VI Domenica T.O. Anno A
Vangelo Mt 5, 17-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere"; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, càvalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio"; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere"; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, càvalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio"; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».
Commento 12 febbraio 2023
Gesù accoglie sulla montagna i suoi discepoli per annunciare loro il manifesto, il progetto di Dio per una vita pienamente realizzata, chiamandoli “beati”. Quelle parole meravigliose, “le più alte che l’umanità avesse mai ascoltato” (Gandhi) agli orecchi del pio, “giusto” israelita provocavano solo irritazione e scandalo; infatti dichiarando beati, felici i misericordiosi, gli operatori di pace, ma soprattutto i diseredati, gli afflitti ed i poveri, Gesù compie una vera e propria rivoluzione non solo nella scala dei valori umani, ma anche nel comune sentire religioso ebraico, che vedeva nella ricchezza e nel successo il premio per una vita vissuta seguendo la Legge di Dio, mentre al contrario la povertà e la malattia erano il meritato castigo per qualche tipo di peccato personale o anche commesso dai propri genitori (cfr. Gv 9,34).
Ora di fronte all’idea blasfema di un Dio, giudice inesorabile di ogni azione dell’uomo, Gesù ci chiede un salto in avanti, di modificare radicalmente il nostro rapporto con Dio; infatti “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (cfr. Mt 5,20). Questo a me pare essere il punto: troppe volte cerchiamo di ridurre il nostro rapporto con Dio ad una serie di norme (bisogna fare così!), ad una serie di tradizioni (si è sempre fatto così!) nelle quali rischiamo di smarrire quell’amore che solo ci sa scaldare il cuore (cfr. Lc 24,32).
Dio non impone dei comandamenti, ma propone un nuovo stile di vita, una rivoluzione d’amore e di tenerezza (papa Francesco); Dio si inchina di fronte alla libertà di ogni donna e uomo, ponendoli dinnanzi ad una scelta ineludibile: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir 15,17-18). Ora tocca a noi, suoi discepoli, da uomini e donne insaporiti ed illuminati dal suo vangelo possiamo essere per davvero il sale della terra e la luce del mondo.
Ma come essere sale della terra e luce del mondo? Al popolo uscito dall’Egitto dove era ridotto in schiavitù Dio aveva già indicato la via della libertà con le “dieci parole” e giustamente con il salmista possiamo affermare “Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore… Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge…Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore” (sal 118); ora è necessario compiere un balzo in avanti perché la Legge da sola non basta e Dio ci ha donato il suo Spirito perché noi potessimo vivere una vita nuova!
Vivere secondo i dieci comandamenti probabilmente non è così complicato, in fondo non ho mai ucciso nessuno, non credo di aver mai rubato, non ho mai commesso adulterio, ma più difficile è vivere quell’undicesimo nuovo comandamento che ci ha lasciato Gesù nell’ultima cena “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34)
Gesù affronta il tema della Legge per annunciarne la realizzazione finale: “non sono venuto a demolire (abolire), ma a dare pieno compimento”. Egli non disperde nulla di quanto proclamato da Dio, anzi ripropone ed approfondisce quelle parole, riportandole allo spirito iniziale. In quel ritornello che ritorna per ben sei volte (4 nel vangelo di oggi e le ultime due nel vangelo che mediteremo la prossima domenica) “avete inteso che fu detto… ora (questa è una traduzione migliore) io vi dico” troviamo quindi tutta la novità dell’annuncio cristiano.
Fu scritto “Non uccidere”, ma ogni tipo di violenza, anche l’offesa e la calunnia sono già forme di omicidio perché colpiscono un tuo fratello, un tuo simile. Anche il rapporto con Dio, la preghiera ed il sacrificio passano in secondo piano rispetto ad un rapporto riconciliato con il prossimo, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”; quindi se per qualche motivo, anche indipendente dalla mia volontà, il mio rapporto con il prossimo è in qualche modo rovinato prima di accostarmi a Dio devo provvedere ad una riconciliazione, nella quale sono chiamato, comunque sia nella ragione o a maggior ragione nel torto, a fare il primo passo.
