Battesimo del Signore Anno A
Vangelo Mt 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Commento 8 gennaio 2023
La vita è fatta di giorni importanti, giorni segnati da momenti fondamentali, il giorno in cui siamo nati, il giorno in cui ci siamo innamorati per la prima volta, il giorno in cui ci siamo sposati, sono nati i nostri figli, tutti giorni che ricordiamo con gioia nei loro anniversari, giorni per i quali ci prepariamo anche solo andando a cercare un regalo per far sorridere la persona amata, ma la vita quella vera è fatta di momenti quotidiani; così è anche nel nostro cammino di fede e nel cammino della Chiesa: abbiamo atteso, ci siamo preparati al Natale per celebrare il Dio con noi che si è incarnato, ma soprattutto viene quotidianamente e verrà un giorno per riunirci tutti nell’immenso abbraccio del Padre. Ora al termine di questo tempo di Natale con la festa del battesimo di Gesù inizia il tempo ordinario, non un tempo forte, ma il tempo normale della nostra quotidianità, in cui riconoscere e celebrare la salvezza di Dio che ci viene incontro, ci precede lungo le strade della nostra vita.
Gesù scende dalle colline della Galilea, attraversa il Giordano, confine tra la terra di Israele ed il mondo dei pagani, e viene per farsi battezzare da Giovanni, si mette in fila con i peccatori perché quello è il luogo prediletto da Dio. Giovanni non capisce la scelta, troppo diverso il Messia da lui atteso e noi insieme con lui siamo tentati di dire: “Sono io che ho bisogno …, e tu vieni da me?”
Tu vieni da me? Ma sono io che ho bisogno di essere salvato, purificato, di essere finalmente battezzato, immerso nel nome del Padre del Foglio e dello Spirito Santo, immerso nell’infinito amore di Dio. Quante volte mi è capitato di chiedermi perché Dio mi ama così tanto da cercarmi insistentemente, nonostante i miei peccati, i miei limiti, le mie incoerenze, perché scende nelle mie fatiche, perché scalda il mio cuore affaticato con tanti momenti di gioia.
Sì, vengo io da te! Vengo, come sono andato da una ragazzina a chiedere il permesso di diventare suo Figlio; vengo, come sono andato da quel ragazzo sconvolto da quello che poteva sembrare un tradimento per chiedere proprio a lui di diventare mio padre e di darmi quel nome che oggi tutti pronunciano cercando salvezza; vengo, come sono andato dai pastori, dai lebbrosi, dai malati, dai pubblicani e dai peccatori, dagli emarginati e dagli esclusi per dire loro: “vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore!”
Giovanni come me non capisce, ma, come me, deve lasciar fare, o meglio deve lasciare, abbandonare la sua idea distorta di un Dio che verrà per sistemare le cose, per compiere la giustizia umana che punisce i peccatori e premia i meritevoli. Giovanni, come me, dovrà convertirsi, dovrà comprendere la nuova giustizia di Dio, che, pur nella condanna del peccato, è misericordia, totale gratuità nell’amore verso tutti, poiché il nostro Dio non si rivela nel tempio, ma nell’uomo che, riconoscendosi peccatore, dice a sé stesso “Coraggio, ce la posso fare, perché sono amato da Dio, posso ricominciare a vivere come figlio!”. Questo è il senso del nostro battesimo! Questo è quello che oggi siamo chiamati a celebrare!
Dobbiamo partire da qui per seguire Gesù: si deve partire da qui, dal battesimo al Giordano, e giungere fino al giorno dell’Ascensione per comprendere e testimoniare la resurrezione di Gesù. Voglio anch’io mettermi in fila, voglio anch’io essere battezzato insieme a Gesù, perché con Lui, in Lui e per Lui io posso conoscere il vero volto di Dio e la mia vera vocazione, il progetto d’amore a cui Dio stesso ogni giorno mi chiama perché possa condividerlo, viverlo e testimoniarlo. Celebrare il battesimo di Gesù deve diventare il modo innanzitutto per celebrare il mio, il nostro battesimo ed anche la liturgia ci inviterà a fare.
Ora Matteo descrive l’esperienza vissuta da Gesù con tre immagini, che, credo, possano aiutarci a comprendere appieno il senso del nostro battesimo: l’aprirsi del cielo, la discesa dello Spirito come una colomba e la voce dal cielo.
