XVII domenica T.O. Anno C
Vangelo Lc 11, 1-13
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Commento 24 luglio 2022
Signore insegnaci a pregare! Eppure parlare di preghiera oggi appare antiquato, fuori moda, insomma proviamo a chiederci: quanti fra noi questa mattina o stasera prima del meritato riposo si sono fermati o si fermeranno a pregare o anche solo a farsi un segno di croce? E quanti invece si sono connessi su qualche social network per condividere i propri pensieri o qualche like all’ultima battuta di qualche cantante, sportivo o politico famoso? Nessuno prega più, nessuno trova un istante per fermarsi a pregare, anche personalmente mi ci è voluto il Covid e tanta paura per ritornare ad avere costanza nella preghiera. Come Marta chiusi nella frenesia dei nostri impegni quotidiani, ciò che per primo tagliamo è proprio il momento per la preghiera, quasi fosse quello il ramo secco della nostra vita.
La preghiera che il Signore ci ha insegnato non è una preghiera come tutte le altre, è una sintesi dei temi fondamentali del messaggio cristiano, ma soprattutto è lo specchio nel quale verificare il mio, il nostro essere cristiani: insomma il “Padre Nostro” ci dice come deve essere, come deve pensare, come deve vivere il discepolo di Cristo.
Innanzitutto il discepolo di Cristo quando prega dice: “Padre” perché la preghiera non può che cominciare con il riconoscersi figli e figli amati da Dio, non c’è preghiera senza questo sentimento filiale che urla dal nostro cuore “Abbà!”. Così l’interlocutore della preghiera non è soltanto Dio, ma proprio quel Dio lì che non è il legislatore o il giustiziere, il padrone o il tiranno, ma è il nostro Padre/Madre. In questo modo pregare diventa dare del tu a Dio, chiamandolo “papà” o forse ancora meglio “mamma”, nella lingua dei bambini e non in quella dei sacerdoti, nel lessico familiare del cuore e degli affetti e non in quello aulico dei teologi. Il Dio di Gesù Cristo è un Dio affettuoso, vicino, pronto in ogni istante ad abbracciare teneramente la mia vita; quindi il primo richiamo è il fare attenzione a non pregare un idolo, un altro dio, un dio diverso rispetto al Dio di Gesù Cristo. Il Padre nostro ci pone così di fronte alla verità fondamentale dell’immagine di Dio da cui poi discende tutto il resto: Dio è Padre, ama tutti indistintamente e questo Dio, che non è specchio dei nostri difetti, ci chiede di diventare sempre più simili a Lui.
“Sia santificato il tuo nome” ed il nome di Dio è Amore; allora che sia santificato l’amore su tutta la terra, da tutti, in tutto il mondo, perché se c'è qualcosa di santo in questo mondo, qualcosa di eterno in noi, è la nostra capacità di amare e di essere amati. Guardando a noi suoi figli la gente deve vedere che il nostro Dio è un Dio diverso dagli altri, allora sia santificato il tuo nome vuol dire che attraverso di me sia mostrato il vero volto di Dio.
“Venga il tuo regno” cioè nasca quell’umanità come Dio l’ha sognata e la sogna da sempre, venga in noi l’amore che è il tuo regno e ci dia la capacità di donare la vita per amore, anche al nemico, al povero, all’immigrato, allo zingaro, ad ogni uomo escluso se ne ha bisogno.
“Dacci ogni giorno il pane nostro quotidiano”: il pane indica tutto ciò che serve alla vita e alla felicità; donaci il pane e l’amore, il pane per sopravvivere, l’amore per vivere. Ma solo il pane quotidiano, quello necessario per vivere oggi perché io sappia vivere l’essenzialità contro ogni tentazione di bramosia ed accaparramento dei beni oltre il necessario; per questo occorre che il pane sia "nostro", ovvero condiviso come fratelli, perché se uno è sazio e uno muore di fame, quello non è il pane di Dio, ma il pane dell’egoismo e della morte.
