Quarta domenica di Avvento Anno B
VANGELO Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Commento 24 dicembre 2023
A pochi giorni dalla solennità dell’Immacolata torniamo a riflettere sul testo dell’annunciazione a Maria per celebrare nuovamente, in questa vigilia del Natale, il “sì” di Maria. Quello che ci propone Luca nel suo vangelo non è una cronaca storica, ma un meraviglioso dipinto nel quale con pennellate riprese dall’Antico Testamento l’evangelista riprende l’esperienza intima e religiosa di Maria che l’ha portata a comprendere la vocazione alla quale l’aveva chiamata il suo Dio. È con gratitudine e riconoscenza che vogliamo nuovamente guardare a questa ragazzina, madre di Dio e sorella nostra nella fede.
In apertura la pagina di Luca si riempie di nomi: Gabriele, Dio, Galilea, Nazareth, Giuseppe, Davide, Maria; sono sette, il numero appunto della totalità, forse per ricordare a chi legge che ciò che sta per accadere coinvolgerà tutta la storia umana e divina, il mondo di Dio e degli uomini attende quel “sì” di Maria che ha cambiato la storia. Siamo a Nazareth, piccolo villaggio, insignificante nella storia dei potenti, sui monti della Galilea, un villaggio dal quale nulla di buono ci si poteva attendere (Gv 1,46), neppure per gli stessi Ebrei. Ora proprio quel suo “sì” è stato per noi fonte di salvezza!
Per la prima volta nella Bibbia un angelo si rivolge a una donna; in una casa qualunque e non nel santuario di Gerusalemme, tra i piatti della cucina e non fra i candelabri d’oro del tempio. Sì, è ben un Dio strano, il nostro!
Correva l’anno 746 dalla fondazione della città di Roma, l’anno ventesimo da quando Cesare Augusto aveva ricevuto il titolo di imperatore ed il ventinovesimo anno in cui in Palestina regnava Erode il grande, ma Luca non ci dice nulla di tutto questo; era un giorno ordinario, ma segnato sul calendario della vita: “era il sesto mese…” da quando inaspettatamente Elisabetta, cugina di Maria, era rimasta incinta, una maternità straordinaria, fiorita in una donna ormai anziana che tutti consideravano sterile.
Il saluto dell’angelo a Maria, che noi abbiamo tradotto come un saluto formale (Ave, o Maria), in realtà è un meraviglioso invito alla gioia, composto da Luca, attingendo a piene mani dalla Bibbia: “Gioisci, Maria, amata da Dio, il Signore è con te!”. Sono richiamati alcuni testi famosissimi con le promesse di gioia, di bene e di speranza che i profeti avevano pronunciato in nome di Dio, rivolgendo queste parole a Gerusalemme o a Israele, ma mai a persone singole; gioia e speranza fondate sulla motivazione di un Dio che viene, ma soprattutto è “in mezzo” a te, dove il termine ebraico indica in realtà il “grembo” (cfr. Sof 3, 14-15); ora in Maria si sono adempiute tutte quelle promesse, tutte quelle profezie, che erano state rivolte alla figlia di Sion.
Gioisci, Maria, perché sei ricolmata dell’amore gratuito ed infinito di Dio; gioisci ed insegna anche a noi a vivere nella gioia perché amati da Dio, amati al di là delle nostre incoerenze e dei nostri peccati!
Gioisci, Maria, e non essere turbata perché, sebbene sei chiamata a qualcosa di enormemente più grande di tutte le tue capacità umane, il Signore sarà lì con te per donarti la sua forza d’amore; gioisci ed insegna a vivere nella gioia perché siamo accompagnati dal Signore lungo le strade della vita anche quando questa ci appare sovrastare con le sue fatiche ed i suoi dolori le nostre misere forze!
