V Domenica di Pasqua Anno A
Vangelo Gv 14, 1-12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Commento 7 maggio 2023
Gesù aveva appena finito di lavare i piedi ai discepoli, i discepoli sono rimasti sconvolti dall’annuncio che uno di loro avrebbe da lì a poco tradito il Maestro, ma soprattutto il loro turbamento nasceva dopo che davanti ai loro occhi increduli si era presentata l’inaudita proposta di un Dio capace di inginocchiarsi per lavare loro i piedi nel classico gesto dello schiavo; di qui la paura o forse per meglio dire il santo timor di Dio nel cogliere la nostra inadeguatezza e il nostro limite che ci rende incapaci di accogliere e vivere pienamente quella stessa proposta di un amore infinito, di una vita donata, che Dio stesso ci indica come l’unica via per la felicità, l’unica verità dell’uomo veramente riuscito, l’unica vita capace di superare la morte verso l’eternità.
Ora quando il nostro cuore è turbato come un mare in tempesta, soprattutto in quei momenti dove non comprendiamo il senso di tutto ciò che accade intorno a noi, diventa essenziale aprire il nostro cuore alla fiducia, è arrivato il momento di abbandonarci teneramente nelle forti mani di Dio, perché Lui ha preparato per noi un posto, fin dall’origine del mondo! Sì, è questa la promessa non di marinaio, ma di Dio che diventa oggi bella notizia sulla mia povera vita: c’è un posto preparato per me, proprio per me, con su scritto a chiare lettere il mio nome; è la nostra dimora nel suo regno, che siamo chiamati a costruire già da oggi; nessuno è escluso dalla comunità dei suoi discepoli, nella quale c’è un compito che ognuno è chiamato a svolgere secondo i doni che ciascuno ha ricevuto, doni che devono essere posti a servizio della vita del fratello.
Il Signore Gesù è andato avanti a noi come il “bel pastore” per preparare il posto a tutti noi, per donare la sua vita ed ora ci chiama. Nel celebrare l’eucaristia ci lasciamo introdurre in un immenso ed eterno abbraccio d’amore; l’eucaristia è il nostro sì alla proposta sponsale che Gesù ci fa perché con il gesto di mangiare quel pane noi accogliamo Gesù con tutta la sua storia d’amore ed uniamo la nostra vita alla sua.
Gesù ci guida, va avanti a noi, ma noi, come del resto i discepoli dimostriamo di non aver capito niente: Pietro si rifiuta di lasciarsi lavare i piedi, Giuda esce dal cenacolo per andare a vendere il Maestro, Tommaso rivela di non sapere quale sia la meta della vita di Gesù e Filippo chiede ancora il privilegio di vedere Dio senza accorgersi di averlo avuto lì fisicamente presente in quegli ultimi tre anni della sua vita. Può essere allora di grande consolazione vedere come anche i discepoli hanno nutrito i loro dubbi, ma soprattutto deve diventare stimolo per me, poiché se loro, che non ci avevano capito nulla di lì a pochi anni avrebbero saputo donare la loro vita per testimoniare l’amore infinito di Dio perché non potrei fare altrettanto io? Se loro pur avendo lì accanto il Signore hanno faticato ad avere fede, perché devo avere paura di momenti di crisi nel mio cammino di fede?
Di fronte ai dubbi, di fronte alla paura, di fronte alla coscienza della mia povertà ed inadeguatezza, di fronte all’incomprensione la proposta di Gesù è a dir poco sconvolgente: io sono la via, la verità e la vita.
