Battesimo del Signore Anno C
Vangelo Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento del 9 gennaio 2022
Dopo il Natale, la festa di oggi, Battesimo del Signore, corre il rischio di passare in secondo piano, ma oggi celebriamo il battesimo di Gesù, momento in cui Dio si manifesta non solo come uno solo, ma come comunione nell’amore di tre persone. È una manifestazione che ci coglie di sorpresa perché troppe volte ci aspettiamo un Dio diverso!
Il popolo era “in attesa” e così sembra essere tornati indietro di quaranta giorni a ricominciare l’avvento, ma l’attesa è la caratteristica del tempo che ci è dato di vivere in questo mondo. Tutti abbiamo atteso laicamente il nuovo anno senza i classici botti e le feste in piazza tra preoccupazioni crescenti legate alla pandemia che non sembra avere una soluzione con questo virus che grazie alle sue varianti sembra continuamente sfuggire di mano, molti hanno atteso la festa pagana del Natale in questo clima sdolcinato pieno di feste, pranzi e regali di Babbo natale o della Befana. Alcuni forse cristianamente hanno atteso un dio che viene nella nostra vita!
Tutti noi siamo in attesa, l’attesa è parte costitutiva, essenziale del nostro essere uomini e donne perché dentro di noi portiamo più sogni e più domande di quanto chiunque possa darci risposte.
Allora il popolo, quel “resto di Israele”, era in attesa febbrile del Messia che doveva venire per liberarlo ed instaurare finalmente il regno di Dio; quella gente continuava a credere nella fedeltà di Dio, nonostante una situazione storica che sembrava negare ogni possibilità di realizzazione di tutto questo, come quella piccola parte di Ebrei, schiavi a Babilonia a cui si rivolgeva il profeta Isaia (prima lettura). Vedeva il popolo in Giovanni che battezzava lungo il Giordano quel Messia liberatore in grado di condurre una rivoluzione contro gli oppressori romani; il Battista non risponde a quella attese, anzi a chi lo seguiva ne ripropone una nuova verso Colui che non battezzerà più con acqua, segno di una purificazione esteriore, ma in Spirito Santo e fuoco, ovvero inaugurerà una vera conversione dei cuori, donandoci la capacità di amare.
Proviamo a chiederci cosa attendiamo dal nostro Dio, quale Dio abbiamo atteso in questi giorni, quale manifestazione di Dio desideriamo nella nostra vita, perché se attendessimo noi oggi, come allora gli Israeliti, un Dio che mostri la sua potenza, che scenda dal suo cielo per venire a risolvere i problemi che attanagliano le nostre vite, se attendessimo che Dio realizzi il suo regno attraverso un intervento prodigioso, le nostre attese saranno vane! Dio non intende risolverci i problemi, non intende imporre il suo regno d’amore. O sappiamo aprire i nostri cuori a Colui che bussa oppure rimarrà fuori in attesa senza sfondare nessuna porta della nostra vita! Facciamocene una ragione, il nostro Dio è così, un Dio “impotente” che si inchina di fronte alla libertà dell’uomo!
È un Dio che non si manifesta nel tempio di Gerusalemme, città santa, ma scende fino alle rive del Mar Morto, nel punto più basso della terra; è un Dio che non si presenta ai sacerdoti e agli scribi, ma a quel popolo che ha saputo mettersi in cammino; è un Dio che ha saputo scendere dalle “altezze” per accogliere il battesimo di conversione predicato da Giovanni, mettendosi in coda, penitente tra i penitenti, in una nuova “seconda” incarnazione dopo 30 anni di nascondimento a Nazareth.
Di fronte alle attese di un Dio giustiziere, capace di spazzare via i peccatori per rendere merito ai giusti, Gesù viene, si manifesta in mezzo ai peccatori e si fa battezzare. Dio non punisce i malvagi, ma si affianca a loro per condividere con ogni donna e uomo il suo amore: tutti siamo suoi figli da lui amati! Se tutto questo non ci piace, mi dispiace ma il nostro Dio è così!