“Perdona i nostri peccati”, togli tutto ciò che pesa dal nostro cuore, ciò che di me ha fatto male agli altri, ciò che degli altri ha fatto male a me, insomma sana tutte le ferite che a volte voglio mantenere aperte; il perdono di Dio non si riduce a un colpo di spugna sul passato, ma libera il futuro, apre sentieri nuovi, riempie i nostri polmoni di aria nuova. In un mondo segnato dall’odio, dalla violenza e dalla guerra insegnaci, o Padre, travolti dall’amore del tuo perdono, a perdonare i nostri fratelli, sradica dai nostri cuori sentimenti di rivalsa, di vendetta, di potere e sopruso sugli altri, donaci la forza di costruire la pace intorno a noi.
“Non abbandonarci alla tentazione” è l’invocazione che ci invita a riflettere su Dio che non ci abbandona mai, neanche quando cadiamo nel peccato. Dio, Tu che sei Padre/Madre non lasciarci soli di fronte alle nostre paure, alle nostre pigrizie, ai nostri limiti, ma prendici per mano, e tiraci fuori da tutto ciò che fa male, da tutto ciò che pesa sul cuore e lo invecchia e lo stordisce, da tutto ciò che ci blocca.
La parabola conclusiva ci invita ad una preghiera insistente e si conclude con la meravigliosa promessa finale di Gesù. Forse non saranno realizzati i nostri desideri ma ci sarà dato qualcosa di più grande: lo Spirito del Signore! Grazie ad esso potremo vivere la nostra vita come l’ha sognata Dio fin dalla creazione del mondo e sarà felicità piena ed eterna.
La preghiera che il Signore ci ha insegnato non è una preghiera come tutte le altre, è una sintesi dei temi fondamentali del messaggio cristiano, ma soprattutto è lo specchio nel quale verificare il mio, il nostro essere cristiani: insomma il “Padre Nostro” ci dice come deve essere, come deve pensare, come deve vivere il discepolo di Cristo.
Innanzitutto il discepolo di Cristo quando prega dice: “Padre” perché la preghiera non può che cominciare con il riconoscersi figli e figli amati da Dio, non c’è preghiera senza questo sentimento filiale che urla dal nostro cuore “Abbà!”. Così l’interlocutore della preghiera non è soltanto Dio, ma proprio quel Dio lì che non è il legislatore o il giustiziere, il padrone o il tiranno, ma è il nostro Padre/Madre. In questo modo pregare diventa dare del tu a Dio, chiamandolo “papà” o forse ancora meglio “mamma”, nella lingua dei bambini e non in quella dei sacerdoti, nel lessico familiare del cuore e degli affetti e non in quello aulico dei teologi. Il Dio di Gesù Cristo è un Dio affettuoso, vicino, pronto in ogni istante ad abbracciare teneramente la mia vita; quindi il primo richiamo è il fare attenzione a non pregare un idolo, un altro dio, un dio diverso rispetto al Dio di Gesù Cristo. Il Padre nostro ci pone così di fronte alla verità fondamentale dell’immagine di Dio da cui poi discende tutto il resto: Dio è Padre, ama tutti indistintamente e questo Dio, che non è specchio dei nostri difetti, ci chiede di diventare sempre più simili a Lui.
“Sia santificato il tuo nome” ed il nome di Dio è Amore; allora che sia santificato l’amore su tutta la terra, da tutti, in tutto il mondo, perché se c'è qualcosa di santo in questo mondo, qualcosa di eterno in noi, è la nostra capacità di amare e di essere amati. Guardando a noi suoi figli la gente deve vedere che il nostro Dio è un Dio diverso dagli altri, allora sia santificato il tuo nome vuol dire che attraverso di me sia mostrato il vero volto di Dio.
“Venga il tuo regno” cioè nasca quell’umanità come Dio l’ha sognata e la sogna da sempre, venga in noi l’amore che è il tuo regno e ci dia la capacità di donare la vita per amore, anche al nemico, al povero, all’immigrato, allo zingaro, ad ogni uomo escluso se ne ha bisogno.
“Dacci ogni giorno il pane nostro quotidiano”: il pane indica tutto ciò che serve alla vita e alla felicità; donaci il pane e l’amore, il pane per sopravvivere, l’amore per vivere. Ma solo il pane quotidiano, quello necessario per vivere oggi perché io sappia vivere l’essenzialità contro ogni tentazione di bramosia ed accaparramento dei beni oltre il necessario; per questo occorre che il pane sia "nostro", ovvero condiviso come fratelli, perché se uno è sazio e uno muore di fame, quello non è il pane di Dio, ma il pane dell’egoismo e della morte.