Ci sono giorni in cui non riesco a sentire la presenza di Dio, sono giorni in cui vengo preso dall’angoscia per il silenzio di Dio, sono giorni come questi, giorni di Natale per gli Ortodossi di Ucraina e Russia vissuti nella guerra, sono giorni come quelli miei del novembre 2020 passati in un letto di ospedale con l’immane fatica nel provare a respirare sono giorni in cui nel mio cuore e nel cuore di ogni uomo si alza un grido di supplica: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore?... Ritorna per amore dei tuoi servi… Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 63,17-19)
Quella preghiera con il battesimo di Gesù al Giordano si realizza: i cieli si aprono, sono squarciati e finalmente Dio entra nel mondo a condividere la vita dell’uomo, di ogni donna e uomo in Gesù, suo Figlio; ora quei cieli non potranno più essere richiusi e la porta della casa del Padre rimarrà eternamente spalancata per accogliere ogni suo figlio così che nessuno potrà mai più essere escluso dall’amore di Dio.
Nel battesimo lo Spirito di Dio è disceso su di noi come colomba: è questa una delle immagini più belle come una colomba e non come l’aquila, come una brezza leggera e non come un vento gagliardo, come un ruscello e non con la forza impetuosa di un mare in tempesta perché la colomba, simbolo di pace e di armonia, ci annuncia che il nostro Dio è così, non si impone con la forza della sua onnipotenza, ma con la tenerezza del suo amore; infatti Dio “non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (prima lettura Is 42,2-3)
Infine una voce dal cielo come per Gesù anche nel nostro battesimo Dio ci ha benedetto con dolcissime parole: tu sei mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento. Figlio mio, amore mio, gioia mia sono parole meravigliose che, quanto vorrei, risuonassero ogni giorno nel mio cuore. Tre parole dentro le quali sento la grande novità del vangelo, sento battere il cuore del cristianesimo assieme a quello di Gesù.
La prima parola di Dio a Gesù e sulla mia vita è “figlio” e lo sono realmente figlio di Dio; non importa se la mia vita sarà segnata dal successo o dal fallimento io sono già qualcuno di molto importante: sono figlio di Dio! Non sono schiavo di Dio come proclamano i nostri fratelli musulmani, Dio genera figli; anche nel peccato, nei miei limiti, io resto per sempre figlio e posso guardare Dio in faccia ben sapendo di essere raggiunto dal suo sguardo d’amore.
La seconda parola è “amato”: Dio mi ama da sempre in modo incondizionato, senza se e senza ma, un amore che mi precede, perché viene dall’eternità, che mi abbraccia a prescindere da ciò che oggi sarò e farò. Sono davvero sempre più convinto che, per fortuna, la salvezza deriva dal fatto che Dio mi ama, non dal fatto che io amo lui. Dio ama me, ama ciascuno di noi come ha amato Gesù (Gv 17,23), un amore che entra nella mia vita, la trasforma e mi rende santo, felice, realizzato!
La terza parola è “mio compiacimento”, in te io provo piacere, o meglio tu sei la mia gioia! Ogni giorno dall’alto del suo cielo Dio grida al mondo e sussurra al mio cuore che è bello stare con me, con ciascuno di noi, che io sono la gioia di Dio forse perché si accontenta di quel poco che sono, forse solo perché mi ama!
È tornato alla casa del Padre Gianni Russotto, amico carissimo e fratello nella fede!
“Caro Gianni, fratello di comunità,
Ricordo ancora quel giorno in gita, la mia fatica e il tuo starmi accanto per incoraggiarmi; ho sempre sentito questo fatto come parabola del tuo essere sempre attento alla mia fede; ora da lassù rivolgi ancora i tuoi occhi a me per darmi quella forza che tu hai trovato in Dio per vivere amando e servendo i più piccoli ed i più poveri!”
Gesù scende dalle colline della Galilea, attraversa il Giordano, confine tra la terra di Israele ed il mondo dei pagani, e viene per farsi battezzare da Giovanni, si mette in fila con i peccatori perché quello è il luogo prediletto da Dio. Giovanni non capisce la scelta, troppo diverso il Messia da lui atteso e noi insieme con lui siamo tentati di dire: “Sono io che ho bisogno …, e tu vieni da me?”
