XXXIV domenica T.O.
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo Anno C
Vangelo Lc 23, 35-43
In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Commento 20 novembre 2022
Era il 1925 quando apparivano all’orizzonte figure, Hitler, Stalin ed anche se meno famigerato il nostro Mussolini, che avrebbero condotto l'Europa ed il mondo intero alla seconda guerra mondiale; era il 1925 quando Pio XI istituì la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo, forse anche come risposta cristiana ai totalitarismi che stavano sorgendo: così mentre pareva proprio che tutti avessero la pretesa di dominare sul mondo e sui popoli in modo assoluto, non era da escludere nemmeno una tentazione cesaropapista da parte dello stesso papa nell’imporre sui nascenti stati dittatoriali la superiorità di Cristo e della Chiesa.
Certamente la scelta liturgica del vangelo di oggi mostra di Gesù al contrario una regalità tutta particolare: Gesù è re eppure non indossa abiti di porpora e bisso, ma è nudo, spogliato di tutto ciò che aveva; ha una corona, ma questa è fatta di spine; l’iscrizione che porta sulla testa lo riconosce re, ma l’onore dovuto ad un sovrano si è trasformato in derisione ed insulti; Gesù è davvero re ma il suo trono è la croce. Insomma se davvero Cristo è re, è lecito domandarsi quale tipo sia il suo Regno!
Lui che può, Lui l’Onnipotente “salvi sé stesso se è il Cristo di Dio, l’eletto”; nelle parole di derisione dei capi religiosi del popolo si ripropone la tentazione diabolica di un Dio che mostra il suo potere per risolvere i problemi della nostra vita! Allora diciamocelo: ma che razza di Dio è mai questo? Il Dio di Gesù Cristo non è il Dio degli effetti speciali, non si manifesta in gesti straordinari, non irrompe nella nostra vita, è un Dio che si pone costantemente alla porta dei nostri cuori, bussando e chiedendo permesso in attesa che quella porta venga aperta.
Lui che si è proposto come re dei Giudei e, come tale, ha forza e potenza comandando su eserciti e popoli salvi sé stesso; nelle parole di derisione dei soldati romani e pagani ritroviamo la mentalità umana di cercare sempre e soltanto il proprio interesse: se hai un qualsiasi tipo di potere usalo, pensa per te! Allora domandiamocelo ma che razza di re abbiamo davanti? Quante volte anche io ho desiderato un Dio vincente capace di trionfare nelle vicende della vita, eppure di fronte a me non vedo altro che un uomo sconfitto così da rimanerne scandalizzato? Ma il Dio di Gesù Cristo non è un Dio dominante e perciò, di fronte al mondo, vincente, Egli è amore e l’amore trova la sua vittoria nel dono pieno e totale di sé.
Infine per bocca di uno dei crocifissi ritorna la tentazione del diavolo nel deserto ed è una tentazione ancora più potente: se sei il Cristo, salva te stesso e noi (Lc 4,3). Fino all’ultimo respiro Gesù deve scegliere quale Messia vuole essere, quale volto di Dio vuole incarnare: quello di un messia potente secondo le attese di Israele, o quello di un re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve (Lc 22,26); se essere il messia dei miracoli e dell'onnipotenza, o quello della tenerezza, della misericordia e dell’amore!
Infine l’altro malfattore di fronte a quella morte da "uomo giusto" di un Dio che ama si converte; la tradizione ce lo presenta come il “buon ladrone” forse per mitigare lo scandalo di questo primo santo in paradiso, ma, per piacere, non chiamiamolo così, non facciamolo diventare il personaggio della bella favola del santo dell’ultimo secondo: egli non era ladro, ma un brigante, un terrorista per i Romani o un partigiano per alcuni del suo popolo; egli era uno zelota, compagno di Barabba, autore delle più atroci nefandezze, lo confessa egli stesso, quando riconosce di essere giustamente condannato alla crocifissione mentre Gesù non aveva compiuto nulla di male.