Gesù è la via: nella catechesi avevano appreso che la via per giungere alla vita era l’osservanza dei dieci comandamenti, ma adesso non più così; certamente i comandamenti sono buoni, ma se si vuole giungere alla pienezza di vita, la via è un’altra ed è la persona stessa di Gesù. La strada verso Dio, verso il cuore palpitante della vita è Gesù: se voglio entrare nel mistero di Dio sono chiamato a mettere i miei passi sui suoi passi, a guardare con i suoi occhi, ad ascoltare con le sue stesse orecchie ad offrire le mie mani come fossero le sue, così che diventare cristiani significa amare come Gesù ha amato e seguire la via, che non è un insieme di belle nozioni o regole, ma una persona. Sì, a volte lo dimentichiamo, essere cristiani significa essere di Cristo, seguire Gesù, avere e vivere i suoi stessi sentimenti imitare Gesù e per questo è necessario cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, riconoscerlo nella sua parola e nel volto del fratello più debole e povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio. Chi vive secondo la logica di Dio deve inevitabilmente vivere da rivoluzionario, perché deve essere capace di rivoltare completamente i suoi schemi.
Gesù è verità che chiede di essere accolta in un mondo che in virtù di un malinteso senso di tolleranza nega la possibilità stessa che esista una verità, eccetto una, quella che non esiste nessuna verità, o che riduce la verità a livello di opinione. Gesù è verità sussurrata con determinazione ma senza arroganza, con autorevolezza ma senza supponenza perché per il discepolo di Cristo la verità non è un concetto, una dottrina, un dogma da imporre, ma una persona, è la persona stessa di Gesù, è Lui che incarna il vero Dio e il vero uomo. Il vero Dio non è quell’idolo che ci siamo creati amplificando la nostra umanità con i suoi difetti, la sua voglia di potenza, la sua sete di giustizia che poi altro non è che vendetta, il suo desiderio di essere riconosciuti e premiati secondo i nostri meriti, mentre altri verranno puniti con giusti castighi per i peccati da loro commessi. Niente di tutto questo Dio è amore infinito, un amore simile a quello di una madre che di fronte alle malefatte di un figlio comunque non riesce a vedere altro in lui che semplicemente suo figlio, unicamente suo figlio.
Ora in Gesù ci è rivelato anche il vero uomo, in Lui cogliamo la vera essenza del nostro essere umani: Egli è colui che perfettamente ama, senza risparmiare nulla e dona tutto per la vita del fratello.
Gesù è vita, una vita nuova interiore, spirituale, che allarga l’orizzonte della stessa vita biologica, che ci inserisce in un progetto d’amore di cui siamo chiamati a far parte, che ci cambia radicalmente in ciò che noi pensiamo e desideriamo, riempiendo ogni istante di una gioia intima, profonda, eterna. Anche se la nostra vita appare in più occasioni immersa nella debolezza, sappiamo che essa rientra nel gigantesco progetto d'amore di Dio, quello che siamo chiamati a manifestare ogni giorno nel nostro piccolo mondo con piccoli, ma significativi gesti d’amore.
Non c’è più spazio alla paura, non c’è più spazio al turbamento, possiamo alzare il nostro sguardo verso il Signore crocifisso e risorto e con il cuore ancora pieno della gioia pasquale possiamo annunciare con forza l’amore di Dio come unica via da percorrere, unica verità che conta per ogni donna e uomo, unica vita che meriti di essere vissuta.
Ora quando il nostro cuore è turbato come un mare in tempesta, soprattutto in quei momenti dove non comprendiamo il senso di tutto ciò che accade intorno a noi, diventa essenziale aprire il nostro cuore alla fiducia, è arrivato il momento di abbandonarci teneramente nelle forti mani di Dio, perché Lui ha preparato per noi un posto, fin dall’origine del mondo! Sì, è questa la promessa non di marinaio, ma di Dio che diventa oggi bella notizia sulla mia povera vita: c’è un posto preparato per me, proprio per me, con su scritto a chiare lettere il mio nome; è la nostra dimora nel suo regno, che siamo chiamati a costruire già da oggi; nessuno è escluso dalla comunità dei suoi discepoli, nella quale c’è un compito che ognuno è chiamato a svolgere secondo i doni che ciascuno ha ricevuto, doni che devono essere posti a servizio della vita del fratello.
