XXXIII domenica T.O. Anno C
Vangelo Lc 21, 5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Commento 13 novembre 2022
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
La meravigliosa bellezza del tempio, voluto da Erode, per accattivarsi le simpatie del popolo, riempie di ammirazione i discepoli; a tutto questo Gesù risponde profetizzandone la distruzione. Ora l’affermazione di Gesù deve aver non solo sorpreso e stupito tutti i presenti, ma al pio israelita del tempo poteva apparire blasfema perché metteva in dubbio il fatto che Dio non sarebbe stato in grado di proteggere la sua dimora. Certamente Luca, per il quale mentre scriveva il suo vangelo quelle parole erano diventate storia, intendeva dare un messaggio diverso: chi si recava al tempio, vi andava per offrire sacrifici e chiedere benedizioni al Signore, ora Gesù voleva che di quel modo economicistico di rapportarsi con Dio non restasse pietra su pietra, voleva che fosse cancellata per sempre dal cuore degli uomini l’immagine di Dio adorato nel tempio, il Dio che concede i suoi favori a coloro offrono qualcosa, mentre li nega a coloro che non gli si sottomettono. Il Dio predicato da Gesù è il Dio dell’amore incondizionato e gratuito che si dona completamente alle sue creature: Dio nella Pasqua ha posto un’altra pietra, quella angolare, a fondamento del nuovo tempio, costituito ormai dalle “pietre vive” di coloro che uniscono la propria vita d’amore a quella di Cristo, offrendo a Dio opere di misericordia.
Alla domanda su quando tutto questo accadrà Gesù risponde utilizzando un linguaggio apocalittico, linguaggio all’epoca molto comune e perciò facilmente comprensibile dai suoi interlocutori, linguaggio che però oggi ci risulta oscuro e che un utilizzo sbagliato ci ha reso assolutamente incapaci di comprenderne il senso. Per noi oggi apocalittico è sinonimo di catastrofico ma, come amo ripetere, questo significato moderno è fuorviante; infatti il linguaggio apocalittico ben lungi dal catastrofismo intendeva incoraggiare il fedele togliendo il velo che impediva di vedere la storia e tutto ciò che accade nella nostra vita con gli occhi di Dio; laddove infatti noi vediamo solo distruzione, sofferenza e morte l’apocalittica invitava a leggere in modo diverso le situazioni dell’umanità non come dolori che precedono la morte e la fine, ma come i dolori del parto che preludono alla vita, i segni che stava per nascere un mondo nuovo; così quelle parole diventavano l’invito al coraggio, all’impegno nella realizzazione del disegno di Dio.
Di fronte a quelle parole di Gesù è necessario chiederci, infatti, dov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo tra catastrofi, terremoti, pestilenze e guerre con popoli che si sollevano contro altri popoli? Essa sta nel fatto che il Vangelo svela quel filo rosso che percorre le vie della storia dell’uomo, tra il lato oscuro del male e della violenza che distrugge e la tenerezza di Dio che salva l’umanità chiamata a perseverare nel credere nella favola vera dell’amore, unico senso della storia; in questo modo le parole di Gesù non anticipano le cose ultime, ma svelano il senso ultimo delle cose ed annunciano dopo ogni crisi l’intervento salvifico di Dio.
Certamente se uno sceglie di seguire Cristo deve sapere che c’è un prezzo da pagare perchè il mondo antico non si rassegnerà a sparire e combatterà aspramente per sopravvivere perseguitando coloro che si impegneranno per costruire quello nuovo e la persecuzione sarà la prova inconfutabile che davvero stiamo vivendo il Vangelo di Cristo nella costruzione di un mondo nuovo; nella persecuzione il discepolo avrà occasione di dare testimonianza perché gli darà la possibilità di mostrare di essere capace di amare coloro che lo odiano, di benedire coloro che lo maledicono, di rispondere con il bene a coloro che gli fanno del male.