Noi spesso di Dio ci facciamo un’idea terribile: un Dio moralista che priva la nostra vita di ogni libertà, un Dio che lascia morire di fame i bambini, che non ferma le guerre o la pandemia che ci sta rovinando la vita, che non risolve i tanti problemi degli uomini, insomma un Dio di cui aver paura o quantomeno inutile. Ecco Dio si rivela come comunione, come amore! È qualcosa di incredibile e straordinario! Ecco la grande epifania del nostro Dio: un Dio che è Padre/Madre, Figlio e Spirito Santo! Dio è amore!
Ora so che se amo conosco Dio, che in ogni momento della mia vita io sono amato nonostante i miei peccati ed i miei difetti, che dove c’è amore lì c’è Dio che ne è la sorgente, il compimento, ma anche lo sviluppo nel tempo ed il senso profondo.
Nel battesimo di Gesù così siamo chiamati a celebrare anche il nostro: in quel giorno lontano di quasi 54 anni fa furono i miei genitori a compiere per me quella scelta, di cui io ero oggetto senza poter decidere, ma oggi posso chiedermi se veramente io voglio essere discepolo di Cristo; allora senza che io ne fossi consapevole fu un gesto di tradizione o forse di abitudine, un gesto di affidamento a Dio, ma adesso posso tornare a scegliere con l’entusiasmo del giovane, con la maturità dell’adulto, con la saggezza dell’anziano se accogliere o meno quel fuoco divorante che dall’eternità brucia d’amore per me!
Nel giorno del nostro battesimo Dio ha messo nel nostro cuore la scintilla della sua presenza ed ora apparteniamo a Lui ed oggi facendo memoria del nostro battesimo possiamo tornare quelle dolci parole che un giorno Dio rivolse a suo Figlio Gesù e che costantemente dall’eternità e per l’eternità ci ripete: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento!”.
Al termine della mia vita spero di poter essere considerato un buon marito, un padre amorevole, magari un professore stimato, ma francamente non so ancora chi sono per il mondo, ma so quello che sono per Dio un figlio amato in modo gratuito al di là dei miei meriti e dei miei peccati, so quello che voglio e sono chiamato ad essere! All’inizio di questo nuovo anno, invitando tutti noi a ripartire dal nostro battesimo auguro a me e a tutti voi ciò che diceva un padre della Chiesa, Sant’Ireneo di Lione, “cristiano diventa ciò che sei”!
Il popolo era “in attesa” e così sembra essere tornati indietro di quaranta giorni a ricominciare l’avvento, ma l’attesa è la caratteristica del tempo che ci è dato di vivere in questo mondo. Tutti abbiamo atteso laicamente il nuovo anno senza i classici botti e le feste in piazza tra preoccupazioni crescenti legate alla pandemia che non sembra avere una soluzione con questo virus che grazie alle sue varianti sembra continuamente sfuggire di mano, molti hanno atteso la festa pagana del Natale in questo clima sdolcinato pieno di feste, pranzi e regali di Babbo natale o della Befana. Alcuni forse cristianamente hanno atteso un dio che viene nella nostra vita!
Tutti noi siamo in attesa, l’attesa è parte costitutiva, essenziale del nostro essere uomini e donne perché dentro di noi portiamo più sogni e più domande di quanto chiunque possa darci risposte.
Allora il popolo, quel “resto di Israele”, era in attesa febbrile del Messia che doveva venire per liberarlo ed instaurare finalmente il regno di Dio; quella gente continuava a credere nella fedeltà di Dio, nonostante una situazione storica che sembrava negare ogni possibilità di realizzazione di tutto questo, come quella piccola parte di Ebrei, schiavi a Babilonia a cui si rivolgeva il profeta Isaia (prima lettura). Vedeva il popolo in Giovanni che battezzava lungo il Giordano quel Messia liberatore in grado di condurre una rivoluzione contro gli oppressori romani; il Battista non risponde a quella attese, anzi a chi lo seguiva ne ripropone una nuova verso Colui che non battezzerà più con acqua, segno di una purificazione esteriore, ma in Spirito Santo e fuoco, ovvero inaugurerà una vera conversione dei cuori, donandoci la capacità di amare.
