VIII Domenica del Tempo Ordinario Anno C
Vangelo Lc 6,39-45
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore».
Commento 27 febbraio 2022
Proprio oggi nel martellante suono delle bombe, come nel quasi impercettibile ticchettio delle sventagliate dei mitragliatori o nell’angosciante suono delle sirene dell’allarme che annuncia un imminente bombardamento aereo risuonano con forza e con dolcezza le parole di Gesù ascoltate domenica scorsa: “Amate i vostri nemici!”. Quando in questi giorni è apparsa negli occhi dei miei ragazzi la paura che quanto sta accadendo a poche migliaia di chilometri da noi potesse arrivare presto anche qua, ho voluto ribadire che in ogni guerra, ma soprattutto in questa guerra combattuta da cristiani e tra cristiani ci sia una soluzione ed una soltanto: che ogni battezzato deponga le armi!
Da Caino ed Abele fino alle mire imperialiste di Putin la storia dell’umanità rimane segnata dall’odio, dalla guerra, dalla violenza, ma sappiamo che c’è un’altra strada, c’è un’altra possibilità, c’è una vita nuova dove l’amore vince, ma ciò che deve cambiare non è il mondo, sono io! O meglio per cambiare il mondo devo io iniziare a cambiare : devo accorgermi che sono cieco e non posso guidare nessuno verso la luce dell’amore se vivo nel buio dell’odio; devo togliere la trave che mi impedisce di vedere per poi, eventualmente, con delicatezza ed amore togliere la pagliuzza che sta nell’occhio del fratello.
Mi sono sempre chiesto perché Dio pensi che nel mio occhio ci sia una trave, mentre in quello degli altri veda solo una pagliuzza, insomma: perché io devo avere una trave e tutti gli altri hanno solo delle pagliuzze?
Troppe volte leggendo questo brano ne traiamo una lettura solo moralista: qui non si tratta di riconoscerci ciechi e perciò incapaci di guidare le sorelle ed i fratelli verso Dio e nemmeno di eliminare la trave dei miei difetti congeniti per poter vedere con maggior cura la pagliuzza del fratello ed aiutarlo. Dio non è un moralista, Dio non è un giudice severo pronto a colpire dall’alto della sua onnipotente perfezione il più piccolo difetto o peccato nella nostra vita. Questa idea di Dio è blasfema perché disegniamo Dio secondo i nostri sentimenti e pregiudizi giudicanti e non secondo la rivelazione di Gesù, che aveva appena invitato i discepoli ad avere gli stessi sentimenti di Dio, ad essere misericordiosi come misericordioso è il Padre/Madre. Così ho trovato una risposta alla mia domanda: tutti di fronte a Dio abbiamo una pagliuzza, qualcosa che ancora non va, qualcosa che a Lui non piace, che vorrebbe poter togliere per rendere la nostra vita ancora più bella, ma quella pagliuzza è così vicino, così dentro al mio occhio che per me diventa una trave e mi impedisce di vedere ogni cosa.
Certo che se rimaniamo ciechi, chiusi alla luce della misericordia di Dio, non possiamo guidare nessuno all’immensa gioia dell’incontro con Dio; certo che se non eliminiamo la trave del giudizio sferzante e tranciante non possiamo vedere bene quella piccola pagliuzza presente nell’occhio del fratello per eliminarla ed aiutarlo a vedere meglio. Domandiamoci allora, quante volte ci fermiamo alla pagliuzza che è nell’occhio dell’altro, perché fissiamo lo sguardo sulle sciocchezze, su quei piccoli nei che rendono brutta la vita degli altri, quasi con una sorta di godimento nel sottolineare i punti deboli, i difetti dell’altro. Forse che questo venga quasi a giustificare i nostri difetti, venga a rendere meno amara la considerazione che nella mia vita ancora qualcosa non va nel verso giusto? Un motivo c’è: chi non vive nell’amore innanzitutto a partire da sé stesso, chi vede soltanto il male intorno a sé, vedrà solo la pagliuzza e non riuscirà a vedere la luce profonda negli occhi dell’altro; ci vuole lo sguardo di Dio che fin dal primo giorno ed anche oggi, ogni momento guarda alla creazione e continua a ripetere inesorabile che tutto, in particolare l’umanità, “era cosa molto buona” (Gn 1,31).
