III Domenica T.O. Anno A
Vangelo Mt 4, 12-23
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». ]
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». ]
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Commento 22 gennaio 2023
Giovanni Battista viene arrestato, il potere politico e religioso finalmente riescono ad imbavagliare la “voce di uno che grida nel deserto”, ma nello stesso tempo liberano la luce, quella vera, che viene ad abitare le tenebre, le nostre tenebre. Nella nostra vita, vediamo spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano davanti a noi come un’enorme montagna: problemi con i figli o con il coniuge, con i genitori, con gli amici, il lavoro che non ci piace o che non ci riesce come vorremmo; tra tutte queste esperienze buie, faticose ecco una Parola, “lampada per i miei passi… luce sul mio cammino” (Sal 119). In questa domenica della Parola siamo invitati a non vedere solo le tenebre, ma ad alzare lo sguardo per guardare la luce con cui Dio rischiara la vostra vita.
Gesù lascia Nazareth perché in quel misero villaggio sulle montagne della Galilea dove era cresciuto non avrebbe ottenuto nessun risultato, lì Gesù non era altro che il figlio di Giuseppe, il carpentiere e soprattutto perché su quelle colline il suo messaggio non avrebbe raggiunto nessuno.
Gesù lascia Nazareth ma non va ad insegnare le cose di Dio direttamente a Gerusalemme, nel tempio tra i sacerdoti e i dottori della Legge; Gesù scende a Cafarnao, sulle strade della Galilea delle Genti (letteralmente il distretto dei pagani); scende nelle “periferie del mondo” (Francesco) ed è subito luce nella notte dell’umanità, è l’alba di un nuovo giorno, è la proposta di una vita nuova, di rapporti nuovi, di un mondo nuovo!
Gesù per iniziare la sua missione non sceglie Gerusalemme, la città santa, il monte Sion dove alla fine dei tempi si raduneranno gli Eletti, ma Cafarnao, sulla via del mare: una delle strade più battute da mercanti ed eserciti, zona di contagio, di contaminazioni culturali e religiose; Gesù ci viene incontro a Cafarnao che accoglie tutti.
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” (Mt 4,1): in questo modo Matteo riassume il messaggio di Gesù che non dice cose nuove, ma riprende quanto aveva annunciato il Battista (Mt 3,2) e porta avanti lo stesso messaggio.
Convertitevi: è questa la rivoluzione che propone Gesù, non solo il sovvertimento delle strutture sociali, ma il ribaltamento della logica che dirige la nostra vita. Convertitevi, o meglio come ha scritto san Paolo alla comunità di Roma “non conformatevi alla mentalità di questo mondo” (Rm 12,2), rovesciamo, ribaltiamo la scala di valori che questo mondo ci propone.
Ci viene detto che i soldi sono i soli che possono garantirci la felicità, ma ciò che vale veramente non lo si può comprare; ci vengono indicate le vie del successo per sentirci realizzati, anche calpestando chi ci sta attorno o bruciando tutti i momenti belli che potremmo vivere in famiglia o con gli amici, ma non ci rendiamo conto che il vero successo è donare gioia, è servire perché solo così potremo realizzare la nostra vera umanità; ci viene detto che perdonare è solo debolezza, ma è l’unica strada per conquistare un fratello; ci viene detto che l’altro è un nemico, un ladro, uno spacciatore, un assassino, un immigrato e non ci accorgiamo più che invece è un fratello da accogliere e amare.
Convertiamoci, cambiamo testa, rovesciamo la nostra mente: ecco la rivoluzione cristiana, quella rivoluzione del cuore e della mente che porta l’uomo ad abbandonare la logica egoistica di questo mondo e a vivere nella logica di Dio, la logica dell’amore che sa spendersi fino alla fine per gli altri.
