Quarta domenica di Avvento Anno A
VANGELO Mt 1, 18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Commento 18 dicembre 2022
Tre personaggi in questo nostro cammino di avvento ci conducono incontro al Signore che viene, tre modi diversi ed uguali di accogliere la bella notizia di un Dio che si fa bambino per insegnare a tutti noi che l’amore è l’unico senso della vita.
Abbiamo guardato a Giovanni, da un lato fustigatore dei costumi corrotti della sua epoca e di ogni tempo, testimone credibile e coerente, che grida nel deserto invitando ognuno alla conversione, ma anche pieno di dubbi su un Messia che non riconosce, eppure capace di aprire i suoi occhi sui segni grandi dell’amore di Dio.
Abbiamo gioito insieme a Maria, a lei “piena di grazia” che di fronte alla sconvolgente proposta di Dio di diventare madre del suo Figlio senza indugi si affida alle mani del suo Signore per essere strumento umile e prezioso.
In questa ultima domenica di avvento incontriamo Giuseppe, uomo “giusto” che con fatica, ma con entusiasmo apre la sua vita al sogno di Dio.
Credo che Giuseppe sia una figura tanto affascinante quanto sottovalutata, messa, purtroppo, in secondo piano dalla grandezza di Maria: nei nostri presepi lo vediamo vecchio, ingobbito dagli anni, mentre probabilmente era un giovanotto di circa 20 anni; in molti dipinti egli è presentato come triste, distrutto, forse, dall’idea di essere stato tradito, ma non credo sia stato così; per questo credo sia necessario conoscere meglio quest’uomo, che si è ritrovato a dover fare da padre a un figlio che non era suo per via naturale e che ci viene presentato come un uomo che non parla ma agisce, sogna, ascolta, ama.
Per capire il testo di oggi occorre sapere che il matrimonio ebraico prevedeva due momenti: lo sposalizio (la traduzione promessa sposa utile alla nostra comprensione non è però corretta) con la firma del contratto matrimoniale e la definizione della dote e, dopo circa un anno le nozze, quando la sposa entrava nella casa dello sposo ed in questo periodo di “fidanzamento” i due non convivevano, ma erano ugualmente legati da un vincolo di fedeltà.
Ora durante questo primo periodo accade l’inimmaginabile: Maria aspetta un bambino! Quanto vorrei essere stato presente quel giorno quando Maria raccontò a Giuseppe quanto le era accaduto con una storia assolutamente incredibile: un angelo le aveva chiesto di diventare la madre di Dio. Due ragazzi che si amavano profondamente e che sognavano una vita insieme, di costruire una famiglia, si ritrovano di fronte all’invito di Dio di diventare la Sua famiglia!
Chissà se nella mente di Giuseppe possa essere balenata in qualche momento l’idea di un tradimento da parte di Maria, nel vangelo però non ve ne è traccia;
d’altronde Matteo sottolinea che Giuseppe era un “uomo giusto”, termine che nella bibbia sta ad indicare la persona coerente con la propria fede, un fedele osservante della legge di Dio, che vede nella Torah il punto di riferimento di ogni propria sua scelta. Ora con la Torah che gli imporrebbe di dichiarare che il figlio non è suo e di dichiarare Maria adultera, Giuseppe vive il conflitto tra la legge di Dio che ribadisce più volte: toglierai di mezzo a te il peccatore (cfr. Dt 22,22) e l’amore per quella giovane donna, per cui non volendo accusare Maria giunge alla decisione di ripudiarla in segreto.
Vorrei essere stato lì con te, caro Giuseppe in quella notte insonne tra l’insinuarsi del dubbio diabolico di essere stato tradito ed il tormento di quei pensieri su come salvaguardare quella ragazza che tanto amavi, vorrei essere stato lì accanto a te mentre coglievi che quanto ti aveva detto Maria poteva essere vero ed allora ti sentivi inadeguato, forse temevi di essere di ostacolo al progetto di Dio, proprio tu che del volere di Dio avevi fatto la tua stella polare e poi… il sogno!
Sì, quel sogno e l’angelo del Signore, segni evidenti nel sentire ebraico e nella stessa Bibbia di un Dio che vuole parlare al cuore dell’uomo. Così mentre Giuseppe era ben sveglio, probabilmente in preghiera, mentre stava cercando di leggere alla luce di Dio il momento delicato che stava attraversando la sua vita, ecco Dio gli si fa incontro, così come aveva fatto per Maria per annunciargli la sua paternità, poiché Dio per essere vero uomo non aveva solo bisogno di una madre, ma anche di un padre che nella sua umanità lo educasse.
