XXXIV domenica T.O.
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo Anno B
Vangelo Gv 18, 33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Commento 21 novembre 2021
Quando Pio XI istituì la festa di Cristo Re, l’Europa viveva un periodo drammatico della sua storia: finita la prima guerra mondiale si preparava già la seconda. Questa festa nasceva con l’obiettivo di affermare che la storia non apparteneva ai potenti di turno (Hitler, Stalin e in Italia Mussolini), ma a Cristo.
Oggi siamo chiamati a celebrare questa festa facendo attenzione a non equivocarne il senso ed evitando di interpretarla secondo criteri umani lasciandoci prendere da un sentimento di rivendicazione dell’egemonia cristiana in un mondo che appare ogni giorno di più sempre più laicista.
Sono le stesse parole di Gesù a guidarci quando afferma che il suo regno non è di (sarebbe meglio tradurre “da”) questo mondo. La regalità di Cristo non ha origine in questo mondo, non segue i criteri di potere e violenza che guidano i regni di questo mondo ma appartiene a questo mondo solo nel senso che deve essere realizzata in questa nostra storia perché sia definitivamente una “storia di salvezza”. Così in questo tempo come in ogni tempo in cui i leader di questo mondo rivendicano a sé pieni poteri sentendosi autorizzati ad intervenire con forza per debellare i presunti ‘nemici’, dichiarando guerra al grido: ‘nessuna pietà’, oggi ci viene presentata la figura di Cristo Re.
Oggi celebriamo Cristo Re dell’universo, l’anno liturgico finisce proclamando la regalità di Cristo, una regalità inaudita e inattesa che scardina le logiche di potere a cui siamo abituati; celebriamo un regno che non è di questo mondo, un regno di amore, pace e giustizia dove uomini e donne non si sentono sudditi, ma fratelli e sorelle, figli amati di uno stesso Dio!
Giovanni dipinge una scena meravigliosa: Pilato e Gesù uno di fronte all’altro, il lupo famelico e l’agnello condotto al macello (Is 53,7), l’uomo armato, arrogante e pieno di sé e colui che, disarmato, ha svuotato sé stesso per assumere la condizione di servo per amore (Fil2,7).
Pilato, procuratore dell’imperatore di Roma in Giudea con pieni poteri, con tono ironico domanda per due volte a Gesù “Tu sei re?”. Proprio tu, che non invochi vendetta, ma sei pronto a perdonare, sei re? Tu, che ti accosti al lebbroso, che nessuno poteva e voleva toccare, tu che perdoni e rinnovi la vita dell’adultera colta in flagrante, tu che ridoni la vista ai ciechi e sani gli zoppi perché possano camminare da soli in autonomia sulle vie di questo mondo, sei re? Tu, che non pretendi obbedienza, ma invochi la sequela, sei re? Tu, che non indossi un mantello regale, ma ti sei cinto di un asciugamano e dopo esserti inginocchiato hai lavato i miei piedi, sei re? Tu, coronato di spine che hai scelto come trono una croce, sei re? Tu che non condanni nessuno, ma offri la tua vita per salvare la mia, sei re?
“Tu lo dici”: sta a te, Pilato e a tutti, a ciascuno di noi dare una risposta con la nostra vita. Gesù è re, solo se io saprò comprendere e testimoniare che l’unico modo per vivere in maniera regale è servire, che il solo modo di possedere è donare, che il solo modo per vincere è perdonare, che l’unico nemico che ho è il peccato, l’egoismo, l’odio, che solo l’amore pienamente vissuto fino al dono totale di sé è regale! Ora dobbiamo scegliere quale regno, se quello di Pilato o di Cristo, vogliamo servire perché da questo dipende tutta la nostra vita!