Convertitevi perché Dio è vicino, convertitevi anche da una idea sbagliata di Dio, che non è l’essere perfettissimo, asettico, insensibile alle vicende umane, ma quel Dio Amore, che fin dall’origine non ha avuto paura di sporcarsi le mani con il fango, la polvere di questa nostra umanità (Gen 2,7); quel Dio Amore che ha voluto condividere tutto ciò che di meraviglioso c’è nella nostra vita di donne e uomini; quel Dio Amore che si fa ogni giorno prossimo per condividere le gioie e le sofferenze, le paure e le speranze e per annunciare che Lui è vicino, è l’Emanuele, il Dio con noi!
Gesù cammina sulle strade e mentre cammina vede, il nostro Dio cammina sulle strade dell’umanità ed ha occhi per me che su queste strade vivo, lavoro, soffro, gioisco, piango, rido.
Gesù vede e mi chiama ad una vita nuova: nell’episodio della chiamata dei primi discepoli ritroviamo il senso della vocazione: Dio non ci chiama a modificare la nostra vita, ma a modificarne radicalmente la logica.
Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni sono pescatori e tali sono chiamati a rimanere, “vi farò pescatori di uomini”, ma una traduzione letterale ci aiuta a capire ancora meglio il senso: diventeranno “pescatori di esche vive”, ovvero saranno chiamati a salvare dal mare, segno del maligno, ogni uomo e donna che avrà il coraggio di credere alla favola vera dell’amore di Dio per ciascuno di noi. Quella che noi chiamiamo “vocazione” non è quindi qualcosa di estraneo alla nostra vita: essa si inserisce nella nostra umanità, si fonda sulle nostre capacità e sa utilizzare anche i nostri limiti, in modo tale che nessuno sia chiamato a fare chissà quali stravolgimenti alla propria vita, se non quello di mettere l’amore davanti a tutto: sei un insegnante o un educatore, bene ora insegnerai agli uomini l’amore, l’unico nome di Dio; sei un contadino, bene ora lavorerai nel campo del Signore; sei un muratore ora costruirai il Regno di Dio. Sei marito o moglie allora ama il tuo coniuge come Dio ci ama, sei padre o madre allora genera figli di Dio nello Spirito, sei sacerdote allora conduci verso Dio gli uomini e le donne che la Chiesa ti affida!
Accogliere la propria vocazione non vuol dire fare qualcosa di eccezionale, ma semplicemente vivere in modo eccezionale quello che già viviamo, così da realizzare la nostra ed altrui felicità alla luce dell’amore di Dio che splende da sempre nei nostri cuori a volte rabbuiati!
Gesù lascia Nazareth perché in quel misero villaggio sulle montagne della Galilea dove era cresciuto non avrebbe ottenuto nessun risultato, lì Gesù non era altro che il figlio di Giuseppe, il carpentiere e soprattutto perché su quelle colline il suo messaggio non avrebbe raggiunto nessuno.
Gesù lascia Nazareth ma non va ad insegnare le cose di Dio direttamente a Gerusalemme, nel tempio tra i sacerdoti e i dottori della Legge; Gesù scende a Cafarnao, sulle strade della Galilea delle Genti (letteralmente il distretto dei pagani); scende nelle “periferie del mondo” (Francesco) ed è subito luce nella notte dell’umanità, è l’alba di un nuovo giorno, è la proposta di una vita nuova, di rapporti nuovi, di un mondo nuovo!
Gesù per iniziare la sua missione non sceglie Gerusalemme, la città santa, il monte Sion dove alla fine dei tempi si raduneranno gli Eletti, ma Cafarnao, sulla via del mare: una delle strade più battute da mercanti ed eserciti, zona di contagio, di contaminazioni culturali e religiose; Gesù ci viene incontro a Cafarnao che accoglie tutti.
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” (Mt 4,1): in questo modo Matteo riassume il messaggio di Gesù che non dice cose nuove, ma riprende quanto aveva annunciato il Battista (Mt 3,2) e porta avanti lo stesso messaggio.