Quell’uomo inchiodato alla croce insieme a Gesù è stato "reso buono", giustificato, gli è bastato un moto di compassione per giungere alla salvezza, si è guardato attorno e ha cercato di difendere colui che era deriso da tutti e in questo scopre un nuovo volto di Dio, scopre che Dio è dentro il nostro patire, Dio è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia! Dio è l’Emanuele, il Dio con noi, il Dio che mi si fa compagno di strada. Un moto di compassione e quell’invocazione con cui affida la sua vita: “Gesù, ricordati di me!”. Ricordati di me, ovvero “rimettimi nel tuo cuore” e quella preghiera diventa realtà perché nel progetto d’amore di Dio vi è la salvezza di tutti gli uomini, di ogni donna e uomo: per Dio non ci sono persone senza speranza, non ci sono casi disperati, nemmeno il mio!
Gesù non solo si ricorderà di lui, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata: “Oggi sarai con me in paradiso!” Sì, la salvezza è un regalo, non un merito. E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, piena di errori, ma che sa riconoscere l’amore crocifisso accanto a lui, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno nella sofferenza e nell’amore: questa è la bella notizia dell’infinito amore di Dio per noi!
Concludendo se pensiamo a un Dio dagli effetti speciali che possa imporre la sua presenza, convertiamoci, perché il Dio di Gesù è il Dio della quotidianità che rispetta la libertà di ogni creatura! Se crediamo in un Dio onnipotente, convertiamoci, perché Gesù rivela un Dio che è solo capace di amare infinitamente ogni sua creatura! Se cerchiamo un Dio trionfante che scenda dalla croce per "salvare" questo mondo, convertiamoci, il Dio di Gesù Cristo è un Dio che si lascia inchiodare ad una croce per poterci, con quelle braccia eternamente aperte, abbracciare! Così è, se vi pare, scriveva Pirandello, questo è il nostro Dio, questo è il nostro re!
Certamente la scelta liturgica del vangelo di oggi mostra di Gesù al contrario una regalità tutta particolare: Gesù è re eppure non indossa abiti di porpora e bisso, ma è nudo, spogliato di tutto ciò che aveva; ha una corona, ma questa è fatta di spine; l’iscrizione che porta sulla testa lo riconosce re, ma l’onore dovuto ad un sovrano si è trasformato in derisione ed insulti; Gesù è davvero re ma il suo trono è la croce. Insomma se davvero Cristo è re, è lecito domandarsi quale tipo sia il suo Regno!
Lui che può, Lui l’Onnipotente “salvi sé stesso se è il Cristo di Dio, l’eletto”; nelle parole di derisione dei capi religiosi del popolo si ripropone la tentazione diabolica di un Dio che mostra il suo potere per risolvere i problemi della nostra vita! Allora diciamocelo: ma che razza di Dio è mai questo? Il Dio di Gesù Cristo non è il Dio degli effetti speciali, non si manifesta in gesti straordinari, non irrompe nella nostra vita, è un Dio che si pone costantemente alla porta dei nostri cuori, bussando e chiedendo permesso in attesa che quella porta venga aperta.
Lui che si è proposto come re dei Giudei e, come tale, ha forza e potenza comandando su eserciti e popoli salvi sé stesso; nelle parole di derisione dei soldati romani e pagani ritroviamo la mentalità umana di cercare sempre e soltanto il proprio interesse: se hai un qualsiasi tipo di potere usalo, pensa per te! Allora domandiamocelo ma che razza di re abbiamo davanti? Quante volte anche io ho desiderato un Dio vincente capace di trionfare nelle vicende della vita, eppure di fronte a me non vedo altro che un uomo sconfitto così da rimanerne scandalizzato? Ma il Dio di Gesù Cristo non è un Dio dominante e perciò, di fronte al mondo, vincente, Egli è amore e l’amore trova la sua vittoria nel dono pieno e totale di sé.
