Quarta domenica di quaresima Anno B
Vangelo Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Vangelo Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Commento 10 marzo 2024
“Rallegrati” è l’invito che ci viene rivolto all’inizio di questa liturgia, un invito che suona ironicamente insolente in nostri giorni difficili in cui insistentemente risuonano le armi delle numerose guerre che continuano ad insanguinare questo nostro mondo in cui uomini e donne non riescono a riconoscersi finalmente fratelli, ma tu provaci, “rallegrati” perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”! Credo sia questo l’annuncio di questa domenica posta al centro del nostro cammino quaresimale.
Se troppe volte i giorni della nostra vita paiono soltanto giorni di deserto e di fatica, è importante ricordare come il deserto nella Bibbia non sia solo il luogo in cui vagare a vuoto senza trovare un senso alla nostra vita, ma anche il luogo del silenzio, dell’innamoramento, del ritorno all’essenziale e alle cose che realmente contano. Solo Dio sa quanto abbiamo bisogno di cambiare il nostro sguardo in questo momento su quello che succede per riscoprire il suo volto, per purificare il nostro cuore, per far tornare la nostra fede una relazione d’amore con Dio.
Nicodemo, capo dei farisei e dottore della Legge, è rimasto colpito da quel gesto profetico compiuto da Gesù nel tempio, quando aveva cacciato i mercanti e vuole capire, ma non osa compromettersi e si reca da lui di notte.
È una notte simbolica questa, la notte di chi non capisce ancora ma è alla ricerca di una luce che possa illuminare la sua vita; è la notte di Nicodemo, la notte di tutti noi, di chi, dopo aver fatto tutto un suo percorso di vita spirituale e di conoscenza, si riconosce ancora immerso nel buio.
Così Nicodemo, tra i suoi dubbi e la sua voglia di seguire una luce appena intravista, si avvicina a Gesù ponendo le sue domande e Gesù non si sottrae al dialogo rivelandogli l’essenziale della fede, che non sono i misteri dell’unità e trinità di Dio, o della sua incarnazione o qualche dogma mariano, ma quell’incredibile notizia che costantemente risuona nei nostri cuori: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Basterebbero solo queste parole per ricordare a tutti noi che la nostra vita è qualcosa di meraviglioso; bastano solo queste poche parole per aprire i nostri cuori alla gioia: ecco perché oggi più che mai in questo particolare momento di dolore siamo chiamati alla letizia e alla gioia senza fine.
La filosofia e le altre religioni ci raccontano di un Dio lontano, onnipotente, trascendente, asettico e persino indifferente al mondo e alla vita dell’uomo, ma il nostro Dio non è così! Il Dio di Gesù Cristo è puro amore, un amore alla perenne ricerca dell’uomo perduto, così quel verbo “amare” declinato al passato va ad indicare un’azione che è, da sempre, inscritta nel progetto originale di Dio. Ed allora continuo a domandarmi come può il nostro cuore non scoppiare dalla gioia, come può non ardere, come per i discepoli di Emmaus, di fronte alla meraviglia di essere amati incondizionatamente non da uno qualunque, ma da Dio?
Lo ripeto spesso ai miei studenti: io non sono cristiano perché amo Dio, ma perché credo che Dio mi ama! Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui sia salvo, questa è la grande notizia, questo è ciò a cui ci prepariamo in questo tempo! Viviamo, dunque, il mistero della Pasqua non come se fosse un libro giallo in cui conosciamo già il colpevole, ma come l’annuncio di un Dio che mi ama “da morire”!
Provate a chiedere ad un bimbo quanto bene vuole alla mamma ed egli senza troppe parole allargherà le braccia, si metterà in croce; sì, quando guardo il crocifisso vedo solo Dio che, come un bimbo, allarga le sue braccia per dimostrare quanto mi ama!
Dobbiamo abbandonare la nostra idea mercantile di un Dio che premia i buoni per castigare i malvagi; Dio non giudica, salva perché nessuno vada perduto. Dio vuole la nostra felicità e non la felicità fasulla che ci viene proposta da un mondo che sembra sempre più aver sostituito l’amore con l’interesse personale ed egoistico del “si salvi chi può!”
La salvezza non è, pertanto, qualcosa da posticipare dopo la nostra morte in un fantomatico paradiso: di questa salvezza “paradisiaca” che troppo spesso predichiamo ed annunciamo non importa più niente a nessuno, la salvezza è qualcosa di più profondo, è trovare il nostro posto nel mondo, è realizzare quella vocazione fondamentale per la quale siamo stati creati, è la nostra piena realizzazione, la felicità completa nell’incontro con Dio e con i fratelli.