Proviamo a chiederci cosa attendiamo dal nostro Dio, quale Dio abbiamo atteso in questi giorni, quale manifestazione di Dio desideriamo nella nostra vita, perché se attendessimo noi oggi, come allora gli Israeliti, un Dio che mostri la sua potenza, che scenda dal suo cielo per venire a risolvere i problemi che attanagliano le nostre vite, se attendessimo che Dio realizzi il suo regno attraverso un intervento prodigioso, le nostre attese saranno vane! Dio non intende risolverci i problemi, non intende imporre il suo regno d’amore. O sappiamo aprire i nostri cuori a Colui che bussa oppure rimarrà fuori in attesa senza sfondare nessuna porta della nostra vita! Facciamocene una ragione, il nostro Dio è così, un Dio “impotente” che si inchina di fronte alla libertà dell’uomo!
È un Dio che non si manifesta nel tempio di Gerusalemme, città santa, ma scende fino alle rive del Mar Morto, nel punto più basso della terra; è un Dio che non si presenta ai sacerdoti e agli scribi, ma a quel popolo che ha saputo mettersi in cammino; è un Dio che ha saputo scendere dalle “altezze” per accogliere il battesimo di conversione predicato da Giovanni, mettendosi in coda, penitente tra i penitenti, in una nuova “seconda” incarnazione dopo 30 anni di nascondimento a Nazareth.
Di fronte alle attese di un Dio giustiziere, capace di spazzare via i peccatori per rendere merito ai giusti, Gesù viene, si manifesta in mezzo ai peccatori e si fa battezzare. Dio non punisce i malvagi, ma si affianca a loro per condividere con ogni donna e uomo il suo amore: tutti siamo suoi figli da lui amati! Se tutto questo non ci piace, mi dispiace ma il nostro Dio è così!
Noi spesso di Dio ci facciamo un’idea terribile: un Dio moralista che priva la nostra vita di ogni libertà, un Dio che lascia morire di fame i bambini, che non ferma le guerre o la pandemia che ci sta rovinando la vita, che non risolve i tanti problemi degli uomini, insomma un Dio di cui aver paura o quantomeno inutile. Ecco Dio si rivela come comunione, come amore! È qualcosa di incredibile e straordinario! Ecco la grande epifania del nostro Dio: un Dio che è Padre/Madre, Figlio e Spirito Santo! Dio è amore!
Ora so che se amo conosco Dio, che in ogni momento della mia vita io sono amato nonostante i miei peccati ed i miei difetti, che dove c’è amore lì c’è Dio che ne è la sorgente, il compimento, ma anche lo sviluppo nel tempo ed il senso profondo.
Nel battesimo di Gesù così siamo chiamati a celebrare anche il nostro: in quel giorno lontano di quasi 54 anni fa furono i miei genitori a compiere per me quella scelta, di cui io ero oggetto senza poter decidere, ma oggi posso chiedermi se veramente io voglio essere discepolo di Cristo; allora senza che io ne fossi consapevole fu un gesto di tradizione o forse di abitudine, un gesto di affidamento a Dio, ma adesso posso tornare a scegliere con l’entusiasmo del giovane, con la maturità dell’adulto, con la saggezza dell’anziano se accogliere o meno quel fuoco divorante che dall’eternità brucia d’amore per me!
Nel giorno del nostro battesimo Dio ha messo nel nostro cuore la scintilla della sua presenza ed ora apparteniamo a Lui ed oggi facendo memoria del nostro battesimo possiamo tornare quelle dolci parole che un giorno Dio rivolse a suo Figlio Gesù e che costantemente dall’eternità e per l’eternità ci ripete: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento!”.