L’indicazione di non preparare la propria difesa non è invito a non essere “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15), ma a non cadere nella tentazione di prepararla secondo i criteri di questo mondo, ponendoci così sullo stesso piano dei nostri aggressori; siamo chiamati sempre a lasciarci guidare dalla voce dello Spirito, che è amore, per cui le nostre parole non dovranno essere suggerite dall’orgoglio, dalla volontà di prevalere o dalla rivalsa, ma dovranno essere parole di perdono, di speranza, di pace.
Ecco il vangelo: vedrete il male gravare sul mondo “ma voi…” Bellissimo, questo “ma”; poiché il cristiano, il discepolo di Cristo in questo mondo deve sempre essere l’uomo del “ma”, una disgiunzione, una resistenza a ciò che sembra vincente oggi nel mondo: a chi propone nuovi armamenti per risolvere i conflitti dobbiamo indicare la via della pace e della riconciliazione, a chi considera “carichi residuali” uomini disperati in cerca di una vita migliore dobbiamo ricordare che ogni uomo e donna è nostro fratello e sorella, a chi si sente vessato dalle tasse dobbiamo mostrare la strada della solidarietà e della convivenza. Ma voi “risollevatevi, alzate il capo” (Lc 21,28): agite, non omologatevi, non arrendetevi! Il Vangelo ci chiama all’impegno tenace, umile, quotidiano per i poveri, per chi è in difficoltà, scegliendo sempre, come diceva Turoldo, l’umano contro il disumano.
Nel tempo presente sarà chiesto a ciascuno di noi, come discepoli di Cristo ma più semplicemente come uomini e donne, di scegliere tra la nostra vita e la fedeltà al Vangelo. Sarà, o meglio è, un tempo da vivere ben sapendo che troveremo di fronte a noi difficoltà e persecuzioni, perché vivere secondo la logica del Vangelo vuol dire trasformare il nostro modo di pensare senza conformarci alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2); un tempo da vivere nella consapevolezza che anche i nostri rapporti affettivi potranno venire meno nelle nostre stesse famiglie o con gli amici; un tempo in cui potremo essere circondati dall’odio, dall’antipatia o dalla indifferenza a causa delle scelte che metteremo in campo. Sarà, o meglio è, il tempo della testimonianza e della perseveranza, cogliendo ogni occasione opportuna e non opportuna per annunciare il vangelo dell’amore di Dio per ciascuno di noi (cfr. 2Tim 4,2).
È la beatitudine degli oppositori, di coloro che non si rassegnano ad un mondo dove sembrano vincere i più violenti, i più ricchi, i più crudeli, perché sanno che la storia è in mano a Dio, quel Dio che non lascerà che “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Un tempo da vivere nella fiducia che Dio, nonostante tutto questo, custodirà la nostra vita perché siamo costantemente abbracciati dal suo infinito e tenerissimo amore.
La meravigliosa bellezza del tempio, voluto da Erode, per accattivarsi le simpatie del popolo, riempie di ammirazione i discepoli; a tutto questo Gesù risponde profetizzandone la distruzione. Ora l’affermazione di Gesù deve aver non solo sorpreso e stupito tutti i presenti, ma al pio israelita del tempo poteva apparire blasfema perché metteva in dubbio il fatto che Dio non sarebbe stato in grado di proteggere la sua dimora. Certamente Luca, per il quale mentre scriveva il suo vangelo quelle parole erano diventate storia, intendeva dare un messaggio diverso: chi si recava al tempio, vi andava per offrire sacrifici e chiedere benedizioni al Signore, ora Gesù voleva che di quel modo economicistico di rapportarsi con Dio non restasse pietra su pietra, voleva che fosse cancellata per sempre dal cuore degli uomini l’immagine di Dio adorato nel tempio, il Dio che concede i suoi favori a coloro offrono qualcosa, mentre li nega a coloro che non gli si sottomettono. Il Dio predicato da Gesù è il Dio dell’amore incondizionato e gratuito che si dona completamente alle sue creature: Dio nella Pasqua ha posto un’altra pietra, quella angolare, a fondamento del nuovo tempio, costituito ormai dalle “pietre vive” di coloro che uniscono la propria vita d’amore a quella di Cristo, offrendo a Dio opere di misericordia.