Ora imporre il nome al nascituro era diritto esclusivo del padre ed in quelle parole dell’angelo che invitano Giuseppe a chiamare quel bimbo Gesù, ecco la chiamata di Dio: sì, Dio ha scelto te, Giuseppe, per essere suo padre! Così sei stato tu, Giuseppe, a dare il nome a quel bimbo, un nome ed una missione: Gesù, (il Signore salva!). Ora quel bambino, presenza di Dio tra noi (Emanuele), sarà segno non di condanna, ma di salvezza e di misericordia, segno dell’amore di Dio che non abbandona mai le sue creature!
Non temere Giuseppe! Non avere paura, perché come Dio si era preparato Maria perché potesse accogliere in sé quel bimbo, così ha scelto te, uomo giusto, perché avevi un cuore puro, eri sensibile alla voce del Signore, non hai mai voluto fare delle scelte con la tua testa, ma hai saputo ascoltare ciò che il Signore ti diceva. Ora corri, Giuseppe, corri da Maria per accoglierla come tua sposa, corri con l’entusiasmo di chi vive un sogno; i tuoi dubbi sono svaniti e puoi, anche tu, dire il tuo sì!
Abbiamo guardato a Giovanni, da un lato fustigatore dei costumi corrotti della sua epoca e di ogni tempo, testimone credibile e coerente, che grida nel deserto invitando ognuno alla conversione, ma anche pieno di dubbi su un Messia che non riconosce, eppure capace di aprire i suoi occhi sui segni grandi dell’amore di Dio.
Abbiamo gioito insieme a Maria, a lei “piena di grazia” che di fronte alla sconvolgente proposta di Dio di diventare madre del suo Figlio senza indugi si affida alle mani del suo Signore per essere strumento umile e prezioso.
In questa ultima domenica di avvento incontriamo Giuseppe, uomo “giusto” che con fatica, ma con entusiasmo apre la sua vita al sogno di Dio.
Credo che Giuseppe sia una figura tanto affascinante quanto sottovalutata, messa, purtroppo, in secondo piano dalla grandezza di Maria: nei nostri presepi lo vediamo vecchio, ingobbito dagli anni, mentre probabilmente era un giovanotto di circa 20 anni; in molti dipinti egli è presentato come triste, distrutto, forse, dall’idea di essere stato tradito, ma non credo sia stato così; per questo credo sia necessario conoscere meglio quest’uomo, che si è ritrovato a dover fare da padre a un figlio che non era suo per via naturale e che ci viene presentato come un uomo che non parla ma agisce, sogna, ascolta, ama.
Per capire il testo di oggi occorre sapere che il matrimonio ebraico prevedeva due momenti: lo sposalizio (la traduzione promessa sposa utile alla nostra comprensione non è però corretta) con la firma del contratto matrimoniale e la definizione della dote e, dopo circa un anno le nozze, quando la sposa entrava nella casa dello sposo ed in questo periodo di “fidanzamento” i due non convivevano, ma erano ugualmente legati da un vincolo di fedeltà.
Ora durante questo primo periodo accade l’inimmaginabile: Maria aspetta un bambino! Quanto vorrei essere stato presente quel giorno quando Maria raccontò a Giuseppe quanto le era accaduto con una storia assolutamente incredibile: un angelo le aveva chiesto di diventare la madre di Dio. Due ragazzi che si amavano profondamente e che sognavano una vita insieme, di costruire una famiglia, si ritrovano di fronte all’invito di Dio di diventare la Sua famiglia!
Chissà se nella mente di Giuseppe possa essere balenata in qualche momento l’idea di un tradimento da parte di Maria, nel vangelo però non ve ne è traccia;
d’altronde Matteo sottolinea che Giuseppe era un “uomo giusto”, termine che nella bibbia sta ad indicare la persona coerente con la propria fede, un fedele osservante della legge di Dio, che vede nella Torah il punto di riferimento di ogni propria sua scelta. Ora con la Torah che gli imporrebbe di dichiarare che il figlio non è suo e di dichiarare Maria adultera, Giuseppe vive il conflitto tra la legge di Dio che ribadisce più volte: toglierai di mezzo a te il peccatore (cfr. Dt 22,22) e l’amore per quella giovane donna, per cui non volendo accusare Maria giunge alla decisione di ripudiarla in segreto.