Quante volte ci soffermiamo sui nostri limiti, sui nostri dubbi, sulla nostra fede troppo piccola e debole; eppure dobbiamo prendere coscienza che come Maria abbiamo trovato e troveremo grazia presso Dio e che sarà Lui stesso ad operare, mentre a noi è chiesto soltanto di lasciarlo fare. Così come Maria si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano, vorrei anch’io aprire il mio cuore a un Dio che per entrare nella mia, nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del nostro cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che, forse, è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa (cfr. Lc 15,11-32)!
“Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”: la risposta di Maria all’invito non è un’obiezione, ma la richiesta di un chiarimento; che bello, Maria si fida ciecamente del suo Dio, ma vuole capire, vuole partecipare consapevolmente alla missione che gli è stata affidata! Donami Maria, il tuo coraggio, la tua sfrontatezza per guardare in faccia al mio Dio e chiedere come sia possibile che Dio affidi tutto il suo progetto d’amore ad uno come te, ad uno come me!
E subito dopo, donami ancora, Maria, il coraggio di mettermi a disposizione di quel Dio che è sempre al mio fianco e per il quale nulla è impossibile proclamando con gioia ancora una volta: eccomi, Signore sono il tuo servo pronto a costruire insieme a Te il Tuo regno, quel regno d’amore e di fraternità che Tu hai sognato per noi fin dalla creazione del mondo.
Che questo tempo di avvento, questo tempo di attesa del Signore che viene nella nostra vita, oggi, sia anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
In apertura la pagina di Luca si riempie di nomi: Gabriele, Dio, Galilea, Nazareth, Giuseppe, Davide, Maria; sono sette, il numero appunto della totalità, forse per ricordare a chi legge che ciò che sta per accadere coinvolgerà tutta la storia umana e divina, il mondo di Dio e degli uomini attende quel “sì” di Maria che ha cambiato la storia. Siamo a Nazareth, piccolo villaggio, insignificante nella storia dei potenti, sui monti della Galilea, un villaggio dal quale nulla di buono ci si poteva attendere (Gv 1,46), neppure per gli stessi Ebrei. Ora proprio quel suo “sì” è stato per noi fonte di salvezza!
Per la prima volta nella Bibbia un angelo si rivolge a una donna; in una casa qualunque e non nel santuario di Gerusalemme, tra i piatti della cucina e non fra i candelabri d’oro del tempio. Sì, è ben un Dio strano, il nostro!
Correva l’anno 746 dalla fondazione della città di Roma, l’anno ventesimo da quando Cesare Augusto aveva ricevuto il titolo di imperatore ed il ventinovesimo anno in cui in Palestina regnava Erode il grande, ma Luca non ci dice nulla di tutto questo; era un giorno ordinario, ma segnato sul calendario della vita: “era il sesto mese…” da quando inaspettatamente Elisabetta, cugina di Maria, era rimasta incinta, una maternità straordinaria, fiorita in una donna ormai anziana che tutti consideravano sterile.
Il saluto dell’angelo a Maria, che noi abbiamo tradotto come un saluto formale (Ave, o Maria), in realtà è un meraviglioso invito alla gioia, composto da Luca, attingendo a piene mani dalla Bibbia: “Gioisci, Maria, amata da Dio, il Signore è con te!”. Sono richiamati alcuni testi famosissimi con le promesse di gioia, di bene e di speranza che i profeti avevano pronunciato in nome di Dio, rivolgendo queste parole a Gerusalemme o a Israele, ma mai a persone singole; gioia e speranza fondate sulla motivazione di un Dio che viene, ma soprattutto è “in mezzo” a te, dove il termine ebraico indica in realtà il “grembo” (cfr. Sof 3, 14-15); ora in Maria si sono adempiute tutte quelle promesse, tutte quelle profezie, che erano state rivolte alla figlia di Sion.
Gioisci, Maria, perché sei ricolmata dell’amore gratuito ed infinito di Dio; gioisci ed insegna anche a noi a vivere nella gioia perché amati da Dio, amati al di là delle nostre incoerenze e dei nostri peccati!