Non si tratta, quindi, di guardare ai nostri difetti, ma di cercare di essere come il Padre, di vivere come suoi veri figli, di avere i suoi occhi capaci di illuminare la vita dell’altro, di essere felici nel vedere il poco o tanto di bene che vi è nell’altro. La pagliuzza/trave che abbiamo negli occhi è quella nostra incapacità di amare che ci spinge a preferire vedere il male nell’altro piuttosto che a vedere ciò che è bello per cercare di indicargli la via per renderlo ancora migliore. Allora ti prego Signore, metti sul cammino della mia vita fratelli e sorelle che non si fermino di fronte alle pagliuzze/travi della propria vita, ma sappiano con amore indicarmi le travi/pagliuzze presenti nella mia, perché con amore mi vogliono migliore, più bello, più generoso, più misericordioso, più figlio di quel Dio che è Amore e solo amore!
Non giudichiamo, non per non essere giudicati, ma per non cadere nella logica del giudizio e finire per condannare anche noi stessi, non giudichiamo perché nemmeno Dio giudica o condanna, ma amiamo perché Dio ci ama e il giudizio sulla nostra vita sarà dato dai frutti di gioia o di tristezza, di amore o di odio, di misericordia o di giudizio che nasceranno! Infatti “non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo”: chi vive nell’amore, vive in ciò che solo conta e non potrà che creare intorno a sé un clima di gioia, di festa, di condivisione e di accoglienza. La guerra e la violenza, la paura del diverso, il senso di razzismo, la cattiveria ostentata, la feroce critica di chi ha buoni pensieri sono sintomi di un cancro che si sta diffondendo nei nostri cuori sazi e malati. Nella quaresima che sta per cominciare siamo quindi chiamati a convertire le nostre vite per renderle davvero in linea con il sogno di Dio per ciascuno di noi!
Illuminiamo i nostri occhi con l’amore! Lasciamo cadere le armi dell’odio per porgere la mano in segno di pace ed allargare le braccia per accogliere gli altri come sorelle e fratelli! Apriamo il cuore perché Dio vi possa entrare per riempirlo di misericordia!
Da Caino ed Abele fino alle mire imperialiste di Putin la storia dell’umanità rimane segnata dall’odio, dalla guerra, dalla violenza, ma sappiamo che c’è un’altra strada, c’è un’altra possibilità, c’è una vita nuova dove l’amore vince, ma ciò che deve cambiare non è il mondo, sono io! O meglio per cambiare il mondo devo io iniziare a cambiare : devo accorgermi che sono cieco e non posso guidare nessuno verso la luce dell’amore se vivo nel buio dell’odio; devo togliere la trave che mi impedisce di vedere per poi, eventualmente, con delicatezza ed amore togliere la pagliuzza che sta nell’occhio del fratello.
Mi sono sempre chiesto perché Dio pensi che nel mio occhio ci sia una trave, mentre in quello degli altri veda solo una pagliuzza, insomma: perché io devo avere una trave e tutti gli altri hanno solo delle pagliuzze?
Troppe volte leggendo questo brano ne traiamo una lettura solo moralista: qui non si tratta di riconoscerci ciechi e perciò incapaci di guidare le sorelle ed i fratelli verso Dio e nemmeno di eliminare la trave dei miei difetti congeniti per poter vedere con maggior cura la pagliuzza del fratello ed aiutarlo. Dio non è un moralista, Dio non è un giudice severo pronto a colpire dall’alto della sua onnipotente perfezione il più piccolo difetto o peccato nella nostra vita. Questa idea di Dio è blasfema perché disegniamo Dio secondo i nostri sentimenti e pregiudizi giudicanti e non secondo la rivelazione di Gesù, che aveva appena invitato i discepoli ad avere gli stessi sentimenti di Dio, ad essere misericordiosi come misericordioso è il Padre/Madre. Così ho trovato una risposta alla mia domanda: tutti di fronte a Dio abbiamo una pagliuzza, qualcosa che ancora non va, qualcosa che a Lui non piace, che vorrebbe poter togliere per rendere la nostra vita ancora più bella, ma quella pagliuzza è così vicino, così dentro al mio occhio che per me diventa una trave e mi impedisce di vedere ogni cosa.