“Perdona i nostri peccati”, togli tutto ciò che pesa dal nostro cuore, ciò che di me ha fatto male agli altri, ciò che degli altri ha fatto male a me, insomma sana tutte le ferite che a volte voglio mantenere aperte; il perdono di Dio non si riduce a un colpo di spugna sul passato, ma libera il futuro, apre sentieri nuovi, riempie i nostri polmoni di aria nuova. In un mondo segnato dall’odio, dalla violenza e dalla guerra insegnaci, o Padre, travolti dall’amore del tuo perdono, a perdonare i nostri fratelli, sradica dai nostri cuori sentimenti di rivalsa, di vendetta, di potere e sopruso sugli altri, donaci la forza di costruire la pace intorno a noi.
“Non abbandonarci alla tentazione” è l’invocazione che ci invita a riflettere su Dio che non ci abbandona mai, neanche quando cadiamo nel peccato. Dio, Tu che sei Padre/Madre non lasciarci soli di fronte alle nostre paure, alle nostre pigrizie, ai nostri limiti, ma prendici per mano, e tiraci fuori da tutto ciò che fa male, da tutto ciò che pesa sul cuore e lo invecchia e lo stordisce, da tutto ciò che ci blocca.
La parabola conclusiva ci invita ad una preghiera insistente e si conclude con la meravigliosa promessa finale di Gesù. Forse non saranno realizzati i nostri desideri ma ci sarà dato qualcosa di più grande: lo Spirito del Signore! Grazie ad esso potremo vivere la nostra vita come l’ha sognata Dio fin dalla creazione del mondo e sarà felicità piena ed eterna.
Commento 28 luglio 2019
Signore insegnaci a pregare! Eppure parlare di preghiera oggi appare antiquato, fuori moda, proviamo a chiederci: quanti fra noi questa mattina o stasera prima del meritato riposo si sono fermati o si fermeranno a pregare o anche solo a farsi un segno di croce? E quanti invece si sono connessi su facebook per condividere i propri pensieri o qualche like all’ultima battuta di qualche cantante, sportivo o politico famoso? Nessuno prega più, nessuno trova un istante per fermarsi a pregare. Come Marta chiusi nella frenesia dei nostri impegni quotidiani, ciò che per primo tagliamo è proprio il momento per la preghiera, quasi fosse quello il ramo secco della nostra vita.
La preghiera che il Signore ci ha insegnato non è una preghiera come tutte le altre, è una sintesi dei temi fondamentali del messaggio cristiano, ma soprattutto è lo specchio nel quale verificare il mio, il nostro essere cristiani: insomma questa preghiera ci dice come deve essere, come deve pensare, come deve vivere il discepolo di Cristo. Proviamo a pregarla insieme:
“Padre nostro che sei nei cieli”: l’interlocutore della preghiera non è soltanto Dio, ma proprio quel Dio lì che non è legislatore, giustiziere, padrone o tiranno, ma nostro Padre/Madre. Allora il primo richiamo è il fare attenzione a non pregare un idolo, un altro dio rispetto al Dio di Gesù Cristo. Il Padre nostro ci pone così di fronte alla verità fondamentale dell’immagine di Dio da cui poi discende tutto il resto: Dio è Padre, ama tutti indistintamente e questo Dio, che non è specchio dei nostri difetti, ci chiede di diventare sempre più simili a Lui.
“Sia santificato il tuo nome” ed il nome di Dio è Amore; allora che sia santificato l’amore su tutta la terra, da tutti, in tutto il mondo, perché se c'è qualcosa di santo in questo mondo, qualcosa di eterno in noi, è la nostra capacità di amare e di essere amati. Guardando a noi suoi figli la gente deve vedere che il nostro Dio è un Dio diverso dagli altri, allora sia santificato il tuo nome attraverso di me vuol dire che attraverso di me sia mostrato il vero volto di Dio che è amore, amore incondizionato per tutti i suoi figli.