Tu vieni da me? Ma sono io che ho bisogno di essere salvato, purificato, di essere finalmente battezzato, immerso nel nome del Padre del Foglio e dello Spirito Santo, immerso nell’infinito amore di Dio. Quante volte mi è capitato di chiedermi perché Dio mi ama così tanto da cercarmi insistentemente, nonostante i miei peccati, i miei limiti, le mie incoerenze, perché scende nelle mie fatiche, perché scalda il mio cuore affaticato con tanti momenti di gioia.
Sì, vengo io da te! Vengo, come sono andato da una ragazzina a chiedere il permesso di diventare suo Figlio; vengo, come sono andato da quel ragazzo sconvolto da quello che poteva sembrare un tradimento per chiedere proprio a lui di diventare mio padre e di darmi quel nome che oggi tutti pronunciano cercando salvezza; vengo, come sono andato dai pastori, dai lebbrosi, dai malati, dai pubblicani e dai peccatori, dagli emarginati e dagli esclusi per dire loro: “vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore!”
Giovanni come me non capisce, ma, come me, deve lasciar fare, o meglio deve lasciare, abbandonare la sua idea distorta di un Dio che verrà per sistemare le cose, per compiere la giustizia umana che punisce i peccatori e premia i meritevoli. Giovanni, come me, dovrà convertirsi, dovrà comprendere la nuova giustizia di Dio, che, pur nella condanna del peccato, è misericordia, totale gratuità nell’amore verso tutti, poiché il nostro Dio non si rivela nel tempio, ma nell’uomo che, riconoscendosi peccatore, dice a sé stesso “Coraggio, ce la posso fare, perché sono amato da Dio, posso ricominciare a vivere come figlio!”. Questo è il senso del nostro battesimo! Questo è quello che oggi siamo chiamati a celebrare!
Dobbiamo partire da qui per seguire Gesù: si deve partire da qui, dal battesimo al Giordano, e giungere fino al giorno dell’Ascensione per comprendere e testimoniare la resurrezione di Gesù. Voglio anch’io mettermi in fila, voglio anch’io essere battezzato insieme a Gesù, perché con Lui, in Lui e per Lui io posso conoscere il vero volto di Dio e la mia vera vocazione, il progetto d’amore a cui Dio stesso ogni giorno mi chiama perché possa condividerlo, viverlo e testimoniarlo. Celebrare il battesimo di Gesù deve diventare il modo innanzitutto per celebrare il mio, il nostro battesimo ed anche la liturgia ci inviterà a fare.
Ora Matteo descrive l’esperienza vissuta da Gesù con tre immagini, che, credo, possano aiutarci a comprendere appieno il senso del nostro battesimo: l’aprirsi del cielo, la discesa dello Spirito come una colomba e la voce dal cielo.
Ci sono giorni in cui non riesco a sentire la presenza di Dio, sono giorni in cui vengo preso dall’angoscia per il silenzio di Dio, sono giorni come questi, giorni di Natale per gli Ortodossi di Ucraina e Russia vissuti nella guerra, sono giorni come quelli miei del novembre 2020 passati in un letto di ospedale con l’immane fatica nel provare a respirare sono giorni in cui nel mio cuore e nel cuore di ogni uomo si alza un grido di supplica: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore?... Ritorna per amore dei tuoi servi… Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 63,17-19)
Quella preghiera con il battesimo di Gesù al Giordano si realizza: i cieli si aprono, sono squarciati e finalmente Dio entra nel mondo a condividere la vita dell’uomo, di ogni donna e uomo in Gesù, suo Figlio; ora quei cieli non potranno più essere richiusi e la porta della casa del Padre rimarrà eternamente spalancata per accogliere ogni suo figlio così che nessuno potrà mai più essere escluso dall’amore di Dio.