Vorrei essere stato lì con te, caro Giuseppe in quella notte insonne tra l’insinuarsi del dubbio diabolico di essere stato tradito ed il tormento di quei pensieri su come salvaguardare quella ragazza che tanto amavi, vorrei essere stato lì accanto a te mentre coglievi che quanto ti aveva detto Maria poteva essere vero ed allora ti sentivi inadeguato, forse temevi di essere di ostacolo al progetto di Dio, proprio tu che del volere di Dio avevi fatto la tua stella polare e poi… il sogno!
Sì, quel sogno e l’angelo del Signore, segni evidenti nel sentire ebraico e nella stessa Bibbia di un Dio che vuole parlare al cuore dell’uomo. Così mentre Giuseppe era ben sveglio, probabilmente in preghiera, mentre stava cercando di leggere alla luce di Dio il momento delicato che stava attraversando la sua vita, ecco Dio gli si fa incontro, così come aveva fatto per Maria per annunciargli la sua paternità, poiché Dio per essere vero uomo non aveva solo bisogno di una madre, ma anche di un padre che nella sua umanità lo educasse.
Ora imporre il nome al nascituro era diritto esclusivo del padre ed in quelle parole dell’angelo che invitano Giuseppe a chiamare quel bimbo Gesù, ecco la chiamata di Dio: sì, Dio ha scelto te, Giuseppe, per essere suo padre! Così sei stato tu, Giuseppe, a dare il nome a quel bimbo, un nome ed una missione: Gesù, (il Signore salva!). Ora quel bambino, presenza di Dio tra noi (Emanuele), sarà segno non di condanna, ma di salvezza e di misericordia, segno dell’amore di Dio che non abbandona mai le sue creature!
Non temere Giuseppe! Non avere paura, perché come Dio si era preparato Maria perché potesse accogliere in sé quel bimbo, così ha scelto te, uomo giusto, perché avevi un cuore puro, eri sensibile alla voce del Signore, non hai mai voluto fare delle scelte con la tua testa, ma hai saputo ascoltare ciò che il Signore ti diceva. Ora corri, Giuseppe, corri da Maria per accoglierla come tua sposa, corri con l’entusiasmo di chi vive un sogno; i tuoi dubbi sono svaniti e puoi, anche tu, dire il tuo sì!
Commento 22 dicembre 2019
Nel periodo di avvento si incontra ogni anno Giuseppe, una figura per me tanto affascinante quanto purtroppo sottovalutata, messa in secondo piano dalla grandezza di Maria. In molti dipinti egli è presentato come triste, distrutto dall’idea di essere stato tradito, ma il vangelo non lo dice e nemmeno credo che sia stato così ed allora insieme a voi vorrei provare a capire meglio questo uomo a me tanto caro per svariati motivi, innanzitutto perché si è ritrovato a dover fare da padre a un figlio che non era suo per via naturale, ma soprattutto perché tra i testimoni d’Avvento che ci accompagnano al Natale, lui Giuseppe, uomo giusto non parla ma agisce, sogna, ascolta ed ama.
Il matrimonio ebraico prevedeva due momenti: lo sposalizio (la traduzione promessa sposa utile alla nostra comprensione non è corretta) con la firma del contratto matrimoniale e la definizione della dote e, dopo circa un anno le nozze, quando la sposa entrava nella casa dello sposo ed iniziava la convivenza tra i due. I due sposi in questo periodo di “fidanzamento”, quindi non convivevano, ma erano legati da un vincolo di fedeltà.
Durante questo primo periodo ecco quell’incontro tremendo di Giuseppe con Maria che gli racconta quello che le era capitato, una storia assolutamente incredibile: un angelo le aveva chiesto di diventare la madre di Dio e lei ora aspettava un bambino. Nel racconto di Matteo non c’è assolutamente nulla che faccia pensare al tradimento di Maria, Giuseppe credeva in ciò che Maria gli aveva detto e che ciò che stava nascendo in lei era il frutto di una azione creatrice divina.
Matteo sottolinea che Giuseppe era un “uomo giusto”, termine che nella bibbia sta ad indicare la persona coerente con la propria fede, un fedele osservante della legge di Dio, che vede nella Torah il punto di riferimento di ogni propria sua scelta. Ora con la Torah che gli imporrebbe di dichiarare che il figlio non è suo, Giuseppe vive il conflitto tra la legge di Dio che ribadisce più volte: toglierai di mezzo a te il peccatore (cfr. Dt 22,22) e l’amore per quella giovane donna, per cui non volendo accusare Maria per adulterio pensa di ripudiarla in segreto.
