Seconda domenica di quaresima Anno A
Vangelo Mt 17, 1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Vangelo Mt 17, 1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Commento 5 marzo 2023
Troppo spesso la quaresima ci viene presentata come un tempo penitenziale, un tempo di digiuno, sacrifici e fioretti per meritare il perdono e l’amore di Dio, ma non è così; ci hanno detto che è tempo di preparazione alla Pasqua, ma troppe volte mi sembra che ci fermiamo al Venerdì santo! Al contrario la quaresima è vita, è la nostra vita che la liturgia vuole racchiudere e celebrare in questi simbolici quaranta giorni; ecco perché occorre vivere questo periodo non come un momento mortificante, cioè per la morte, ma vivificante per ritrovare gli stimoli giusti per rendere la nostra vita qualcosa di meraviglioso.
Così se in troppe occasioni la vita ci si mostra come un lungo, inevitabile deserto da attraversare, l’inizio della quaresima ci offre una sintesi meravigliosa del nostro pellegrinaggio dalla desolazione del deserto alla luce di un amore infinito che brilla su un monte, dalla tentazione di cedere alle lusinghe del male alla trasfigurazione di Gesù e nostra per rivelare il volto di Dio impresso fin dalla creazione in ognuno di noi; proprio così la quaresima è la trasfigurazione di quello che sembra un deserto di pietre in un monte di luce!
Attraversiamo questo deserto, tutti i nostri deserti, vivendo nell’essenziale di ciò che solo davvero conta, per poi salire sul monte, dove possiamo levare il nostro sguardo alla luce di Dio. Dal deserto al monte, dalla fatica che ci minaccia alla gioia che ci abita ed illumina la nostra vita: ecco la quaresima.
Questa è la domenica del Tabor, è la domenica in cui possiamo incontrare la bellezza di Dio, è la domenica in cui siamo invitati a lasciare la mediocrità delle nostre pianure e dei nostri deserti per salire sul monte ed accogliere la luce straordinaria di un Dio che è amore, di un Dio che ci ama da morire!
Ecco è già iniziata ed è irreversibile la mia metamorfosi (trasfigurazione) e dove oggi vedo soltanto il bruco del mio peccato, sono certo che sta già brillando la luce della farfalla che è in me in quanto figlio di Dio.
La classica introduzione liturgica alla lettura del vangelo “in quel tempo” se da un lato ci vuole riportare alla vita concreta di Gesù duemila anni fa in occasioni come questa ci impedisce di cogliere il senso di quanto stava accadendo perché con l’inizio del suo testo “sei giorni dopo” (Mt 17,1), l’evangelista ha voluto inserire il racconto in un contesto molto preciso. Sei giorni prima a Cesarea di Filippo Pietro aveva riconosciuto Gesù come il Messia e Gesù a questa importante testimonianza di fede aveva risposto con l’annuncio della sua passione, morte e resurrezione con Pietro che, preso in disparte Gesù, cominciava a rimproverarlo. In questo particolare momento va collocata l’episodio della trasfigurazione: la via che ci propone il Cristo non porta ad umani trionfi ma al dono supremo della vita in nome dell’amore e Gesù sa benissimo che per affrontare tutto questo è necessario avere momenti nei quali rinforzare la nostra fede, momenti per fare esperienza di Dio.
Ecco allora quanto diventano importanti alcuni particolari del racconto di Matteo: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.”
Salire sul monte è salire al mondo di Dio laddove la terra ed il cielo si toccano, salire sul monte vuol dire, pertanto, iniziare a pensare come Dio, entrare nella sua logica dove l’amore ed il dono di sé sostituiscono la logica dell’odio e dell’egoismo, vuol dire abbandonare la valle del nostro interesse personale, del successo ad ogni costo, del prima di tutto me, la mia famiglia, il mio clan, i miei connazionali o quelli della mia stessa razza, vuol dire lasciare la valle della violenza, della prevaricazione, della guerra per salire alla luce di un alba nuova, di un mondo dove tutti ci sentiamo quali realmente siamo, fratelli e sorelle, degni figli dell’unico Dio che è Amore!
Sono invitato a mettermi “in disparte”, ad uscire dalla confusione di tutti i giorni, dove l’abitudine del quotidiano mi impedisce di riflettere e pensare alle scelte che devo compiere, dove il rumore del vociare di parole vuote mi impedisce di ascoltare quella sola Parola di cui il mio cuore sente il bisogno; solo nel silenzio posso fare quell’esperienza assolutamente personale, che è l’esperienza di Dio.