Nel battesimo lo Spirito di Dio è disceso su di noi come colomba: è questa una delle immagini più belle come una colomba e non come l’aquila, come una brezza leggera e non come un vento gagliardo, come un ruscello e non con la forza impetuosa di un mare in tempesta perché la colomba, simbolo di pace e di armonia, ci annuncia che il nostro Dio è così, non si impone con la forza della sua onnipotenza, ma con la tenerezza del suo amore; infatti Dio “non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (prima lettura Is 42,2-3)
Infine una voce dal cielo come per Gesù anche nel nostro battesimo Dio ci ha benedetto con dolcissime parole: tu sei mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento. Figlio mio, amore mio, gioia mia sono parole meravigliose che, quanto vorrei, risuonassero ogni giorno nel mio cuore. Tre parole dentro le quali sento la grande novità del vangelo, sento battere il cuore del cristianesimo assieme a quello di Gesù.
La prima parola di Dio a Gesù e sulla mia vita è “figlio” e lo sono realmente figlio di Dio; non importa se la mia vita sarà segnata dal successo o dal fallimento io sono già qualcuno di molto importante: sono figlio di Dio! Non sono schiavo di Dio come proclamano i nostri fratelli musulmani, Dio genera figli; anche nel peccato, nei miei limiti, io resto per sempre figlio e posso guardare Dio in faccia ben sapendo di essere raggiunto dal suo sguardo d’amore.
La seconda parola è “amato”: Dio mi ama da sempre in modo incondizionato, senza se e senza ma, un amore che mi precede, perché viene dall’eternità, che mi abbraccia a prescindere da ciò che oggi sarò e farò. Sono davvero sempre più convinto che, per fortuna, la salvezza deriva dal fatto che Dio mi ama, non dal fatto che io amo lui. Dio ama me, ama ciascuno di noi come ha amato Gesù (Gv 17,23), un amore che entra nella mia vita, la trasforma e mi rende santo, felice, realizzato!
La terza parola è “mio compiacimento”, in te io provo piacere, o meglio tu sei la mia gioia! Ogni giorno dall’alto del suo cielo Dio grida al mondo e sussurra al mio cuore che è bello stare con me, con ciascuno di noi, che io sono la gioia di Dio forse perché si accontenta di quel poco che sono, forse solo perché mi ama!
È tornato alla casa del Padre Gianni Russotto, amico carissimo e fratello nella fede!
“Caro Gianni, fratello di comunità,
Ricordo ancora quel giorno in gita, la mia fatica e il tuo starmi accanto per incoraggiarmi; ho sempre sentito questo fatto come parabola del tuo essere sempre attento alla mia fede; ora da lassù rivolgi ancora i tuoi occhi a me per darmi quella forza che tu hai trovato in Dio per vivere amando e servendo i più piccoli ed i più poveri!”
Commento 12 gennaio 2020
Con la festa del battesimo di Gesù inizia il tempo ordinario, non un tempo forte, ma il tempo normale della nostra quotidianità, in cui riconoscere e celebrare la salvezza di Dio che ci viene incontro, ci precede lungo le strade della nostra vita.
Gesù scende dalle colline della Galilea, attraversa il Giordano, confine tra la terra di Israele ed il mondo dei pagani, e viene per farsi battezzare da Giovanni, si mette in fila con i peccatori perché quello è il luogo prediletto da Dio. Giovanni non capisce la scelta, troppo diverso il Messia da lui atteso da quell’uomo, deve lasciar fare, o meglio deve lasciare, abbandonare la sua idea distorta di un Dio che verrà per sistemare le cose, per compiere la giustizia umana che punisce i peccatori e premia i meritevoli. Giovanni dovrà comprendere la nuova giustizia di Dio, che, pur nella condanna del peccato, è totale gratuità nell’amore verso tutti. Così il nostro Dio non si rivela nel tempio, ma nell’uomo che, riconoscendosi peccatore, dice a sé stesso “Coraggio, ce la posso fare, perché sono amato da Dio, posso ricominciare a vivere come figlio!”: questo, credo che sia il senso di ciò che oggi siamo chiamati a celebrare. Si deve partire da qui, dal battesimo al Giordano, e giungere fino al giorno dell’Ascensione per comprendere e testimoniare la resurrezione di Gesù (At 1,22): allora voglio anch’io mettermi in fila, voglio anch’io essere battezzato insieme a Gesù, perché con Lui, in Lui e per Lui io posso conoscere il vero volto di Dio e la mia vera vocazione, il progetto d’amore a cui Dio stesso ogni giorno mi chiama perché possa condividerlo, viverlo e testimoniarlo. Celebrare il battesimo di Gesù deve diventare il modo innanzitutto per celebrare il mio, il nostro battesimo ed anche la liturgia ci inviterà a fare.