Il Signore Gesù è andato avanti a noi come il “bel pastore” per preparare il posto a tutti noi, per donare la sua vita ed ora ci chiama. Nel celebrare l’eucaristia ci lasciamo introdurre in un immenso ed eterno abbraccio d’amore; l’eucaristia è il nostro sì alla proposta sponsale che Gesù ci fa perché con il gesto di mangiare quel pane noi accogliamo Gesù con tutta la sua storia d’amore ed uniamo la nostra vita alla sua.
Gesù ci guida, va avanti a noi, ma noi, come del resto i discepoli dimostriamo di non aver capito niente: Pietro si rifiuta di lasciarsi lavare i piedi, Giuda esce dal cenacolo per andare a vendere il Maestro, Tommaso rivela di non sapere quale sia la meta della vita di Gesù e Filippo chiede ancora il privilegio di vedere Dio senza accorgersi di averlo avuto lì fisicamente presente in quegli ultimi tre anni della sua vita. Può essere allora di grande consolazione vedere come anche i discepoli hanno nutrito i loro dubbi, ma soprattutto deve diventare stimolo per me, poiché se loro, che non ci avevano capito nulla di lì a pochi anni avrebbero saputo donare la loro vita per testimoniare l’amore infinito di Dio perché non potrei fare altrettanto io? Se loro pur avendo lì accanto il Signore hanno faticato ad avere fede, perché devo avere paura di momenti di crisi nel mio cammino di fede?
Di fronte ai dubbi, di fronte alla paura, di fronte alla coscienza della mia povertà ed inadeguatezza, di fronte all’incomprensione la proposta di Gesù è a dir poco sconvolgente: io sono la via, la verità e la vita.
Gesù è la via: nella catechesi avevano appreso che la via per giungere alla vita era l’osservanza dei dieci comandamenti, ma adesso non più così; certamente i comandamenti sono buoni, ma se si vuole giungere alla pienezza di vita, la via è un’altra ed è la persona stessa di Gesù. La strada verso Dio, verso il cuore palpitante della vita è Gesù: se voglio entrare nel mistero di Dio sono chiamato a mettere i miei passi sui suoi passi, a guardare con i suoi occhi, ad ascoltare con le sue stesse orecchie ad offrire le mie mani come fossero le sue, così che diventare cristiani significa amare come Gesù ha amato e seguire la via, che non è un insieme di belle nozioni o regole, ma una persona. Sì, a volte lo dimentichiamo, essere cristiani significa essere di Cristo, seguire Gesù, avere e vivere i suoi stessi sentimenti imitare Gesù e per questo è necessario cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, riconoscerlo nella sua parola e nel volto del fratello più debole e povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio. Chi vive secondo la logica di Dio deve inevitabilmente vivere da rivoluzionario, perché deve essere capace di rivoltare completamente i suoi schemi.
Gesù è verità che chiede di essere accolta in un mondo che in virtù di un malinteso senso di tolleranza nega la possibilità stessa che esista una verità, eccetto una, quella che non esiste nessuna verità, o che riduce la verità a livello di opinione. Gesù è verità sussurrata con determinazione ma senza arroganza, con autorevolezza ma senza supponenza perché per il discepolo di Cristo la verità non è un concetto, una dottrina, un dogma da imporre, ma una persona, è la persona stessa di Gesù, è Lui che incarna il vero Dio e il vero uomo. Il vero Dio non è quell’idolo che ci siamo creati amplificando la nostra umanità con i suoi difetti, la sua voglia di potenza, la sua sete di giustizia che poi altro non è che vendetta, il suo desiderio di essere riconosciuti e premiati secondo i nostri meriti, mentre altri verranno puniti con giusti castighi per i peccati da loro commessi. Niente di tutto questo Dio è amore infinito, un amore simile a quello di una madre che di fronte alle malefatte di un figlio comunque non riesce a vedere altro in lui che semplicemente suo figlio, unicamente suo figlio.