Al termine della mia vita spero di poter essere considerato un buon marito, un padre amorevole, magari un professore stimato, ma francamente non so ancora chi sono per il mondo, ma so quello che sono per Dio un figlio amato in modo gratuito al di là dei miei meriti e dei miei peccati, so quello che voglio e sono chiamato ad essere! All’inizio di questo nuovo anno, invitando tutti noi a ripartire dal nostro battesimo auguro a me e a tutti voi ciò che diceva un padre della Chiesa, Sant’Ireneo di Lione, “cristiano diventa ciò che sei”!
Commento del 13 gennaio 2019
Dopo il Natale, la festa di oggi, Battesimo del Signore, corre il rischio di passare in secondo piano, ma nella Chiesa dei primi secoli e anche oggi in particolare fra i nostri fratelli ortodossi la festa dell’Epifania celebra in realtà tre momenti in cui Gesù ha manifestato, ha mostrato il volto di Dio: la rivelazione di Dio ai Magi rappresentava quella luce del volto di Dio che i pagani avevano colto contemplando e riflettendo sul creato, nella cui bellezza e armonia troviamo una via naturale, possibile a tutti gli uomini per incontrare Dio, bellezza ed armonia infinita, anche alle nozze di Cana (domenica prossima) troviamo la manifestazione dell’amore di Dio per l’umanità, Dio ama l’umanità come lo sposo ama la sposa; oggi celebriamo il battesimo di Gesù in cui Dio si manifesta non solo come uno solo, ma come comunione di tre persone nell’amore. È una manifestazione che ci coglie di sorpresa perché troppe volte ci aspettiamo un Dio diverso!
Il popolo era “in attesa”, sì cari amici, ricomincia l’avvento, perché questa è la caratteristica del tempo che ci è dato di vivere in questo mondo. Allora questo “resto di Israele” era in attesa febbrile di quel Messia che doveva liberarlo per instaurare il regno; continuava a credere nella fedeltà di Dio, nonostante una situazione storica che sembrava negare ogni possibilità di realizzazione di tutto questo. Attendeva un Messia liberatore in grado di condurre una rivoluzione contro gli oppressori romani, ma Giovanni delude quelle attese; infatti a chi lo seguiva, ritenendolo il Messia, ripropone una nuova attesa di Colui che non battezzerà più con acqua, segno di una purificazione esteriore, ma in Spirito Santo e fuoco, ovvero inaugurerà una vera conversione dei cuori, donandoci la capacità di amare.
Anche noi ci dovremo chiedere cosa attendiamo dal nostro Dio, quale Dio abbiamo atteso in questi giorni, quale manifestazione di Dio desideriamo nella nostra vita. Forse anche noi oggi, come allora gli Israeliti, attendiamo un Dio che mostri la sua potenza, che scenda dal suo cielo per venire a risolvere i problemi che attanagliano le nostre vite, ci aspettiamo che si realizzi il regno di Dio attraverso il suo intervento prodigioso. Ebbene ve lo dico subito, le nostre attese saranno vane! Dio non intende risolverci i problemi, non intende imporre il suo regno d’amore. O sappiamo aprire i nostri cuori o certamente rimarrà fuori senza sfondare le porte della nostra vita! Facciamocene una ragione, il nostro Dio è così!
Di fronte alle attese del popolo di un Dio che si manifestasse nel tempio di Gerusalemme, città santa, Gesù scende al Giordano molto vicino probabilmente al Mar Morto, nel punto più basso della terra; Dio si presenta pertanto non ai sacerdoti e agli scribi, ma a quel popolo che ha saputo mettersi in cammino, ha saputo “scendere” dai piccoli e personali troni dell’orgoglio per accogliere il battesimo di conversione predicato da Giovanni ed anche Gesù in un cammino di umiliazione scende per condividere questo percorso, lui che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo” (Fil 2).