Fu scritto: “Non commetterai adulterio” e “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”, ma il solo desiderio è già una forma di tradimento, poiché l’amore o è unico ed eterno o non è amore, non vi è una terza via. Si possono capire determinate situazioni umane (non voglio essere qui né moralista, né giudice), ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che non si possono amare allo stesso modo e nello stesso tempo due persone diverse. Allora il richiamo al desiderio diventa affermazione della grandezza di un sentimento, l’amore, troppe volte calpestato in questa società dell’effimero e del temporaneo (oggi lui/lei, domani un altro/a come mi va!).
Fu scritto “Non giurerai”, ma il nostro parlare deve essere limpido e sincero. Quante parole vuote pronunciamo durante le nostre giornate, riempiendo i nostri discorsi di giuramenti per garantirne la veridicità o di vuote promesse per ammaliare chi ci ascolta in quel momento. Il cristiano è chiamato alla semplicità del linguaggio, ad affermare senza paura il proprio “sì” quando è “sì” e a gridare il proprio “no” quando è “no” senza compromessi, senza ragionamenti capziosi.
Un’ultima notazione sul richiamo alla Geenna perché la tentazione sarebbe quella di vedere in queste parole la minaccia di essere cacciati all’inferno, ma la Geénna non è l'inferno, è una valle alla periferia sud occidentale di Gerusalemme, dove si bruciavano le immondizie della città e da cui saliva perennemente un fumo acre e di cattivo odore; insomma era per gli abitanti di Gerusalemme quello che è per noi Scarpino. Gesù non minaccia affatto l’inferno, ma afferma che coloro che non tenteranno di vivere il suo vangelo, avranno gettato la loro vita nell’immondezzaio del mondo; insomma quello di Gesù è un accorato appello a non buttare via la nostra vita perché è preziosa.
Ricordiamoci sempre che vivere alla luce di Cristo è vivere pienamente l’amore che Dio ci ha donato: questa è l’unica legge!
Ora di fronte all’idea blasfema di un Dio, giudice inesorabile di ogni azione dell’uomo, Gesù ci chiede un salto in avanti, di modificare radicalmente il nostro rapporto con Dio; infatti “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (cfr. Mt 5,20). Questo a me pare essere il punto: troppe volte cerchiamo di ridurre il nostro rapporto con Dio ad una serie di norme (bisogna fare così!), ad una serie di tradizioni (si è sempre fatto così!) nelle quali rischiamo di smarrire quell’amore che solo ci sa scaldare il cuore (cfr. Lc 24,32).
Dio non impone dei comandamenti, ma propone un nuovo stile di vita, una rivoluzione d’amore e di tenerezza (papa Francesco); Dio si inchina di fronte alla libertà di ogni donna e uomo, ponendoli dinnanzi ad una scelta ineludibile: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir 15,17-18). Ora tocca a noi, suoi discepoli, da uomini e donne insaporiti ed illuminati dal suo vangelo possiamo essere per davvero il sale della terra e la luce del mondo.
Ma come essere sale della terra e luce del mondo? Al popolo uscito dall’Egitto dove era ridotto in schiavitù Dio aveva già indicato la via della libertà con le “dieci parole” e giustamente con il salmista possiamo affermare “Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore… Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge…Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore” (sal 118); ora è necessario compiere un balzo in avanti perché la Legge da sola non basta e Dio ci ha donato il suo Spirito perché noi potessimo vivere una vita nuova!