Alla domanda su quando tutto questo accadrà Gesù risponde utilizzando un linguaggio apocalittico, linguaggio all’epoca molto comune e perciò facilmente comprensibile dai suoi interlocutori, linguaggio che però oggi ci risulta oscuro e che un utilizzo sbagliato ci ha reso assolutamente incapaci di comprenderne il senso. Per noi oggi apocalittico è sinonimo di catastrofico ma, come amo ripetere, questo significato moderno è fuorviante; infatti il linguaggio apocalittico ben lungi dal catastrofismo intendeva incoraggiare il fedele togliendo il velo che impediva di vedere la storia e tutto ciò che accade nella nostra vita con gli occhi di Dio; laddove infatti noi vediamo solo distruzione, sofferenza e morte l’apocalittica invitava a leggere in modo diverso le situazioni dell’umanità non come dolori che precedono la morte e la fine, ma come i dolori del parto che preludono alla vita, i segni che stava per nascere un mondo nuovo; così quelle parole diventavano l’invito al coraggio, all’impegno nella realizzazione del disegno di Dio.
Di fronte a quelle parole di Gesù è necessario chiederci, infatti, dov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo tra catastrofi, terremoti, pestilenze e guerre con popoli che si sollevano contro altri popoli? Essa sta nel fatto che il Vangelo svela quel filo rosso che percorre le vie della storia dell’uomo, tra il lato oscuro del male e della violenza che distrugge e la tenerezza di Dio che salva l’umanità chiamata a perseverare nel credere nella favola vera dell’amore, unico senso della storia; in questo modo le parole di Gesù non anticipano le cose ultime, ma svelano il senso ultimo delle cose ed annunciano dopo ogni crisi l’intervento salvifico di Dio.
Certamente se uno sceglie di seguire Cristo deve sapere che c’è un prezzo da pagare perchè il mondo antico non si rassegnerà a sparire e combatterà aspramente per sopravvivere perseguitando coloro che si impegneranno per costruire quello nuovo e la persecuzione sarà la prova inconfutabile che davvero stiamo vivendo il Vangelo di Cristo nella costruzione di un mondo nuovo; nella persecuzione il discepolo avrà occasione di dare testimonianza perché gli darà la possibilità di mostrare di essere capace di amare coloro che lo odiano, di benedire coloro che lo maledicono, di rispondere con il bene a coloro che gli fanno del male.
L’indicazione di non preparare la propria difesa non è invito a non essere “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15), ma a non cadere nella tentazione di prepararla secondo i criteri di questo mondo, ponendoci così sullo stesso piano dei nostri aggressori; siamo chiamati sempre a lasciarci guidare dalla voce dello Spirito, che è amore, per cui le nostre parole non dovranno essere suggerite dall’orgoglio, dalla volontà di prevalere o dalla rivalsa, ma dovranno essere parole di perdono, di speranza, di pace.
Ecco il vangelo: vedrete il male gravare sul mondo “ma voi…” Bellissimo, questo “ma”; poiché il cristiano, il discepolo di Cristo in questo mondo deve sempre essere l’uomo del “ma”, una disgiunzione, una resistenza a ciò che sembra vincente oggi nel mondo: a chi propone nuovi armamenti per risolvere i conflitti dobbiamo indicare la via della pace e della riconciliazione, a chi considera “carichi residuali” uomini disperati in cerca di una vita migliore dobbiamo ricordare che ogni uomo e donna è nostro fratello e sorella, a chi si sente vessato dalle tasse dobbiamo mostrare la strada della solidarietà e della convivenza. Ma voi “risollevatevi, alzate il capo” (Lc 21,28): agite, non omologatevi, non arrendetevi! Il Vangelo ci chiama all’impegno tenace, umile, quotidiano per i poveri, per chi è in difficoltà, scegliendo sempre, come diceva Turoldo, l’umano contro il disumano.