In disparte ma non da soli, perché Gesù su quel monte vuole intorno a sé una piccola comunità di discepoli; infatti, se la fede e l’incontro con Dio sono esperienze assolutamente personali, queste non sono mai esperienze private ma sempre comunitarie. È la comunità, la Chiesa, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio, perché nell’esperienza dell’amore fraterno scopro non solo una efficace palestra di vita, ma anche l’aiuto per camminare lungo i sentieri della vita.
Mosè ed Elia, la Legge e i profeti, fanno da corona a Gesù, tutta la bibbia, tutta la rivelazione di Dio trova il suo compimento in quel volto pieno di luce, volto che solo saprà mostrarci l’incredibile amore di Dio per ciascuno di noi.
Di fronte alla luce dell’amore non ci resta che urlare con Pietro, Giacomo e Giovanni la nostra gioia: “è bello per noi essere qui!”; eppure quante volte sono di scandalo alla fede i nostri volti segnati dalla tristezza. Troppe volte il nostro annuncio a ridotto Dio a Colui che dall’alto della sua onnipotenza, come giudice severo, attende il nostro peccato per colpire con la sua ira: questo non è il vangelo del Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è Bello, è Luce, è Gioia Infinita, è semplicemente Amore!
“Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne”, è bello stare qui, dove tutto è luce, tutto è gioia, tutto è pace e chi ne ha voglia più di tornare a valle, fermiamoci qui sul monte, è un momento perfetto: quante volte vorremo fermare il mondo per vivere quei momenti magici, ma la felicità è come la vita se la conservi per te prima o poi svanirà mentre se saprai condividerla si moltiplicherà ecco perché possiamo, dobbiamo tornare a valle dove tanti fratelli e sorelle che ancora forse cercano la luce.
Scendiamo dal monte, torniamo alla nostra vita quotidiana, conservando e custodendo in noi come faceva Maria anche se non la comprendiamo pienamente quella luce forse solo intravista, che ha riscaldato anche solo per un istante il nostro cuore. Torniamo alla nostra vita quotidiana con la voglia e l’impegno di diventare specchi in grado di riflettere quella sola luce di cui ogni donna ed ogni uomo sente davvero il bisogno, annunciando a tutti: “Questi (Gesù) è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”
Ascoltare Gesù significa accogliere la sua proposta di vita, una vita che si offre totalmente per amore; il nostro Dio si è lasciato crocifiggere e dall’alto di quella croce eternamente abbraccia ogni sua creatura: è in questo incredibile gesto d’amore che Dio si rivela a ciascuno di noi.
In questa domenica siamo quindi invitati a trasfigurare le nostre vite, le nostre scelte, i nostri valori per trasformare con l’amore il mondo, rendendolo quel posto meraviglioso in cui vivere come in principio fu sognato da Dio!, come giudice severo, attende il nostro peccato per colpire con la sua ira: questo non è il vangelo del Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è Bello, è Luce, è Gioia Infinita, è semplicemente Amore!
“Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne”, è bello stare qui, dove tutto è luce, tutto è gioia, tutto è pace e chi ne ha voglia più di tornare a valle, fermiamoci qui sul monte, è un momento perfetto: quante volte vorremo fermare il mondo per vivere quei momenti magici, ma la felicità è come la vita se la conservi per te prima o poi svanirà mentre se saprai condividerla si moltiplicherà ecco perché possiamo, dobbiamo tornare a valle dove tanti fratelli e sorelle che ancora forse cercano la luce.
Scendiamo dal monte, torniamo alla nostra vita quotidiana, conservando e custodendo in noi come faceva Maria anche se non la comprendiamo pienamente quella luce forse solo intravista, che ha riscaldato anche solo per un istante il nostro cuore. Torniamo alla nostra vita quotidiana con la voglia e l’impegno di diventare specchi in grado di riflettere quella sola luce di cui ogni donna ed ogni uomo sente davvero il bisogno, annunciando a tutti: “Questi (Gesù) è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”
Ascoltare Gesù significa accogliere la sua proposta di vita, una vita che si offre totalmente per amore; il nostro Dio si è lasciato crocifiggere e dall’alto di quella croce eternamente abbraccia ogni sua creatura: è in questo incredibile gesto d’amore che Dio si rivela a ciascuno di noi.