Ora in Gesù ci è rivelato anche il vero uomo, in Lui cogliamo la vera essenza del nostro essere umani: Egli è colui che perfettamente ama, senza risparmiare nulla e dona tutto per la vita del fratello.
Gesù è vita, una vita nuova interiore, spirituale, che allarga l’orizzonte della stessa vita biologica, che ci inserisce in un progetto d’amore di cui siamo chiamati a far parte, che ci cambia radicalmente in ciò che noi pensiamo e desideriamo, riempiendo ogni istante di una gioia intima, profonda, eterna. Anche se la nostra vita appare in più occasioni immersa nella debolezza, sappiamo che essa rientra nel gigantesco progetto d'amore di Dio, quello che siamo chiamati a manifestare ogni giorno nel nostro piccolo mondo con piccoli, ma significativi gesti d’amore.
Non c’è più spazio alla paura, non c’è più spazio al turbamento, possiamo alzare il nostro sguardo verso il Signore crocifisso e risorto e con il cuore ancora pieno della gioia pasquale possiamo annunciare con forza l’amore di Dio come unica via da percorrere, unica verità che conta per ogni donna e uomo, unica vita che meriti di essere vissuta.
Commento 10 maggio 2020
“Non sia turbato il vostro cuore!” sono queste le parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli e a tutti noi: Gesù ha appena finito di lavare i piedi ai suoi discepoli e ha annunciato il tradimento da parte di uno di loro. Ecco ciò che aveva sconvolto i cuori dei discepoli: davanti ai loro occhi increduli si era presentata l’inaudita proposta di un Dio capace di inginocchiarsi per lavare loro i piedi nel classico gesto dello schiavo e subito dopo la paura nel cogliere la nostra inadeguatezza e il nostro limite che ci rende incapaci di accogliere e vivere pienamente quella stessa proposta di un amore infinito, di una vita donata, che Dio stesso ci indica come l’unica via per la felicità, l’unica verità dell’uomo veramente riuscito, l’unica vita capace di superare la morte verso l’eternità.
Se il nostro cuore è turbato come un mare in tempesta, soprattutto in momenti come questo dove non comprendiamo il senso di tutto ciò che accade intorno a noi, ecco questo è il momento di aprire il nostro cuore alla fiducia, il momento di abbandonarci teneramente nelle forti mani di Dio, perché Lui ha preparato per noi un posto, fin dall’origine del mondo! È la nostra dimora nel suo regno, che siamo chiamati a costruire già da oggi; nessuno è escluso dalla comunità dei suoi discepoli, nella quale c’è un compito che ognuno è chiamato a svolgere secondo i doni che ciascuno ha ricevuto, doni che devono essere posti a servizio della vita del fratello. Gesù è andato avanti per preparare il posto a tutti noi, per donare la vita; sì, questo è il posto per tutti coloro che si fidano di Dio. Tra pochi giorni torneremo a celebrare insieme l’eucaristia: l’eucaristia altro non è che il nostro lasciarci introdurre in questo coinvolgimento d’amore con Dio, “prendete e mangiate, bevetene tutti”; l’eucaristia è il nostro sì alla proposta sponsale che Gesù ci fa perché con il gesto di mangiare quel pane noi accogliamo Gesù con tutta la sua storia d’amore ed uniamo la nostra vita alla sua.
Gesù va avanti, ma i discepoli non hanno capito niente: Pietro si rifiuta di lasciarsi lavare i piedi, Giuda esce dal cenacolo per andare a vendere il Maestro, Tommaso rivela di non sapere quale sia la meta della vita di Gesù e Filippo chiede ancora il privilegio di vedere Dio senza accorgersi di averlo avuto lì fisicamente presente in quegli ultimi tre anni della sua vita. È di grande consolazione vedere come anche i discepoli hanno nutrito i loro dubbi, ma soprattutto è di stimolo per me: se loro, che non ci avevano capito nulla di lì a pochi anni avrebbero saputo donare la loro vita per testimoniare l’amore infinito di Dio perché non potrei fare altrettanto io? Se loro pur avendo lì accanto il Signore hanno faticato ad avere fede, perché devo avere paura di momenti di crisi nel mio cammino di fede?
