce così per stare fin da subito accanto a tutti coloro che in questo mondo non riescono a trovare posto, sia nel nostro cuore chiuso, sia nella nostra società ancora più chiusa. Nasce e subito si presenta ai più poveri, ai pastori, la cui puzza insopportabile li rendeva anche degli emarginati nella società di allora; proprio a loro l’angelo annuncia la notizia della gioiosa nascita del Messia.
Nasce ed è subito “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”; “gloria” cioè manifestazione della presenza e della bontà di Dio che entra nella storia “e pace a tutti gli uomini che Egli ama” cioè a tutti.
Cari amici nell’augurarvi buon Natale, ma un Natale vero, vi invito a non scandalizzarvi del Dio di Gesù Cristo. Fermiamoci un istante a stupirci di fronte a questo bimbo e proviamo a tornare bambini.
Solo un bambino può credere alla favola vera dell’amore!
Solo un bambino può sognare un mondo senza guerra mentre noi adulti sappiamo bene che le guerre (sia quelle mondiali sia quelle personali) sono inevitabili.
Solo un bambino può rimanere scandalizzato dalla povertà e dalla sofferenza mentre noi adulti sappiamo bene che il mondo è fatto così.
Solo un bambino sa sognare un mondo migliore, mentre noi adulti viviamo nella disillusione perché sappiamo che nulla cambierà.
Solo un bambino…. eccolo! Dio è nato per noi!
Allora Buon Natale a tutti, ma un Natale vero!!!