In questa domenica siamo quindi invitati a trasfigurare le nostre vite, le nostre scelte, i nostri valori per trasformare con l’amore il mondo, rendendolo quel posto meraviglioso in cui vivere come in principio fu sognato da Dio!
Così se in troppe occasioni la vita ci si mostra come un lungo, inevitabile deserto da attraversare, l’inizio della quaresima ci offre una sintesi meravigliosa del nostro pellegrinaggio dalla desolazione del deserto alla luce di un amore infinito che brilla su un monte, dalla tentazione di cedere alle lusinghe del male alla trasfigurazione di Gesù e nostra per rivelare il volto di Dio impresso fin dalla creazione in ognuno di noi; proprio così la quaresima è la trasfigurazione di quello che sembra un deserto di pietre in un monte di luce!
Attraversiamo questo deserto, tutti i nostri deserti, vivendo nell’essenziale di ciò che solo davvero conta, per poi salire sul monte, dove possiamo levare il nostro sguardo alla luce di Dio. Dal deserto al monte, dalla fatica che ci minaccia alla gioia che ci abita ed illumina la nostra vita: ecco la quaresima.
Questa è la domenica del Tabor, è la domenica in cui possiamo incontrare la bellezza di Dio, è la domenica in cui siamo invitati a lasciare la mediocrità delle nostre pianure e dei nostri deserti per salire sul monte ed accogliere la luce straordinaria di un Dio che è amore, di un Dio che ci ama da morire!
Ecco è già iniziata ed è irreversibile la mia metamorfosi (trasfigurazione) e dove oggi vedo soltanto il bruco del mio peccato, sono certo che sta già brillando la luce della farfalla che è in me in quanto figlio di Dio.
La classica introduzione liturgica alla lettura del vangelo “in quel tempo” se da un lato ci vuole riportare alla vita concreta di Gesù duemila anni fa in occasioni come questa ci impedisce di cogliere il senso di quanto stava accadendo perché con l’inizio del suo testo “sei giorni dopo” (Mt 17,1), l’evangelista ha voluto inserire il racconto in un contesto molto preciso. Sei giorni prima a Cesarea di Filippo Pietro aveva riconosciuto Gesù come il Messia e Gesù a questa importante testimonianza di fede aveva risposto con l’annuncio della sua passione, morte e resurrezione con Pietro che, preso in disparte Gesù, cominciava a rimproverarlo. In questo particolare momento va collocata l’episodio della trasfigurazione: la via che ci propone il Cristo non porta ad umani trionfi ma al dono supremo della vita in nome dell’amore e Gesù sa benissimo che per affrontare tutto questo è necessario avere momenti nei quali rinforzare la nostra fede, momenti per fare esperienza di Dio.
Ecco allora quanto diventano importanti alcuni particolari del racconto di Matteo: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.”
Salire sul monte è salire al mondo di Dio laddove la terra ed il cielo si toccano, salire sul monte vuol dire, pertanto, iniziare a pensare come Dio, entrare nella sua logica dove l’amore ed il dono di sé sostituiscono la logica dell’odio e dell’egoismo, vuol dire abbandonare la valle del nostro interesse personale, del successo ad ogni costo, del prima di tutto me, la mia famiglia, il mio clan, i miei connazionali o quelli della mia stessa razza, vuol dire lasciare la valle della violenza, della prevaricazione, della guerra per salire alla luce di un alba nuova, di un mondo dove tutti ci sentiamo quali realmente siamo, fratelli e sorelle, degni figli dell’unico Dio che è Amore!
Sono invitato a mettermi “in disparte”, ad uscire dalla confusione di tutti i giorni, dove l’abitudine del quotidiano mi impedisce di riflettere e pensare alle scelte che devo compiere, dove il rumore del vociare di parole vuote mi impedisce di ascoltare quella sola Parola di cui il mio cuore sente il bisogno; solo nel silenzio posso fare quell’esperienza assolutamente personale, che è l’esperienza di Dio.