“Venga il tuo regno” cioè nasca quell’umanità come tu la sogni, venga in noi l’amore che è il tuo regno e ci dia la capacità di donare la vita per amore, anche al nemico, povero, immigrato, zingaro, ad ogni uomo escluso se ne ha bisogno.
“Dacci ogni giorno il pane nostro quotidiano”: il pane indica tutto ciò che serve alla vita e alla felicità; donaci il pane e l’amore, il pane per sopravvivere, l’amore per vivere. Ma solo il pane quotidiano, quello necessario per vivere oggi perché io sappia vivere l’essenzialità contro ogni tentazione di bramosia ed accaparramento dei beni oltre il necessario; per questo occorre che il pane sia "nostro", ovvero condiviso come fratelli, perché se uno è sazio e uno muore di fame, quello non è il pane di Dio è il pane dell’egoismo e della morte.
“Perdona i nostri peccati”, togli tutto ciò che pesa dal nostro cuore, ciò che di me ha fatto male agli altri, ciò che degli altri ha fatto male a me, insomma sana tutte le ferite che a volte voglio mantenere aperte; il perdono di Dio non si riduce a un colpo di spugna sul passato, ma libera il futuro, apre sentieri nuovi, riempie i nostri polmoni di aria nuova. Insegnaci, travolti dall’amore del tuo perdono, a perdonare i nostri fratelli e noi stessi in modo che possiamo tornare a costruire la pace intorno a noi.
“Non abbandonarci alla tentazione” e qui permettetemi di fare una digressione, poiché diverse persone mi hanno chiesto un mio commento alla riforma di alcune parti della liturgia, approvata da Francesco lo scorso 22 maggio. Lo scopo principale di questa riforma non è porre rimedio a banali errori di traduzione nella liturgia, ma invitare tutti noi discepoli di Cristo ad una conversione da un’idea di Dio che è un orrore teologico: fare atto di contrizione per i peccati pensando di meritare i castighi (nel senso di punizioni) di Dio, vuol dire credere in un dio che non è il Dio di Gesù Cristo; nel “Gloria” chiedere il dono della pace per i soli uomini di “buona volontà” è non aver capito nulla di Dio pensando che pur essendo padre sia capace di dare ai suoi figli pane e uova se sono stati buoni, ma pronto a distribuire serpi e scorpioni ai figli cattivi.
Non abbandonarci alla tentazione ci invita a riflettere su Dio che non ci abbandona mai, neanche quando cadiamo nel peccato.
La parabola conclusiva ci invita ad una preghiera insistente e si conclude con la meravigliosa promessa finale di Gesù. Non saranno realizzati i nostri desideri ma ci sarà dato qualcosa di più grande: lo Spirito del Signore! Grazie ad esso potremo vivere la nostra vita come l’ha sognata Dio fin dalla creazione del mondo e sarà felicità piena ed eterna.
La preghiera che il Signore ci ha insegnato non è una preghiera come tutte le altre, è una sintesi dei temi fondamentali del messaggio cristiano, ma soprattutto è lo specchio nel quale verificare il mio, il nostro essere cristiani: insomma questa preghiera ci dice come deve essere, come deve pensare, come deve vivere il discepolo di Cristo. Proviamo a pregarla insieme:
“Padre nostro che sei nei cieli”: l’interlocutore della preghiera non è soltanto Dio, ma proprio quel Dio lì che non è legislatore, giustiziere, padrone o tiranno, ma nostro Padre/Madre. Allora il primo richiamo è il fare attenzione a non pregare un idolo, un altro dio rispetto al Dio di Gesù Cristo. Il Padre nostro ci pone così di fronte alla verità fondamentale dell’immagine di Dio da cui poi discende tutto il resto: Dio è Padre, ama tutti indistintamente e questo Dio, che non è specchio dei nostri difetti, ci chiede di diventare sempre più simili a Lui.
“Sia santificato il tuo nome” ed il nome di Dio è Amore; allora che sia santificato l’amore su tutta la terra, da tutti, in tutto il mondo, perché se c'è qualcosa di santo in questo mondo, qualcosa di eterno in noi, è la nostra capacità di amare e di essere amati. Guardando a noi suoi figli la gente deve vedere che il nostro Dio è un Dio diverso dagli altri, allora sia santificato il tuo nome attraverso di me vuol dire che attraverso di me sia mostrato il vero volto di Dio che è amore, amore incondizionato per tutti i suoi figli.