Convertitevi: è questa la rivoluzione che propone Gesù, non solo il sovvertimento delle strutture sociali, ma il ribaltamento della logica che dirige la nostra vita. Convertitevi, o meglio come ha scritto san Paolo alla comunità di Roma “non conformatevi alla mentalità di questo mondo” (Rm 12,2), rovesciamo, ribaltiamo la scala di valori che questo mondo ci propone.
Ci viene detto che i soldi sono i soli che possono garantirci la felicità, ma ciò che vale veramente non lo si può comprare; ci vengono indicate le vie del successo per sentirci realizzati, anche calpestando chi ci sta attorno o bruciando tutti i momenti belli che potremmo vivere in famiglia o con gli amici, ma non ci rendiamo conto che il vero successo è donare gioia, è servire perché solo così potremo realizzare la nostra vera umanità; ci viene detto che perdonare è solo debolezza, ma è l’unica strada per conquistare un fratello; ci viene detto che l’altro è un nemico, un ladro, uno spacciatore, un assassino, un immigrato e non ci accorgiamo più che invece è un fratello da accogliere e amare.
Convertiamoci, cambiamo testa, rovesciamo la nostra mente: ecco la rivoluzione cristiana, quella rivoluzione del cuore e della mente che porta l’uomo ad abbandonare la logica egoistica di questo mondo e a vivere nella logica di Dio, la logica dell’amore che sa spendersi fino alla fine per gli altri.
Convertitevi perché Dio è vicino, convertitevi anche da una idea sbagliata di Dio, che non è l’essere perfettissimo, asettico, insensibile alle vicende umane, ma quel Dio Amore, che fin dall’origine non ha avuto paura di sporcarsi le mani con il fango, la polvere di questa nostra umanità (Gen 2,7); quel Dio Amore che ha voluto condividere tutto ciò che di meraviglioso c’è nella nostra vita di donne e uomini; quel Dio Amore che si fa ogni giorno prossimo per condividere le gioie e le sofferenze, le paure e le speranze e per annunciare che Lui è vicino, è l’Emanuele, il Dio con noi!
Gesù cammina sulle strade e mentre cammina vede, il nostro Dio cammina sulle strade dell’umanità ed ha occhi per me che su queste strade vivo, lavoro, soffro, gioisco, piango, rido.
Gesù vede e mi chiama ad una vita nuova: nell’episodio della chiamata dei primi discepoli ritroviamo il senso della vocazione: Dio non ci chiama a modificare la nostra vita, ma a modificarne radicalmente la logica.
Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni sono pescatori e tali sono chiamati a rimanere, “vi farò pescatori di uomini”, ma una traduzione letterale ci aiuta a capire ancora meglio il senso: diventeranno “pescatori di esche vive”, ovvero saranno chiamati a salvare dal mare, segno del maligno, ogni uomo e donna che avrà il coraggio di credere alla favola vera dell’amore di Dio per ciascuno di noi. Quella che noi chiamiamo “vocazione” non è quindi qualcosa di estraneo alla nostra vita: essa si inserisce nella nostra umanità, si fonda sulle nostre capacità e sa utilizzare anche i nostri limiti, in modo tale che nessuno sia chiamato a fare chissà quali stravolgimenti alla propria vita, se non quello di mettere l’amore davanti a tutto: sei un insegnante o un educatore, bene ora insegnerai agli uomini l’amore, l’unico nome di Dio; sei un contadino, bene ora lavorerai nel campo del Signore; sei un muratore ora costruirai il Regno di Dio. Sei marito o moglie allora ama il tuo coniuge come Dio ci ama, sei padre o madre allora genera figli di Dio nello Spirito, sei sacerdote allora conduci verso Dio gli uomini e le donne che la Chiesa ti affida!