Gioisci, Maria, e non essere turbata perché, sebbene sei chiamata a qualcosa di enormemente più grande di tutte le tue capacità umane, il Signore sarà lì con te per donarti la sua forza d’amore; gioisci ed insegna a vivere nella gioia perché siamo accompagnati dal Signore lungo le strade della vita anche quando questa ci appare sovrastare con le sue fatiche ed i suoi dolori le nostre misere forze!
Quante volte ci soffermiamo sui nostri limiti, sui nostri dubbi, sulla nostra fede troppo piccola e debole; eppure dobbiamo prendere coscienza che come Maria abbiamo trovato e troveremo grazia presso Dio e che sarà Lui stesso ad operare, mentre a noi è chiesto soltanto di lasciarlo fare. Così come Maria si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano, vorrei anch’io aprire il mio cuore a un Dio che per entrare nella mia, nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del nostro cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che, forse, è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa (cfr. Lc 15,11-32)!
“Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”: la risposta di Maria all’invito non è un’obiezione, ma la richiesta di un chiarimento; che bello, Maria si fida ciecamente del suo Dio, ma vuole capire, vuole partecipare consapevolmente alla missione che gli è stata affidata! Donami Maria, il tuo coraggio, la tua sfrontatezza per guardare in faccia al mio Dio e chiedere come sia possibile che Dio affidi tutto il suo progetto d’amore ad uno come te, ad uno come me!
E subito dopo, donami ancora, Maria, il coraggio di mettermi a disposizione di quel Dio che è sempre al mio fianco e per il quale nulla è impossibile proclamando con gioia ancora una volta: eccomi, Signore sono il tuo servo pronto a costruire insieme a Te il Tuo regno, quel regno d’amore e di fraternità che Tu hai sognato per noi fin dalla creazione del mondo.
Che questo tempo di avvento, questo tempo di attesa del Signore che viene nella nostra vita, oggi, sia anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
Commento 20 dicembre 2020
Dopo pochi giorni ritorniamo a riflettere sul testo dell’annunciazione a Maria per celebrare nuovamente a qualche giorno dal Natale il “sì” di Maria; con gratitudine e riconoscenza volgiamo lo sguardo verso questa ragazzina, nata e cresciuta alla periferia del mondo in un villaggio dal quale nulla di buono ci si poteva attendere (Gv 1,46). Maria si ritrova di fronte ad un dilemma importante: è chiamata a rinunciare a tutti i suoi progetti, i suoi sogni per qualcosa che forse solo alle sue orecchie di ragazza sognatrice poteva non sembrare così assurdo: diventare la madre del suo Dio, diventare strumento perché Dio potesse realizzare il suo progetto d’amore per l’umanità, per ogni donna e uomo ed anche per me!
Che bello concludere questo nostro avvento vivendo insieme a Maria l’attesa per la nascita del suo Figlio; forse non c’è niente di umanamente più bello e gioioso dell’attesa di una madre per la nascita di un figlio. Allora voglio guardare a te, Maria, madre di Dio e sorella nostra nella fede:
“Rallegrati Maria”, gioisci, perché una grande gioia ti sta per riempire, non è la gioia momentanea, ma quella vera e piena che solo il Signore può dare, rallegrati perché il Signore è con te, ti ama; con la stessa consapevolezza voglio gioire ogni giorno perché sono amato da Dio
Maria “non temere”, non cedere alla paura, aiutaci a non credere che per quanto la nostra missione o vocazione possa essere grande e importante, sia impossibile per una piccola creatura come noi. Quante volte ci soffermiamo sui nostri limiti, sui nostri dubbi, sulla nostra fede troppo piccola e debole; eppure dobbiamo prendere coscienza che come Maria abbiamo trovato e troveremo grazia presso Dio e che sarà Lui stesso ad operare, mentre a noi è chiesto soltanto di lasciarlo fare. Così come Maria si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano, vorrei anch’io aprire il mio cuore a un Dio che per entrare nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del tuo cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che forse è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa (cfr. Lc 15,11-32)!
