XX domenica T.O. Anno B
Vangelo Gv 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Vangelo Gv 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Commento 19 agosto 2018
Dopo aver prefigurato nei vangeli delle scorse domeniche il tema dell’eucaristia, eccoci giunti finalmente alla conclusione del discorso, che finalmente si fa più esplicito: Gesù offre sé stesso come pane del cielo per la vita del mondo!
I termini usati sono particolarmente forti: mangiare, triturare, sminuzzare, verbi che sembrano lontano da un sentimento devozionale verso l’eucaristia, ma mi viene in mente quando vedo le mamme rivolgersi ai loro bimbi con dolci parole come “Ti mangerei di baci!”; sì, l’amore quanto è più grande tanto più tende ad assimilare l’oggetto del proprio amore, la persona amata. Scusate è lontano da me ogni pensiero che vada a sminuire il valore dell’adorazione eucaristica, ma troppe volte abbiamo rinchiuso l’eucaristia nei nostri tabernacoli, senza coglierne in profondità non solo il valore, ma il profondo progetto d’amore che significa.
In modo provocatorio per i Giudei, che lo stavano ascoltando Gesù propone non solo di mangiare il suo corpo, ma anche di bere il suo sangue; il corpo è simbolo della debolezza della sua umanità, mentre il sangue è simbolo dell’essenza della sua persona. Con Feuerbach possiamo davvero affermare che “l’uomo è ciò che mangia!”; allora mangiare quel pane che è la sua carne per la vita del mondo e bere il suo sangue indicano la necessità di una comunione totale, assimilare in tutto e per tutto la sua vita, o meglio il suo stile di vita. Scriveva san Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me!”. Accostarsi all’eucaristia è fare una scelta precisa per la vita, quella vera, quella che ci viene dall’eterno, quella donata per amore e riottenuta per la gioia eterna. In questo modo accostarsi all’eucaristia non è più un semplice atto privato, ma assume una precisa valenza “politica”, perché vivere l’eucaristia mi impone scelte per la vita e non per la morte. Fin dall’inizio della sua storia la Chiesa, comunità dei discepoli, aveva chiaro che di fronte all’uomo erano poste due possibili strade: “Una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie” (Didaché 1,1). Vivere l’eucaristia è vivere nella logica del dono e della comunione che deve portare necessariamente ad alcune conseguenze nella nostra vita quotidiana: non è possibile accostarsi all’eucaristia e vivere nella comunione se ho commesso peccati contro la vita, contro la dignità della vita di ogni sorella e fratello che incontro sulla mia strada. Non parlo di omicidi, intendo ogni gesto che non riconosce la dignità e il valore della vita dell’altro: il razzismo in questi giorni sdoganato da una politica cieca e molto poco lungimirante è solo un esempio di quanto intendo dire: vivere l’eucaristia è sentirmi in comunione profonda con ogni uomo e donna di questo mondo non solo all’interno della comunità cristiana, ma anche verso tutti gli uomini e le donne, perché in tutti sono chiamato a riconoscere il mio Signore. Pensiamo a tutto questo oggi quando ci alzeremo dalle nostre sedie per avvicinarci all’altare e ricevere il corpo di Cristo e se avessimo qualche dubbio chiediamo perdono, lasciandoci abbracciare dalla misericordia di Dio, ma con l’impegno di convertire i nostri pensieri e le nostre azioni, perché la mia vita sia davvero in comunione con il Dio di Gesù Cristo!
I termini usati sono particolarmente forti: mangiare, triturare, sminuzzare, verbi che sembrano lontano da un sentimento devozionale verso l’eucaristia, ma mi viene in mente quando vedo le mamme rivolgersi ai loro bimbi con dolci parole come “Ti mangerei di baci!”; sì, l’amore quanto è più grande tanto più tende ad assimilare l’oggetto del proprio amore, la persona amata. Scusate è lontano da me ogni pensiero che vada a sminuire il valore dell’adorazione eucaristica, ma troppe volte abbiamo rinchiuso l’eucaristia nei nostri tabernacoli, senza coglierne in profondità non solo il valore, ma il profondo progetto d’amore che significa.
In modo provocatorio per i Giudei, che lo stavano ascoltando Gesù propone non solo di mangiare il suo corpo, ma anche di bere il suo sangue; il corpo è simbolo della debolezza della sua umanità, mentre il sangue è simbolo dell’essenza della sua persona. Con Feuerbach possiamo davvero affermare che “l’uomo è ciò che mangia!”; allora mangiare quel pane che è la sua carne per la vita del mondo e bere il suo sangue indicano la necessità di una comunione totale, assimilare in tutto e per tutto la sua vita, o meglio il suo stile di vita. Scriveva san Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me!”. Accostarsi all’eucaristia è fare una scelta precisa per la vita, quella vera, quella che ci viene dall’eterno, quella donata per amore e riottenuta per la gioia eterna. In questo modo accostarsi all’eucaristia non è più un semplice atto privato, ma assume una precisa valenza “politica”, perché vivere l’eucaristia mi impone scelte per la vita e non per la morte. Fin dall’inizio della sua storia la Chiesa, comunità dei discepoli, aveva chiaro che di fronte all’uomo erano poste due possibili strade: “Una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie” (Didaché 1,1). Vivere l’eucaristia è vivere nella logica del dono e della comunione che deve portare necessariamente ad alcune conseguenze nella nostra vita quotidiana: non è possibile accostarsi all’eucaristia e vivere nella comunione se ho commesso peccati contro la vita, contro la dignità della vita di ogni sorella e fratello che incontro sulla mia strada. Non parlo di omicidi, intendo ogni gesto che non riconosce la dignità e il valore della vita dell’altro: il razzismo in questi giorni sdoganato da una politica cieca e molto poco lungimirante è solo un esempio di quanto intendo dire: vivere l’eucaristia è sentirmi in comunione profonda con ogni uomo e donna di questo mondo non solo all’interno della comunità cristiana, ma anche verso tutti gli uomini e le donne, perché in tutti sono chiamato a riconoscere il mio Signore. Pensiamo a tutto questo oggi quando ci alzeremo dalle nostre sedie per avvicinarci all’altare e ricevere il corpo di Cristo e se avessimo qualche dubbio chiediamo perdono, lasciandoci abbracciare dalla misericordia di Dio, ma con l’impegno di convertire i nostri pensieri e le nostre azioni, perché la mia vita sia davvero in comunione con il Dio di Gesù Cristo!