Di fronte a questi dubbi, a queste paure, a queste incomprensioni la proposta di Gesù è a dir poco sconvolgente: io sono la via, la verità e la vita.
Io sono la via: questa affermazione deve essere suonata molto strana ai discepoli. Nella catechesi avevano appreso che la via per giungere alla vita era l’osservanza dei dieci comandamenti, ma adesso non più così; certamente i comandamenti sono buoni, ma se si vuole giungere alla pienezza di vita, la via è un’altra ed è la persona stessa di Gesù. Essere cristiani, a volte ce lo dimentichiamo, significa seguire Gesù, imitare Gesù, fidarsi di lui. Conoscerlo, anzitutto, e lasciarci amare. Accogliere ed ascoltare la sua parola, cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, ma è soprattutto riconoscerlo nel volto del fratello povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio. Chi vive secondo la logica di Dio deve inevitabilmente vivere da rivoluzionario, perché deve essere capace di rivoltare completamente i suoi schemi. Essere cristiani significa amare come Gesù ha amato, parlare come Gesù ha parlato, operare come Gesù ha operato, camminare lungo quella via che Lui ha tracciato.
Io sono la verità: una verità che esiste e che chiede di essere accolta in un mondo che nega la possibilità stessa che esista una verità (eccetto una: quella che non esiste nessuna verità!), o che riduce la verità a livello di opinione, in un malinteso senso di tolleranza, mettendo tutto e tutti sullo stesso piano, come se la libertà significasse che nulla più è autentico. Ma una verità sussurrata con determinazione ma senza arroganza, con autorevolezza ma senza supponenza perché per il discepolo di Cristo la verità non è un concetto, una dottrina, un dogma da imporre; la verità è la persona stessa di Gesù è Lui che incarna il vero Dio e il vero uomo. Il vero Dio non è quell’idolo che ci siamo creato amplificando la nostra umanità con i suoi difetti, la sua voglia di potenza, la sua sete di giustizia che altro non è che vendetta, il suo desiderio di essere riconosciuti e premiati secondo i nostri meriti, mentre altri ricevano i giusti castighi per i peccati da loro commessi. Il vero Dio è l’amore infinito come quello di una mamma che non riesce a vedere altro in quel degenerato, in quel criminale, in quel peccatore che suo figlio, unicamente suo figlio.
Gesù è anche vero uomo, in Lui cogliamo la vera essenza del nostro essere umani; Gesù è colui che perfettamente ama, senza risparmiare nulla e dona tutto per la vita del fratello.
Io sono la vita, una vita nuova interiore, spirituale, che allarga l'orizzonte della stessa vita biologica, che ci inserisce in un progetto d’amore di cui siamo chiamati a far parte, che ci cambia radicalmente in ciò che noi pensiamo e desideriamo, riempiendo ogni istante di una gioia intima, profonda, eterna. Anche se la nostra vita appare in più occasioni immersa nella debolezza, soprattutto in giorni come quelli che stiamo vivendo, ognuno di noi, come discepolo, sa che essa rientra nel gigantesco progetto d'amore di Dio, quello che siamo chiamati a manifestare ogni giorno nel nostro piccolo mondo con piccoli, ma significativi gesti d’amore.
Alziamo gli occhi verso il Signore crocifisso e risorto e con gioia potremo annunciare l’amore di Dio come unica via da percorrere, unica verità che conta per ogni donna e uomo, unica vita che meriti di essere vissuta.