Con questo annuncio il buio di questo tempo può ritrovare luce, e noi possiamo rinascere alla fiducia, alla speranza, alla pace, alla voglia di amare, di lavorare e creare, possiamo tornare a una nuova vita, una vita eterna, insomma possiamo condividere, come figli, la vita stessa di Dio.
A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. Dio, che è Amore, non è a misura di tribunale, ma a misura di un immenso abbraccio, quell’abbraccio a cui Cristo si è legato per sempre lasciandosi inchiodare alla croce. Allora con gioia possiamo alzare il nostro sguardo verso il crocifisso segno dell’infinito amore di Dio, capace di superare ogni ostacolo, anche la morte!
Dio ha tanto amato, e noi come Lui, oggi, ci impegniamo in questo mondo, in questo particolare momento di difficoltà e paure ad amare il mondo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma semplicemente per amarle. Se non per sempre, amiamo almeno per oggi; se non tanto, amiamo almeno un poco. Che bello continuare il nostro percorso verso la Pasqua con l’assoluta certezza di essere amati a prescindere anche quando sappiamo di non essere amabili; Dio non condanna, salva! Dio non giudica, ama! Nonostante siamo immersi in questo infinito amore, esiste la possibilità di una condanna: infatti, se non accoglieremo la luce del suo amore, saremo condannati perché una vita senza amore è proprio un inferno!
Se troppe volte i giorni della nostra vita paiono soltanto giorni di deserto e di fatica, è importante ricordare come il deserto nella Bibbia non sia solo il luogo in cui vagare a vuoto senza trovare un senso alla nostra vita, ma anche il luogo del silenzio, dell’innamoramento, del ritorno all’essenziale e alle cose che realmente contano. Solo Dio sa quanto abbiamo bisogno di cambiare il nostro sguardo in questo momento su quello che succede per riscoprire il suo volto, per purificare il nostro cuore, per far tornare la nostra fede una relazione d’amore con Dio.
Nicodemo, capo dei farisei e dottore della Legge, è rimasto colpito da quel gesto profetico compiuto da Gesù nel tempio, quando aveva cacciato i mercanti e vuole capire, ma non osa compromettersi e si reca da lui di notte.
È una notte simbolica questa, la notte di chi non capisce ancora ma è alla ricerca di una luce che possa illuminare la sua vita; è la notte di Nicodemo, la notte di tutti noi, di chi, dopo aver fatto tutto un suo percorso di vita spirituale e di conoscenza, si riconosce ancora immerso nel buio.
Così Nicodemo, tra i suoi dubbi e la sua voglia di seguire una luce appena intravista, si avvicina a Gesù ponendo le sue domande e Gesù non si sottrae al dialogo rivelandogli l’essenziale della fede, che non sono i misteri dell’unità e trinità di Dio, o della sua incarnazione o qualche dogma mariano, ma quell’incredibile notizia che costantemente risuona nei nostri cuori: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Basterebbero solo queste parole per ricordare a tutti noi che la nostra vita è qualcosa di meraviglioso; bastano solo queste poche parole per aprire i nostri cuori alla gioia: ecco perché oggi più che mai in questo particolare momento di dolore siamo chiamati alla letizia e alla gioia senza fine.
La filosofia e le altre religioni ci raccontano di un Dio lontano, onnipotente, trascendente, asettico e persino indifferente al mondo e alla vita dell’uomo, ma il nostro Dio non è così! Il Dio di Gesù Cristo è puro amore, un amore alla perenne ricerca dell’uomo perduto, così quel verbo “amare” declinato al passato va ad indicare un’azione che è, da sempre, inscritta nel progetto originale di Dio. Ed allora continuo a domandarmi come può il nostro cuore non scoppiare dalla gioia, come può non ardere, come per i discepoli di Emmaus, di fronte alla meraviglia di essere amati incondizionatamente non da uno qualunque, ma da Dio?
Lo ripeto spesso ai miei studenti: io non sono cristiano perché amo Dio, ma perché credo che Dio mi ama! Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui sia salvo, questa è la grande notizia, questo è ciò a cui ci prepariamo in questo tempo! Viviamo, dunque, il mistero della Pasqua non come se fosse un libro giallo in cui conosciamo già il colpevole, ma come l’annuncio di un Dio che mi ama “da morire”!