Infine per bocca di uno dei crocifissi ritorna la tentazione del diavolo nel deserto ed è una tentazione ancora più potente: se sei il Cristo, salva te stesso e noi (Lc 4,3). Fino all’ultimo respiro Gesù deve scegliere quale Messia vuole essere, quale volto di Dio vuole incarnare: quello di un messia potente secondo le attese di Israele, o quello di un re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve (Lc 22,26); se essere il messia dei miracoli e dell'onnipotenza, o quello della tenerezza, della misericordia e dell’amore!
Infine l’altro malfattore di fronte a quella morte da "uomo giusto" di un Dio che ama si converte; la tradizione ce lo presenta come il “buon ladrone” forse per mitigare lo scandalo di questo primo santo in paradiso, ma, per piacere, non chiamiamolo così, non facciamolo diventare il personaggio della bella favola del santo dell’ultimo secondo: egli non era ladro, ma un brigante, un terrorista per i Romani o un partigiano per alcuni del suo popolo; egli era uno zelota, compagno di Barabba, autore delle più atroci nefandezze, lo confessa egli stesso, quando riconosce di essere giustamente condannato alla crocifissione mentre Gesù non aveva compiuto nulla di male.
Quell’uomo inchiodato alla croce insieme a Gesù è stato "reso buono", giustificato, gli è bastato un moto di compassione per giungere alla salvezza, si è guardato attorno e ha cercato di difendere colui che era deriso da tutti e in questo scopre un nuovo volto di Dio, scopre che Dio è dentro il nostro patire, Dio è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia! Dio è l’Emanuele, il Dio con noi, il Dio che mi si fa compagno di strada. Un moto di compassione e quell’invocazione con cui affida la sua vita: “Gesù, ricordati di me!”. Ricordati di me, ovvero “rimettimi nel tuo cuore” e quella preghiera diventa realtà perché nel progetto d’amore di Dio vi è la salvezza di tutti gli uomini, di ogni donna e uomo: per Dio non ci sono persone senza speranza, non ci sono casi disperati, nemmeno il mio!
Gesù non solo si ricorderà di lui, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata: “Oggi sarai con me in paradiso!” Sì, la salvezza è un regalo, non un merito. E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, piena di errori, ma che sa riconoscere l’amore crocifisso accanto a lui, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno nella sofferenza e nell’amore: questa è la bella notizia dell’infinito amore di Dio per noi!
Concludendo se pensiamo a un Dio dagli effetti speciali che possa imporre la sua presenza, convertiamoci, perché il Dio di Gesù è il Dio della quotidianità che rispetta la libertà di ogni creatura! Se crediamo in un Dio onnipotente, convertiamoci, perché Gesù rivela un Dio che è solo capace di amare infinitamente ogni sua creatura! Se cerchiamo un Dio trionfante che scenda dalla croce per "salvare" questo mondo, convertiamoci, il Dio di Gesù Cristo è un Dio che si lascia inchiodare ad una croce per poterci, con quelle braccia eternamente aperte, abbracciare! Così è, se vi pare, scriveva Pirandello, questo è il nostro Dio, questo è il nostro re!
Commento 24 novembre 2019
Era il 1925 quando Pio XI istituì la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo. L’Europa viveva un periodo drammatico della sua storia ed apparivano all’orizzonte figure che avrebbero condotto il nostro continente ed il mondo intero alla seconda guerra mondiale Hitler, Stalin e in Italia Mussolini. Insomma pareva proprio che tutti avessero la pretesa di dominare sul mondo e sui popoli in modo assoluto; non era da escludere nemmeno una tentazione cesaropapista da parte di Pio XI nell’imporre sui nascenti stati dittatoriali la superiorità di Cristo e della Chiesa, ma certamente la scelta liturgica del vangelo di oggi mostra una regalità tutta particolare: Gesù è re eppure non porta abiti di porpora e bisso, egli è nudo, spogliato di tutto ciò che aveva; Gesù è re porta una corona, ma questa è fatta di spine; Gesù è re, ma l’onore dovuto ad un sovrano si è trasformato in derisione ed insulti; Gesù è re ma il suo trono è la croce: Gesù è re, ma quale tipo di regno è il suo?