Se il nostro cuore è turbato come un mare in tempesta, soprattutto in momenti come questo dove non comprendiamo il senso di tutto ciò che accade intorno a noi, ecco questo è il momento di aprire il nostro cuore alla fiducia, il momento di abbandonarci teneramente nelle forti mani di Dio, perché Lui ha preparato per noi un posto, fin dall’origine del mondo! È la nostra dimora nel suo regno, che siamo chiamati a costruire già da oggi; nessuno è escluso dalla comunità dei suoi discepoli, nella quale c’è un compito che ognuno è chiamato a svolgere secondo i doni che ciascuno ha ricevuto, doni che devono essere posti a servizio della vita del fratello. Gesù è andato avanti per preparare il posto a tutti noi, per donare la vita; sì, questo è il posto per tutti coloro che si fidano di Dio. Tra pochi giorni torneremo a celebrare insieme l’eucaristia: l’eucaristia altro non è che il nostro lasciarci introdurre in questo coinvolgimento d’amore con Dio, “prendete e mangiate, bevetene tutti”; l’eucaristia è il nostro sì alla proposta sponsale che Gesù ci fa perché con il gesto di mangiare quel pane noi accogliamo Gesù con tutta la sua storia d’amore ed uniamo la nostra vita alla sua.
Gesù va avanti, ma i discepoli non hanno capito niente: Pietro si rifiuta di lasciarsi lavare i piedi, Giuda esce dal cenacolo per andare a vendere il Maestro, Tommaso rivela di non sapere quale sia la meta della vita di Gesù e Filippo chiede ancora il privilegio di vedere Dio senza accorgersi di averlo avuto lì fisicamente presente in quegli ultimi tre anni della sua vita. È di grande consolazione vedere come anche i discepoli hanno nutrito i loro dubbi, ma soprattutto è di stimolo per me: se loro, che non ci avevano capito nulla di lì a pochi anni avrebbero saputo donare la loro vita per testimoniare l’amore infinito di Dio perché non potrei fare altrettanto io? Se loro pur avendo lì accanto il Signore hanno faticato ad avere fede, perché devo avere paura di momenti di crisi nel mio cammino di fede?
Di fronte a questi dubbi, a queste paure, a queste incomprensioni la proposta di Gesù è a dir poco sconvolgente: io sono la via, la verità e la vita.
Io sono la via: questa affermazione deve essere suonata molto strana ai discepoli. Nella catechesi avevano appreso che la via per giungere alla vita era l’osservanza dei dieci comandamenti, ma adesso non più così; certamente i comandamenti sono buoni, ma se si vuole giungere alla pienezza di vita, la via è un’altra ed è la persona stessa di Gesù. Essere cristiani, a volte ce lo dimentichiamo, significa seguire Gesù, imitare Gesù, fidarsi di lui. Conoscerlo, anzitutto, e lasciarci amare. Accogliere ed ascoltare la sua parola, cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, ma è soprattutto riconoscerlo nel volto del fratello povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio. Chi vive secondo la logica di Dio deve inevitabilmente vivere da rivoluzionario, perché deve essere capace di rivoltare completamente i suoi schemi. Essere cristiani significa amare come Gesù ha amato, parlare come Gesù ha parlato, operare come Gesù ha operato, camminare lungo quella via che Lui ha tracciato.
Io sono la verità: una verità che esiste e che chiede di essere accolta in un mondo che nega la possibilità stessa che esista una verità (eccetto una: quella che non esiste nessuna verità!), o che riduce la verità a livello di opinione, in un malinteso senso di tolleranza, mettendo tutto e tutti sullo stesso piano, come se la libertà significasse che nulla più è autentico. Ma una verità sussurrata con determinazione ma senza arroganza, con autorevolezza ma senza supponenza perché per il discepolo di Cristo la verità non è un concetto, una dottrina, un dogma da imporre; la verità è la persona stessa di Gesù è Lui che incarna il vero Dio e il vero uomo. Il vero Dio non è quell’idolo che ci siamo creato amplificando la nostra umanità con i suoi difetti, la sua voglia di potenza, la sua sete di giustizia che altro non è che vendetta, il suo desiderio di essere riconosciuti e premiati secondo i nostri meriti, mentre altri ricevano i giusti castighi per i peccati da loro commessi. Il vero Dio è l’amore infinito come quello di una mamma che non riesce a vedere altro in quel degenerato, in quel criminale, in quel peccatore che suo figlio, unicamente suo figlio.