Accogliere la propria vocazione non vuol dire fare qualcosa di eccezionale, ma semplicemente vivere in modo eccezionale quello che già viviamo, così da realizzare la nostra ed altrui felicità alla luce dell’amore di Dio che splende da sempre nei nostri cuori a volte rabbuiati!
Commento 26 gennaio 2020
Non appena Giovanni fu arrestato, Gesù lasciò Nazareth per andare a Cafarnao ed iniziare la sua predicazione; probabilmente se fosse rimasto in quel misero villaggio sulle montagne della Galilea dove era cresciuto non avrebbe ottenuto nessun risultato ed il suo messaggio non avrebbe raggiunto nessuno, perché lì Gesù non era altro che il figlio di Giuseppe, il carpentiere. Avremo potuto aspettarci che Gesù andasse ad insegnare le cose di Dio direttamente a Gerusalemme ed invece lo troviamo sulle strade della Galilea delle Genti (letteralmente il distretto dei pagani) ed è subito luce nella notte dell’umanità, è l’alba di un nuovo giorno, è la proposta di una vita nuova, di rapporti nuovi, di un mondo nuovo!
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”: in questo modo Matteo riassume il messaggio di Gesù. Convertitevi: è questa la rivoluzione che propone Gesù, non solo il sovvertimento delle strutture sociali, ma il ribaltamento della logica che dirige la nostra vita. Convertitevi, o meglio come avrebbe commentato san Paolo “non conformatevi alla mentalità di questo mondo” (Rm 12,2): rovesciamo, ribaltiamo la scala di valori che questo mondo ci propone. Ci viene detto che i soldi sono i soli che possono garantirci la felicità, ma ciò che vale veramente non lo si può comprare; ci vengono indicate le vie del successo per sentirci realizzati, anche calpestando chi ci sta attorno o bruciando tutti i momenti belli che potremmo vivere in famiglia o con gli amici, ma non ci rendiamo conto che il vero successo è donare gioia, è servire perché solo così potremo realizzare la nostra vera umanità; ci viene detto che perdonare è solo debolezza, ma è l’unica strada per conquistare un fratello; ci viene detto che l’altro è un nemico, un ladro, uno spacciatore, un assassino e non è un fratello da accogliere e da amare. Allora convertiamoci, cambiamo testa. Ecco la rivoluzione cristiana, quella rivoluzione del cuore e della mente che porta l’uomo ad abbandonare la logica egoistica di questo mondo e a vivere nella logica di Dio, la logica dell’amore che sa spendersi fino alla fine per gli altri.
Convertitevi perché Dio è vicino ed è necessario convertirsi anche da una idea sbagliata di Dio: Dio non è l’essere perfettissimo, asettico, insensibile alle vicende umane; il nostro Dio fin dall’origine non ha avuto paura di sporcarsi le mani con il fango, la polvere dell’umanità (Gen 2,7), il nostro Dio ha voluto condividere in tutto ciò che c’è di meraviglioso la nostra vita di donne e uomini; il nostro Dio si fa ogni giorno prossimo per condividere le gioie e le sofferenze, le paure e le speranze e per annunciare che Lui è vicino!
Gesù cammina sulle strade e mentre cammina vede: che bello questo Dio che cammina ed ha occhi per me che su queste strade vivo, lavoro, soffro, gioisco, piango, rido e, scusate il genovesismo, mi arrabatto; Dio non ha bisogno di atti straordinari, di meravigliose preghiere, di stupende celebrazioni in suo onore per volgere il suo sguardo sulla mia vita perché Dio mi ama, ci ama, nonostante tante volte ci dimentichiamo di Lui.
Dio vede e mi chiama ad una vita nuova! Nell’episodio della chiamata dei primi discepoli ritroviamo il senso della vocazione: Dio non ci chiama a modificare la nostra vita, ma a modificarne radicalmente la logica. Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni sono pescatori e tali sono chiamati a rimanere, “vi farò pescatori di uomini”. La traduzione letterale ci aiuta a capire ancora meglio, diventeranno “pescatori di esche vive”, ovvero saranno chiamati a salvare dal mare, segno del maligno, ogni uomo e donna che avrà il coraggio di credere alla favola vera dell’amore di Dio per ciascuno di noi.