In disparte ma non da soli, perché Gesù su quel monte vuole intorno a sé una piccola comunità di discepoli; infatti, se la fede e l’incontro con Dio sono esperienze assolutamente personali, queste non sono mai esperienze private ma sempre comunitarie. È la comunità, la Chiesa, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio, perché nell’esperienza dell’amore fraterno scopro non solo una efficace palestra di vita, ma anche l’aiuto per camminare lungo i sentieri della vita.
Mosè ed Elia, la Legge e i profeti, fanno da corona a Gesù, tutta la bibbia, tutta la rivelazione di Dio trova il suo compimento in quel volto pieno di luce, volto che solo saprà mostrarci l’incredibile amore di Dio per ciascuno di noi.
Di fronte alla luce dell’amore non ci resta che urlare con Pietro, Giacomo e Giovanni la nostra gioia: “è bello per noi essere qui!”; eppure quante volte sono di scandalo alla fede i nostri volti segnati dalla tristezza. Troppe volte il nostro annuncio a ridotto Dio a Colui che dall’alto della sua onnipotenza, come giudice severo, attende il nostro peccato per colpire con la sua ira: questo non è il vangelo del Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è Bello, è Luce, è Gioia Infinita, è semplicemente Amore!
“Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne”, è bello stare qui, dove tutto è luce, tutto è gioia, tutto è pace e chi ne ha voglia più di tornare a valle, fermiamoci qui sul monte, è un momento perfetto: quante volte vorremo fermare il mondo per vivere quei momenti magici, ma la felicità è come la vita se la conservi per te prima o poi svanirà mentre se saprai condividerla si moltiplicherà ecco perché possiamo, dobbiamo tornare a valle dove tanti fratelli e sorelle che ancora forse cercano la luce.
Scendiamo dal monte, torniamo alla nostra vita quotidiana, conservando e custodendo in noi come faceva Maria anche se non la comprendiamo pienamente quella luce forse solo intravista, che ha riscaldato anche solo per un istante il nostro cuore. Torniamo alla nostra vita quotidiana con la voglia e l’impegno di diventare specchi in grado di riflettere quella sola luce di cui ogni donna ed ogni uomo sente davvero il bisogno, annunciando a tutti: “Questi (Gesù) è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”
Ascoltare Gesù significa accogliere la sua proposta di vita, una vita che si offre totalmente per amore; il nostro Dio si è lasciato crocifiggere e dall’alto di quella croce eternamente abbraccia ogni sua creatura: è in questo incredibile gesto d’amore che Dio si rivela a ciascuno di noi.
In questa domenica siamo quindi invitati a trasfigurare le nostre vite, le nostre scelte, i nostri valori per trasformare con l’amore il mondo, rendendolo quel posto meraviglioso in cui vivere come in principio fu sognato da Dio!, come giudice severo, attende il nostro peccato per colpire con la sua ira: questo non è il vangelo del Dio di Gesù Cristo! Il nostro Dio è Bello, è Luce, è Gioia Infinita, è semplicemente Amore!
“Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne”, è bello stare qui, dove tutto è luce, tutto è gioia, tutto è pace e chi ne ha voglia più di tornare a valle, fermiamoci qui sul monte, è un momento perfetto: quante volte vorremo fermare il mondo per vivere quei momenti magici, ma la felicità è come la vita se la conservi per te prima o poi svanirà mentre se saprai condividerla si moltiplicherà ecco perché possiamo, dobbiamo tornare a valle dove tanti fratelli e sorelle che ancora forse cercano la luce.
Scendiamo dal monte, torniamo alla nostra vita quotidiana, conservando e custodendo in noi come faceva Maria anche se non la comprendiamo pienamente quella luce forse solo intravista, che ha riscaldato anche solo per un istante il nostro cuore. Torniamo alla nostra vita quotidiana con la voglia e l’impegno di diventare specchi in grado di riflettere quella sola luce di cui ogni donna ed ogni uomo sente davvero il bisogno, annunciando a tutti: “Questi (Gesù) è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”
Ascoltare Gesù significa accogliere la sua proposta di vita, una vita che si offre totalmente per amore; il nostro Dio si è lasciato crocifiggere e dall’alto di quella croce eternamente abbraccia ogni sua creatura: è in questo incredibile gesto d’amore che Dio si rivela a ciascuno di noi.
In questa domenica siamo quindi invitati a trasfigurare le nostre vite, le nostre scelte, i nostri valori per trasformare con l’amore il mondo, rendendolo quel posto meraviglioso in cui vivere come in principio fu sognato da Dio!