Certo che se rimaniamo ciechi, chiusi alla luce della misericordia di Dio, non possiamo guidare nessuno all’immensa gioia dell’incontro con Dio; certo che se non eliminiamo la trave del giudizio sferzante e tranciante non possiamo vedere bene quella piccola pagliuzza presente nell’occhio del fratello per eliminarla ed aiutarlo a vedere meglio. Domandiamoci allora, quante volte ci fermiamo alla pagliuzza che è nell’occhio dell’altro, perché fissiamo lo sguardo sulle sciocchezze, su quei piccoli nei che rendono brutta la vita degli altri, quasi con una sorta di godimento nel sottolineare i punti deboli, i difetti dell’altro. Forse che questo venga quasi a giustificare i nostri difetti, venga a rendere meno amara la considerazione che nella mia vita ancora qualcosa non va nel verso giusto? Un motivo c’è: chi non vive nell’amore innanzitutto a partire da sé stesso, chi vede soltanto il male intorno a sé, vedrà solo la pagliuzza e non riuscirà a vedere la luce profonda negli occhi dell’altro; ci vuole lo sguardo di Dio che fin dal primo giorno ed anche oggi, ogni momento guarda alla creazione e continua a ripetere inesorabile che tutto, in particolare l’umanità, “era cosa molto buona” (Gn 1,31).
Non si tratta, quindi, di guardare ai nostri difetti, ma di cercare di essere come il Padre, di vivere come suoi veri figli, di avere i suoi occhi capaci di illuminare la vita dell’altro, di essere felici nel vedere il poco o tanto di bene che vi è nell’altro. La pagliuzza/trave che abbiamo negli occhi è quella nostra incapacità di amare che ci spinge a preferire vedere il male nell’altro piuttosto che a vedere ciò che è bello per cercare di indicargli la via per renderlo ancora migliore. Allora ti prego Signore, metti sul cammino della mia vita fratelli e sorelle che non si fermino di fronte alle pagliuzze/travi della propria vita, ma sappiano con amore indicarmi le travi/pagliuzze presenti nella mia, perché con amore mi vogliono migliore, più bello, più generoso, più misericordioso, più figlio di quel Dio che è Amore e solo amore!
Non giudichiamo, non per non essere giudicati, ma per non cadere nella logica del giudizio e finire per condannare anche noi stessi, non giudichiamo perché nemmeno Dio giudica o condanna, ma amiamo perché Dio ci ama e il giudizio sulla nostra vita sarà dato dai frutti di gioia o di tristezza, di amore o di odio, di misericordia o di giudizio che nasceranno! Infatti “non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo”: chi vive nell’amore, vive in ciò che solo conta e non potrà che creare intorno a sé un clima di gioia, di festa, di condivisione e di accoglienza. La guerra e la violenza, la paura del diverso, il senso di razzismo, la cattiveria ostentata, la feroce critica di chi ha buoni pensieri sono sintomi di un cancro che si sta diffondendo nei nostri cuori sazi e malati. Nella quaresima che sta per cominciare siamo quindi chiamati a convertire le nostre vite per renderle davvero in linea con il sogno di Dio per ciascuno di noi!
Illuminiamo i nostri occhi con l’amore! Lasciamo cadere le armi dell’odio per porgere la mano in segno di pace ed allargare le braccia per accogliere gli altri come sorelle e fratelli! Apriamo il cuore perché Dio vi possa entrare per riempirlo di misericordia!