Quella che noi chiamiamo “vocazione” non è quindi qualcosa di estraneo alla nostra vita: essa si inserisce nella nostra umanità, si fonda sulle nostre capacità e sa utilizzare anche i nostri limiti, in modo tale che nessuno sia chiamato a fare chissà quali stravolgimenti alla propria vita, se non quello di mettere l’amore davanti a tutto: sei un insegnante o un educatore, bene ora insegnerai agli uomini l’amore, l’unico nome di Dio; sei un contadino, bene ora lavorerai nel campo del Signore; sei un muratore ora costruirai il Regno di Dio. Sei marito o moglie allora ama il tuo coniuge come Dio ci ama, sei padre o madre allora genera figli di Dio nello Spirito, sei sacerdote allora conduci verso Dio gli uomini e le donne che la Chiesa ti affida!
Accogliere la propria vocazione non vuol dire fare qualcosa di eccezionale, ma semplicemente vivere in modo eccezionale e realizzare la propria felicità alla luce dell’amore di Dio!
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”: in questo modo Matteo riassume il messaggio di Gesù. Convertitevi: è questa la rivoluzione che propone Gesù, non solo il sovvertimento delle strutture sociali, ma il ribaltamento della logica che dirige la nostra vita. Convertitevi, o meglio come avrebbe commentato san Paolo “non conformatevi alla mentalità di questo mondo” (Rm 12,2): rovesciamo, ribaltiamo la scala di valori che questo mondo ci propone. Ci viene detto che i soldi sono i soli che possono garantirci la felicità, ma ciò che vale veramente non lo si può comprare; ci vengono indicate le vie del successo per sentirci realizzati, anche calpestando chi ci sta attorno o bruciando tutti i momenti belli che potremmo vivere in famiglia o con gli amici, ma non ci rendiamo conto che il vero successo è donare gioia, è servire perché solo così potremo realizzare la nostra vera umanità; ci viene detto che perdonare è solo debolezza, ma è l’unica strada per conquistare un fratello; ci viene detto che l’altro è un nemico, un ladro, uno spacciatore, un assassino e non è un fratello da accogliere e da amare. Allora convertiamoci, cambiamo testa. Ecco la rivoluzione cristiana, quella rivoluzione del cuore e della mente che porta l’uomo ad abbandonare la logica egoistica di questo mondo e a vivere nella logica di Dio, la logica dell’amore che sa spendersi fino alla fine per gli altri.
Convertitevi perché Dio è vicino ed è necessario convertirsi anche da una idea sbagliata di Dio: Dio non è l’essere perfettissimo, asettico, insensibile alle vicende umane; il nostro Dio fin dall’origine non ha avuto paura di sporcarsi le mani con il fango, la polvere dell’umanità (Gen 2,7), il nostro Dio ha voluto condividere in tutto ciò che c’è di meraviglioso la nostra vita di donne e uomini; il nostro Dio si fa ogni giorno prossimo per condividere le gioie e le sofferenze, le paure e le speranze e per annunciare che Lui è vicino!
Gesù cammina sulle strade e mentre cammina vede: che bello questo Dio che cammina ed ha occhi per me che su queste strade vivo, lavoro, soffro, gioisco, piango, rido e, scusate il genovesismo, mi arrabatto; Dio non ha bisogno di atti straordinari, di meravigliose preghiere, di stupende celebrazioni in suo onore per volgere il suo sguardo sulla mia vita perché Dio mi ama, ci ama, nonostante tante volte ci dimentichiamo di Lui.