Gesù è venuto per rendere testimonianza alla verità, ma la verità non è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è. La verità, è quell’uomo in cui le parole più belle del mondo sono diventate carne e sangue, per questo sono vere. Gesù è venuto innanzitutto a testimoniare la verità su Dio, un Dio ben diverso dalle divinità pagane, ma anche da quello predicato dai maestri della religione giudaica e adorato dai sacerdoti del tempio; un Dio che ama in modo incondizionato l’umanità. Gesù è venuto a testimoniare la verità sull’uomo che non è quello che tenta di dominare sugli altri, ma quell’uomo creato a immagine di Dio capace di amare, servire, accogliere. Così chiunque è alla ricerca sincera della verità, del vero volto di Dio e del vero volto dell’uomo, ascolta la voce di Dio, trova in Gesù il modello.
“Venga il tuo Regno!”: venga in me, in ognuno di noi, il tuo Regno, perché sappiamo fare di Cristo il Re della nostra vita, il Signore delle nostre scelte, l’orizzonte entro il quale si muovono i singoli istanti della nostra vita!
Oggi siamo chiamati a celebrare questa festa facendo attenzione a non equivocarne il senso ed evitando di interpretarla secondo criteri umani lasciandoci prendere da un sentimento di rivendicazione dell’egemonia cristiana in un mondo che appare ogni giorno di più sempre più laicista.
Sono le stesse parole di Gesù a guidarci quando afferma che il suo regno non è di (sarebbe meglio tradurre “da”) questo mondo. La regalità di Cristo non ha origine in questo mondo, non segue i criteri di potere e violenza che guidano i regni di questo mondo ma appartiene a questo mondo solo nel senso che deve essere realizzata in questa nostra storia perché sia definitivamente una “storia di salvezza”. Così in questo tempo come in ogni tempo in cui i leader di questo mondo rivendicano a sé pieni poteri sentendosi autorizzati ad intervenire con forza per debellare i presunti ‘nemici’, dichiarando guerra al grido: ‘nessuna pietà’, oggi ci viene presentata la figura di Cristo Re.
Oggi celebriamo Cristo Re dell’universo, l’anno liturgico finisce proclamando la regalità di Cristo, una regalità inaudita e inattesa che scardina le logiche di potere a cui siamo abituati; celebriamo un regno che non è di questo mondo, un regno di amore, pace e giustizia dove uomini e donne non si sentono sudditi, ma fratelli e sorelle, figli amati di uno stesso Dio!
Giovanni dipinge una scena meravigliosa: Pilato e Gesù uno di fronte all’altro, il lupo famelico e l’agnello condotto al macello (Is 53,7), l’uomo armato, arrogante e pieno di sé e colui che, disarmato, ha svuotato sé stesso per assumere la condizione di servo per amore (Fil2,7).
Pilato, procuratore dell’imperatore di Roma in Giudea con pieni poteri, con tono ironico domanda per due volte a Gesù “Tu sei re?”. Proprio tu, che non invochi vendetta, ma sei pronto a perdonare, sei re? Tu, che ti accosti al lebbroso, che nessuno poteva e voleva toccare, tu che perdoni e rinnovi la vita dell’adultera colta in flagrante, tu che ridoni la vista ai ciechi e sani gli zoppi perché possano camminare da soli in autonomia sulle vie di questo mondo, sei re? Tu, che non pretendi obbedienza, ma invochi la sequela, sei re? Tu, che non indossi un mantello regale, ma ti sei cinto di un asciugamano e dopo esserti inginocchiato hai lavato i miei piedi, sei re? Tu, coronato di spine che hai scelto come trono una croce, sei re? Tu che non condanni nessuno, ma offri la tua vita per salvare la mia, sei re?
“Tu lo dici”: sta a te, Pilato e a tutti, a ciascuno di noi dare una risposta con la nostra vita. Gesù è re, solo se io saprò comprendere e testimoniare che l’unico modo per vivere in maniera regale è servire, che il solo modo di possedere è donare, che il solo modo per vincere è perdonare, che l’unico nemico che ho è il peccato, l’egoismo, l’odio, che solo l’amore pienamente vissuto fino al dono totale di sé è regale! Ora dobbiamo scegliere quale regno, se quello di Pilato o di Cristo, vogliamo servire perché da questo dipende tutta la nostra vita!