Vorrei essere stato lì con te, caro Giuseppe in quella notte insonne tra la paura forse di essere stato tradito e il tormento di quei pensieri su come salvaguardare quella ragazza che tanto amavi, vorrei essere stato lì accanto a te mentre coglievi che quanto ti aveva detto Maria poteva essere vero ed allora ti sentivi inadeguato, forse temevi di essere di ostacolo al progetto di Dio, proprio tu che del volere di Dio avevi fatto la tua stella polare e poi… il sogno, l’angelo del Signore, segni evidenti nel sentire ebraico e nella stessa Bibbia di un Dio che vuole parlare al cuore dell’uomo. Così mentre Giuseppe era ben sveglio, probabilmente in preghiera, mentre stava cercando di leggere alla luce di Dio il momento delicato che stava attraversando la sua vita, ecco Dio gli si fa incontro, così come aveva fatto per Maria per annunciargli la sua paternità, poiché Dio per essere vero uomo non aveva solo bisogno di una madre, ma anche di un padre che nella sua umanità lo educasse. Non temere Giuseppe! Come Dio si era preparato Maria perché potesse accogliere in sé quel bimbo, così ha scelto te, uomo giusto, perché avevi un cuore puro, eri sensibile alla voce del Signore, non hai mai voluto fare delle scelte con la tua testa, ma hai saputo ascoltare ciò che il Signore ti diceva.
In quelle dolci parole (“Non temere!”) dell’angelo Giuseppe riconosce la sua vocazione e ritrova il suo posto nel piano di Dio, sa di essere chiamato a far crescere, proteggere ed educare quel bimbo che nascerà. Chissà con quale entusiasmo Giuseppe apprese questa sua vocazione, quello che ci raccontano i vangeli è di un uomo che non si attardò a prendere con sé quella ragazzina come sua moglie. I dubbi erano spariti: Giuseppe aveva pronunciato il suo “sì”!
Giuseppe sei stato tu a dare il nome a quel bimbo, un nome ed una missione: Gesù (il Signore salva!). Quel bambino segno della presenza di Dio tra noi (Emanuele), sarà segno non di condanna, ma di salvezza e di misericordia, segno dell’amore di Dio che non abbandona mai le sue creature!
Il matrimonio ebraico prevedeva due momenti: lo sposalizio (la traduzione promessa sposa utile alla nostra comprensione non è corretta) con la firma del contratto matrimoniale e la definizione della dote e, dopo circa un anno le nozze, quando la sposa entrava nella casa dello sposo ed iniziava la convivenza tra i due. I due sposi in questo periodo di “fidanzamento”, quindi non convivevano, ma erano legati da un vincolo di fedeltà.
Durante questo primo periodo ecco quell’incontro tremendo di Giuseppe con Maria che gli racconta quello che le era capitato, una storia assolutamente incredibile: un angelo le aveva chiesto di diventare la madre di Dio e lei ora aspettava un bambino. Nel racconto di Matteo non c’è assolutamente nulla che faccia pensare al tradimento di Maria, Giuseppe credeva in ciò che Maria gli aveva detto e che ciò che stava nascendo in lei era il frutto di una azione creatrice divina.
Matteo sottolinea che Giuseppe era un “uomo giusto”, termine che nella bibbia sta ad indicare la persona coerente con la propria fede, un fedele osservante della legge di Dio, che vede nella Torah il punto di riferimento di ogni propria sua scelta. Ora con la Torah che gli imporrebbe di dichiarare che il figlio non è suo, Giuseppe vive il conflitto tra la legge di Dio che ribadisce più volte: toglierai di mezzo a te il peccatore (cfr. Dt 22,22) e l’amore per quella giovane donna, per cui non volendo accusare Maria per adulterio pensa di ripudiarla in segreto.