Vivere secondo i dieci comandamenti probabilmente non è così complicato, in fondo non ho mai ucciso nessuno, non credo di aver mai rubato, non ho mai commesso adulterio, ma più difficile è vivere quell’undicesimo nuovo comandamento che ci ha lasciato Gesù nell’ultima cena “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34)
Gesù affronta il tema della Legge per annunciarne la realizzazione finale: “non sono venuto a demolire (abolire), ma a dare pieno compimento”. Egli non disperde nulla di quanto proclamato da Dio, anzi ripropone ed approfondisce quelle parole, riportandole allo spirito iniziale. In quel ritornello che ritorna per ben sei volte (4 nel vangelo di oggi e le ultime due nel vangelo che mediteremo la prossima domenica) “avete inteso che fu detto… ora (questa è una traduzione migliore) io vi dico” troviamo quindi tutta la novità dell’annuncio cristiano.
Fu scritto “Non uccidere”, ma ogni tipo di violenza, anche l’offesa e la calunnia sono già forme di omicidio perché colpiscono un tuo fratello, un tuo simile. Anche il rapporto con Dio, la preghiera ed il sacrificio passano in secondo piano rispetto ad un rapporto riconciliato con il prossimo, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”; quindi se per qualche motivo, anche indipendente dalla mia volontà, il mio rapporto con il prossimo è in qualche modo rovinato prima di accostarmi a Dio devo provvedere ad una riconciliazione, nella quale sono chiamato, comunque sia nella ragione o a maggior ragione nel torto, a fare il primo passo.
Fu scritto: “Non commetterai adulterio” e “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”, ma il solo desiderio è già una forma di tradimento, poiché l’amore o è unico ed eterno o non è amore, non vi è una terza via. Si possono capire determinate situazioni umane (non voglio essere qui né moralista, né giudice), ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che non si possono amare allo stesso modo e nello stesso tempo due persone diverse. Allora il richiamo al desiderio diventa affermazione della grandezza di un sentimento, l’amore, troppe volte calpestato in questa società dell’effimero e del temporaneo (oggi lui/lei, domani un altro/a come mi va!).
Fu scritto “Non giurerai”, ma il nostro parlare deve essere limpido e sincero. Quante parole vuote pronunciamo durante le nostre giornate, riempiendo i nostri discorsi di giuramenti per garantirne la veridicità o di vuote promesse per ammaliare chi ci ascolta in quel momento. Il cristiano è chiamato alla semplicità del linguaggio, ad affermare senza paura il proprio “sì” quando è “sì” e a gridare il proprio “no” quando è “no” senza compromessi, senza ragionamenti capziosi.
Un’ultima notazione sul richiamo alla Geenna perché la tentazione sarebbe quella di vedere in queste parole la minaccia di essere cacciati all’inferno, ma la Geénna non è l'inferno, è una valle alla periferia sud occidentale di Gerusalemme, dove si bruciavano le immondizie della città e da cui saliva perennemente un fumo acre e di cattivo odore; insomma era per gli abitanti di Gerusalemme quello che è per noi Scarpino. Gesù non minaccia affatto l’inferno, ma afferma che coloro che non tenteranno di vivere il suo vangelo, avranno gettato la loro vita nell’immondezzaio del mondo; insomma quello di Gesù è un accorato appello a non buttare via la nostra vita perché è preziosa.
Ricordiamoci sempre che vivere alla luce di Cristo è vivere pienamente l’amore che Dio ci ha donato: questa è l’unica legge!
Commento 16 febbraio 2020
Nel discorso della Montagna, che non si riduce alle sole “beatitudini”, ma prende ben tre capitoli del vangelo, Matteo raccoglie il cuore dell’annuncio di Gesù, il manifesto, il progetto di Dio per una vita pienamente realizzata. Dichiarando beati, felici, i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace, ma soprattutto i poveri, Gesù compie una vera e propria rivoluzione non solo nella scala dei valori umani, ma anche nel comune sentire religioso ebraico, che vedeva nella ricchezza e nel successo il premio per una vita vissuta seguendo la Legge di Dio.
Dio non può portare a compimento questa rivoluzione, perché troppo alta è la sua considerazione per la libertà dell’uomo, al quale ha lasciato la capacità di scegliere: “Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male” (Sir 15,17-18); quindi si rivolge a ciascuno di noi, suoi discepoli, perché da uomini e donne insaporiti ed illuminati dal suo vangelo possiamo essere per davvero il sale della terra e la luce del mondo.
