XXIX domenica T.O. Anno C
LETTURE: Es 17, 8-13a; Sal 120; 2 Tm 3, 14 - 4, 2; Lc 18, 1-8
Vangelo Lc 18, 1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Commento 16 ottobre 2022
Ancora una volta al centro del testo di oggi troviamo il tema della fede: è la fede che ci rende capaci di essere "servi inutili" che non cercano un riconoscimento, ma vivono per amore e possono compiere ciò che appare impossibile; è la fede che mi salva perché conduce il mio cuore a rendere grazie, a fare eucaristia, verso Colui che costantemente mi ricopre di amore infinito; è la fede che mi spinge a rivolgermi incessantemente a Colui che tutto può quando sono immerso nel buio e nelle fatiche di questa vita!
Gesù rivolge una parabola ai suoi discepoli per invitarli a pregare sempre. Mamma mia, quanto tutto questo in tanti momenti della mia vita mi appare come un obiettivo impossibile da raggiungere!
Ora si apre una questione su cosa sia la preghiera: certamente il pregare sempre non va confuso con il recitare preghiere senza interruzione, Gesù stesso ha detto “quando pregate non moltiplicate parole”, ma allora cosa vuol dire pregare?
Pregare è entrare in contatto, in rapporto con Dio, è sentire il bisogno impellente di rivolgersi a quel papà, a quella mamma che sempre ci ama incondizionatamente, come lo fu per Gesù che di tanto in tanto sentiva il bisogno di ritirarsi da solo per raccogliere la carezza di Dio sulla sua vita; pregare quindi è vivere un rapporto d’amore e se uno ama qualcuno, lo ama sempre, anche se è fisicamente distante, anche se a volte ci possono essere delle incomprensioni.
Gesù porta come esempio una vedova, una donna che ha perso il marito; questo assume un significato importante se pensiamo che nella simbologia ebraica e cristiana il matrimonio è immagine del rapporto d’amore che lega Dio al suo popolo, perché questo ci dice della necessità di pregare anche quando Dio ci sembra lontano.
È una vedova che intende chiedere giustizia ed è questo un confronto impari poiché si trovano di fronte una persona che per il solo fatto di essere donna e di aver perso il marito, all’interno della società ebraica di quel tempo non contava assolutamente nulla e un giudice tronfio del suo potere. Quella vedova però non appare dimessa, è una donna forte, dignitosa, che di fronte all’ingiustizia non si arrende, non abbassa la testa. Quella donna ci rivela che la preghiera è un “no” gridato all’andazzo quotidiano, al “lascia perdere, intanto non otterrai mai nulla!”: lei con quella sua insistenza diventa il segno di una storia nuova che nasce.
Quante volte non comprendiamo l’agire di Dio, quante volte sentiamo Dio assente dalle situazioni del mondo, come di fronte alla guerra, alla povertà, alla malattia ed alla fame che attanaglia milioni e milioni di persone, quante volte ci appare indifferente al nostro grido di dolore, ai problemi che quotidianamente ci assillano? Quante volte dipingiamo Dio come quel giudice corrotto della parabola?
Forse tutti ci siamo qualche volta stancati di pregare e allora ci siamo posti quella tremenda domanda: perché pregare se Dio non esaudisce le mie preghiere? Qui ci vengono incontro alcune parole di Bonhoeffer che così scriveva: “Dio esaudisce sempre non le nostre richieste, ma le sue promesse”. Allora perché sono invitato incessantemente a pregare? Non si prega certamente per cambiare la volontà di Dio, ma il cuore dell’uomo; non si prega per ottenere doni, ma per essere trasformati, perché, ora lo sappiamo, uno diventa ciò che prega, diventa ciò che ama; allora si prega perché la preghiera è vivere di Dio e del suo amore.
In conclusione al termine di queste tre domeniche rimane soltanto quell’ultima domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Troverà quella fede grande come un granello di senape capace di sradicare il mio cuore dal monte del mio egoismo per trapiantarlo nel mare dell’amore di Dio? Troverà quella fede capace di superare le ritualità della religione per incontrare cuore a cuore Dio e ringraziarlo, rendergli gloria e grazie per le meraviglie con cui ha circondato la mia povera vita? Troverà quella fede capace di gridare “giorno e notte” insistentemente verso un Dio che non è un giudice corrotto, ma un padre/madre amorevole che mi ama infinitamente?
Certo! La troverà, perché ci sarà sempre qualcuno che, nella sua vita più o meno travagliata, tornerà verso quelle braccia che inchiodate sulla croce sono eternamente aperte ed attendono ciascuno di noi per un tenerissimo abbraccio!
Gesù rivolge una parabola ai suoi discepoli per invitarli a pregare sempre. Mamma mia, quanto tutto questo in tanti momenti della mia vita mi appare come un obiettivo impossibile da raggiungere!