Eravamo troppo piccoli per capire quel momento, ma Matteo descrive l’esperienza vissuta da Gesù con tre immagini, che, credo, possano aiutarci a comprendere appieno il senso del nostro battesimo: l’aprirsi del cielo, la discesa dello Spirito come una colomba e la voce dal cielo.
Nel battesimo di Gesù i cieli si aprono, sono squarciati e finalmente Dio entra nel mondo a condividere la vita dell’uomo, di ogni donna e uomo in Gesù, suo Figlio. Ci sono giorni in cui non riesco a sentire la presenza di Dio, sono giorni in cui vengo preso dall’angoscia per il silenzio di Dio, accade questo non perché Dio non parla, ma perché le mie orecchie ed il mio cuore non sono attenti alla sua voce. In quei giorni così complicati la mia mente ritorna ad una bellissima preghiera che trovo nel libro del profeta Isaia, in cui si chiede a Dio di squarciare i cieli (Is 63, 15-19), per guardare, vedere la vita degli uomini perché Lui che è Padre (è la prima volta credo che viene invocato così nell’Antico Testamento). Quella preghiera con il battesimo di Gesù al Giordano si realizza: i cieli si aprono e non potranno più essere richiusi; la porta della casa del Padre rimarrà eternamente spalancata per accogliere ogni suo figlio, nessuno potrà mai più essere escluso dall’amore di Dio.
Nel battesimo lo Spirito di Dio è disceso su di noi come colomba: è questa una delle immagini più belle come una colomba e non come l’aquila, come una brezza leggera e non come un vento gagliardo, come un ruscello e non con la forza impetuosa di un mare in tempesta perché la colomba, simbolo di pace e di armonia, ci annuncia che il nostro Dio è così, non si impone con la forza della sua onnipotenza, ma con la tenerezza del suo amore; infatti Dio “non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (prima lettura Is 42,2-3)
Infine nel nostro battesimo come in quello di Gesù Dio ci ha benedetto con dolcissime parole: tu sei mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento.
Sono parole meravigliose che, quanto vorrei, risuonassero ogni giorno nel mio cuore: figlio mio, amore mio, gioia mia.
Tre affermazioni, dentro le quali sento la grande novità del vangelo, sento battere il cuore del cristianesimo assieme a quello di Gesù.
La prima parola di Dio a Gesù e sulla mia vita è “figlio” e lo sono realmente figlio di Dio; non importa se la mia vita sarà segnata dal successo o dal fallimento io sono già qualcuno di molto importante: sono figlio di Dio! Dio genera figli, io non sono schiavo di Dio come proclamano i nostri fratelli musulmani; anche nel peccato, nei miei limiti, io resto per sempre figlio e posso guardare Dio in faccia ben sapendo di essere raggiunto dal suo sguardo d’amore.
La seconda parola è “amato”: Dio mi ama da sempre in modo incondizionato, senza se e senza ma, un amore che mi precede, perché viene dall’eternità, che mi abbraccia a prescindere da ciò che oggi sarò e farò. Sono davvero sempre più convinto che, per fortuna, la salvezza deriva dal fatto che Dio mi ama, non dal fatto che io amo lui. Dio ama me, ama ciascuno di noi come ha amato Gesù (Gv 17,23), un amore che entra nella mia vita, la trasforma e mi rende santo, felice, realizzato!
La terza parola è “mio compiacimento”, in te io provo piacere, o meglio tu sei la mia gioia! Ogni giorno dall’alto del suo cielo Dio grida al mondo e sussurra al mio cuore che è bello stare con me, con ciascuno di noi, che io sono la gioia di Dio forse perché si accontenta di quel poco che sono, forse solo perché mi ama!