Dio vede e mi chiama ad una vita nuova! Nell’episodio della chiamata dei primi discepoli ritroviamo il senso della vocazione: Dio non ci chiama a modificare la nostra vita, ma a modificarne radicalmente la logica. Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni sono pescatori e tali sono chiamati a rimanere, “vi farò pescatori di uomini”. La traduzione letterale ci aiuta a capire ancora meglio, diventeranno “pescatori di esche vive”, ovvero saranno chiamati a salvare dal mare, segno del maligno, ogni uomo e donna che avrà il coraggio di credere alla favola vera dell’amore di Dio per ciascuno di noi.
Quella che noi chiamiamo “vocazione” non è quindi qualcosa di estraneo alla nostra vita: essa si inserisce nella nostra umanità, si fonda sulle nostre capacità e sa utilizzare anche i nostri limiti, in modo tale che nessuno sia chiamato a fare chissà quali stravolgimenti alla propria vita, se non quello di mettere l’amore davanti a tutto: sei un insegnante o un educatore, bene ora insegnerai agli uomini l’amore, l’unico nome di Dio; sei un contadino, bene ora lavorerai nel campo del Signore; sei un muratore ora costruirai il Regno di Dio. Sei marito o moglie allora ama il tuo coniuge come Dio ci ama, sei padre o madre allora genera figli di Dio nello Spirito, sei sacerdote allora conduci verso Dio gli uomini e le donne che la Chiesa ti affida!
Accogliere la propria vocazione non vuol dire fare qualcosa di eccezionale, ma semplicemente vivere in modo eccezionale e realizzare la propria felicità alla luce dell’amore di Dio!
Commento 22 gennaio 2017
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”: in questo modo Matteo riassume il messaggio di Gesù. Convertitevi, rivoltate completamente la vostra mente: è questa la rivoluzione che propone Gesù, non il sovvertimento delle strutture sociali, ma il ribaltamento della logica che dirige la nostra vita. Ecco la rivoluzione cristiana, quella rivoluzione del cuore e della mente che porta l’uomo a vivere nella logica di Dio, ovvero la logica dell’amore che sa spendersi fino alla fine per gli altri.
Qui inizia la vera rivoluzione: solo così, infatti, potranno crearsi rapporti nuovi tra gli uomini, rapporti che, a loro volta, riusciranno a modificare anche quelle strutture di peccato che troppe volte oggi sembrano attanagliare il nostro mondo. Scusate lo sguardo all’attualità, ma credo che il vangelo debba parlare all’oggi e mentre rifletto su queste parole sono disturbato dall’udire parole che a me paiono piene di odio, sono quelle del discorso di Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti: egli si richiama ai valori della patria, del nazionalismo e condisce tutto quanto riempiendosi la bocca col nome di Dio, ma il suo discorso non conosce l’amore, la solidarietà e la gioia per cui quel sacro nome tra le sue labbra alle mie orecchie risuona come una bestemmia, la stessa che gli squadroni nazisti portavano iscritta sui loro cinturoni “Gott mit uns” (Dio con noi).
Gesù ci invita alla rivoluzione: non più muri che ci separano, ma ponti che uniscano le persone ed i cuori e questo messaggio sa guarire “ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” perché l’amore sana le ferite presenti nei cuori di ogni persona.
Il messaggio di Cristo trova subito una risposta da parte degli uomini e nell’episodio della chiamata dei primi discepoli ritroviamo il senso della vocazione di Dio: Egli non ci chiama a modificare la nostra vita, ma a modificarne radicalmente la logica. Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni sono pescatori e tali sono chiamati a rimanere, “vi farò pescatori di uomini”, ma non pescheranno più per la morte, ma per la vita.
Quella che noi chiamiamo “vocazione” non è quindi qualcosa di estraneo alla nostra vita: essa si inserisce nella nostra umanità, si fonda sulle nostre capacità e sa utilizzare anche i nostri limiti. Così ciascuno di noi non è chiamato a fare chissà quali rivolgimenti alla propria vita, se non quello di mettere l’amore dinnanzi a tutto.