Certo il compito appare straordinariamente entusiasmante, ma anche decisamente impossibile e sorge spontaneo chiedersi come essere sale e luce in questo mondo. È necessario, infatti compiere un balzo in avanti: Dio aveva già indicato al popolo uscito dall’Egitto dove era ridotto in schiavitù la via della libertà con le “dieci parole” e giustamente con il salmista possiamo affermare “Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore… Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge…Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore” (sal 118). Ma la Legge da sola non basta, come ci ricorda Paolo in diverse sue lettere, e Dio ci ha donato il suo Spirito perché noi potessimo vivere una vita nuova! Ai miei ragazzi spesso ricordo che non è complicato vivere secondo i dieci comandamenti, il problema è vivere l’undicesimo quello nuovo che ci ha lasciato Gesù nell’ultima cena “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34)
Gesù affronta il tema della Legge per annunciarne la realizzazione finale: “non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Egli non disperde nulla di quanto proclamato da Dio, anzi ripropone ed approfondisce quelle parole, riportandole allo spirito iniziale. In quel ritornello che ritorna per ben sei volte (4 nel vangelo di oggi e le ultime due nel vangelo che mediteremo la prossima domenica) “avete inteso che fu detto… ora (questa è una traduzione migliore) io vi dico” troviamo quindi tutta la novità dell’annuncio cristiano.
Fu scritto “Non uccidere”, ma ogni forma di violenza, l’offesa e la calunnia sono già forme di omicidio perché colpiscono un tuo fratello, un tuo simile. Anche il rapporto con Dio, la preghiera ed il sacrificio passano in secondo piano rispetto ad un rapporto riconciliato con il prossimo, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”; quindi se per qualche motivo, anche indipendente dalla mia volontà, il mio rapporto con il prossimo è in qualche modo rovinato prima di accostarmi a Dio devo provvedere ad una riconciliazione, nella quale sono chiamato a fare il primo passo.
Fu scritto: “Non commetterai adulterio” e “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”, ma il solo desiderio è già una forma di tradimento, poiché l’amore o è unico ed eterno o non è amore, non vi è una terza via. Si possono capire determinate situazioni umane (non voglio essere qui né moralista, né giudice), ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che non si possono amare allo stesso modo e nello stesso tempo due persone diverse. Allora il richiamo al desiderio diventa affermazione della grandezza di un sentimento, l’amore, troppe volte calpestato in questa società dell’effimero e del temporaneo (oggi lui/lei, domani un altro/a se e come mi va!).
Fu scritto “Non giurerai”, ma il nostro parlare sia limpido e sincero. Quante parole vuote pronunciamo durante le nostre giornate, riempiendo i nostri discorsi di giuramenti per garantirne la veridicità o di vuote promesse per ammaliare chi ci ascolta in quel momento. Il cristiano è chiamato alla semplicità del linguaggio, ad affermare senza paura il proprio “sì” quando è “sì” e a gridare il proprio “no” quando è “no” senza compromessi, senza ragionamenti capziosi.
Un’ultima notazione sul richiamo alla Geénna perché la tentazione sarebbe quella di vedere in queste parole la minaccia di essere cacciati all’inferno, ma la Geénna non è l'inferno, è una valle alla periferia sud occidentale di Gerusalemme, dove si bruciavano le immondizie della città e da cui saliva perennemente un fumo acre e di cattivo odore; insomma era per gli abitanti di Gerusalemme quello che è per noi Scarpino. Gesù non minaccia affatto l’inferno, ma afferma che coloro che non tenteranno di vivere il suo vangelo, avranno gettato la loro vita nell’immondezzaio del mondo; insomma quello di Gesù è un accorato appello a non buttare via la nostra vita perché è preziosa.