Ma che razza di Dio è mai questo? Lui che può, Lui l’Onnipotente “salvi sé stesso se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Nelle parole di derisione dei capi religiosi del popolo si ripropone la tentazione del diavolo: se sei Dio dimostramelo usa il tuo potere per risolvere i problemi della tua vita! Ma il Dio di Gesù Cristo non è il Dio degli effetti speciali, non si manifesta in gesti straordinari, non irrompe nella nostra vita, è un Dio che si pone costantemente alla porta dei nostri cuori in attesa che quella porta venga aperta.
Ma che razza di re abbiamo davanti? Lui che ha forza e potenza, comanda su eserciti e popoli come re di tutti i Giudei. Nelle parole di derisione dei soldati romani e pagani ritroviamo la mentalità umana di cerca sempre e soltanto il proprio interesse: hai il potere usalo, pensa per te! Quante volte ho desiderato un Dio vincente capace di trionfare nelle vicende della vita, eppure di fronte a me non vedo altro che un uomo sconfitto: quante volte rimango deluso di fronte ad un Dio sconfitto ed umiliato? Ma il Dio di Gesù Cristo non è vincente, vive l’amore e l’amore trova la sua vittoria nel donarsi.
Infine per bocca di uno dei crocifissi ritorna la tentazione del diavolo nel deserto: “se tu sei il figlio di Dio” (Lc 4,3); è una tentazione ancora più potente: se sei il Cristo, salva te stesso e noi. È la sfida su quale Messia Gesù vuole essere. Fino all’ultimo Gesù deve scegliere quale volto di Dio incarnare: quello di un messia potente secondo le attese di Israele, o quello di un re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve (Lc 22,26); se essere il messia dei miracoli e della onnipotenza, o quello della tenerezza, della misericordia e dell’amore!
Infine l’altro malfattore, presentato dalla tradizione come il “buon ladrone” forse per mitigare lo scandalo di questo primo santo in paradiso; ma amici, non chiamiamolo così, non facciamolo diventare il personaggio della bella favola del santo dell’ultimo secondo. Egli non era ladro, ma un brigante, un terrorista e non era nemmeno buono, era uno zelota, compagno di Barabba, autore delle più atroci nefandezze, lo confessa egli stesso, quando riconosce di essere giustamente condannato alla crocifissione mentre Gesù non aveva compiuto nulla di male. È provocatoria la questione che molte volte mi sono sentito porre sulla destinazione finale di uomini che hanno compiuto crimini efferati come Hitler, Stalin. Io so solo che è nel progetto d’amore di Dio la salvezza di tutti gli uomini, di ogni donna e uomo: per Dio non ci sono persone senza speranza, non ci sono casi disperati.
Per quell’uomo inchiodato alla croce insieme a Gesù è bastato un moto di compassione, si è guardato attorno e ha cercato di difendere colui che era deriso da tutti e in questo scopre un nuovo volto di Dio: scopre che Dio è dentro il nostro patire, Dio è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia! Dio è l’Emanuele, il Dio con noi, il Dio che mi si fa compagno di strada. Un moto di compassione e quell’invocazione con cui affida la sua vita: “Gesù, ricordati di me!”
Gesù non solo si ricorderà di lui, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata: “Oggi sarai con me in paradiso!” Sì, la salvezza è un regalo, non un merito. E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, piena di errori, ma che sa riconoscere l’amore crocifisso accanto a lui, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno nella sofferenza e nell’amore: questa è la bella notizia dell’infinito amore di Dio per noi!