Di fronte alle attese di un Dio giustiziere, capace di spazzare via i peccatori per rendere merito ai giusti, Gesù viene, si manifesta in mezzo ai peccatori e si fa battezzare. Dio non punisce i malvagi, ma si affianca a loro per condividere con ogni donna e uomo il suo amore: tutti siamo suoi figli da lui amati! Se tutto questo non ci piace, facciamocene una ragione, il nostro Dio è così!
Ma soprattutto Dio si rivela come comunione, come amore! È qualcosa di incredibile e straordinario! Ecco la grande epifania del nostro Dio: un Dio che è Padre/Madre, Figlio e Spirito Santo; insomma Dio è uno solo, ma non è solitario!
Noi spesso di Dio ci facciamo un'idea terribile: un Dio moralista, giudice severo e terribile, un dittatore che priva la nostra vita di ogni libertà, un Dio che lascia morire di fame i bambini, che non ferma le guerre, che non risolve i tanti problemi degli uomini, un Dio ridotto ad amuleto a volte nemmeno troppo efficace. Insomma un Dio di cui aver paura, un Dio inutile e non un Dio da amare. No, Dio non è così: Dio è amore! Ora so che se amo conosco Dio, che in ogni momento della mia vita io sono amato nonostante i miei peccati ed i miei difetti, che dove c’è amore lì c’è Dio che ne è la sorgente, il compimento, ma anche lo sviluppo nel tempo ed il senso profondo.
Nel battesimo di Gesù celebriamo anche il nostro: il nostro Dio costantemente dall’eternità e per l’eternità ci ripete quelle dolci parole che un giorno rivolse a suo Figlio Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento!”. Celebriamo, pertanto, la nostra fede in Dio, che è Amore: celebriamo l’amore donato ad ogni persona; celebriamo l’amore ricevuto, segno concreto della presenza di Dio; celebriamo l’amore, senso ultimo e profondo della vita di ogni uomo.
Il popolo era “in attesa”, sì cari amici, ricomincia l’avvento, perché questa è la caratteristica del tempo che ci è dato di vivere in questo mondo. Allora questo “resto di Israele” era in attesa febbrile di quel Messia che doveva liberarlo per instaurare il regno; continuava a credere nella fedeltà di Dio, nonostante una situazione storica che sembrava negare ogni possibilità di realizzazione di tutto questo. Attendeva un Messia liberatore in grado di condurre una rivoluzione contro gli oppressori romani, ma Giovanni delude quelle attese; infatti a chi lo seguiva, ritenendolo il Messia, ripropone una nuova attesa di Colui che non battezzerà più con acqua, segno di una purificazione esteriore, ma in Spirito Santo e fuoco, ovvero inaugurerà una vera conversione dei cuori, donandoci la capacità di amare.
Anche noi ci dovremo chiedere cosa attendiamo dal nostro Dio, quale Dio abbiamo atteso in questi giorni, quale manifestazione di Dio desideriamo nella nostra vita. Forse anche noi oggi, come allora gli Israeliti, attendiamo un Dio che mostri la sua potenza, che scenda dal suo cielo per venire a risolvere i problemi che attanagliano le nostre vite, ci aspettiamo che si realizzi il regno di Dio attraverso il suo intervento prodigioso. Ebbene ve lo dico subito, le nostre attese saranno vane! Dio non intende risolverci i problemi, non intende imporre il suo regno d’amore. O sappiamo aprire i nostri cuori o certamente rimarrà fuori senza sfondare le porte della nostra vita! Facciamocene una ragione, il nostro Dio è così!