In conclusione per essere sale della terra e luce del mondo è necessaria una conversione del cuore: “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli!”. Questo a me pare essere il punto: troppe volte cerchiamo di ridurre il nostro rapporto con Dio ad una serie di norme (bisogna fare così!), ad una serie di tradizioni (si è sempre fatto così!) nelle quali rischiamo di smarrire quell’amore che solo ci sa scaldare il cuore (cfr. Lc 24,32). Ricordiamoci sempre che vivere alla luce di Cristo è vivere pienamente l’amore che Dio ci ha donato: questa è l’unica legge!
Dio non può portare a compimento questa rivoluzione, perché troppo alta è la sua considerazione per la libertà dell’uomo, al quale ha lasciato la capacità di scegliere: “Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male” (Sir 15,17-18); quindi si rivolge a ciascuno di noi, suoi discepoli, perché da uomini e donne insaporiti ed illuminati dal suo vangelo possiamo essere per davvero il sale della terra e la luce del mondo.
Certo il compito appare straordinariamente entusiasmante, ma anche decisamente impossibile e sorge spontaneo chiedersi come essere sale e luce in questo mondo. È necessario, infatti compiere un balzo in avanti: Dio aveva già indicato al popolo uscito dall’Egitto dove era ridotto in schiavitù la via della libertà con le “dieci parole” e giustamente con il salmista possiamo affermare “Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore… Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge…Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore” (sal 118). Ma la Legge da sola non basta, come ci ricorda Paolo in diverse sue lettere, e Dio ci ha donato il suo Spirito perché noi potessimo vivere una vita nuova! Ai miei ragazzi spesso ricordo che non è complicato vivere secondo i dieci comandamenti, il problema è vivere l’undicesimo quello nuovo che ci ha lasciato Gesù nell’ultima cena “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34)
Gesù affronta il tema della Legge per annunciarne la realizzazione finale: “non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Egli non disperde nulla di quanto proclamato da Dio, anzi ripropone ed approfondisce quelle parole, riportandole allo spirito iniziale. In quel ritornello che ritorna per ben sei volte (4 nel vangelo di oggi e le ultime due nel vangelo che mediteremo la prossima domenica) “avete inteso che fu detto… ora (questa è una traduzione migliore) io vi dico” troviamo quindi tutta la novità dell’annuncio cristiano.
Fu scritto “Non uccidere”, ma ogni forma di violenza, l’offesa e la calunnia sono già forme di omicidio perché colpiscono un tuo fratello, un tuo simile. Anche il rapporto con Dio, la preghiera ed il sacrificio passano in secondo piano rispetto ad un rapporto riconciliato con il prossimo, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”; quindi se per qualche motivo, anche indipendente dalla mia volontà, il mio rapporto con il prossimo è in qualche modo rovinato prima di accostarmi a Dio devo provvedere ad una riconciliazione, nella quale sono chiamato a fare il primo passo.
Fu scritto: “Non commetterai adulterio” e “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”, ma il solo desiderio è già una forma di tradimento, poiché l’amore o è unico ed eterno o non è amore, non vi è una terza via. Si possono capire determinate situazioni umane (non voglio essere qui né moralista, né giudice), ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che non si possono amare allo stesso modo e nello stesso tempo due persone diverse. Allora il richiamo al desiderio diventa affermazione della grandezza di un sentimento, l’amore, troppe volte calpestato in questa società dell’effimero e del temporaneo (oggi lui/lei, domani un altro/a se e come mi va!).
Fu scritto “Non giurerai”, ma il nostro parlare sia limpido e sincero. Quante parole vuote pronunciamo durante le nostre giornate, riempiendo i nostri discorsi di giuramenti per garantirne la veridicità o di vuote promesse per ammaliare chi ci ascolta in quel momento. Il cristiano è chiamato alla semplicità del linguaggio, ad affermare senza paura il proprio “sì” quando è “sì” e a gridare il proprio “no” quando è “no” senza compromessi, senza ragionamenti capziosi.