Gesù è anche vero uomo, in Lui cogliamo la vera essenza del nostro essere umani; Gesù è colui che perfettamente ama, senza risparmiare nulla e dona tutto per la vita del fratello.
Io sono la vita, una vita nuova interiore, spirituale, che allarga l'orizzonte della stessa vita biologica, che ci inserisce in un progetto d’amore di cui siamo chiamati a far parte, che ci cambia radicalmente in ciò che noi pensiamo e desideriamo, riempiendo ogni istante di una gioia intima, profonda, eterna. Anche se la nostra vita appare in più occasioni immersa nella debolezza, soprattutto in giorni come quelli che stiamo vivendo, ognuno di noi, come discepolo, sa che essa rientra nel gigantesco progetto d'amore di Dio, quello che siamo chiamati a manifestare ogni giorno nel nostro piccolo mondo con piccoli, ma significativi gesti d’amore.
Alziamo gli occhi verso il Signore crocifisso e risorto e con gioia potremo annunciare l’amore di Dio come unica via da percorrere, unica verità che conta per ogni donna e uomo, unica vita che meriti di essere vissuta.
Commento 14 maggio 2017
Durante l’ultima cena Gesù come in un testamento lascia le sue ultime volontà, vuole esprimere agli apostoli le indicazioni più importanti. In un tale momento di turbamento in cui è ormai chiara la sorte che si sta avvicinando per Gesù, egli incoraggia i suoi perché per loro è pronto un posto accanto a Dio e noi come possiamo non essere attratti dall’immensa tenerezza di Dio espressa in queste parole? Come giungere in quel posto dall’eternità preparato per noi?
Gesù risponde: “Io sono la via, la verità, la vita”!
1) Io sono la via: essere cristiani, a volte ce lo dimentichiamo, significa seguire Gesù, imitare Gesù, fidarsi di lui. Conoscerlo, anzitutto, e lasciarci amare. Accogliere ed ascoltare la sua parola, cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, ma è soprattutto riconoscerlo nel volto del fratello povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio: chi vive secondo la logica di Dio deve inevitabilmente vivere da rivoluzionario, perché deve essere capace di rivoltare completamente i pensieri dell’uomo. Diventare cristiani significa, pertanto, amare come Gesù ha amato: camminare lungo quella via, che non è un insieme di belle nozioni, ma una persona.
2) Io sono la verità: Gesù è la verità. Verità che esiste e che chiede di essere accolta in un mondo che nega la possibilità stessa che esista una verità (eccetto una: quella che non esiste nessuna verità!), o che riduce la verità a livello di opinione, in un malinteso senso di tolleranza, mettendo tutto e tutti sullo stesso piano, come se la libertà significasse che nulla più è autentico. In un mondo che tutto relativizza, Gesù, con determinazione ma senza arroganza, con autorevolezza ma senza supponenza, pretende di conoscere la verità su Dio e sugli uomini. Ma attenzione all'uomo contemporaneo che, come Pilato, chiede cos'è la verità, la Chiesa proclama non una dottrina ma, nuovamente, una persona: Gesù è la verità, dice la verità, ci conduce alla verità; la verità è evidente, si impone, non ha da convincere. La chiesa, la comunità di coloro che credono e vogliono vivere come Gesù, non possiede la verità, ma invita sé stessa ed ogni uomo a porsi in cammino per vivere nella verità. Solo chi ha un cuore onesto, disincantato, ragionevole è in grado di coglierla. Ciò che il cercatore di Dio è invitato a fare è mettersi in gioco, fino in fondo, non barare, non impigrirsi ma cercare, restare aperto e disponibile alla crescita intellettuale ed interiore.