Gesù scende dalle colline della Galilea, attraversa il Giordano, confine tra la terra di Israele ed il mondo dei pagani, e viene per farsi battezzare da Giovanni, si mette in fila con i peccatori perché quello è il luogo prediletto da Dio. Giovanni non capisce la scelta, troppo diverso il Messia da lui atteso da quell’uomo, deve lasciar fare, o meglio deve lasciare, abbandonare la sua idea distorta di un Dio che verrà per sistemare le cose, per compiere la giustizia umana che punisce i peccatori e premia i meritevoli. Giovanni dovrà comprendere la nuova giustizia di Dio, che, pur nella condanna del peccato, è totale gratuità nell’amore verso tutti. Così il nostro Dio non si rivela nel tempio, ma nell’uomo che, riconoscendosi peccatore, dice a sé stesso “Coraggio, ce la posso fare, perché sono amato da Dio, posso ricominciare a vivere come figlio!”: questo, credo che sia il senso di ciò che oggi siamo chiamati a celebrare. Si deve partire da qui, dal battesimo al Giordano, e giungere fino al giorno dell’Ascensione per comprendere e testimoniare la resurrezione di Gesù (At 1,22): allora voglio anch’io mettermi in fila, voglio anch’io essere battezzato insieme a Gesù, perché con Lui, in Lui e per Lui io posso conoscere il vero volto di Dio e la mia vera vocazione, il progetto d’amore a cui Dio stesso ogni giorno mi chiama perché possa condividerlo, viverlo e testimoniarlo. Celebrare il battesimo di Gesù deve diventare il modo innanzitutto per celebrare il mio, il nostro battesimo ed anche la liturgia ci inviterà a fare.
Eravamo troppo piccoli per capire quel momento, ma Matteo descrive l’esperienza vissuta da Gesù con tre immagini, che, credo, possano aiutarci a comprendere appieno il senso del nostro battesimo: l’aprirsi del cielo, la discesa dello Spirito come una colomba e la voce dal cielo.
Nel battesimo di Gesù i cieli si aprono, sono squarciati e finalmente Dio entra nel mondo a condividere la vita dell’uomo, di ogni donna e uomo in Gesù, suo Figlio. Ci sono giorni in cui non riesco a sentire la presenza di Dio, sono giorni in cui vengo preso dall’angoscia per il silenzio di Dio, accade questo non perché Dio non parla, ma perché le mie orecchie ed il mio cuore non sono attenti alla sua voce. In quei giorni così complicati la mia mente ritorna ad una bellissima preghiera che trovo nel libro del profeta Isaia, in cui si chiede a Dio di squarciare i cieli (Is 63, 15-19), per guardare, vedere la vita degli uomini perché Lui che è Padre (è la prima volta credo che viene invocato così nell’Antico Testamento). Quella preghiera con il battesimo di Gesù al Giordano si realizza: i cieli si aprono e non potranno più essere richiusi; la porta della casa del Padre rimarrà eternamente spalancata per accogliere ogni suo figlio, nessuno potrà mai più essere escluso dall’amore di Dio.
Nel battesimo lo Spirito di Dio è disceso su di noi come colomba: è questa una delle immagini più belle come una colomba e non come l’aquila, come una brezza leggera e non come un vento gagliardo, come un ruscello e non con la forza impetuosa di un mare in tempesta perché la colomba, simbolo di pace e di armonia, ci annuncia che il nostro Dio è così, non si impone con la forza della sua onnipotenza, ma con la tenerezza del suo amore; infatti Dio “non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (prima lettura Is 42,2-3)
Infine nel nostro battesimo come in quello di Gesù Dio ci ha benedetto con dolcissime parole: tu sei mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento.
Sono parole meravigliose che, quanto vorrei, risuonassero ogni giorno nel mio cuore: figlio mio, amore mio, gioia mia.
Tre affermazioni, dentro le quali sento la grande novità del vangelo, sento battere il cuore del cristianesimo assieme a quello di Gesù.
La prima parola di Dio a Gesù e sulla mia vita è “figlio” e lo sono realmente figlio di Dio; non importa se la mia vita sarà segnata dal successo o dal fallimento io sono già qualcuno di molto importante: sono figlio di Dio! Dio genera figli, io non sono schiavo di Dio come proclamano i nostri fratelli musulmani; anche nel peccato, nei miei limiti, io resto per sempre figlio e posso guardare Dio in faccia ben sapendo di essere raggiunto dal suo sguardo d’amore.