Ora si apre una questione su cosa sia la preghiera: certamente il pregare sempre non va confuso con il recitare preghiere senza interruzione, Gesù stesso ha detto “quando pregate non moltiplicate parole”, ma allora cosa vuol dire pregare?
Pregare è entrare in contatto, in rapporto con Dio, è sentire il bisogno impellente di rivolgersi a quel papà, a quella mamma che sempre ci ama incondizionatamente, come lo fu per Gesù che di tanto in tanto sentiva il bisogno di ritirarsi da solo per raccogliere la carezza di Dio sulla sua vita; pregare quindi è vivere un rapporto d’amore e se uno ama qualcuno, lo ama sempre, anche se è fisicamente distante, anche se a volte ci possono essere delle incomprensioni.
Gesù porta come esempio una vedova, una donna che ha perso il marito; questo assume un significato importante se pensiamo che nella simbologia ebraica e cristiana il matrimonio è immagine del rapporto d’amore che lega Dio al suo popolo, perché questo ci dice della necessità di pregare anche quando Dio ci sembra lontano.
È una vedova che intende chiedere giustizia ed è questo un confronto impari poiché si trovano di fronte una persona che per il solo fatto di essere donna e di aver perso il marito, all’interno della società ebraica di quel tempo non contava assolutamente nulla e un giudice tronfio del suo potere. Quella vedova però non appare dimessa, è una donna forte, dignitosa, che di fronte all’ingiustizia non si arrende, non abbassa la testa. Quella donna ci rivela che la preghiera è un “no” gridato all’andazzo quotidiano, al “lascia perdere, intanto non otterrai mai nulla!”: lei con quella sua insistenza diventa il segno di una storia nuova che nasce.
Quante volte non comprendiamo l’agire di Dio, quante volte sentiamo Dio assente dalle situazioni del mondo, come di fronte alla guerra, alla povertà, alla malattia ed alla fame che attanaglia milioni e milioni di persone, quante volte ci appare indifferente al nostro grido di dolore, ai problemi che quotidianamente ci assillano? Quante volte dipingiamo Dio come quel giudice corrotto della parabola?
Forse tutti ci siamo qualche volta stancati di pregare e allora ci siamo posti quella tremenda domanda: perché pregare se Dio non esaudisce le mie preghiere? Qui ci vengono incontro alcune parole di Bonhoeffer che così scriveva: “Dio esaudisce sempre non le nostre richieste, ma le sue promesse”. Allora perché sono invitato incessantemente a pregare? Non si prega certamente per cambiare la volontà di Dio, ma il cuore dell’uomo; non si prega per ottenere doni, ma per essere trasformati, perché, ora lo sappiamo, uno diventa ciò che prega, diventa ciò che ama; allora si prega perché la preghiera è vivere di Dio e del suo amore.
In conclusione al termine di queste tre domeniche rimane soltanto quell’ultima domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Troverà quella fede grande come un granello di senape capace di sradicare il mio cuore dal monte del mio egoismo per trapiantarlo nel mare dell’amore di Dio? Troverà quella fede capace di superare le ritualità della religione per incontrare cuore a cuore Dio e ringraziarlo, rendergli gloria e grazie per le meraviglie con cui ha circondato la mia povera vita? Troverà quella fede capace di gridare “giorno e notte” insistentemente verso un Dio che non è un giudice corrotto, ma un padre/madre amorevole che mi ama infinitamente?
Certo! La troverà, perché ci sarà sempre qualcuno che, nella sua vita più o meno travagliata, tornerà verso quelle braccia che inchiodate sulla croce sono eternamente aperte ed attendono ciascuno di noi per un tenerissimo abbraccio!
Commento 20 ottobre 2019
Gesù disse una parabola sulla necessità di pregare sempre e davvero tutto ciò appare come un obiettivo impossibile da raggiungere. Ma si apre una questione: che cosa vuol dire pregare? Certamente il pregare sempre non va confuso con il recitare preghiere senza interruzione, Gesù stesso l’ha detto: quando pregate non moltiplicate parole. Pregare è entrare in contatto, in rapporto con Dio ed è un rapporto d’amore; se uno ama qualcuno, lo ama sempre, anche se è distante, anche se a volte ci sono delle incomprensioni. Gesù ci indica come esempio una vedova, una persona che per il solo fatto di essere donna e di aver perso il marito, all’interno della società ebraica di quel tempo non contava assolutamente nulla, ma una donna forte, dignitosa, che di fronte all’ingiustizia non si arrende e non abbassa la testa. Quella donna ci rivela che la preghiera è un “no” gridato all’andazzo quotidiano, al “lascia perdere, intanto non otterrai mai nulla!”, ma con quella sua insistenza diventa il segno di una storia nuova che nasce.
Quante volte non comprendiamo l’agire di Dio, quante volte sentiamo Dio assente dalle situazioni del mondo, quante volte ci appare indifferente al nostro grido di dolore, ai problemi che quotidianamente ci assillano? Quante volte dipingiamo Dio con quel giudice corrotto della parabola?