Di fronte alle attese del popolo di un Dio che si manifestasse nel tempio di Gerusalemme, città santa, Gesù scende al Giordano molto vicino probabilmente al Mar Morto, nel punto più basso della terra; Dio si presenta pertanto non ai sacerdoti e agli scribi, ma a quel popolo che ha saputo mettersi in cammino, ha saputo “scendere” dai piccoli e personali troni dell’orgoglio per accogliere il battesimo di conversione predicato da Giovanni ed anche Gesù in un cammino di umiliazione scende per condividere questo percorso, lui che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo” (Fil 2).
Di fronte alle attese di un Dio giustiziere, capace di spazzare via i peccatori per rendere merito ai giusti, Gesù viene, si manifesta in mezzo ai peccatori e si fa battezzare. Dio non punisce i malvagi, ma si affianca a loro per condividere con ogni donna e uomo il suo amore: tutti siamo suoi figli da lui amati! Se tutto questo non ci piace, facciamocene una ragione, il nostro Dio è così!
Ma soprattutto Dio si rivela come comunione, come amore! È qualcosa di incredibile e straordinario! Ecco la grande epifania del nostro Dio: un Dio che è Padre/Madre, Figlio e Spirito Santo; insomma Dio è uno solo, ma non è solitario!
Noi spesso di Dio ci facciamo un'idea terribile: un Dio moralista, giudice severo e terribile, un dittatore che priva la nostra vita di ogni libertà, un Dio che lascia morire di fame i bambini, che non ferma le guerre, che non risolve i tanti problemi degli uomini, un Dio ridotto ad amuleto a volte nemmeno troppo efficace. Insomma un Dio di cui aver paura, un Dio inutile e non un Dio da amare. No, Dio non è così: Dio è amore! Ora so che se amo conosco Dio, che in ogni momento della mia vita io sono amato nonostante i miei peccati ed i miei difetti, che dove c’è amore lì c’è Dio che ne è la sorgente, il compimento, ma anche lo sviluppo nel tempo ed il senso profondo.
Nel battesimo di Gesù celebriamo anche il nostro: il nostro Dio costantemente dall’eternità e per l’eternità ci ripete quelle dolci parole che un giorno rivolse a suo Figlio Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento!”. Celebriamo, pertanto, la nostra fede in Dio, che è Amore: celebriamo l’amore donato ad ogni persona; celebriamo l’amore ricevuto, segno concreto della presenza di Dio; celebriamo l’amore, senso ultimo e profondo della vita di ogni uomo.
Commento 10 gennaio 2016
Eccoci di fronte al secondo quadro di questo trittico in cui Gesù si manifesta al mondo: dopo essersi presentato come la luce delle nazioni, il Signore si manifesta al popolo di Israele, o meglio a quel piccolo gruppo che aveva visto in Giovanni non solo il precursore che portava un battesimo di conversione, ma addirittura il Messia. Giovanni chiarisce subito il suo ruolo, lui infatti non è degno di essere neanche il servo del Messia ovvero colui che ne slega i lacci dei sandali.
La festa del battesimo del Signore ci introduce nel cosiddetto tempo ordinario della liturgia; sta lì l’inizio dell’attività pubblica di Gesù; egli che, secondo quanto ci dice Luca, aveva svolto il suo percorso di formazione umana come discepolo del Battista, con il suo battesimo si stacca dai discepoli di Giovanni per iniziare la sua predicazione, annunciando che il regno di Dio è ormai presente e che chi vuole è chiamato a convertirsi.
Sarebbe importante soffermarsi su questo periodo della vita in cui Gesù; tutti i suoi primi trenta anni circa di vita meriterebbero una riflessione: quando andava in sinagoga a pregare e studiare nel piccolo villaggio di Nazareth; quando ascoltava i consigli della madre, quando in bottega imparava il mestiere di falegname da Giuseppe ed infine quando lasciata la sua casa, probabilmente dopo la morte di Giuseppe, si unì al gruppo di Giovanni Battista. Ma tutto questo rimane a noi oscuro perché come ci dice Luca negli Atti ciò che ci importa della vita di Gesù è ciò che ha fatto dal momento del suo battesimo in avanti.