Un’ultima notazione sul richiamo alla Geénna perché la tentazione sarebbe quella di vedere in queste parole la minaccia di essere cacciati all’inferno, ma la Geénna non è l'inferno, è una valle alla periferia sud occidentale di Gerusalemme, dove si bruciavano le immondizie della città e da cui saliva perennemente un fumo acre e di cattivo odore; insomma era per gli abitanti di Gerusalemme quello che è per noi Scarpino. Gesù non minaccia affatto l’inferno, ma afferma che coloro che non tenteranno di vivere il suo vangelo, avranno gettato la loro vita nell’immondezzaio del mondo; insomma quello di Gesù è un accorato appello a non buttare via la nostra vita perché è preziosa.
In conclusione per essere sale della terra e luce del mondo è necessaria una conversione del cuore: “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli!”. Questo a me pare essere il punto: troppe volte cerchiamo di ridurre il nostro rapporto con Dio ad una serie di norme (bisogna fare così!), ad una serie di tradizioni (si è sempre fatto così!) nelle quali rischiamo di smarrire quell’amore che solo ci sa scaldare il cuore (cfr. Lc 24,32). Ricordiamoci sempre che vivere alla luce di Cristo è vivere pienamente l’amore che Dio ci ha donato: questa è l’unica legge!
Commento 12 febbraio 2017
Gesù affronta il tema della Legge, l’alleanza stipulata da Dio con il suo popolo sul monte Sinai, per annunciarne la realizzazione finale: “non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Egli non disperde nulla di quanto proclamato da Dio, anzi ripropone ed approfondisce quelle parole, riportandole allo spirito iniziale.
Da quelle dieci parole (decalogo) il popolo ebraico si era forse allontanato, perdendosi in una serie di innumerevoli piccole norme (al tempo di Gesù se ne contavano 613 ovvero 365 divieti e 248 prescrizioni): una sorta di rete in cui non si poteva che rimanere intrappolati.
In quel ritornello “avete inteso che fu detto… ma io vi dico” troviamo quindi tutta la novità dell’annuncio cristiano a partire dai comandamenti:
1) Fu scritto “Non uccidere”, ma ogni forma di violenza, l’offesa e la calunnia sono già forme di omicidio perché colpiscono un tuo fratello, un tuo simile. Anche il rapporto con Dio, la preghiera ed il sacrificio passano in secondo piano rispetto al rapporto riconciliato con il prossimo per cui “se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”. Quindi se per qualche motivo, anche indipendente dalla mia volontà, il mio rapporto con il prossimo è in qualche modo rovinato prima di accostarmi a Dio devo provvedere alla riconciliazione e sono chiamato a fare il primo passo.
2) Fu scritto: “Non commetterai adulterio”, ma il solo desiderio è già una forma di tradimento, poiché l’amore o è unico ed eterno o non è amore, non vi è una terza via. Si possono capire determinate situazioni umane (non voglio essere qui né moralista, né giudice), ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che non si possono amare allo stesso modo due persone diverse. Allora il richiamo al desiderio diventa affermazione della grandezza di un sentimento, l’amore, troppe volte calpestato nella società dell’effimero e del temporaneo (oggi lui/lei, domani un altro/a come mi andrà!).
3) Fu scritto “Non giurerai”, ma il parlare sia limpido e sincero. Quante parole vuote pronunciamo durante le nostre giornate, riempiendo i nostri discorsi di giuramenti per garantirne la veridicità o di vuote promesse per ammaliare chi ci ascolta in quel momento. Il cristiano è chiamato alla semplicità nel suo linguaggio, ovvero abbiamo il dovere di dire le cose così come stanno senza nascondere i nostri pensieri dietro elucubrazioni cervellotiche.