Gesù è venuto per rendere testimonianza alla verità, ma la verità non è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è. La verità, è quell’uomo in cui le parole più belle del mondo sono diventate carne e sangue, per questo sono vere. Gesù è venuto innanzitutto a testimoniare la verità su Dio, un Dio ben diverso dalle divinità pagane, ma anche da quello predicato dai maestri della religione giudaica e adorato dai sacerdoti del tempio; un Dio che ama in modo incondizionato l’umanità. Gesù è venuto a testimoniare la verità sull’uomo che non è quello che tenta di dominare sugli altri, ma quell’uomo creato a immagine di Dio capace di amare, servire, accogliere. Così chiunque è alla ricerca sincera della verità, del vero volto di Dio e del vero volto dell’uomo, ascolta la voce di Dio, trova in Gesù il modello.
“Venga il tuo Regno!”: venga in me, in ognuno di noi, il tuo Regno, perché sappiamo fare di Cristo il Re della nostra vita, il Signore delle nostre scelte, l’orizzonte entro il quale si muovono i singoli istanti della nostra vita!
Commento 25 novembre 2018
Era il 1925 quando Pio XI istituì la festa di Cristo Re: l’Europa viveva un periodo drammatico della sua storia. Apparivano all’orizzonte figure che avrebbero condotto il nostro continente alla seconda guerra mondiale: Hitler, Stalin e in Italia Mussolini. Insomma pareva proprio che tutti avessero la pretesa di dominare sul mondo e sui popoli in modo assoluto; purtroppo vedo allungarsi ombre simili anche oggi, dove un’idea sovranista ed egoista del potere ci sta conducendo su sentieri pericolosi. Questa festa nasceva con l’obiettivo di affermare che la storia non apparteneva ai potenti, ma a Cristo, anche se aveva un sottofondo di rivendicazione dell’egemonia cristiana. Siamo chiamati a celebrare questa festa facendo attenzione a non equivocarne il senso ed evitando di interpretarla secondo i criteri di questo mondo. In questo ci aiuta la stessa liturgia proponendoci un brano tratto dalla passione secondo Giovanni: solo nel clima di dono totale si può cogliere il significato di quanto andiamo a celebrare: Gesù Cristo Re e Signore dell’Universo!
Sono le stesse parole di Gesù a guidarci quando afferma che il suo regno non è di (sarebbe meglio tradurre “da”) questo mondo. La regalità di Cristo non ha origine in questo mondo, non segue i criteri di potere e violenza che guidano i regni di questo mondo ma appartiene a questo mondo nel senso che deve essere realizzata in questa nostra storia perché questa sia definitivamente storia di salvezza.
Giovanni dipinge una scena meravigliosa: Pilato e Gesù, due poteri uno di fronte all’altro. Il potere inesorabile dell’impero di fronte a Gesù, venuto ad inaugurare il regno di Dio, un regno nuovo, fondato su una logica diversa ed opposta rispetto ai regni del mondo; infatti “il regno di Dio è ad un’altra latitudine del cuore” (E. Ronchi). Il potere del mondo si nutre di violenza e produce morte, il regno di Dio è regno dell’amore e del servizio che producono vita. Per i regni del mondo l’essenziale è vincere, primeggiare, opprimere l’altro, nel Regno di Dio il più grande è colui che serve. Ora dobbiamo scegliere quale regno servire perché da questo dipende tutta la nostra vita!
Gesù è venuto per rendere testimonianza alla verità, ma la verità non è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è. La verità, è quell’uomo in cui le parole più belle del mondo sono diventate carne e sangue, per questo sono vere. Gesù è venuto innanzitutto a testimoniare la verità su Dio, un dio ben diverso dalle divinità pagane, ma anche da quello predicato dai maestri della religione giudaica e adorato dai sacerdoti del tempio; un Dio che ama in modo incondizionato l’umanità. Gesù è venuto poi a testimoniare la verità sull’uomo che non è quello che tenta di dominare sugli altri, ma quell’uomo creato a immagine di Dio capace di amare, servire, accogliere.