Provate a chiedere ad un bimbo quanto bene vuole alla mamma ed egli senza troppe parole allargherà le braccia, si metterà in croce; sì, quando guardo il crocifisso vedo solo Dio che, come un bimbo, allarga le sue braccia per dimostrare quanto mi ama!
Dobbiamo abbandonare la nostra idea mercantile di un Dio che premia i buoni per castigare i malvagi; Dio non giudica, salva perché nessuno vada perduto. Dio vuole la nostra felicità e non la felicità fasulla che ci viene proposta da un mondo che sembra sempre più aver sostituito l’amore con l’interesse personale ed egoistico del “si salvi chi può!”
La salvezza non è, pertanto, qualcosa da posticipare dopo la nostra morte in un fantomatico paradiso: di questa salvezza “paradisiaca” che troppo spesso predichiamo ed annunciamo non importa più niente a nessuno, la salvezza è qualcosa di più profondo, è trovare il nostro posto nel mondo, è realizzare quella vocazione fondamentale per la quale siamo stati creati, è la nostra piena realizzazione, la felicità completa nell’incontro con Dio e con i fratelli.
Con questo annuncio il buio di questo tempo può ritrovare luce, e noi possiamo rinascere alla fiducia, alla speranza, alla pace, alla voglia di amare, di lavorare e creare, possiamo tornare a una nuova vita, una vita eterna, insomma possiamo condividere, come figli, la vita stessa di Dio.
A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. Dio, che è Amore, non è a misura di tribunale, ma a misura di un immenso abbraccio, quell’abbraccio a cui Cristo si è legato per sempre lasciandosi inchiodare alla croce. Allora con gioia possiamo alzare il nostro sguardo verso il crocifisso segno dell’infinito amore di Dio, capace di superare ogni ostacolo, anche la morte!
Dio ha tanto amato, e noi come Lui, oggi, ci impegniamo in questo mondo, in questo particolare momento di difficoltà e paure ad amare il mondo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma semplicemente per amarle. Se non per sempre, amiamo almeno per oggi; se non tanto, amiamo almeno un poco. Che bello continuare il nostro percorso verso la Pasqua con l’assoluta certezza di essere amati a prescindere anche quando sappiamo di non essere amabili; Dio non condanna, salva! Dio non giudica, ama! Nonostante siamo immersi in questo infinito amore, esiste la possibilità di una condanna: infatti, se non accoglieremo la luce del suo amore, saremo condannati perché una vita senza amore è proprio un inferno!
Commento 14 marzo 2021
“Rallegrati” è l’invito che ci viene rivolto all’inizio di questa liturgia ed è un invito che suona ironicamente insolente in nostri giorni difficili che stiamo vivendo, in questo deserto di cui ancora oggi non intravediamo la fine. Quale motivo avremo mai per rallegrarci in questi giorni faticosi della pandemia in cui ci vengono preclusi gli abbracci anche verso gli affetti più cari. Eh sì, il clima di questi giorni pare ricordare sempre più i lunghi anni del popolo nel deserto impegnato in quel cammino di libertà verso la terra promessa; viviamo tra momenti di luce di una campagna vaccinale che pur tra vari ritardi prosegue e i momenti bui del computo dei nuovi contagiati e di coloro che non ce l’hanno fatta. Ma il deserto nella Bibbia non è solo il luogo in cui vagare a vuoto senza trovare un senso alla nostra vita e alla libertà riconquistata, è anche il luogo del silenzio, dell’innamoramento, del ritorno all’essenziale e alle cose che realmente contano. Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di cambiare il nostro sguardo in questo momento su quello che succede, su questa pandemia, per riscoprire il volto di Dio, per purificare il nostro cuore, per far tornare la nostra fede una relazione d’amore con Dio.