Concludendo se pensate a un Dio dagli effetti speciali che possa imporre la sua presenza, convertitevi! Il Dio di Gesù è il Dio della quotidianità che rispetta la libertà di ogni creatura; se credete in un Dio onnipotente, convertitevi! Gesù rivela un Dio che è solo capace di amare infinitamente ogni sua creatura; se cercate un Dio trionfante che scende dalla croce, convertitevi! Il Dio di Gesù Cristo si lascia inchiodare ad una croce per poterci eternamente abbracciare.
Allora cambiamo i nostri cuori perché questo è il nostro Dio, questo è il nostro re!
Ma che razza di Dio è mai questo? Lui che può, Lui l’Onnipotente “salvi sé stesso se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Nelle parole di derisione dei capi religiosi del popolo si ripropone la tentazione del diavolo: se sei Dio dimostramelo usa il tuo potere per risolvere i problemi della tua vita! Ma il Dio di Gesù Cristo non è il Dio degli effetti speciali, non si manifesta in gesti straordinari, non irrompe nella nostra vita, è un Dio che si pone costantemente alla porta dei nostri cuori in attesa che quella porta venga aperta.
Ma che razza di re abbiamo davanti? Lui che ha forza e potenza, comanda su eserciti e popoli come re di tutti i Giudei. Nelle parole di derisione dei soldati romani e pagani ritroviamo la mentalità umana di cerca sempre e soltanto il proprio interesse: hai il potere usalo, pensa per te! Quante volte ho desiderato un Dio vincente capace di trionfare nelle vicende della vita, eppure di fronte a me non vedo altro che un uomo sconfitto: quante volte rimango deluso di fronte ad un Dio sconfitto ed umiliato? Ma il Dio di Gesù Cristo non è vincente, vive l’amore e l’amore trova la sua vittoria nel donarsi.
Infine per bocca di uno dei crocifissi ritorna la tentazione del diavolo nel deserto: “se tu sei il figlio di Dio” (Lc 4,3); è una tentazione ancora più potente: se sei il Cristo, salva te stesso e noi. È la sfida su quale Messia Gesù vuole essere. Fino all’ultimo Gesù deve scegliere quale volto di Dio incarnare: quello di un messia potente secondo le attese di Israele, o quello di un re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve (Lc 22,26); se essere il messia dei miracoli e della onnipotenza, o quello della tenerezza, della misericordia e dell’amore!
Infine l’altro malfattore, presentato dalla tradizione come il “buon ladrone” forse per mitigare lo scandalo di questo primo santo in paradiso; ma amici, non chiamiamolo così, non facciamolo diventare il personaggio della bella favola del santo dell’ultimo secondo. Egli non era ladro, ma un brigante, un terrorista e non era nemmeno buono, era uno zelota, compagno di Barabba, autore delle più atroci nefandezze, lo confessa egli stesso, quando riconosce di essere giustamente condannato alla crocifissione mentre Gesù non aveva compiuto nulla di male. È provocatoria la questione che molte volte mi sono sentito porre sulla destinazione finale di uomini che hanno compiuto crimini efferati come Hitler, Stalin. Io so solo che è nel progetto d’amore di Dio la salvezza di tutti gli uomini, di ogni donna e uomo: per Dio non ci sono persone senza speranza, non ci sono casi disperati.
Per quell’uomo inchiodato alla croce insieme a Gesù è bastato un moto di compassione, si è guardato attorno e ha cercato di difendere colui che era deriso da tutti e in questo scopre un nuovo volto di Dio: scopre che Dio è dentro il nostro patire, Dio è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia! Dio è l’Emanuele, il Dio con noi, il Dio che mi si fa compagno di strada. Un moto di compassione e quell’invocazione con cui affida la sua vita: “Gesù, ricordati di me!”
Gesù non solo si ricorderà di lui, ma lo porterà via con sé, se lo caricherà sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata: “Oggi sarai con me in paradiso!” Sì, la salvezza è un regalo, non un merito. E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, piena di errori, ma che sa riconoscere l’amore crocifisso accanto a lui, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno nella sofferenza e nell’amore: questa è la bella notizia dell’infinito amore di Dio per noi!