Vorrei essere stato lì con te, caro Giuseppe in quella notte insonne tra la paura forse di essere stato tradito e il tormento di quei pensieri su come salvaguardare quella ragazza che tanto amavi, vorrei essere stato lì accanto a te mentre coglievi che quanto ti aveva detto Maria poteva essere vero ed allora ti sentivi inadeguato, forse temevi di essere di ostacolo al progetto di Dio, proprio tu che del volere di Dio avevi fatto la tua stella polare e poi… il sogno, l’angelo del Signore, segni evidenti nel sentire ebraico e nella stessa Bibbia di un Dio che vuole parlare al cuore dell’uomo. Così mentre Giuseppe era ben sveglio, probabilmente in preghiera, mentre stava cercando di leggere alla luce di Dio il momento delicato che stava attraversando la sua vita, ecco Dio gli si fa incontro, così come aveva fatto per Maria per annunciargli la sua paternità, poiché Dio per essere vero uomo non aveva solo bisogno di una madre, ma anche di un padre che nella sua umanità lo educasse. Non temere Giuseppe! Come Dio si era preparato Maria perché potesse accogliere in sé quel bimbo, così ha scelto te, uomo giusto, perché avevi un cuore puro, eri sensibile alla voce del Signore, non hai mai voluto fare delle scelte con la tua testa, ma hai saputo ascoltare ciò che il Signore ti diceva.
In quelle dolci parole (“Non temere!”) dell’angelo Giuseppe riconosce la sua vocazione e ritrova il suo posto nel piano di Dio, sa di essere chiamato a far crescere, proteggere ed educare quel bimbo che nascerà. Chissà con quale entusiasmo Giuseppe apprese questa sua vocazione, quello che ci raccontano i vangeli è di un uomo che non si attardò a prendere con sé quella ragazzina come sua moglie. I dubbi erano spariti: Giuseppe aveva pronunciato il suo “sì”!
Giuseppe sei stato tu a dare il nome a quel bimbo, un nome ed una missione: Gesù (il Signore salva!). Quel bambino segno della presenza di Dio tra noi (Emanuele), sarà segno non di condanna, ma di salvezza e di misericordia, segno dell’amore di Dio che non abbandona mai le sue creature!
Commento 18 dicembre 2016
Nel periodo di avvento si incontra ogni anno Giuseppe, una figura per me davvero affascinante, tanto affascinante quanto purtroppo sottovalutata. Vorrei provare a capire meglio insieme a voi questo personaggio.
Il matrimonio ebraico prevedeva due momenti: un periodo di fidanzamento in cui i due non convivevano, ma erano legati da un vincolo di fedeltà e il matrimonio vero e proprio.
Durante questo primo periodo ecco quell’incontro tremendo di Giuseppe con Maria che gli racconta quello che le era capitato, una storia assolutamente incredibile: un angelo le aveva chiesto di diventare la madre di Dio e lei ora aspettava un bambino, proprio a lei umile ragazzina del villaggio più piccolo ed insignificante di tutta la Galilea, tanto che si diceva: “Da Nazaret può venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46).
Eppure Giuseppe, pur sconvolto da quelle parole non può far a meno di crederle; glielo diceva il cuore che quel racconto era vero e Maria aveva già ricevuto da quest’uomo il suo umano perdono.
Giuseppe non l’avrebbe mai accusata di adulterio esponendola così al pubblico ludibrio e ad una probabile condanna a morte, ma ecco altri dubbi attanagliavano Giuseppe: se quanto Maria aveva detto era vero, Giuseppe non voleva essere d’ostacolo al progetto di Dio e da “uomo giusto”, capace cioè di riconoscere il proprio ruolo decide di uscire dalla vita di Maria e di rimandarla a casa in segreto.
Mentre è immerso in questi pensieri; Dio si fa incontro a Giuseppe, così come aveva fatto per Maria per annunciargli la sua paternità, poiché Dio per essere vero uomo non aveva solo bisogno di una madre, ma anche di un padre che nella sua umanità lo educasse.
Se la madre era colei che dava la vita al bambino, il padre partecipava assegnando il nome al proprio figlio; era infatti questo un diritto riservato al padre. Tanto forte è questo diritto che Dio riserva a Giuseppe, che Giuseppe stesso è abilitato a cambiare il nome che Dio stesso, attraverso i profeti aveva indicato per il suo figlio: il Figlio di Dio non si chiamerà Emanuele (Dio con noi), ma Gesù (Dio salva).
In queste parole dell’angelo Giuseppe riconosce la sua vocazione e ritrova il suo posto nel piano di Dio, sa di essere chiamato a far crescere, proteggere ed educare quel bimbo che nascerà. Chissà con quale entusiasmo Giuseppe apprese questa sua vocazione, quello che ci raccontano i vangeli è di un uomo che non si attardò a prendere con sé quella ragazzina come sua moglie: i dubbi erano spariti; Giuseppe aveva pronunciato il suo “sì”!