Nel tempo presente sarà chiesto a ciascuno di noi, come discepoli di Cristo ma più semplicemente come uomini e donne, di scegliere tra la nostra vita e la fedeltà al Vangelo. Sarà, o meglio è, un tempo da vivere ben sapendo che troveremo di fronte a noi difficoltà e persecuzioni, perché vivere secondo la logica del Vangelo vuol dire trasformare il nostro modo di pensare senza conformarci alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2); un tempo da vivere nella consapevolezza che anche i nostri rapporti affettivi potranno venire meno nelle nostre stesse famiglie o con gli amici; un tempo in cui potremo essere circondati dall’odio, dall’antipatia o dalla indifferenza a causa delle scelte che metteremo in campo. Sarà, o meglio è, il tempo della testimonianza e della perseveranza, cogliendo ogni occasione opportuna e non opportuna per annunciare il vangelo dell’amore di Dio per ciascuno di noi (cfr. 2Tim 4,2).
È la beatitudine degli oppositori, di coloro che non si rassegnano ad un mondo dove sembrano vincere i più violenti, i più ricchi, i più crudeli, perché sanno che la storia è in mano a Dio, quel Dio che non lascerà che “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Un tempo da vivere nella fiducia che Dio, nonostante tutto questo, custodirà la nostra vita perché siamo costantemente abbracciati dal suo infinito e tenerissimo amore.
Commento 17 novembre 2019
La meravigliosa bellezza del tempio, voluto da Erode, per accattivarsi le simpatie del popolo, riempie di ammirazione i discepoli di Cristo, ma a tutto questo, Gesù risponde con una affermazione sulla sua distruzione, che al pio israelita del tempo poteva apparire blasfema; infatti era proprio la presenza di Dio in quel luogo a garantirne l’indistruttibilità. Gesù non indica la data di un simile evento, ma probabilmente coglie i possibili sviluppi di un futuro di cui vede già i primi segnali: l’idea di una rivolta violenta contro il potere romano non avrebbe fatto altro che scatenare l’ira di questi ultimi contro gli Ebrei e contro ciò che di più caro avevano, il tempio.
A questo punto Gesù introduce il tema che più gli interessa che non riguarda la data, ma ciò che si deve fare di fronte agli eventi che stanno per accadere; per dire questo egli userà il linguaggio apocalittico, a cui noi non siamo abituati e che possiamo facilmente equivocare, ma che era comprensibilissimo dal suo popolo in quel tempo. Di fronte a queste parole è necessario chiederci, infatti, dov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo in questo Vangelo di catastrofi, terremoti, guerre, astri che si oscurano e cadono dal cielo sulla terra. Il Vangelo svela quel filo rosso che percorre le vie della storia dell’uomo, tra il lato oscuro del male e della violenza che distrugge e la tenerezza di Dio che salva l’umanità chiamata a perseverare nel credere nella favola vera dell’amore, unico senso della storia; in questo modo il Vangelo non anticipa le cose ultime, svela il senso ultimo delle cose e annuncia dopo ogni crisi l’intervento salvifico di Dio. Gesù non sta parlando quindi della fine del mondo, ma del passaggio dal mondo antico ad uno nuovo segnato dall’amore. Le immagini forti di eventi terrificanti, che pure dovranno accadere, non impediscono a Gesù di ricordare ai discepoli che ciò che è importante non sono questi fatti, ma il tempo che precederà tutto questo: quello infatti sarà infatti il tempo della testimonianza.
Ecco il vangelo: vedrete il male gravare sul mondo “ma voi…” Bellissimo, questo “ma”; poiché il cristiano, il discepolo di Cristo in questo mondo deve sempre essere l’uomo del “ma”, una disgiunzione, una resistenza a ciò che sembra vincente oggi nel mondo. Ma voi alzate il capo: agite, non omologatevi, non arrendetevi! Il Vangelo ci chiama all’impegno tenace, umile, quotidiano per i poveri, per chi è in difficoltà, scegliendo sempre, come diceva Turoldo, l’umano contro il disumano.