Commento 8 marzo 2020
La quaresima ci viene presentata come un tempo penitenziale, di sacrifici, al contrario la quaresima è vita, è la nostra vita che la liturgia vuole racchiudere e celebrare in questi simbolici quaranta giorni; ecco perché occorre vivere questo periodo non come un momento mortificante, cioè per la morte, ma vivificante per ritrovare gli stimoli giusti per rendere ciò che la nostra vita è già ossia qualcosa di meraviglioso: la trasfigurazione di quello che sembra un deserto di pietre in un monte di luce. Proprio nel particolare momento che stiamo vivendo alle prese con il CoVid 19, sono convinto della necessità di una innanzitutto nostra e di conseguenza mondiale trasfigurazione: dobbiamo tornare ad essere ciò che siamo donne e uomini di luce, donne e uomini luminosi.
Esiste un virus ancora più tremendo che sta colpendo diversi di noi: le immagini giunte in questi giorni dall’isola di Lesbo e dal confine turco-greco ci parlano di una umanità che ha perso il lume della ragione, che ha perso la luce di Gesù Cristo che ci rivela il vero Dio che è amore donato nell’umanità vera che è amore condiviso. Il vangelo di questa domenica è così pieno di luce che urla nelle nostre vite: “Coraggio il deserto non vincerà!” (E. Ronchi); è già iniziata ed è irreversibile la mia metamorfosi (trasfigurazione) e dove oggi vedo soltanto il bruco del mio peccato, sono certo che sta già brillando la luce della farfalla che è in me in quanto figlio di Dio.
Certo devo percorrere un cammino forse complicato perché sono chiamato per un momento a mettermi “in disparte” per cercare di uscire dalla confusione di tutti i giorni, dove l’abitudine del quotidiano mi impedisce di riflettere e pensare alle scelte che devo compiere.
La meta da raggiungere, “un alto monte”, appare ardua soprattutto a chi come me non è mai stato un gran camminatore, ma se il monte rappresenta il luogo dove incontrare Dio, è necessario che mi lasci condurre nella logica di Dio perché solo così posso guardare ciò che mi circonda con quell’infinito amore che solo Lui mi permette di vivere pienamente.
È un cammino che voglio compiere insieme ai miei fratelli nonostante i loro difetti come Pietro, la testa dura, il testardo, o Giacomo e Giovanni, i figli del tuono, sempre pronti a discutere e litigare tra di loro, perché mettersi in disparte non significa vivere isolati; è, infatti la comunità, la Chiesa, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Nell’esperienza dell’amore fraterno scopro non solo una efficace palestra di vita, ma anche l’aiuto nel camminare lungo i sentieri a volte tortuosi della vita.
Giunto sul monte, vicino al cuore di Dio, dove tutta la storia della salvezza con la Legge (Mosè) ed i profeti (Elia) non appare altro che l’incredibile inseguimento di Dio nei nostri confronti per amore, tutto si illumina e finalmente mi sento abbracciato della nube dell’infinita tenerezza di Dio; davanti a me si apre la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello perché la fede non è solo un dono, non è solo ragionevole, essere discepoli di Cristo è bello!
Sento ancora più forti allora le parole di Paolo a Timoteo: “Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo” (2Tm 2,10); di fronte a questa luce che illumina e dà senso alla mia vita anche a me viene spontaneo, come per Pietro, dire “non andiamo via, voglio rimanere qua”, ma la condizione definitiva non è il monte, c'è un cammino da percorrere, talvolta un deserto, una pianura alla quale ritornare, ma ora nel mio cuore risuona una voce potente e sussurrata che indicandomi Gesù mi dice: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”
Esiste un virus ancora più tremendo che sta colpendo diversi di noi: le immagini giunte in questi giorni dall’isola di Lesbo e dal confine turco-greco ci parlano di una umanità che ha perso il lume della ragione, che ha perso la luce di Gesù Cristo che ci rivela il vero Dio che è amore donato nell’umanità vera che è amore condiviso. Il vangelo di questa domenica è così pieno di luce che urla nelle nostre vite: “Coraggio il deserto non vincerà!” (E. Ronchi); è già iniziata ed è irreversibile la mia metamorfosi (trasfigurazione) e dove oggi vedo soltanto il bruco del mio peccato, sono certo che sta già brillando la luce della farfalla che è in me in quanto figlio di Dio.