Maria, vorrei avere il tuo coraggio per guardare in faccia al tuo Dio e chiedere come sia possibile che Dio affidi tutto il suo progetto ad uno come te, ad uno come me, con i nostri limiti, le nostre fatiche, a volte le mie incoerenze e i miei peccati.
Maria, vorrei poi avere il coraggio di mettermi a disposizione di quel Dio che è sempre al mio fianco e per il quale nulla è impossibile: eccomi, Signore sono il tuo servo pronto a costruire insieme a Te il Tuo regno, quel regno d’amore e di fraternità che Tu hai sognato per noi fin dalla creazione del mondo.
Facciamo in modo che il tempo di avvento come tempo di attesa sia anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
Che bello concludere questo nostro avvento vivendo insieme a Maria l’attesa per la nascita del suo Figlio; forse non c’è niente di umanamente più bello e gioioso dell’attesa di una madre per la nascita di un figlio. Allora voglio guardare a te, Maria, madre di Dio e sorella nostra nella fede:
“Rallegrati Maria”, gioisci, perché una grande gioia ti sta per riempire, non è la gioia momentanea, ma quella vera e piena che solo il Signore può dare, rallegrati perché il Signore è con te, ti ama; con la stessa consapevolezza voglio gioire ogni giorno perché sono amato da Dio
Maria “non temere”, non cedere alla paura, aiutaci a non credere che per quanto la nostra missione o vocazione possa essere grande e importante, sia impossibile per una piccola creatura come noi. Quante volte ci soffermiamo sui nostri limiti, sui nostri dubbi, sulla nostra fede troppo piccola e debole; eppure dobbiamo prendere coscienza che come Maria abbiamo trovato e troveremo grazia presso Dio e che sarà Lui stesso ad operare, mentre a noi è chiesto soltanto di lasciarlo fare. Così come Maria si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano, vorrei anch’io aprire il mio cuore a un Dio che per entrare nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del tuo cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che forse è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa (cfr. Lc 15,11-32)!
Maria, vorrei avere il tuo coraggio per guardare in faccia al tuo Dio e chiedere come sia possibile che Dio affidi tutto il suo progetto ad uno come te, ad uno come me, con i nostri limiti, le nostre fatiche, a volte le mie incoerenze e i miei peccati.
Maria, vorrei poi avere il coraggio di mettermi a disposizione di quel Dio che è sempre al mio fianco e per il quale nulla è impossibile: eccomi, Signore sono il tuo servo pronto a costruire insieme a Te il Tuo regno, quel regno d’amore e di fraternità che Tu hai sognato per noi fin dalla creazione del mondo.
Facciamo in modo che il tempo di avvento come tempo di attesa sia anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
Commento 24 dicembre 2017
A pochi giorni dalla solennità dell’Immacolata torniamo a riflettere sul testo dell’annunciazione a Maria per celebrare nuovamente, in questa vigilia del Natale, il “sì” di Maria. Quello che ci propone Luca nel suo vangelo non è una cronaca storica, ma un meraviglioso dipinto nel quale con pennellate riprese dall’Antico Testamento l’evangelista riprende l’esperienza intima e religiosa di Maria che l’ha portata a comprendere la vocazione alla quale l’aveva chiamata il suo Dio. È con gratitudine e riconoscenza che vogliamo nuovamente guardare a questa ragazzina, madre di Dio e sorella nostra nella fede.
In apertura la pagina di Luca si riempie di nomi: Gabriele, Dio, Galilea, Nazareth, Giuseppe, Davide, Maria; sono sette, il numero appunto della totalità, forse per ricordare a chi legge che ciò che sta per accadere coinvolgerà tutta la storia umana e divina, il mondo di Dio e degli uomini attende quel “sì” di Maria che ha cambiato la storia. Siamo a Nazareth, piccolo villaggio, insignificante nella storia dei potenti, sui monti della Galilea, un villaggio dal quale nulla di buono ci si poteva attendere (Gv 1,46), neppure per gli stessi Ebrei. Ora proprio quel suo “sì” è stato per noi fonte di salvezza!