Poi una volta diventato Gesù adulto, quando poteva inorgoglirsi per quel figlio poiché era giunta l’ora della sua manifestazione, Giuseppe esce di scena: Gesù poteva camminare sulle sue gambe irrobustite dall’esempio di quest’uomo; inoltre l’ombra di quel padre umano poteva essere d’inciampo “non è costui il figlio di Giuseppe?” (Lc 4,22). Ecco il mistero di quella morte, caro Giuseppe, forse vissuta tra i dubbi o forse nella consapevolezza di “uomo giusto” di aver portato a termine il proprio compito.
Allora grazie Giuseppe! Grazie per quel tuo ruolo così essenziale vissuto nel nascondimento; grazie per la tua fede che ti ha fatto intravvedere il grande progetto d’amore di Dio per l’uomo, per ogni uomo; grazie perché hai saputo testimoniare al tuo figlio il senso di giustizia e di coerenza; grazie perché anche attraverso il tuo “sì”, Gesù ha imparato a dire il suo nel momento estremo della croce!
Il matrimonio ebraico prevedeva due momenti: un periodo di fidanzamento in cui i due non convivevano, ma erano legati da un vincolo di fedeltà e il matrimonio vero e proprio.
Durante questo primo periodo ecco quell’incontro tremendo di Giuseppe con Maria che gli racconta quello che le era capitato, una storia assolutamente incredibile: un angelo le aveva chiesto di diventare la madre di Dio e lei ora aspettava un bambino, proprio a lei umile ragazzina del villaggio più piccolo ed insignificante di tutta la Galilea, tanto che si diceva: “Da Nazaret può venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46).
Eppure Giuseppe, pur sconvolto da quelle parole non può far a meno di crederle; glielo diceva il cuore che quel racconto era vero e Maria aveva già ricevuto da quest’uomo il suo umano perdono.
Giuseppe non l’avrebbe mai accusata di adulterio esponendola così al pubblico ludibrio e ad una probabile condanna a morte, ma ecco altri dubbi attanagliavano Giuseppe: se quanto Maria aveva detto era vero, Giuseppe non voleva essere d’ostacolo al progetto di Dio e da “uomo giusto”, capace cioè di riconoscere il proprio ruolo decide di uscire dalla vita di Maria e di rimandarla a casa in segreto.
Mentre è immerso in questi pensieri; Dio si fa incontro a Giuseppe, così come aveva fatto per Maria per annunciargli la sua paternità, poiché Dio per essere vero uomo non aveva solo bisogno di una madre, ma anche di un padre che nella sua umanità lo educasse.
Se la madre era colei che dava la vita al bambino, il padre partecipava assegnando il nome al proprio figlio; era infatti questo un diritto riservato al padre. Tanto forte è questo diritto che Dio riserva a Giuseppe, che Giuseppe stesso è abilitato a cambiare il nome che Dio stesso, attraverso i profeti aveva indicato per il suo figlio: il Figlio di Dio non si chiamerà Emanuele (Dio con noi), ma Gesù (Dio salva).
In queste parole dell’angelo Giuseppe riconosce la sua vocazione e ritrova il suo posto nel piano di Dio, sa di essere chiamato a far crescere, proteggere ed educare quel bimbo che nascerà. Chissà con quale entusiasmo Giuseppe apprese questa sua vocazione, quello che ci raccontano i vangeli è di un uomo che non si attardò a prendere con sé quella ragazzina come sua moglie: i dubbi erano spariti; Giuseppe aveva pronunciato il suo “sì”!
Poi una volta diventato Gesù adulto, quando poteva inorgoglirsi per quel figlio poiché era giunta l’ora della sua manifestazione, Giuseppe esce di scena: Gesù poteva camminare sulle sue gambe irrobustite dall’esempio di quest’uomo; inoltre l’ombra di quel padre umano poteva essere d’inciampo “non è costui il figlio di Giuseppe?” (Lc 4,22). Ecco il mistero di quella morte, caro Giuseppe, forse vissuta tra i dubbi o forse nella consapevolezza di “uomo giusto” di aver portato a termine il proprio compito.
Allora grazie Giuseppe! Grazie per quel tuo ruolo così essenziale vissuto nel nascondimento; grazie per la tua fede che ti ha fatto intravvedere il grande progetto d’amore di Dio per l’uomo, per ogni uomo; grazie perché hai saputo testimoniare al tuo figlio il senso di giustizia e di coerenza; grazie perché anche attraverso il tuo “sì”, Gesù ha imparato a dire il suo nel momento estremo della croce!