Certo devo percorrere un cammino forse complicato perché sono chiamato per un momento a mettermi “in disparte” per cercare di uscire dalla confusione di tutti i giorni, dove l’abitudine del quotidiano mi impedisce di riflettere e pensare alle scelte che devo compiere.
La meta da raggiungere, “un alto monte”, appare ardua soprattutto a chi come me non è mai stato un gran camminatore, ma se il monte rappresenta il luogo dove incontrare Dio, è necessario che mi lasci condurre nella logica di Dio perché solo così posso guardare ciò che mi circonda con quell’infinito amore che solo Lui mi permette di vivere pienamente.
È un cammino che voglio compiere insieme ai miei fratelli nonostante i loro difetti come Pietro, la testa dura, il testardo, o Giacomo e Giovanni, i figli del tuono, sempre pronti a discutere e litigare tra di loro, perché mettersi in disparte non significa vivere isolati; è, infatti la comunità, la Chiesa, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Nell’esperienza dell’amore fraterno scopro non solo una efficace palestra di vita, ma anche l’aiuto nel camminare lungo i sentieri a volte tortuosi della vita.
Giunto sul monte, vicino al cuore di Dio, dove tutta la storia della salvezza con la Legge (Mosè) ed i profeti (Elia) non appare altro che l’incredibile inseguimento di Dio nei nostri confronti per amore, tutto si illumina e finalmente mi sento abbracciato della nube dell’infinita tenerezza di Dio; davanti a me si apre la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello perché la fede non è solo un dono, non è solo ragionevole, essere discepoli di Cristo è bello!
Sento ancora più forti allora le parole di Paolo a Timoteo: “Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo” (2Tm 2,10); di fronte a questa luce che illumina e dà senso alla mia vita anche a me viene spontaneo, come per Pietro, dire “non andiamo via, voglio rimanere qua”, ma la condizione definitiva non è il monte, c'è un cammino da percorrere, talvolta un deserto, una pianura alla quale ritornare, ma ora nel mio cuore risuona una voce potente e sussurrata che indicandomi Gesù mi dice: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”
Commento 12 marzo 2017
Nel percorso della vita sentiamo il bisogno di avere momenti di luce, momenti capaci di illuminare la strada che intendiamo percorrere in modo da poter camminare spediti verso la meta; questo è ciò di cui ci parla il vangelo di oggi.
L’esperienza della trasfigurazione o meglio della metamorfosi di Gesù va collocata nell’ambito dell’annuncio della sua passione; Gesù ricorda ai suoi discepoli che la sua strada lo porterà al dono supremo della sua vita in nome dell’amore e chiede loro di percorrere quella stessa strada (cfr. Mt 16,21-28). Gesù sa benissimo che per affrontare tutto questo è necessario avere momenti nei quali rinforzare la nostra fede.
Questi momenti hanno determinate caratteristiche:
1) “in disparte”: si deve uscire dalla confusione di tutti i giorni, dove l’abitudine del quotidiano ci impedisce di riflettere e pensare alle scelte che dobbiamo compiere
2) “su un alto monte”: se il monte rappresenta il luogo dove incontrare Dio, è necessario lasciarci condurre nella logica di Dio; solo così possiamo guardare ciò che ci circonda con quell’infinito amore che solo Dio ci permette di vivere pienamente.
3) “prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”: mettersi in disparte non significa vivere isolati; è, infatti la comunità, la Chiesa, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Nell’esperienza dell’amore fraterno scopro non solo una efficace palestra di vita, ma anche l’aiuto nel camminare lungo i sentieri della vita.
Nel silenzio, inseriti nella comunità e vivendo nella logica di Dio ecco la trasfigurazione, la metamorfosi: ora posso vedere nel Cristo e attraverso Lui in tutti i fratelli, non più e non solo il servo sofferente ed umiliato, ma la vera gloria del Figlio e dei figli di Dio. Vivere nell’amore di Dio rendendolo concreto nel mondo oggi ci fa vivere come fuoco che illumina e scalda ogni cosa: ecco l’esperienza della luce di Dio ci invita a diventare noi stessi luce per i fratelli. Una volta incendiati, non possiamo fermare il tempo, costruire le nostre tende, ma siamo chiamati a tornare tra gli uomini, ricordandoci sempre che potremo rivivere quell’esperienza seguendo un unico comandamento che Dio aveva già dato ai nostri fratelli ebrei: Shemà (ascolta)! Ascoltare Gesù significa accogliere la sua proposta di vita, una vita che si spende totalmente per amore; non avremmo mai pensato che Dio si sarebbe rivelato in un crocifisso e tutto questo esce da tutti i nostri schemi. Di fronte a questa proposta l’uomo non può far altro che lasciarsi cadere con la faccia a terra; troppo grande è la paura, lo sgomento, che attanaglia il nostro cuore!