Gesù ha appena scacciato i mercanti e Nicodemo, capo dei farisei e dottore della Legge, è rimasto colpito da quel gesto provocatorio compiuto nel tempio; Nicodemo ha grande stima di Gesù e vuole capire di più, ma non osa compromettersi e si reca da lui di notte. È una notte simbolica questa, la notte di chi non capisce ancora ma è alla ricerca di una luce che possa illuminare la sua vita, è la notte di tutti noi, è la notte di Nicodemo, che dopo aver fatto tutto un suo percorso di vita spirituale e di conoscenza, si riconosce ancora immerso nel buio perché scoprire la fede non è poi così semplice e si avvicina a Gesù ponendo le sue domande. Gesù non si sottrae al dialogo e rivela a Nicodemo l’essenziale della fede, che non sono i misteri dell’unità e trinità di Dio, o della sua incarnazione o qualche dogma mariano, ma quell’incredibile notizia che costantemente risuona nei nostri cuori: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Basterebbero solo queste parole per ricordare a tutti noi che la nostra vita è qualcosa di meraviglioso; bastano solo queste poche parole per aprire i nostri cuori alla gioia: ecco perché oggi più che mai in questo particolare momento di dolore siamo chiamati alla letizia e alla gioia senza fine.
La filosofia e le altre religioni ci raccontano di un Dio lontano, onnipotente, trascendente, asettico e persino indifferente al mondo e alla vita dell’uomo. No, il nostro Dio non è così! Il Dio di Gesù Cristo è puro amore rivolto ad ogni uomo e poi quel verbo “amare” declinato al passato per indicare un’azione che è da sempre, inscritta nel progetto originale di Dio. Come può il nostro cuore non scoppiare dalla gioia, come può non ardere, come per i discepoli di Emmaus, di fronte alla meraviglia di essere amati incondizionatamente non da uno qualunque, ma da Dio!
Lo ripeto spesso ai miei studenti: io non sono cristiano perché amo Dio, ma perché credo che Dio mi ama!
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui sia salvo, questa è la grande notizia, questo è ciò a cui ci prepariamo in questo tempo! La Pasqua non sia come leggere un libro giallo di conosciamo già il colpevole e la conclusione, la Pasqua è la “storia di un Dio che mi ama, che ci ama da morire”!
Abbandoniamo la nostra idea mercantile di un Dio che premia i buoni per castigare i malvagi; Dio non giudica, ma salva perché nessuno vada perduto.
Dio vuole la nostra salvezza, la nostra felicità; non la felicità drogata e fasulla che ci viene venduta e proposta da un mondo che sembra sempre più aver perduto l’amore sostituito dall’interesse personale ed egoistico del “si salvi chi può!”
La salvezza non è qualcosa da posticipare dopo la nostra morte, non importa a nessuno di questa salvezza che troppo spesso predichiamo ed annunciamo, la salvezza è qualcosa di più profondo, è trovare il nostro posto nel mondo è realizzare quella vocazione fondamentale per la quale siamo stati creati, è la nostra piena realizzazione, la felicità completa nell’incontro con Dio e con i fratelli.
Ora il buio di questo tempo ritrova luce, possiamo rinascere alla fiducia, alla speranza, alla pace, alla voglia di amare, di lavorare e creare. Possiamo tornare a una nuova vita, una vita eterna, possiamo condividere come figli la vita stessa di Dio.
A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. L’amore non è a misura di tribunale, ma a misura di un immenso abbraccio, quell’abbraccio a cui Cristo si è legato per sempre lasciandosi inchiodare alla croce. Allora con gioia possiamo alzare il nostro sguardo verso il crocifisso segno dell’infinito amore di Dio, capace di superare ogni ostacolo, anche la morte! E quando qualche mio studente in modo provocatorio mi chiede se sono d’accordo che sui muri delle aule ci sia il crocifisso, posso rispondere con molta semplicità che il crocifisso, io cerco di portarlo sempre con me nel cuore, ma è bello ogni tanto alzare lo sguardo e riconoscersi amati per sempre!
Dio ha tanto amato, e noi come Lui, oggi, ci impegniamo in questo mondo, in questo particolare momento di difficoltà e paure ad amare il mondo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, amiamo almeno per oggi; se non tanto, amiamo almeno un poco.
Che bello continuare il nostro percorso verso la Pasqua con l’assoluta certezza di essere amati a prescindere anche quando sappiamo di non essere amabili; Dio non giudica, salva, ma se non accoglieremo la luce del suo amore, ecco allora sì, saremo condannati perché una vita senza amore è proprio un inferno!