Concludendo se pensate a un Dio dagli effetti speciali che possa imporre la sua presenza, convertitevi! Il Dio di Gesù è il Dio della quotidianità che rispetta la libertà di ogni creatura; se credete in un Dio onnipotente, convertitevi! Gesù rivela un Dio che è solo capace di amare infinitamente ogni sua creatura; se cercate un Dio trionfante che scende dalla croce, convertitevi! Il Dio di Gesù Cristo si lascia inchiodare ad una croce per poterci eternamente abbracciare.
Allora cambiamo i nostri cuori perché questo è il nostro Dio, questo è il nostro re!
Commento 20 novembre 2016
Alla conclusione dell’anno liturgico la Chiesa propone la festa di Cristo Re dell’Universo, ma la sua è una regalità tutta particolare: Gesù è re, ma il suo trono è la croce, egli porta una corona, ma questa è fatta di spine, e l’onore dovuto ad un sovrano si è trasformato in derisione ed insulti: Gesù è re, ma quale tipo di regno è il suo?
Siamo quindi chiamati a modificare radicalmente l’idea che abbiamo di Dio, perché il Dio di Gesù è un Dio che offre tutto sé stesso per riconciliarsi con l’uomo e di fronte al Dio crocifisso vi sono atteggiamenti diversi:
Siamo quindi chiamati a modificare radicalmente l’idea che abbiamo di Dio, perché il Dio di Gesù è un Dio che offre tutto sé stesso per riconciliarsi con l’uomo e di fronte al Dio crocifisso vi sono atteggiamenti diversi:
- La curiosità del popolo che aspetta un evento straordinario capace di provare loro che quel condannato era effettivamente il Cristo, il Messia tanto atteso; una curiosità che non smuove dalle convinzioni di chi pensa che Dio non serve a nulla, che Dio è lontano; quante volte incontrando sulla strada della mia vita Dio non mi sono lasciato coinvolgere dal suo messaggio di amore, in particolare verso i più piccoli? Ma il Dio di Gesù Cristo non è il Dio degli effetti speciali, non si manifesta in gesti straordinari, non irrompe nella nostra vita, ma è un Dio che si pone costantemente alla porta dei nostri cuori in attesa che quella porta venga aperta.
- La derisione dei soldati romani che vedono di fronte a loro un uomo sconfitto, derisione che viene in me ogni qualvolta vivo nell’idea di un Dio vincente, capace di fare trionfare anche me nelle vicende della vita; quante volte rimango deluso di fronte ad un Dio perdente? Ma il Dio di Gesù Cristo non è vincente, ma vive l’amore, che non cerca il successo perché l’amore trova la sua vittoria nel donarsi
- L’insulto del malfattore crocifisso accanto a lui, che nasce dall’idea di un Dio Onnipotente, un Deus ex Machina capace di risolvermi i problemi; quante volte mi sono posto di fronte a Dio chiedendogli la prova della sua divinità: dai forza se sei Dio liberami dal male, dalla sofferenza e dai problemi che quotidianamente mi sorgono dinnanzi. Ma il Dio di Gesù non è il Dio Onnipotente dei filosofi capace di influire nel bene e nel male sulla vita di noi poveri uomini a seconda della sua bizzosa volontà, il Dio di Gesù è onnipotente nell’amore, capace di vivere costantemente nell’amore.
- Infine l’atteggiamento di quello che la tradizione ricorda come il “buon ladrone”, quell'uomo terrorista e ribelle, autore delle più grandi nefandezze, accoglie il gesto di quell'uomo innocente come la rivelazione dell’immensa tenerezza del Dio di Gesù. Scopre così che la vera rivoluzione non è sovvertire il potere costituito, ma vivere nella logica dell’amore.