Forse tutti ci siamo qualche volta stancati di pregare e allora ci siamo posti quella tremenda domanda: perché pregare se Dio non esaudisce le mie preghiere? Bonhoeffer scriveva: “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste bensì le sue promesse”. Allora perché pregare? Non si prega certamente per cambiare la volontà di Dio, ma il cuore dell’uomo; non si prega per ottenere, ma per essere trasformati, perché uno diventa ciò che prega, diventa ciò che ama. Si prega perché la preghiera è vivere nell’amore di Dio.
Rimane pertanto solo una domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Troverà quella fede grande come un granello di senape capace di sradicare il mio cuore dal monte del mio egoismo per trapiantarlo nel mare dell’amore di Dio? Troverà quella fede capace di superare le ritualità per incontrare cuore a cuore Dio e ringraziarlo, rendergli gloria per le meraviglie con cui ha circondato la mia povera vita? Troverà quella fede capace di gridare “giorno e notte” ad un Dio non giudice corrotto, ma padre/madre amorevole che mi ama infinitamente?
Certo! La troverà, perché ci sarà sempre qualcuno che, nella sua vita più o meno travagliata, tornerà verso quelle braccia che inchiodate sulla croce sono eternamente aperte ed attendono ciascuno di noi per un tenerissimo abbraccio!
Quante volte non comprendiamo l’agire di Dio, quante volte sentiamo Dio assente dalle situazioni del mondo, quante volte ci appare indifferente al nostro grido di dolore, ai problemi che quotidianamente ci assillano? Quante volte dipingiamo Dio con quel giudice corrotto della parabola?
Forse tutti ci siamo qualche volta stancati di pregare e allora ci siamo posti quella tremenda domanda: perché pregare se Dio non esaudisce le mie preghiere? Bonhoeffer scriveva: “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste bensì le sue promesse”. Allora perché pregare? Non si prega certamente per cambiare la volontà di Dio, ma il cuore dell’uomo; non si prega per ottenere, ma per essere trasformati, perché uno diventa ciò che prega, diventa ciò che ama. Si prega perché la preghiera è vivere nell’amore di Dio.
Rimane pertanto solo una domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Troverà quella fede grande come un granello di senape capace di sradicare il mio cuore dal monte del mio egoismo per trapiantarlo nel mare dell’amore di Dio? Troverà quella fede capace di superare le ritualità per incontrare cuore a cuore Dio e ringraziarlo, rendergli gloria per le meraviglie con cui ha circondato la mia povera vita? Troverà quella fede capace di gridare “giorno e notte” ad un Dio non giudice corrotto, ma padre/madre amorevole che mi ama infinitamente?
Certo! La troverà, perché ci sarà sempre qualcuno che, nella sua vita più o meno travagliata, tornerà verso quelle braccia che inchiodate sulla croce sono eternamente aperte ed attendono ciascuno di noi per un tenerissimo abbraccio!
Commento 16 ottobre 2016
Il senso della parabola viene già anticipato nel vangelo stesso: Gesù vuole riflettere riguardo la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Gesù racconta la storia di una vedova, una persona che per il solo fatto che era donna e che aveva perso il marito, all’interno della società ebraica di quel tempo non contava assolutamente nulla; ma quella vedova nell’ingiustizia che subisce trova la forza per rivolgersi a quel giudice tremendo, che non aveva rispetto per nessuno, nemmeno per Dio. L’insistenza della vedova alla fine vince le resistenze del giudice ed ottiene giustizia perché questa ha saputo anche essere importuna tanto da infastidire il giudice stesso. La conclusione è logica: se il giudice malvagio ha fatto giustizia, quanto più farà Dio che è buono! Tutto bene allora? No, perché il Dio che Gesù ci ha rivelato non è solo colui che dispensa giustizia, ma è un Dio che sente il profondo bisogno di entrare in relazione con ciascuno di noi. Non vi appaia quanto sto per scrivere come una bestemmia ed il Signore mi perdoni se tale dovesse essere: a me pare che sia più Dio ad avere bisogno della preghiera che non l’uomo. Dio ha bisogno dell’uomo!
Il nostro Dio mi pare in perenne ricerca dell’uomo, di un uomo che tenta ogni giorno di sfuggirlo. Abbiamo però una certezza: l’amore di Dio non conosce limite ed ostacoli tranne la nostra libertà di scelta; quando giungerà alle porte dei nostri cuori, lì si fermerà bussando ad attendere che prima o poi ci venga la voglia di spalancare questa porta. Rimane pertanto solo una domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”
Il nostro Dio mi pare in perenne ricerca dell’uomo, di un uomo che tenta ogni giorno di sfuggirlo. Abbiamo però una certezza: l’amore di Dio non conosce limite ed ostacoli tranne la nostra libertà di scelta; quando giungerà alle porte dei nostri cuori, lì si fermerà bussando ad attendere che prima o poi ci venga la voglia di spalancare questa porta. Rimane pertanto solo una domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”