La seconda parola è “amato”: Dio mi ama da sempre in modo incondizionato, senza se e senza ma, un amore che mi precede, perché viene dall’eternità, che mi abbraccia a prescindere da ciò che oggi sarò e farò. Sono davvero sempre più convinto che, per fortuna, la salvezza deriva dal fatto che Dio mi ama, non dal fatto che io amo lui. Dio ama me, ama ciascuno di noi come ha amato Gesù (Gv 17,23), un amore che entra nella mia vita, la trasforma e mi rende santo, felice, realizzato!
La terza parola è “mio compiacimento”, in te io provo piacere, o meglio tu sei la mia gioia! Ogni giorno dall’alto del suo cielo Dio grida al mondo e sussurra al mio cuore che è bello stare con me, con ciascuno di noi, che io sono la gioia di Dio forse perché si accontenta di quel poco che sono, forse solo perché mi ama!
Commento 8 gennaio 2017
Con la festa del battesimo di Gesù inizia il tempo ordinario: se è fondamentale avere tempi forti in cui ognuno abbia il tempo di cercare di approfondire le proprie motivazioni o di trovare nuovi stimoli nel cammino di fede, è altrettanto vero che la quotidianità è il luogo della nostra testimonianza; è lì che siamo chiamati a vivere con pienezza il vangelo.
Questa festa, introducendoci nella normalità della vita, ci spinge a riflettere sul nostro battesimo come l’inizio di un percorso: allora, accompagnati dai nostri genitori, in modo inconsapevole abbiamo compiuto il primo passo nella sequela di Gesù. Credo che la più bella spiegazione del battesimo ce la dia s. Paolo quando scrive: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5) e in un altro passo “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2): vivere il battesimo è approcciare la vita con gli stessi sentimenti che furono di Gesù, è rinnovare il nostro modo di pensare per poter discernere ciò che è buono. Ma soprattutto è vivere tutto questo nella nostra quotidianità offrendo la nostra testimonianza per costruire fin da oggi intorno a noi, nei rapporti interpersonali e sociali quel regno di giustizia e di pace che Gesù ha annunciato. Infine è vivere con gioia, perché nulla di più grande è stato e sarà mai detto ad una persona se non “tu sei il figlio prediletto di Dio!”
Questo è l’annuncio di questa domenica ed è la grande novità di noi cristiani: non siamo più servi, come ritengono i nostri fratelli musulmani, non siamo solo popolo, come ritengono i nostri fratelli ebrei, ma siamo figli e come tali siamo chiamati a vivere la nostra vita.
Sì, voglio gridarlo con tutta la mia vita: sono figlio, e figlio prediletto di Dio; figlio nel quale Dio ogni momento vuole trovare la sua gioia. Ora so quale è la mia strada perché io credo e voglio essere la gioia di Dio!
Questa festa, introducendoci nella normalità della vita, ci spinge a riflettere sul nostro battesimo come l’inizio di un percorso: allora, accompagnati dai nostri genitori, in modo inconsapevole abbiamo compiuto il primo passo nella sequela di Gesù. Credo che la più bella spiegazione del battesimo ce la dia s. Paolo quando scrive: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5) e in un altro passo “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2): vivere il battesimo è approcciare la vita con gli stessi sentimenti che furono di Gesù, è rinnovare il nostro modo di pensare per poter discernere ciò che è buono. Ma soprattutto è vivere tutto questo nella nostra quotidianità offrendo la nostra testimonianza per costruire fin da oggi intorno a noi, nei rapporti interpersonali e sociali quel regno di giustizia e di pace che Gesù ha annunciato. Infine è vivere con gioia, perché nulla di più grande è stato e sarà mai detto ad una persona se non “tu sei il figlio prediletto di Dio!”
Questo è l’annuncio di questa domenica ed è la grande novità di noi cristiani: non siamo più servi, come ritengono i nostri fratelli musulmani, non siamo solo popolo, come ritengono i nostri fratelli ebrei, ma siamo figli e come tali siamo chiamati a vivere la nostra vita.
Sì, voglio gridarlo con tutta la mia vita: sono figlio, e figlio prediletto di Dio; figlio nel quale Dio ogni momento vuole trovare la sua gioia. Ora so quale è la mia strada perché io credo e voglio essere la gioia di Dio!