Gesù ha appena scacciato i mercanti e Nicodemo, capo dei farisei e dottore della Legge, è rimasto colpito da quel gesto provocatorio compiuto nel tempio; Nicodemo ha grande stima di Gesù e vuole capire di più, ma non osa compromettersi e si reca da lui di notte. È una notte simbolica questa, la notte di chi non capisce ancora ma è alla ricerca di una luce che possa illuminare la sua vita, è la notte di tutti noi, è la notte di Nicodemo, che dopo aver fatto tutto un suo percorso di vita spirituale e di conoscenza, si riconosce ancora immerso nel buio perché scoprire la fede non è poi così semplice e si avvicina a Gesù ponendo le sue domande. Gesù non si sottrae al dialogo e rivela a Nicodemo l’essenziale della fede, che non sono i misteri dell’unità e trinità di Dio, o della sua incarnazione o qualche dogma mariano, ma quell’incredibile notizia che costantemente risuona nei nostri cuori: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Basterebbero solo queste parole per ricordare a tutti noi che la nostra vita è qualcosa di meraviglioso; bastano solo queste poche parole per aprire i nostri cuori alla gioia: ecco perché oggi più che mai in questo particolare momento di dolore siamo chiamati alla letizia e alla gioia senza fine.
La filosofia e le altre religioni ci raccontano di un Dio lontano, onnipotente, trascendente, asettico e persino indifferente al mondo e alla vita dell’uomo. No, il nostro Dio non è così! Il Dio di Gesù Cristo è puro amore rivolto ad ogni uomo e poi quel verbo “amare” declinato al passato per indicare un’azione che è da sempre, inscritta nel progetto originale di Dio. Come può il nostro cuore non scoppiare dalla gioia, come può non ardere, come per i discepoli di Emmaus, di fronte alla meraviglia di essere amati incondizionatamente non da uno qualunque, ma da Dio!
Lo ripeto spesso ai miei studenti: io non sono cristiano perché amo Dio, ma perché credo che Dio mi ama!
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui sia salvo, questa è la grande notizia, questo è ciò a cui ci prepariamo in questo tempo! La Pasqua non sia come leggere un libro giallo di conosciamo già il colpevole e la conclusione, la Pasqua è la “storia di un Dio che mi ama, che ci ama da morire”!
Abbandoniamo la nostra idea mercantile di un Dio che premia i buoni per castigare i malvagi; Dio non giudica, ma salva perché nessuno vada perduto.
Dio vuole la nostra salvezza, la nostra felicità; non la felicità drogata e fasulla che ci viene venduta e proposta da un mondo che sembra sempre più aver perduto l’amore sostituito dall’interesse personale ed egoistico del “si salvi chi può!”
La salvezza non è qualcosa da posticipare dopo la nostra morte, non importa a nessuno di questa salvezza che troppo spesso predichiamo ed annunciamo, la salvezza è qualcosa di più profondo, è trovare il nostro posto nel mondo è realizzare quella vocazione fondamentale per la quale siamo stati creati, è la nostra piena realizzazione, la felicità completa nell’incontro con Dio e con i fratelli.
Ora il buio di questo tempo ritrova luce, possiamo rinascere alla fiducia, alla speranza, alla pace, alla voglia di amare, di lavorare e creare. Possiamo tornare a una nuova vita, una vita eterna, possiamo condividere come figli la vita stessa di Dio.
A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. L’amore non è a misura di tribunale, ma a misura di un immenso abbraccio, quell’abbraccio a cui Cristo si è legato per sempre lasciandosi inchiodare alla croce. Allora con gioia possiamo alzare il nostro sguardo verso il crocifisso segno dell’infinito amore di Dio, capace di superare ogni ostacolo, anche la morte! E quando qualche mio studente in modo provocatorio mi chiede se sono d’accordo che sui muri delle aule ci sia il crocifisso, posso rispondere con molta semplicità che il crocifisso, io cerco di portarlo sempre con me nel cuore, ma è bello ogni tanto alzare lo sguardo e riconoscersi amati per sempre!
Dio ha tanto amato, e noi come Lui, oggi, ci impegniamo in questo mondo, in questo particolare momento di difficoltà e paure ad amare il mondo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, amiamo almeno per oggi; se non tanto, amiamo almeno un poco.
Che bello continuare il nostro percorso verso la Pasqua con l’assoluta certezza di essere amati a prescindere anche quando sappiamo di non essere amabili; Dio non giudica, salva, ma se non accoglieremo la luce del suo amore, ecco allora sì, saremo condannati perché una vita senza amore è proprio un inferno!