Per la prima volta nella Bibbia un angelo si rivolge a una donna; in una casa qualunque e non nel santuario di Gerusalemme, tra i piatti della cucina e non fra i candelabri d’oro del tempio. Sì, è ben un Dio strano, il nostro!
Correva l’anno 746 dalla fondazione della città di Roma, l’anno ventesimo da quando Cesare Augusto aveva ricevuto il titolo di imperatore ed il ventinovesimo anno in cui in Palestina regnava Erode il grande, ma Luca non ci dice nulla di tutto questo; era un giorno ordinario, ma segnato sul calendario della vita: “era il sesto mese…” da quando inaspettatamente Elisabetta, cugina di Maria, era rimasta incinta, una maternità straordinaria, fiorita in una donna ormai anziana che tutti consideravano sterile.
Il saluto dell’angelo a Maria, che noi abbiamo tradotto come un saluto formale (Ave, o Maria), in realtà è un meraviglioso invito alla gioia, composto da Luca, attingendo a piene mani dalla Bibbia: “Gioisci, Maria, amata da Dio, il Signore è con te!”. Sono richiamati alcuni testi famosissimi con le promesse di gioia, di bene e di speranza che i profeti avevano pronunciato in nome di Dio, rivolgendo queste parole a Gerusalemme o a Israele, ma mai a persone singole; gioia e speranza fondate sulla motivazione di un Dio che viene, ma soprattutto è “in mezzo” a te, dove il termine ebraico indica in realtà il “grembo” (cfr. Sof 3, 14-15); ora in Maria si sono adempiute tutte quelle promesse, tutte quelle profezie, che erano state rivolte alla figlia di Sion.
Gioisci, Maria, perché sei ricolmata dell’amore gratuito ed infinito di Dio; gioisci ed insegna anche a noi a vivere nella gioia perché amati da Dio, amati al di là delle nostre incoerenze e dei nostri peccati!
Gioisci, Maria, e non essere turbata perché, sebbene sei chiamata a qualcosa di enormemente più grande di tutte le tue capacità umane, il Signore sarà lì con te per donarti la sua forza d’amore; gioisci ed insegna a vivere nella gioia perché siamo accompagnati dal Signore lungo le strade della vita anche quando questa ci appare sovrastare con le sue fatiche ed i suoi dolori le nostre misere forze!
Quante volte ci soffermiamo sui nostri limiti, sui nostri dubbi, sulla nostra fede troppo piccola e debole; eppure dobbiamo prendere coscienza che come Maria abbiamo trovato e troveremo grazia presso Dio e che sarà Lui stesso ad operare, mentre a noi è chiesto soltanto di lasciarlo fare. Così come Maria si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano, vorrei anch’io aprire il mio cuore a un Dio che per entrare nella mia, nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del nostro cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che, forse, è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa (cfr. Lc 15,11-32)!
“Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”: la risposta di Maria all’invito non è un’obiezione, ma la richiesta di un chiarimento; che bello, Maria si fida ciecamente del suo Dio, ma vuole capire, vuole partecipare consapevolmente alla missione che gli è stata affidata! Donami Maria, il tuo coraggio, la tua sfrontatezza per guardare in faccia al mio Dio e chiedere come sia possibile che Dio affidi tutto il suo progetto d’amore ad uno come te, ad uno come me!
E subito dopo, donami ancora, Maria, il coraggio di mettermi a disposizione di quel Dio che è sempre al mio fianco e per il quale nulla è impossibile proclamando con gioia ancora una volta: eccomi, Signore sono il tuo servo pronto a costruire insieme a Te il Tuo regno, quel regno d’amore e di fraternità che Tu hai sognato per noi fin dalla creazione del mondo.