Nel tempo presente sarà chiesto a ciascuno di noi, come discepoli di Cristo ma più semplicemente come uomini e donne, di scegliere tra la nostra vita e la fedeltà al Vangelo. Sarà, o meglio è, un tempo da vivere ben sapendo che troveremo di fronte a noi difficoltà e persecuzioni, perché vivere secondo la logica del Vangelo vuol dire trasformare il nostro modo di pensare senza conformarci alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2); un tempo da vivere nella consapevolezza che anche i nostri rapporti affettivi potranno venire meno nelle nostre stesse famiglie o con gli amici; un tempo in cui potremo essere circondati dall’odio, dall’antipatia o dalla indifferenza a causa delle scelte che metteremo in campo. Sarà, o meglio è, il tempo della testimonianza e della perseveranza, cogliendo ogni occasione opportuna e non opportuna per annunciare il vangelo dell’amore di Dio per ciascuno di noi (cfr. 2Tim 4,2).
È la beatitudine degli oppositori, di coloro che non si rassegnano ad un mondo dove sembrano vincere i più violenti, i più ricchi, i più crudeli, perché sanno che la storia è in mano a Dio, quel Dio che non lascerà che “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Un tempo da vivere nella fiducia che Dio, nonostante tutto questo, custodirà la nostra vita perché siamo costantemente abbracciati dal suo infinito e tenerissimo amore.
A questo punto Gesù introduce il tema che più gli interessa che non riguarda la data, ma ciò che si deve fare di fronte agli eventi che stanno per accadere; per dire questo egli userà il linguaggio apocalittico, a cui noi non siamo abituati e che possiamo facilmente equivocare, ma che era comprensibilissimo dal suo popolo in quel tempo. Di fronte a queste parole è necessario chiederci, infatti, dov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo in questo Vangelo di catastrofi, terremoti, guerre, astri che si oscurano e cadono dal cielo sulla terra. Il Vangelo svela quel filo rosso che percorre le vie della storia dell’uomo, tra il lato oscuro del male e della violenza che distrugge e la tenerezza di Dio che salva l’umanità chiamata a perseverare nel credere nella favola vera dell’amore, unico senso della storia; in questo modo il Vangelo non anticipa le cose ultime, svela il senso ultimo delle cose e annuncia dopo ogni crisi l’intervento salvifico di Dio. Gesù non sta parlando quindi della fine del mondo, ma del passaggio dal mondo antico ad uno nuovo segnato dall’amore. Le immagini forti di eventi terrificanti, che pure dovranno accadere, non impediscono a Gesù di ricordare ai discepoli che ciò che è importante non sono questi fatti, ma il tempo che precederà tutto questo: quello infatti sarà infatti il tempo della testimonianza.
Ecco il vangelo: vedrete il male gravare sul mondo “ma voi…” Bellissimo, questo “ma”; poiché il cristiano, il discepolo di Cristo in questo mondo deve sempre essere l’uomo del “ma”, una disgiunzione, una resistenza a ciò che sembra vincente oggi nel mondo. Ma voi alzate il capo: agite, non omologatevi, non arrendetevi! Il Vangelo ci chiama all’impegno tenace, umile, quotidiano per i poveri, per chi è in difficoltà, scegliendo sempre, come diceva Turoldo, l’umano contro il disumano.
Nel tempo presente sarà chiesto a ciascuno di noi, come discepoli di Cristo ma più semplicemente come uomini e donne, di scegliere tra la nostra vita e la fedeltà al Vangelo. Sarà, o meglio è, un tempo da vivere ben sapendo che troveremo di fronte a noi difficoltà e persecuzioni, perché vivere secondo la logica del Vangelo vuol dire trasformare il nostro modo di pensare senza conformarci alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2); un tempo da vivere nella consapevolezza che anche i nostri rapporti affettivi potranno venire meno nelle nostre stesse famiglie o con gli amici; un tempo in cui potremo essere circondati dall’odio, dall’antipatia o dalla indifferenza a causa delle scelte che metteremo in campo. Sarà, o meglio è, il tempo della testimonianza e della perseveranza, cogliendo ogni occasione opportuna e non opportuna per annunciare il vangelo dell’amore di Dio per ciascuno di noi (cfr. 2Tim 4,2).