“Venga il tuo regno” cioè nasca quell’umanità come tu la sogni, venga in noi l’amore che è il tuo regno e ci dia la capacità di donare la vita per amore, anche al nemico, povero, immigrato, zingaro, ad ogni uomo escluso se ne ha bisogno.
“Dacci ogni giorno il pane nostro quotidiano”: il pane indica tutto ciò che serve alla vita e alla felicità; donaci il pane e l’amore, il pane per sopravvivere, l’amore per vivere. Ma solo il pane quotidiano, quello necessario per vivere oggi perché io sappia vivere l’essenzialità contro ogni tentazione di bramosia ed accaparramento dei beni oltre il necessario; per questo occorre che il pane sia "nostro", ovvero condiviso come fratelli, perché se uno è sazio e uno muore di fame, quello non è il pane di Dio è il pane dell’egoismo e della morte.
“Perdona i nostri peccati”, togli tutto ciò che pesa dal nostro cuore, ciò che di me ha fatto male agli altri, ciò che degli altri ha fatto male a me, insomma sana tutte le ferite che a volte voglio mantenere aperte; il perdono di Dio non si riduce a un colpo di spugna sul passato, ma libera il futuro, apre sentieri nuovi, riempie i nostri polmoni di aria nuova. Insegnaci, travolti dall’amore del tuo perdono, a perdonare i nostri fratelli e noi stessi in modo che possiamo tornare a costruire la pace intorno a noi.
“Non abbandonarci alla tentazione” e qui permettetemi di fare una digressione, poiché diverse persone mi hanno chiesto un mio commento alla riforma di alcune parti della liturgia, approvata da Francesco lo scorso 22 maggio. Lo scopo principale di questa riforma non è porre rimedio a banali errori di traduzione nella liturgia, ma invitare tutti noi discepoli di Cristo ad una conversione da un’idea di Dio che è un orrore teologico: fare atto di contrizione per i peccati pensando di meritare i castighi (nel senso di punizioni) di Dio, vuol dire credere in un dio che non è il Dio di Gesù Cristo; nel “Gloria” chiedere il dono della pace per i soli uomini di “buona volontà” è non aver capito nulla di Dio pensando che pur essendo padre sia capace di dare ai suoi figli pane e uova se sono stati buoni, ma pronto a distribuire serpi e scorpioni ai figli cattivi.
Non abbandonarci alla tentazione ci invita a riflettere su Dio che non ci abbandona mai, neanche quando cadiamo nel peccato.
La parabola conclusiva ci invita ad una preghiera insistente e si conclude con la meravigliosa promessa finale di Gesù. Non saranno realizzati i nostri desideri ma ci sarà dato qualcosa di più grande: lo Spirito del Signore! Grazie ad esso potremo vivere la nostra vita come l’ha sognata Dio fin dalla creazione del mondo e sarà felicità piena ed eterna.
Commento 24 luglio 2016
Gesù come tutti i maestri in Israele insegna ai suoi discepoli a pregare; la versione che si trova in Luca è più breve di quella analoga di Matteo che viene utilizzata nella liturgia, ma questo ci aiuta a cogliere il cuore di questa preghiera:
1) “Padre nostro”: la nostra preghiera inizia dalla consapevolezza della paternità di Dio verso tutti gli uomini e della conseguente fraternità universale; se non ci riconosciamo figli e fratelli tra di noi è inutile che iniziamo a pregare.
2) “Sia santificato il tuo nome”: il nome di Dio è impronunciabile perché il nome indica la persona e la sua essenza; questa espressione chiede a Dio di manifestare questa sua pienezza ed impegna l’uomo a cooperare alla manifestazione della santità di Dio mediante tutta la sua vita.
3) “Venga il tuo regno”: è la supplica del discepolo perché il Padre affretti nel mondo e in ciascuno di noi la piena manifestazione della sua sovranità
4) “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”: è la richiesta dei discepoli di Cristo a Dio di concedere loro ciò di cui hanno bisogno quotidianamente senza preoccuparsi del domani.