Di fronte alla proposta d’amore di Gesù i quattro pescatori (e come loro tutti noi) trovano un senso nuovo per la loro vita e quell’entusiasmo e gioia li spingono a seguire immediatamente il sogno di una umanità nuova, riconciliata e quindi capace di vivere secondo il progetto originario di Dio. Ancora oggi il Signore rivolge a tutti noi un appello affinché il nostro cuore si lasci attrarre da quel progetto; anche nei momenti difficili, quando siamo presi dalla delusione possiamo sperimentare che quando la nostra vita si lascia guidare dall’amore “Il nostro cuore riprende ad ardere” (cfr. Lc 24,32).
Essere discepoli di Cristo vuol dire vivere continuamente da innamorati, essere cristiani vuol dire mettere in cima alla nostra personale scala di valori l’amore e la gioia da condividere con i fratelli, essere cristiani vuol dire contribuire a costruire un mondo più giusto e solidale, ma soprattutto essere discepoli di Cristo, che bello!!!
Qui inizia la vera rivoluzione: solo così, infatti, potranno crearsi rapporti nuovi tra gli uomini, rapporti che, a loro volta, riusciranno a modificare anche quelle strutture di peccato che troppe volte oggi sembrano attanagliare il nostro mondo. Scusate lo sguardo all’attualità, ma credo che il vangelo debba parlare all’oggi e mentre rifletto su queste parole sono disturbato dall’udire parole che a me paiono piene di odio, sono quelle del discorso di Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti: egli si richiama ai valori della patria, del nazionalismo e condisce tutto quanto riempiendosi la bocca col nome di Dio, ma il suo discorso non conosce l’amore, la solidarietà e la gioia per cui quel sacro nome tra le sue labbra alle mie orecchie risuona come una bestemmia, la stessa che gli squadroni nazisti portavano iscritta sui loro cinturoni “Gott mit uns” (Dio con noi).
Gesù ci invita alla rivoluzione: non più muri che ci separano, ma ponti che uniscano le persone ed i cuori e questo messaggio sa guarire “ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” perché l’amore sana le ferite presenti nei cuori di ogni persona.
Il messaggio di Cristo trova subito una risposta da parte degli uomini e nell’episodio della chiamata dei primi discepoli ritroviamo il senso della vocazione di Dio: Egli non ci chiama a modificare la nostra vita, ma a modificarne radicalmente la logica. Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni sono pescatori e tali sono chiamati a rimanere, “vi farò pescatori di uomini”, ma non pescheranno più per la morte, ma per la vita.
Quella che noi chiamiamo “vocazione” non è quindi qualcosa di estraneo alla nostra vita: essa si inserisce nella nostra umanità, si fonda sulle nostre capacità e sa utilizzare anche i nostri limiti. Così ciascuno di noi non è chiamato a fare chissà quali rivolgimenti alla propria vita, se non quello di mettere l’amore dinnanzi a tutto.
Di fronte alla proposta d’amore di Gesù i quattro pescatori (e come loro tutti noi) trovano un senso nuovo per la loro vita e quell’entusiasmo e gioia li spingono a seguire immediatamente il sogno di una umanità nuova, riconciliata e quindi capace di vivere secondo il progetto originario di Dio. Ancora oggi il Signore rivolge a tutti noi un appello affinché il nostro cuore si lasci attrarre da quel progetto; anche nei momenti difficili, quando siamo presi dalla delusione possiamo sperimentare che quando la nostra vita si lascia guidare dall’amore “Il nostro cuore riprende ad ardere” (cfr. Lc 24,32).
Essere discepoli di Cristo vuol dire vivere continuamente da innamorati, essere cristiani vuol dire mettere in cima alla nostra personale scala di valori l’amore e la gioia da condividere con i fratelli, essere cristiani vuol dire contribuire a costruire un mondo più giusto e solidale, ma soprattutto essere discepoli di Cristo, che bello!!!