Che questo tempo di avvento, questo tempo di attesa del Signore che viene nella nostra vita, oggi, sia anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
In apertura la pagina di Luca si riempie di nomi: Gabriele, Dio, Galilea, Nazareth, Giuseppe, Davide, Maria; sono sette, il numero appunto della totalità, forse per ricordare a chi legge che ciò che sta per accadere coinvolgerà tutta la storia umana e divina, il mondo di Dio e degli uomini attende quel “sì” di Maria che ha cambiato la storia. Siamo a Nazareth, piccolo villaggio, insignificante nella storia dei potenti, sui monti della Galilea, un villaggio dal quale nulla di buono ci si poteva attendere (Gv 1,46), neppure per gli stessi Ebrei. Ora proprio quel suo “sì” è stato per noi fonte di salvezza!
Per la prima volta nella Bibbia un angelo si rivolge a una donna; in una casa qualunque e non nel santuario di Gerusalemme, tra i piatti della cucina e non fra i candelabri d’oro del tempio. Sì, è ben un Dio strano, il nostro!
Correva l’anno 746 dalla fondazione della città di Roma, l’anno ventesimo da quando Cesare Augusto aveva ricevuto il titolo di imperatore ed il ventinovesimo anno in cui in Palestina regnava Erode il grande, ma Luca non ci dice nulla di tutto questo; era un giorno ordinario, ma segnato sul calendario della vita: “era il sesto mese…” da quando inaspettatamente Elisabetta, cugina di Maria, era rimasta incinta, una maternità straordinaria, fiorita in una donna ormai anziana che tutti consideravano sterile.
Il saluto dell’angelo a Maria, che noi abbiamo tradotto come un saluto formale (Ave, o Maria), in realtà è un meraviglioso invito alla gioia, composto da Luca, attingendo a piene mani dalla Bibbia: “Gioisci, Maria, amata da Dio, il Signore è con te!”. Sono richiamati alcuni testi famosissimi con le promesse di gioia, di bene e di speranza che i profeti avevano pronunciato in nome di Dio, rivolgendo queste parole a Gerusalemme o a Israele, ma mai a persone singole; gioia e speranza fondate sulla motivazione di un Dio che viene, ma soprattutto è “in mezzo” a te, dove il termine ebraico indica in realtà il “grembo” (cfr. Sof 3, 14-15); ora in Maria si sono adempiute tutte quelle promesse, tutte quelle profezie, che erano state rivolte alla figlia di Sion.
Gioisci, Maria, perché sei ricolmata dell’amore gratuito ed infinito di Dio; gioisci ed insegna anche a noi a vivere nella gioia perché amati da Dio, amati al di là delle nostre incoerenze e dei nostri peccati!
Gioisci, Maria, e non essere turbata perché, sebbene sei chiamata a qualcosa di enormemente più grande di tutte le tue capacità umane, il Signore sarà lì con te per donarti la sua forza d’amore; gioisci ed insegna a vivere nella gioia perché siamo accompagnati dal Signore lungo le strade della vita anche quando questa ci appare sovrastare con le sue fatiche ed i suoi dolori le nostre misere forze!
Quante volte ci soffermiamo sui nostri limiti, sui nostri dubbi, sulla nostra fede troppo piccola e debole; eppure dobbiamo prendere coscienza che come Maria abbiamo trovato e troveremo grazia presso Dio e che sarà Lui stesso ad operare, mentre a noi è chiesto soltanto di lasciarlo fare. Così come Maria si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano, vorrei anch’io aprire il mio cuore a un Dio che per entrare nella mia, nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del nostro cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che, forse, è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa (cfr. Lc 15,11-32)!
“Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”: la risposta di Maria all’invito non è un’obiezione, ma la richiesta di un chiarimento; che bello, Maria si fida ciecamente del suo Dio, ma vuole capire, vuole partecipare consapevolmente alla missione che gli è stata affidata! Donami Maria, il tuo coraggio, la tua sfrontatezza per guardare in faccia al mio Dio e chiedere come sia possibile che Dio affidi tutto il suo progetto d’amore ad uno come te, ad uno come me!