È la beatitudine degli oppositori, di coloro che non si rassegnano ad un mondo dove sembrano vincere i più violenti, i più ricchi, i più crudeli, perché sanno che la storia è in mano a Dio, quel Dio che non lascerà che “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Un tempo da vivere nella fiducia che Dio, nonostante tutto questo, custodirà la nostra vita perché siamo costantemente abbracciati dal suo infinito e tenerissimo amore.
Commento 13 novembre 2016
La discussione sulle belle pietre che ornavano il tempio di Gerusalemme provoca in Gesù una riflessione riguardo alla futura fine del mondo presente; le immagini forti e le profezie di eventi terrificanti non impediscono a Gesù di ricordare ai discepoli che ciò che è importante non sono questi fatti, ma il tempo che precederà tutto questo: quello infatti sarà infatti il tempo della testimonianza. Ci viene incontro per capire meglio il greco che per indicare il tempo usa due termini: Cronos, il tempo che passa tra minuti, ore e giorni, e Kairos ovvero il momento supremo, opportuno, giusto. Ecco di fronte a noi nel tempo (cronos) che passa inesorabilmente ci sono anche i momenti (Kairoi) durante i quali siamo chiamati a dare senso alla nostra vita e sono questi momenti quelli importanti. Siamo chiamati quindi a vivere il nostro personale Kairos, siamo chiamati cioè come dice un canto che spesso mi risuona nelle orecchie a “vivere la vita” poiché questo “è generare ogni momento il paradiso”.
In questi momenti sarà chiesto a ciascuno di noi, come discepoli di Cristo ma più semplicemente come uomini e donne, di scegliere tra la nostra vita e la fedeltà al Vangelo. Sarà, o meglio è, un tempo da vivere ben sapendo che troveremo di fronte a noi difficoltà e persecuzioni perché vivere secondo la logica del Vangelo vuol dire trasformare il nostro modo di pensare senza conformarci alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2); un tempo da vivere nella consapevolezza che anche i nostri rapporti umani potranno venire meno nelle nostre stesse famiglie o con gli amici; un tempo in cui potremo essere circondati dall'odio, dall'antipatia o dalla indifferenza a causa delle scelte che metteremo in campo.
Un tempo da vivere nella fiducia che Dio, nonostante tutto questo, custodirà la nostra vita perché siamo costantemente abbracciati dal suo infinito e tenerissimo amore.
Sarà, o meglio è, il tempo della testimonianza in ogni momento cogliendo ogni occasione opportuna e non opportuna per annunciare a tutti il vangelo dell’amore di Dio per ciascuno di noi. (cfr. 2Tim 4,2)
In questi momenti sarà chiesto a ciascuno di noi, come discepoli di Cristo ma più semplicemente come uomini e donne, di scegliere tra la nostra vita e la fedeltà al Vangelo. Sarà, o meglio è, un tempo da vivere ben sapendo che troveremo di fronte a noi difficoltà e persecuzioni perché vivere secondo la logica del Vangelo vuol dire trasformare il nostro modo di pensare senza conformarci alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2); un tempo da vivere nella consapevolezza che anche i nostri rapporti umani potranno venire meno nelle nostre stesse famiglie o con gli amici; un tempo in cui potremo essere circondati dall'odio, dall'antipatia o dalla indifferenza a causa delle scelte che metteremo in campo.
Un tempo da vivere nella fiducia che Dio, nonostante tutto questo, custodirà la nostra vita perché siamo costantemente abbracciati dal suo infinito e tenerissimo amore.
Sarà, o meglio è, il tempo della testimonianza in ogni momento cogliendo ogni occasione opportuna e non opportuna per annunciare a tutti il vangelo dell’amore di Dio per ciascuno di noi. (cfr. 2Tim 4,2)