Gesù non riesce a farsi capire da Pilato, d’altronde stava portando a termine la sua rivoluzione, una rivoluzione d’amore, una rivoluzione della scala dei valori del mondo; ecco la conclusione “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce!, chiunque è alla ricerca sincera della verità, del vero volto di Dio e del vero volto dell’umanità e del vero regno ovvero dei veri rapporti che legano ogni uomo e donna sulla terra, ascolta la voce di Dio.
Soffermiamoci a pregare: “Venga il tuo Regno!”. Ma il Regno è già venuto, “è già qui come stella del mattino, ma verrà come un meriggio pieno di sole; è già venuto come granello di senapa e verrà come albero forte, colmo di nidi. È venuto come piccola luce sepolta, che io devo liberare perché diventi il mio destino” (Ronchi).
Ora tocca a me, a ciascuno di noi accogliere il regno di Dio, fare di Cristo il re della nostra vita, il signore delle nostre scelte, l’orizzonte entro il quale si muovono i singoli istanti della nostra vita!
Sono le stesse parole di Gesù a guidarci quando afferma che il suo regno non è di (sarebbe meglio tradurre “da”) questo mondo. La regalità di Cristo non ha origine in questo mondo, non segue i criteri di potere e violenza che guidano i regni di questo mondo ma appartiene a questo mondo nel senso che deve essere realizzata in questa nostra storia perché questa sia definitivamente storia di salvezza.
Giovanni dipinge una scena meravigliosa: Pilato e Gesù, due poteri uno di fronte all’altro. Il potere inesorabile dell’impero di fronte a Gesù, venuto ad inaugurare il regno di Dio, un regno nuovo, fondato su una logica diversa ed opposta rispetto ai regni del mondo; infatti “il regno di Dio è ad un’altra latitudine del cuore” (E. Ronchi). Il potere del mondo si nutre di violenza e produce morte, il regno di Dio è regno dell’amore e del servizio che producono vita. Per i regni del mondo l’essenziale è vincere, primeggiare, opprimere l’altro, nel Regno di Dio il più grande è colui che serve. Ora dobbiamo scegliere quale regno servire perché da questo dipende tutta la nostra vita!
Gesù è venuto per rendere testimonianza alla verità, ma la verità non è qualcosa che si ha, ma qualcosa che si è. La verità, è quell’uomo in cui le parole più belle del mondo sono diventate carne e sangue, per questo sono vere. Gesù è venuto innanzitutto a testimoniare la verità su Dio, un dio ben diverso dalle divinità pagane, ma anche da quello predicato dai maestri della religione giudaica e adorato dai sacerdoti del tempio; un Dio che ama in modo incondizionato l’umanità. Gesù è venuto poi a testimoniare la verità sull’uomo che non è quello che tenta di dominare sugli altri, ma quell’uomo creato a immagine di Dio capace di amare, servire, accogliere.
Gesù non riesce a farsi capire da Pilato, d’altronde stava portando a termine la sua rivoluzione, una rivoluzione d’amore, una rivoluzione della scala dei valori del mondo; ecco la conclusione “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce!, chiunque è alla ricerca sincera della verità, del vero volto di Dio e del vero volto dell’umanità e del vero regno ovvero dei veri rapporti che legano ogni uomo e donna sulla terra, ascolta la voce di Dio.
Soffermiamoci a pregare: “Venga il tuo Regno!”. Ma il Regno è già venuto, “è già qui come stella del mattino, ma verrà come un meriggio pieno di sole; è già venuto come granello di senapa e verrà come albero forte, colmo di nidi. È venuto come piccola luce sepolta, che io devo liberare perché diventi il mio destino” (Ronchi).
Ora tocca a me, a ciascuno di noi accogliere il regno di Dio, fare di Cristo il re della nostra vita, il signore delle nostre scelte, l’orizzonte entro il quale si muovono i singoli istanti della nostra vita!