E subito dopo, donami ancora, Maria, il coraggio di mettermi a disposizione di quel Dio che è sempre al mio fianco e per il quale nulla è impossibile proclamando con gioia ancora una volta: eccomi, Signore sono il tuo servo pronto a costruire insieme a Te il Tuo regno, quel regno d’amore e di fraternità che Tu hai sognato per noi fin dalla creazione del mondo.
Che questo tempo di avvento, questo tempo di attesa del Signore che viene nella nostra vita, oggi, sia anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
Commento 24 dicembre 2017
Celebriamo oggi il “sì” di Maria, a poche ore dal Natale. In silenzio volgiamo lo sguardo verso questa ragazzina, nata e cresciuta alla periferia del mondo in un villaggio dal quale nulla di buono ci si poteva attendere (Gv 1,46); che si ritrova di fronte ad un dilemma importante. Maria è chiamata a rinunciare a tutti i suoi progetti, i suoi sogni per qualcosa che forse solo alle sue orecchie poteva non sembrare così assurdo: diventare la madre del suo Dio, diventare strumento perché Dio potesse realizzare il suo progetto d’amore per l’umanità, per ogni donna e uomo ed anche per me!
Chissà quanta paura avrà provato Maria nel dire quel suo “sì”, eppure si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano. Un Dio che per entrare nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del tuo cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che forse è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa!
Allora l’invito di oggi a conclusione di questo tempo di avvento e di attesa del Dio che viene in mezzo a noi è l’invito ad imitare Maria: trasformiamo la nostra vita a cominciare dalle parole per dire “Sì”, sì alla vita che ritrova il suo modello in questo bimbo che nasce, sì alla misericordia perché il perdono e l’amore sono l’unico e il vero senso della vita, sì al progetto di Dio che vuole creare un mondo nuovo fatto di relazioni nuove tra gli uomini che sappiano riconoscersi come fratelli poiché figli dello stesso Dio, sì alla speranza anche quando intorno a noi tutto sembra essere attanagliato in un clima di crisi e di pessimismo perché la vita è bella, tanto bella che Dio ha voluto condividerla con noi!
Il tempo di avvento come tempo di attesa è anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!
Chissà quanta paura avrà provato Maria nel dire quel suo “sì”, eppure si è fidata, ha ascoltato e si è messa a disposizione di quel suo Dio un po’ strano. Un Dio che per entrare nella nostra vita chiede il permesso, riconosce la nostra libertà e la nostra grande dignità. Questo è il nostro Dio, questo è il Dio di Gesù Cristo: un Dio che aspetta alle porte del tuo cuore e bussa, un Dio che ti corre incontro non appena tu cominci a pensare che forse è l’ora del ritorno a casa, la casa del Padre, la tua casa!
Allora l’invito di oggi a conclusione di questo tempo di avvento e di attesa del Dio che viene in mezzo a noi è l’invito ad imitare Maria: trasformiamo la nostra vita a cominciare dalle parole per dire “Sì”, sì alla vita che ritrova il suo modello in questo bimbo che nasce, sì alla misericordia perché il perdono e l’amore sono l’unico e il vero senso della vita, sì al progetto di Dio che vuole creare un mondo nuovo fatto di relazioni nuove tra gli uomini che sappiano riconoscersi come fratelli poiché figli dello stesso Dio, sì alla speranza anche quando intorno a noi tutto sembra essere attanagliato in un clima di crisi e di pessimismo perché la vita è bella, tanto bella che Dio ha voluto condividerla con noi!
Il tempo di avvento come tempo di attesa è anche e soprattutto il tempo del nostro “Sì!”. Voglio dire “Sì” non per essere riconosciuto tra gli uomini, ma perché ne sento il bisogno e l’intrinseca promessa di gioia. Così voglio dirlo anch’io oggi a tutti: Sì, mio Dio, ti amo e per questo sia fatta la tua volontà d’amore per me e per tutto il creato!