Nel battesimo la manifestazione è trinitaria, poiché vi partecipano sia lo Spirito Santo che in forma corporea, ossia visibilmente, si posa su Gesù, sia il Padre che riconosce in Gesù il Figlio amato. Ci vorrebbe una riflessione sul monoteismo, perché il nostro Dio in realtà fin dall’eternità non ha voluto essere solo d’altronde se Dio è amore (1Gv 4,8: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”) come giustamente disse S. Agostino l’Amante (Padre) non avrebbe senso di esistere se non ci fosse l’Amato (Figlio) verso cui riversare il suo Amore (Spirito).
La festa del battesimo di Gesù che ci introduce nel tempo ordinario dell’anno liturgico così come il nostro battesimo segnò l’inizio della nostra storia d’amore con Dio.
Questa festa vuole ricordare o meglio vuole “fare memoria” del nostro battesimo nel senso non solo quindi di un ricordo, ma anche di una attualizzazione e rivitalizzazione. Allora mi pare fondamentale ritornare a quel momento, vissuto in modo inconscio dalla maggior parte di noi, anche perché eravamo neonati. Ritornare a quel momento vuol dire coglierne il vero senso; a questo proposito, ringrazio il Signore che mi ha fatto il dono quest’anno di poter vivere questa festa facendo da padrino ai miei nipoti per il loro battesimo. Ho potuto così nelle scorse serate rivisitare il rito del battesimo per coglierne tutti i simboli ed il loro significato spirituale. Vorrei proporvene alcuni invitandovi comunque ad andare a meditare le varie parti del rito:
Accoglienza: il rito inizia all’esterno della chiesa davanti alla porta e coloro che riceveranno il battesimo devono attraversare quella porta che è Cristo; allora vivere il battesimo è passare attraverso la vita di Cristo, vivere di quell’amore che lui ci ha portato.
Richiesta del battesimo: (per questa riflessione devo ringraziare don Mattia, parroco di Brizola e Fiumicello, picccoli paesini del padovano) generalmente alla domanda del sacerdote ai genitori cosa chiedete per vostro figlio si risponde “il battesimo” ma don Mattia ha suggerito un’altra risposta prevista dal rituale ovvero “la fede”; che bello poter chiedere per i miei nipoti non il rito magico del battesimo, per alcuni è vissuto solo così, ma il dono grande della fede; il cuore si apre così al ringraziamento verso i miei genitori che hanno chiesto quel giorno a Dio e alla Chiesa per me la fede.
Segno della croce: fin dall’inizio della nostra storia cristiana siamo segnati dalla croce che non significa solo sofferenza, perché allora dovremmo tradurre cristiano con masochista, ma vita spesa e vissuta nell’amore per gli altri e allora possiamo tradurre cristiano con amante (che a me piace di più).
Immersione nell’acqua: era il segno della morte con Cristo per risorgere a vita nuova con lui. Lascio il commento ad uno che se ne intende più di me un certo Paolo che cosi scriveva alla comunità di Colossi: “Con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2,12) ed aggiungeva poco dopo “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù” (Col 3,1)
Avrei altri punti, ma penso di tenermeli per una prossima riflessione;comunque mi sembra che sia indicato chiaramente il percorso che ognuno di noi quel giorno ha iniziato e che quotidianamente deve portare avanti. Coraggio! Buon cammino!
La festa del battesimo del Signore ci introduce nel cosiddetto tempo ordinario della liturgia; sta lì l’inizio dell’attività pubblica di Gesù; egli che, secondo quanto ci dice Luca, aveva svolto il suo percorso di formazione umana come discepolo del Battista, con il suo battesimo si stacca dai discepoli di Giovanni per iniziare la sua predicazione, annunciando che il regno di Dio è ormai presente e che chi vuole è chiamato a convertirsi.