Commento 11 marzo 2018
“Rallegrati!”: questo è l’invito iniziale della liturgia di questa domenica al centro del nostro cammino quaresimale. Rallegriamoci perché meravigliosa è la buona notizia che ci viene incontro quest’oggi; una notizia capace di far scoppiare di gioia e letizia il nostro cuore: “Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio”. È il versetto centrale del quarto Vangelo, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta, ad ogni ascolto. Basterebbero solo queste parole per ricordare a tutti noi che la nostra vita è meravigliosa. La filosofia e le altre religioni ci raccontano di un Dio lontano, onnipotente, trascendente e asettico al mondo dell’uomo. No, il nostro Dio non è così! Il Dio di Gesù Cristo è puro amore rivolto ad ogni uomo.
“Dio ha amato”: il verbo al passato indica un’azione che è da sempre, inscritta nel progetto originale di Dio e che continua nel presente. Amici, vorrei dirvi a cuore aperto che io non sono cristiano perché amo Dio, ma perché credo che Dio mi ama!
E Dio mi ama di un amore infinito “tanto da dare suo Figlio”: Dio ha considerato me ed ognuno di noi più importante di sé stesso. Ha amato me quanto ha amato Gesù e questo sarà per sempre. La mia vita, la vita di ognuno di noi assume ora un valore assoluto, infinito. A queste parole la notte di Nicodemo, la notte nella quale a volte ci pare di vivere si illumina, perché Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita. Ora possiamo rinascere alla fiducia, alla speranza, alla pace, alla voglia di amare, di lavorare e creare, di custodire e coltivare le persone e tutto intero il mondo che Dio mi ha affidato. Possiamo tornare a una nuova vita, una vita eterna, possiamo condividere come figli la stessa vita di Dio. Attenzione non si parla del paradiso: Gesù quando parla di vita eterna usa il tempo presente, perché la vita eterna, quella vera e piena è già qua, presente in mezzo a noi se sappiamo condividerla per amore.
A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. L’amore non è a misura di tribunale, ma a misura di un immenso abbraccio, quell’abbraccio a cui Cristo si è legato per sempre lasciandosi inchiodare alla croce. In Gesù così Dio ci rivela il suo vero volto, è finita ogni paura verso Dio, poiché Egli non giudica, ama e perciò salva. L'amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che offrire sé stesso per salvare dal castigo l’amato.
Dio ha tanto amato, e noi come Lui, oggi, ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, amiamo almeno per oggi; se non tanto, amiamo almeno un po’. Vogliamo fare questo perché così fa Dio.
Allora con gioia possiamo alzare il nostro sguardo verso il crocifisso segno dell’infinito amore di Dio, capace di superare ogni ostacolo, anche la morte!
“Dio ha amato”: il verbo al passato indica un’azione che è da sempre, inscritta nel progetto originale di Dio e che continua nel presente. Amici, vorrei dirvi a cuore aperto che io non sono cristiano perché amo Dio, ma perché credo che Dio mi ama!
E Dio mi ama di un amore infinito “tanto da dare suo Figlio”: Dio ha considerato me ed ognuno di noi più importante di sé stesso. Ha amato me quanto ha amato Gesù e questo sarà per sempre. La mia vita, la vita di ognuno di noi assume ora un valore assoluto, infinito. A queste parole la notte di Nicodemo, la notte nella quale a volte ci pare di vivere si illumina, perché Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita. Ora possiamo rinascere alla fiducia, alla speranza, alla pace, alla voglia di amare, di lavorare e creare, di custodire e coltivare le persone e tutto intero il mondo che Dio mi ha affidato. Possiamo tornare a una nuova vita, una vita eterna, possiamo condividere come figli la stessa vita di Dio. Attenzione non si parla del paradiso: Gesù quando parla di vita eterna usa il tempo presente, perché la vita eterna, quella vera e piena è già qua, presente in mezzo a noi se sappiamo condividerla per amore.
A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. L’amore non è a misura di tribunale, ma a misura di un immenso abbraccio, quell’abbraccio a cui Cristo si è legato per sempre lasciandosi inchiodare alla croce. In Gesù così Dio ci rivela il suo vero volto, è finita ogni paura verso Dio, poiché Egli non giudica, ama e perciò salva. L'amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che offrire sé stesso per salvare dal castigo l’amato.
Dio ha tanto amato, e noi come Lui, oggi, ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, amiamo almeno per oggi; se non tanto, amiamo almeno un po’. Vogliamo fare questo perché così fa Dio.
Allora con gioia possiamo alzare il nostro sguardo verso il crocifisso segno dell’infinito amore di Dio, capace di superare ogni ostacolo, anche la morte!