Gesù, ritornando al significato originale, ci invita ad una conversione del cuore: “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli!”. La giustizia dei discepoli di Cristo supera l’insegnamento dei comandamenti: un giorno Gesù, interrogato sul più grande tra i comandamenti rispondeva al dottore della Legge che niente vi era di più grande rispetto al comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo (cfr. Mc 12,31) e commentava S. Agostino “ama e fai ciò che vuoi”; chi ama non può peccare anche se quel gesto rompe qualche piccola norma del diritto canonico, poiché la norma viene dagli uomini mentre l’amore viene da Dio.
Questo a me pare essere il punto: troppe volte cerchiamo di ridurre il nostro rapporto con Dio ad una serie di norme (bisogna fare così!), ad una serie di tradizioni (si è sempre fatto così!) nelle quali rischiamo di smarrire e tante volte perdiamo quell’amore che solo ci sa scaldare il cuore (cfr. Lc 24,32). Vivere alla luce di Cristo è vivere pienamente l’amore che Dio ci ha donato ed è questa l’unica legge!
Da quelle dieci parole (decalogo) il popolo ebraico si era forse allontanato, perdendosi in una serie di innumerevoli piccole norme (al tempo di Gesù se ne contavano 613 ovvero 365 divieti e 248 prescrizioni): una sorta di rete in cui non si poteva che rimanere intrappolati.
In quel ritornello “avete inteso che fu detto… ma io vi dico” troviamo quindi tutta la novità dell’annuncio cristiano a partire dai comandamenti:
1) Fu scritto “Non uccidere”, ma ogni forma di violenza, l’offesa e la calunnia sono già forme di omicidio perché colpiscono un tuo fratello, un tuo simile. Anche il rapporto con Dio, la preghiera ed il sacrificio passano in secondo piano rispetto al rapporto riconciliato con il prossimo per cui “se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”. Quindi se per qualche motivo, anche indipendente dalla mia volontà, il mio rapporto con il prossimo è in qualche modo rovinato prima di accostarmi a Dio devo provvedere alla riconciliazione e sono chiamato a fare il primo passo.
2) Fu scritto: “Non commetterai adulterio”, ma il solo desiderio è già una forma di tradimento, poiché l’amore o è unico ed eterno o non è amore, non vi è una terza via. Si possono capire determinate situazioni umane (non voglio essere qui né moralista, né giudice), ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che non si possono amare allo stesso modo due persone diverse. Allora il richiamo al desiderio diventa affermazione della grandezza di un sentimento, l’amore, troppe volte calpestato nella società dell’effimero e del temporaneo (oggi lui/lei, domani un altro/a come mi andrà!).
3) Fu scritto “Non giurerai”, ma il parlare sia limpido e sincero. Quante parole vuote pronunciamo durante le nostre giornate, riempiendo i nostri discorsi di giuramenti per garantirne la veridicità o di vuote promesse per ammaliare chi ci ascolta in quel momento. Il cristiano è chiamato alla semplicità nel suo linguaggio, ovvero abbiamo il dovere di dire le cose così come stanno senza nascondere i nostri pensieri dietro elucubrazioni cervellotiche.
Gesù, ritornando al significato originale, ci invita ad una conversione del cuore: “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli!”. La giustizia dei discepoli di Cristo supera l’insegnamento dei comandamenti: un giorno Gesù, interrogato sul più grande tra i comandamenti rispondeva al dottore della Legge che niente vi era di più grande rispetto al comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo (cfr. Mc 12,31) e commentava S. Agostino “ama e fai ciò che vuoi”; chi ama non può peccare anche se quel gesto rompe qualche piccola norma del diritto canonico, poiché la norma viene dagli uomini mentre l’amore viene da Dio.
Questo a me pare essere il punto: troppe volte cerchiamo di ridurre il nostro rapporto con Dio ad una serie di norme (bisogna fare così!), ad una serie di tradizioni (si è sempre fatto così!) nelle quali rischiamo di smarrire e tante volte perdiamo quell’amore che solo ci sa scaldare il cuore (cfr. Lc 24,32). Vivere alla luce di Cristo è vivere pienamente l’amore che Dio ci ha donato ed è questa l’unica legge!