Sarebbe importante soffermarsi su questo periodo della vita in cui Gesù; tutti i suoi primi trenta anni circa di vita meriterebbero una riflessione: quando andava in sinagoga a pregare e studiare nel piccolo villaggio di Nazareth; quando ascoltava i consigli della madre, quando in bottega imparava il mestiere di falegname da Giuseppe ed infine quando lasciata la sua casa, probabilmente dopo la morte di Giuseppe, si unì al gruppo di Giovanni Battista. Ma tutto questo rimane a noi oscuro perché come ci dice Luca negli Atti ciò che ci importa della vita di Gesù è ciò che ha fatto dal momento del suo battesimo in avanti.
Nel battesimo la manifestazione è trinitaria, poiché vi partecipano sia lo Spirito Santo che in forma corporea, ossia visibilmente, si posa su Gesù, sia il Padre che riconosce in Gesù il Figlio amato. Ci vorrebbe una riflessione sul monoteismo, perché il nostro Dio in realtà fin dall’eternità non ha voluto essere solo d’altronde se Dio è amore (1Gv 4,8: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”) come giustamente disse S. Agostino l’Amante (Padre) non avrebbe senso di esistere se non ci fosse l’Amato (Figlio) verso cui riversare il suo Amore (Spirito).
La festa del battesimo di Gesù che ci introduce nel tempo ordinario dell’anno liturgico così come il nostro battesimo segnò l’inizio della nostra storia d’amore con Dio.
Questa festa vuole ricordare o meglio vuole “fare memoria” del nostro battesimo nel senso non solo quindi di un ricordo, ma anche di una attualizzazione e rivitalizzazione. Allora mi pare fondamentale ritornare a quel momento, vissuto in modo inconscio dalla maggior parte di noi, anche perché eravamo neonati. Ritornare a quel momento vuol dire coglierne il vero senso; a questo proposito, ringrazio il Signore che mi ha fatto il dono quest’anno di poter vivere questa festa facendo da padrino ai miei nipoti per il loro battesimo. Ho potuto così nelle scorse serate rivisitare il rito del battesimo per coglierne tutti i simboli ed il loro significato spirituale. Vorrei proporvene alcuni invitandovi comunque ad andare a meditare le varie parti del rito:
Accoglienza: il rito inizia all’esterno della chiesa davanti alla porta e coloro che riceveranno il battesimo devono attraversare quella porta che è Cristo; allora vivere il battesimo è passare attraverso la vita di Cristo, vivere di quell’amore che lui ci ha portato.
Richiesta del battesimo: (per questa riflessione devo ringraziare don Mattia, parroco di Brizola e Fiumicello, picccoli paesini del padovano) generalmente alla domanda del sacerdote ai genitori cosa chiedete per vostro figlio si risponde “il battesimo” ma don Mattia ha suggerito un’altra risposta prevista dal rituale ovvero “la fede”; che bello poter chiedere per i miei nipoti non il rito magico del battesimo, per alcuni è vissuto solo così, ma il dono grande della fede; il cuore si apre così al ringraziamento verso i miei genitori che hanno chiesto quel giorno a Dio e alla Chiesa per me la fede.
Segno della croce: fin dall’inizio della nostra storia cristiana siamo segnati dalla croce che non significa solo sofferenza, perché allora dovremmo tradurre cristiano con masochista, ma vita spesa e vissuta nell’amore per gli altri e allora possiamo tradurre cristiano con amante (che a me piace di più).
Immersione nell’acqua: era il segno della morte con Cristo per risorgere a vita nuova con lui. Lascio il commento ad uno che se ne intende più di me un certo Paolo che cosi scriveva alla comunità di Colossi: “Con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2,12) ed aggiungeva poco dopo “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù” (Col 3,1)
Avrei altri punti, ma penso di tenermeli per una prossima riflessione;comunque mi sembra che sia indicato chiaramente il percorso che ognuno di noi quel giorno ha iniziato e che quotidianamente deve portare avanti. Coraggio! Buon cammino!