5) “perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore”: la richiesta del perdono rende consapevoli che la nostra inadeguatezza non può impedirci un rapporto corretto con Dio ed in secondo luogo il perdono ci dona la forza di essere a nostra volta capaci di perdonare chi può aver commesso qualcosa di male nei nostri confronti.
6) “non abbandonarci alla tentazione”: è la richiesta a Dio di non lasciarci soli nella lotta contro il male ed il peccato; meglio ancora è impegno a riconoscere ogni giorno la prossimità di Dio verso ciascuno di noi.
Ora, scusandomi per questa parte forse un po’ troppo esegetica, mi pare abbastanza chiaro che per un cristiano pregare è molto pericoloso; infatti la preghiera non è mai pura espressione orale ma è chiamata a divenire concretezza di vita come ci ricorda un canto/preghiera dei nativi americani “io sono una preghiera in cammino”. Io non posso pregare il “Padre Nostro” se non mi sento figlio di Dio e fratello degli uomini, se non lotto costantemente perché il suo progetto d’amore possa crescere già oggi in questo mondo per trovare la sua completa realizzazione in quello futuro. I cristiani ed io per primo dovremmo tacere invece che riempirci la bocca di preghiere inutili! Dio è una persona, o meglio scusate, una Trinità di persone serie, non possiamo prenderlo e prenderci in giro!
La seconda parte del vangelo invita il discepolo alla preghiera insistente (“chiedete e vi sarà dato”): non si deve avere paura nel chiedere cose buone; infatti il Padre continuerà ad elargire con generosità ciò che di più buono è in Lui: lo Spirito Santo; di una cosa sola possiamo e dobbiamo essere certi: l’immensa tenerezza dell’amore di Dio mai ci lascerà soli!
1) “Padre nostro”: la nostra preghiera inizia dalla consapevolezza della paternità di Dio verso tutti gli uomini e della conseguente fraternità universale; se non ci riconosciamo figli e fratelli tra di noi è inutile che iniziamo a pregare.
2) “Sia santificato il tuo nome”: il nome di Dio è impronunciabile perché il nome indica la persona e la sua essenza; questa espressione chiede a Dio di manifestare questa sua pienezza ed impegna l’uomo a cooperare alla manifestazione della santità di Dio mediante tutta la sua vita.
3) “Venga il tuo regno”: è la supplica del discepolo perché il Padre affretti nel mondo e in ciascuno di noi la piena manifestazione della sua sovranità
4) “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”: è la richiesta dei discepoli di Cristo a Dio di concedere loro ciò di cui hanno bisogno quotidianamente senza preoccuparsi del domani.
5) “perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore”: la richiesta del perdono rende consapevoli che la nostra inadeguatezza non può impedirci un rapporto corretto con Dio ed in secondo luogo il perdono ci dona la forza di essere a nostra volta capaci di perdonare chi può aver commesso qualcosa di male nei nostri confronti.
6) “non abbandonarci alla tentazione”: è la richiesta a Dio di non lasciarci soli nella lotta contro il male ed il peccato; meglio ancora è impegno a riconoscere ogni giorno la prossimità di Dio verso ciascuno di noi.
Ora, scusandomi per questa parte forse un po’ troppo esegetica, mi pare abbastanza chiaro che per un cristiano pregare è molto pericoloso; infatti la preghiera non è mai pura espressione orale ma è chiamata a divenire concretezza di vita come ci ricorda un canto/preghiera dei nativi americani “io sono una preghiera in cammino”. Io non posso pregare il “Padre Nostro” se non mi sento figlio di Dio e fratello degli uomini, se non lotto costantemente perché il suo progetto d’amore possa crescere già oggi in questo mondo per trovare la sua completa realizzazione in quello futuro. I cristiani ed io per primo dovremmo tacere invece che riempirci la bocca di preghiere inutili! Dio è una persona, o meglio scusate, una Trinità di persone serie, non possiamo prenderlo e prenderci in giro!
La seconda parte del vangelo invita il discepolo alla preghiera insistente (“chiedete e vi sarà dato”): non si deve avere paura nel chiedere cose buone; infatti il Padre continuerà ad elargire con generosità ciò che di più buono è in Lui: lo Spirito Santo; di una cosa sola possiamo e dobbiamo essere certi: l’immensa tenerezza dell’amore di Dio mai ci lascerà soli!