Ma ecco l’enorme novità del messaggio cristiano in Gesù Dio si “avvicina” all’uomo, ad ogni uomo. Gesù non solo si avvicina a ciascuno di noi, ci “tocca” e sentire il tocco amorevole di Dio ci “rialza” dalla nostra paura, dall’egoismo in cui troppo spesso ci rifugiamo. Solo dopo aver sentito anche fisicamente il tocco di Dio possiamo riprendere con nuova forza il cammino, ritornando ogni volta che ne sentiamo il bisogno ad “alzare i nostri occhi” per contemplare le meraviglie d’amore di Dio per noi.
L’esperienza della trasfigurazione o meglio della metamorfosi di Gesù va collocata nell’ambito dell’annuncio della sua passione; Gesù ricorda ai suoi discepoli che la sua strada lo porterà al dono supremo della sua vita in nome dell’amore e chiede loro di percorrere quella stessa strada (cfr. Mt 16,21-28). Gesù sa benissimo che per affrontare tutto questo è necessario avere momenti nei quali rinforzare la nostra fede.
Questi momenti hanno determinate caratteristiche:
1) “in disparte”: si deve uscire dalla confusione di tutti i giorni, dove l’abitudine del quotidiano ci impedisce di riflettere e pensare alle scelte che dobbiamo compiere
2) “su un alto monte”: se il monte rappresenta il luogo dove incontrare Dio, è necessario lasciarci condurre nella logica di Dio; solo così possiamo guardare ciò che ci circonda con quell’infinito amore che solo Dio ci permette di vivere pienamente.
3) “prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”: mettersi in disparte non significa vivere isolati; è, infatti la comunità, la Chiesa, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Nell’esperienza dell’amore fraterno scopro non solo una efficace palestra di vita, ma anche l’aiuto nel camminare lungo i sentieri della vita.
Nel silenzio, inseriti nella comunità e vivendo nella logica di Dio ecco la trasfigurazione, la metamorfosi: ora posso vedere nel Cristo e attraverso Lui in tutti i fratelli, non più e non solo il servo sofferente ed umiliato, ma la vera gloria del Figlio e dei figli di Dio. Vivere nell’amore di Dio rendendolo concreto nel mondo oggi ci fa vivere come fuoco che illumina e scalda ogni cosa: ecco l’esperienza della luce di Dio ci invita a diventare noi stessi luce per i fratelli. Una volta incendiati, non possiamo fermare il tempo, costruire le nostre tende, ma siamo chiamati a tornare tra gli uomini, ricordandoci sempre che potremo rivivere quell’esperienza seguendo un unico comandamento che Dio aveva già dato ai nostri fratelli ebrei: Shemà (ascolta)! Ascoltare Gesù significa accogliere la sua proposta di vita, una vita che si spende totalmente per amore; non avremmo mai pensato che Dio si sarebbe rivelato in un crocifisso e tutto questo esce da tutti i nostri schemi. Di fronte a questa proposta l’uomo non può far altro che lasciarsi cadere con la faccia a terra; troppo grande è la paura, lo sgomento, che attanaglia il nostro cuore!
Ma ecco l’enorme novità del messaggio cristiano in Gesù Dio si “avvicina” all’uomo, ad ogni uomo. Gesù non solo si avvicina a ciascuno di noi, ci “tocca” e sentire il tocco amorevole di Dio ci “rialza” dalla nostra paura, dall’egoismo in cui troppo spesso ci rifugiamo. Solo dopo aver sentito anche fisicamente il tocco di Dio possiamo riprendere con nuova forza il cammino, ritornando ogni volta che ne sentiamo il bisogno ad “alzare i nostri occhi” per contemplare le meraviglie d’amore di Dio per noi.