3) Io sono la vita: chi ha scoperto Gesù nel proprio percorso può affermare con assoluta verità che il Signore gli ha donato la vita. Esiste certamente una vita biologica che può anche essere intensa e coinvolgente, ma ci è donata anche una vita interiore, spirituale, che allarga l'orizzonte della vita biologica, che ci inserisce in un progetto d’amore di cui siamo chiamati a far parte, che ci cambia radicalmente in ciò che noi pensiamo e desideriamo, riempiendo ogni istante della nostra vita di una gioia intima, profonda, eterna. Anche se la nostra vita appare in più occasioni immersa nella debolezza, ognuno di noi, come discepolo, sa che essa rientra nel gigantesco progetto d'amore di Dio, quello che siamo chiamati a manifestare ogni giorno nel nostro piccolo mondo.
Gesù risponde: “Io sono la via, la verità, la vita”!
1) Io sono la via: essere cristiani, a volte ce lo dimentichiamo, significa seguire Gesù, imitare Gesù, fidarsi di lui. Conoscerlo, anzitutto, e lasciarci amare. Accogliere ed ascoltare la sua parola, cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, ma è soprattutto riconoscerlo nel volto del fratello povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio: chi vive secondo la logica di Dio deve inevitabilmente vivere da rivoluzionario, perché deve essere capace di rivoltare completamente i pensieri dell’uomo. Diventare cristiani significa, pertanto, amare come Gesù ha amato: camminare lungo quella via, che non è un insieme di belle nozioni, ma una persona.
2) Io sono la verità: Gesù è la verità. Verità che esiste e che chiede di essere accolta in un mondo che nega la possibilità stessa che esista una verità (eccetto una: quella che non esiste nessuna verità!), o che riduce la verità a livello di opinione, in un malinteso senso di tolleranza, mettendo tutto e tutti sullo stesso piano, come se la libertà significasse che nulla più è autentico. In un mondo che tutto relativizza, Gesù, con determinazione ma senza arroganza, con autorevolezza ma senza supponenza, pretende di conoscere la verità su Dio e sugli uomini. Ma attenzione all'uomo contemporaneo che, come Pilato, chiede cos'è la verità, la Chiesa proclama non una dottrina ma, nuovamente, una persona: Gesù è la verità, dice la verità, ci conduce alla verità; la verità è evidente, si impone, non ha da convincere. La chiesa, la comunità di coloro che credono e vogliono vivere come Gesù, non possiede la verità, ma invita sé stessa ed ogni uomo a porsi in cammino per vivere nella verità. Solo chi ha un cuore onesto, disincantato, ragionevole è in grado di coglierla. Ciò che il cercatore di Dio è invitato a fare è mettersi in gioco, fino in fondo, non barare, non impigrirsi ma cercare, restare aperto e disponibile alla crescita intellettuale ed interiore.
3) Io sono la vita: chi ha scoperto Gesù nel proprio percorso può affermare con assoluta verità che il Signore gli ha donato la vita. Esiste certamente una vita biologica che può anche essere intensa e coinvolgente, ma ci è donata anche una vita interiore, spirituale, che allarga l'orizzonte della vita biologica, che ci inserisce in un progetto d’amore di cui siamo chiamati a far parte, che ci cambia radicalmente in ciò che noi pensiamo e desideriamo, riempiendo ogni istante della nostra vita di una gioia intima, profonda, eterna. Anche se la nostra vita appare in più occasioni immersa nella debolezza, ognuno di noi, come discepolo, sa che essa rientra nel gigantesco progetto d'amore di Dio, quello che siamo chiamati a manifestare ogni giorno nel nostro piccolo mondo.